Faust |
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Un film di Aleksandr Sokurov.
Con Johannes Zeiler, Anton Adasinsky, Isolda Dychauk, Georg Friedrich, Hanna Schygulla.
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Titolo originale Faust.
Drammatico,
durata 134 min.
- Russia 2010.
- Archibald Enterprise Film
uscita mercoledì 26 ottobre 2011.
MYMONETRO
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Faust
di G. RomagnaFeedback: 16232 | altri commenti e recensioni di G. Romagna |
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martedì 27 marzo 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Faust, medico indigente, è un uomo che si interroga su Dio, sulla morte, sull'essenza del bene e del male. Non sa trovare prospettiva in vita, non sa dare un senso a ciò che vede e nemmeno le Sacre Scritture riescono a dargli risposta. Un giorno, recatosi da un usuraio per dare in pegno un anello, conosce un uomo, che si rivela essere un demone inviato da Satana (Mefistofele, secondo il racconto di Goethe) per prendersi cura di lui. Incomincia qui il cammino di Faust lungo la via della scoperta del peccato e dell'esistenza di un senso e di una salvezza divina. In una rissa in osteria, Faust uccide inavvertitamente un soldato, poi si innamora della sorella. Ella viene a sapere che Faust è l'omicida, ma l'attrazione tra i due permane. Il demone nel mentre osserva, e provvede a tessere le sue trame... Un film tanto difficile quanto meraviglioso, in cui il tema del bene e del male, del peccato, della redenzione e della salvezza divina vengono elevati con una sensibilità ed una profondità teologica con pochi eguali nella storia del cinema (forse solo Il Settimo Sigillo di Bergman). Sia Faust che Margarete (la donna di cui si innamora) odiano la propria madre: ella la odia per il suo atteggiamento dispotico volto a mantenere la figlia lontana dal peccato, ma, per contrappasso, proprio da tale comportamento sorge il peccato, il non onorare la propria genitrice, come il quinto comandamento prescrive. La fede è amore, e "l'amore non conosce dovere", come lo stesso Faust le dice. Per il protagonista invece è dal peccato che nasce l'amore, dall'omicidio. Ma è un vero peccato? No, perchè l'uccisione è fortuita, è Satana stesso a tenere tutto in mano. L'amore sorto da questo evento, benchè creato ad hoc dal demonio, può non corrompersi: i due si incontrano, ella dice di sapere che è stato Faust ad uccidere il fratello e, prima dell'annuncio entrambi vengono pervasi, in una scena meravigliosa, da una grande luce: è il segno che tra i due può sorgere un vero amore, privo di doveri, un amore che sia redenzione. E' il demone però che ormai tiene in mano tutto, e sul sentimento prevale il desiderio carnale, la voglia di possederla per una sola notte, per soddisfare la quale Faust decide di vendere definitivamente la propria anima al diavolo. Non c'è più salvezza, i due si prendono, si stringono, precipitano nell'acqua, quell'acqua che scoppia in un geyser al termine del film, a simboleggiare forse l'esplosione del peccato che ha portato alla perdizione. Faust a questo punto si illude di aver vinto sul demonio e sulla morte, di essersi elevato alla stregua di Dio, di essere divenuto Dio stesso, colui che tutta sa e tutto può, al punto tale da pensare di aver ucciso il demone. Pura illusione: è in realta il demonio che si è impadronito di lui, che lo ha fatto morire, che gli ha portato via la salvezza e lo ha reso dominatore del nulla, l'immenso nulla della morte con la cui raffigurazione si chiude la sua parabola. Un lavoro di una complessità estrema, che, come ogni opera complessa ben riuscita, si presta ad essere maneggiata con grande libertà interpretativa, a patto che si riesca a cogliere l'immenso sforzo che si cela nello studio di qualsiasi dettaglio che il regista ha compiuto. La telecamera scorre, distorce, illumina od oscura in accordo con l'atmosfera del momento, e Sokurov la usa come un pennello, dipingendo ad ogni fotogramma un quadro che si fa opera d'arte a sè stante, come già aveva sperimentato in Madre e Figlio. Maestoso.
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