diego p.
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giovedì 1 marzo 2012
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capolavoro di comicità nella drammaticità.
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QUASI AMICI (INTOUCHABLES)
CRITICA DI: Diego Pigiu III
VOTO: 10
Driss, uno sbandato che cerca di sopravvivere grazie ai sussidi statali, con sua sorpresa si ritroverà ad essere il fidato assistente personale di Philippe, ricco tetraplegico, che vede in lui qualcosa di più di due braccia e due gambe necessarie per il suo sostentamento. Il primo un impertinente e nullafacente ragazzo di un quartiere scomodo, quartiere che tenta molti giovani nelle facilità dello spaccio e del crimine, il secondo un colto e raffinato miliardario che prima perde la moglie e poi si troverà ad essere vittima di un brutto incidente che lo obbligherà alla completa immobilità, due opposti ma, come la fisica ci insegna,l’ uno essenziale all’altro.
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QUASI AMICI (INTOUCHABLES)
CRITICA DI: Diego Pigiu III
VOTO: 10
Driss, uno sbandato che cerca di sopravvivere grazie ai sussidi statali, con sua sorpresa si ritroverà ad essere il fidato assistente personale di Philippe, ricco tetraplegico, che vede in lui qualcosa di più di due braccia e due gambe necessarie per il suo sostentamento. Il primo un impertinente e nullafacente ragazzo di un quartiere scomodo, quartiere che tenta molti giovani nelle facilità dello spaccio e del crimine, il secondo un colto e raffinato miliardario che prima perde la moglie e poi si troverà ad essere vittima di un brutto incidente che lo obbligherà alla completa immobilità, due opposti ma, come la fisica ci insegna,l’ uno essenziale all’altro.
Driss, presentatosi al colloquio solo per poter dimostrare di cercare un lavoro, requisito necessario per ottenere il sussidio di disoccupazione, colpisce sin da subito Philippe che vuole dargli ,ma soprattutto darsi, una possibilità, possibilità per il ragazzaccio di trovare la sua strada e possibilità per lui di non essere più compatito. Emblematica e riassuntiva la frase in cui Philippe, ai dubbi sorti dal suo avvocato, risponde “è proprio perché gente come lui non prova pietà che lo voglio con me”.
La trama sembra quella di un film drammatico e invece SORPRESA: è un’avvincente e irriverente commedia che non lascia spazio all’ipocrisia e alle banalità, il tutto viene affrontato con le maniere forti e sincere di Driss che scuotono la vita di Philippe ridandogli quelle sensazioni ed emozioni che la malattia, ma soprattutto le persone, non gli restituivano più, d’altro canto la dolcezza e la raffinatezza di quest’ultimo che porterà Driss alla riscoperta di sé stesso e delle sue priorità.
La disabilità affrontata senza pietà, a testa alta, dove la trasgressione non assume un senso peccaminoso ma esclusivamente di VITA da vivere, ben lontana dal tentativo di Awakenings (Risvegli) con Robert DeNiro seppure inizialmente si possa provare a cercarne qualche somiglianza.
Una comicità incalzante, quasi scomoda per quanto insolente, non c’è la ricerca della commiserazione, né da una parte né dall’altra, non c’è differenza sociale, handicap, o questione razziale di fronte all’umanità dei due “intoccabili”, il film non fa commuovere, assurdamente fa divertire ma allo stesso tempo riflettere, a maggior ragione se si pensa che è tratto da una storia vera .
Il cinema Francese ci ha offerto un ulteriore capolavoro e ennesima prova che è possibile produrre grandi film, seppur di commedia, senza sfociare nella volgarità e nei beceri stereotipi di cui ultimamente il cinema Italiano sembra essere gran sostenitore, un tocco Italiano però è presente: le meravigliose musiche di Ludovico Einaudi che ne ha realizzato un a fine e superba colonna sonora.
Consigliata la visone a tutti.
Diego Pigiu III
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nataku
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giovedì 1 marzo 2012
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vorrei anch'io un quasi amico :)
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Bellissimo il film, denso di significato. Consigliato a tutti coloro che credono ancora nell'amicizia al di la di ogni pregiudizio :)
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chaoki21
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giovedì 1 marzo 2012
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un film autentico!
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vervain
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mercoledì 29 febbraio 2012
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quando la vita vince
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Questo film tocca il cuore, entra nell'animo, smuove il cervello e invita al sorriso. Per me, un capolavoro.
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pellealmare
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mercoledì 29 febbraio 2012
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riusciti a spingere il mondo con 2mani
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Pensate di non riuscire a pingere il mondo con le vostre mani? Allora andate a vedere questo film che riesce a spingere il mondo con due mani quando impugni le manopole di una sedia a rotelle. Senza pietismi porta all'entrata di cosa succede quando il tuo mondo si infrange sul suolo duro. certo non ti salva il denaro dagli errori di valutazione ma ti aiuta a sopravvivere in agiatezza il tuo handicap. Questo film parla anche di incontri dopo la diffidenza e di un bellissima battaglia a suon di colpi di ironia.
Che dire? Bravi ai francesi.
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goldy
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mercoledì 29 febbraio 2012
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bello ma..!
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Mi è piaciuto vedere il film e non voglio fare la spocchiosa inutilmente poichè il film è uno di quelli che si amano e che se riproposti successivamente alla TV si fa rivedere volentieri. Ma , puryroppo le peripezie, le scorribande e i dialoghi trasgressivi richiamo troppo alla mente un film come Scent of a woman e il badante nero richiama troppo Eddie Murphy di 48ore. Ciò toglie originalità al film che tuttavia è di grande soddisfazione.
[+] è vero.
(di marezia)
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olgadik
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mercoledì 29 febbraio 2012
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una scommessa vinta
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La scommessa di questo film, campione d’incassi in Francia e spero tra poco da noi, sta in un nucleo semplice attorno al quale ruotano gli episodi più o meno riusciti e originali: chi è svantaggiato e disabile del tutto, vuole sentirsi alla pari con gli altri, senza sguardi pietosi che coprano la realtà, e vuole essere amato da qualcuno capace di scherzare e ridere anche delle sue disgrazie, facendolo davanti e non alle spalle. Il più delle volte infatti il disagio che proviamo di fronte all’handicap si traduce in comportamenti innaturali, mielati, che l’altro avverte come falsi. Diciamo anche che i due protagonisti, contrapposti per condizioni culturali, materiale e sociali, sono però accomunati da una menomazione, figlia della povertà per l’uno, figlia di una privazione fisica per l’altro.
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La scommessa di questo film, campione d’incassi in Francia e spero tra poco da noi, sta in un nucleo semplice attorno al quale ruotano gli episodi più o meno riusciti e originali: chi è svantaggiato e disabile del tutto, vuole sentirsi alla pari con gli altri, senza sguardi pietosi che coprano la realtà, e vuole essere amato da qualcuno capace di scherzare e ridere anche delle sue disgrazie, facendolo davanti e non alle spalle. Il più delle volte infatti il disagio che proviamo di fronte all’handicap si traduce in comportamenti innaturali, mielati, che l’altro avverte come falsi. Diciamo anche che i due protagonisti, contrapposti per condizioni culturali, materiale e sociali, sono però accomunati da una menomazione, figlia della povertà per l’uno, figlia di una privazione fisica per l’altro. Questi due denti dell’ingranaggio, incastrandosi a meraviglia, daranno ai due la possibilità di colmare molti vuoti reciproci, evolvendosi rispetto alla condizione iniziale e dando vita a una salda amicizia. Da questo punto di vista, entrambi i titoli del film, l’originale e il tradotto, una volta tanto sottolineano un significato che è cuore del discorso. E’ anche doveroso ricordare il contributo che la colonna sonora, firmata da Lodovico Einaudi al pianoforte, dà all’opera. Essa è una delle più belle ascoltate quest’anno: melodie tenere e intense si mescolano senza ritegno (come le azioni dei protagonisti) a brani degli Hearth, mentre Wind e Fire seguono un attacco di Vivaldi senza complessi e per l’uno e per l’altro. L’interpretazione dei ruoli principali è ottima: Francois Cluzet disegna con sofferta raffinatezza umana e culturale la parte di un ricco e aristocratico francese paraplegico senza autonomia dal collo in giù. Egli impara dall’altro che il vuoto e la disperazione sono condizioni di testa e non fisiche quando si ha il sostegno di un rapporto sincero. Omar Sy dà invece vita al personaggio del badante. Proveniente dalla banlieu, immigrato senegalese di prima generazione, avanzo di galera ma pieno di vita e di entusiasmo, appare rozzo e sincero fino alla brutalità ma non privo di ironica intelligenza. Facendone uso, egli comprende cosa serve davvero al suo assistito, aldilà di medicine e trattamenti o di ingessati e noiosissimi candidati al posto. Allora un film perfetto? No, perché qualche prezzo si paga per rendere accettabile un tema così complesso. C’è perciò da parte della regia una semplificazione eccessiva nel sorvolare su quale corto circuito potrebbero generare l’origine e i mezzi diversissimi dei due. Né è efficace la rappresentazione, appena suggerita, della condizione di oggettivo squallore in cui versa tanta periferia della civilissima Parigi. Fatta salva la segretaria, anche gli uomini e donne che circondano il paraplegico sono poco più che caricature. Del, resto quello che manca da una parte, abbonda dall’altra e lo spettatore arriva alla fine emotivamente disteso, rassicurato, oltre cha da franche risate, dal sapere che la storia muove da personaggi realmente esistenti. Via via, col solidificarsi e approfondirsi del legame, entrambi modificano in meglio la loro condizione. Infine ciascuno tornerà nel suo mondo senza rinunciare a quell’amicizia davvero intoccabile e che quindi la favola bella è in parte vera: quasi amici, appunto.
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giorgol
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mercoledì 29 febbraio 2012
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che bel film!
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erano mesi che non uscivo così soddisfatto dal cinema.
Bello, bello, bello !!!!
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evan spilotro
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mercoledì 29 febbraio 2012
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"quasi amici" un elogio ai sentimenti più veri
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"QUASI AMICI" : un film poliedrico che elogia i più bei sentimenti di una vita.
Evidenzia un ambiente aristocratico, macchinoso, bisognoso di una sensibilità e libertà che solo chi sulla vita si arrampica con le proprio unghie può dare, chi nell'ambiente più sporco, ha bisogno di essere se stesso per poter respirare. La stessa "fame d'aria" che cerca Philippe proprio da Driss: l' unico ,tra coloro che lo circondano, che può "sfamarlo".
Ottimo film per la profondità dei messaggi
Ottima colonna sonora :LUDOVICO EINAUDI (Non vi erano dubbi)
Spero che la mia piccola e incompetente recensione sia condivisa da qualcuno.
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"QUASI AMICI" : un film poliedrico che elogia i più bei sentimenti di una vita.
Evidenzia un ambiente aristocratico, macchinoso, bisognoso di una sensibilità e libertà che solo chi sulla vita si arrampica con le proprio unghie può dare, chi nell'ambiente più sporco, ha bisogno di essere se stesso per poter respirare. La stessa "fame d'aria" che cerca Philippe proprio da Driss: l' unico ,tra coloro che lo circondano, che può "sfamarlo".
Ottimo film per la profondità dei messaggi
Ottima colonna sonora :LUDOVICO EINAUDI (Non vi erano dubbi)
Spero che la mia piccola e incompetente recensione sia condivisa da qualcuno.
Buonanotte . E. Spilotro
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pepito1948
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mercoledì 29 febbraio 2012
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amicizia e diversità
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Siamo in Francia. Due mondi si incontrano per reciproco bisogno. L’uno è in cerca di una dichiarazione per ottenere il sussidio di disoccupazione, l’altro sta selezionando un assistente sanitario. L’uno è nero, senegalese, giovane ed aitante, pieno di energie compresse. L’altro è bianco, plurimilionario immobilizzato dalle spalle in giù, attempato; è circondato di donne che lo aiutano in varie attività, ma gli mancano un affetto profondo e quel tocco di trasgressività, che compensino e rendano sopportabile il grave handicap. Driss proviene da difficili rapporti familiari e da qualche trascorso giudiziario che ne hanno indurito il carattere, inducendolo ad essere ruvido nei rapporti con gli altri e nel contempo ad astenersi da comportamenti rituali e noiosamente convenzionali.
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Siamo in Francia. Due mondi si incontrano per reciproco bisogno. L’uno è in cerca di una dichiarazione per ottenere il sussidio di disoccupazione, l’altro sta selezionando un assistente sanitario. L’uno è nero, senegalese, giovane ed aitante, pieno di energie compresse. L’altro è bianco, plurimilionario immobilizzato dalle spalle in giù, attempato; è circondato di donne che lo aiutano in varie attività, ma gli mancano un affetto profondo e quel tocco di trasgressività, che compensino e rendano sopportabile il grave handicap. Driss proviene da difficili rapporti familiari e da qualche trascorso giudiziario che ne hanno indurito il carattere, inducendolo ad essere ruvido nei rapporti con gli altri e nel contempo ad astenersi da comportamenti rituali e noiosamente convenzionali. E’ proprio per queste sue “doti” che Philippe lo sceglie tra vari candidati, facendone anche il suo factotum. Il rapporto inizia con qualche vischiosità, ma i due non tardano a trovare una comune lunghezza d’onda che permette ad entrambi di entrare in una fattiva simbiosi, a trovare il calore umano di cui da tempo difettavano,ed infine a dare un senso alle rispettive vite, mantenendo anche dopo l’ineluttabile separazione un legame che forse li accompagnerà per sempre. Apologo che si presta a varie letture (tutti abbiamo bisogno degli altri e solo attraverso la solidarietà sociale possiamo aspirare ad essere compiutamente noi stessi, le diversità, se si superano i pregiudizi, possono aiutare a dare un valore aggiunto alla nostra vita, l’amicizia supera ogni barriera etnica, anagrafica, sociale), la storia è costruita come una favola dei giorni d’oggi, in cui due intensi vissuti apparentemente lontani trovano la soluzione alle gravi problematiche personali (fisiche o psicosociologiche) mediante un’interazione libera da convenzioni, preconcetti e sterili formalismi. Magari forzando un po’ le regole, come fumare insieme qualche spinello, “dissuadere” con le maniere forti un incauto parcheggiatore, prendersi gioco della polizia stradale; oppure condividere un inebriante rischio “aereo”, come un catartico volo in parapendio. In realtà, a parte le licenze filmiche, il racconto ricalca una storia vera, che tuttora continua, come rivela il finale. I due registi riprendono un tema già collaudato con Scient of woman –anche qui un rapporto tra un giovane assistente ed un disabile (cieco) viene risolto grazie al determinante aiuto reciproco- ma, al contrario dello schema classico incontro/conflitto/soluzione, adottato nel film con Al Pacino, essi rinunciano al taglio conflittuale e quindi drammatico, scegliendo l’opzione basata sull’umorismo, l’ironia, la risata (dei personaggi e del pubblico), senza nascondere i retrostanti temi forti come la malattia invalidante e le difficoltà della migrazione, ma sempre indossando i guanti alla maniera “francese”. Prodotto dignitoso del filone nobile e dei buoni sentimenti, il film diverte e commuove senza cercare di stupire con soluzioni particolarmente originali, mirando dritto alla conquista emotiva dello spettatore, il che, in tempi in cui le “diversità” non godono di generale favore, è un ottimo viatico. Bravi i due protagonisti, l’uno straripante per simpatia, vitalità e dotato di forte comunicativa, l’altro costretto a recitare con la sola espressività del viso, così come divertenti e mai banali i dialoghi. Da vedere, soprattutto nei momenti in cui gli stimoli dal mondo esterno non inducono all’ottimismo.
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