nigel mansell
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venerdì 22 ottobre 2010
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osservare da dentro per descrivere il fuori
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Osservare la realtà ristretta, il microcosmo del carcere, dove tutto appare squallidamente più chiaro, per descrivere la realtà di fuori. Vige e vigerà sempre la legge del più forte, potente e furbo. Sono poi le stesse le forze in campo, i sentimenti, gli odi e le violenze del carcere e quelli delle società umane. Ci si associa, riconosce o stima, ma anche ci si odia dividendosi per etnie, lingue o religioni. E' sempre il più forte con il suo gruppo che impone il suo modo di vivere sugli altri, violentemente nel carcere, con la repressione nelle dittature, con le leggi nelle società moderne, con il bullismo tra compagni di scuola o col nonnismo nell'esercito.
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Osservare la realtà ristretta, il microcosmo del carcere, dove tutto appare squallidamente più chiaro, per descrivere la realtà di fuori. Vige e vigerà sempre la legge del più forte, potente e furbo. Sono poi le stesse le forze in campo, i sentimenti, gli odi e le violenze del carcere e quelli delle società umane. Ci si associa, riconosce o stima, ma anche ci si odia dividendosi per etnie, lingue o religioni. E' sempre il più forte con il suo gruppo che impone il suo modo di vivere sugli altri, violentemente nel carcere, con la repressione nelle dittature, con le leggi nelle società moderne, con il bullismo tra compagni di scuola o col nonnismo nell'esercito. Subito il registra ci fa precipitare nell'ambiente del carcere, sangue, violenza e coercizione. Resistete, anche se il film è lungo sarete ripagati da una regia invisibile ma laboriosa. Il simbolismo del cervo come in Una Storia Vera di Linch?
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intothewild4ever
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giovedì 21 ottobre 2010
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profetico?
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Pochi sono i film al giorno d'oggi, che non hanno come scopo quello di "insegnarci" qualcosa. Il profeta è uno di questi! Crudo, reale, vero... questi sono gli aggettivi che meglio lo identificano. Facce vere, che incontri per strada, persone che praticano una violenza che non stenti a comprendere, come spesso invece capita in altre pellicole. Ogni comportamento dei personaggi lo si capisce perfettamente, lo si comprende in tutte le sue sfaccettature e motivazioni... poi magari lo si condanna, ma senza rabbia. Non è un film denuncia e pur lo è, non è un film "razziale" ma ne parla.... il suo maggior pregio però, è che non da e non vuole dare insegnamenti.
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Pochi sono i film al giorno d'oggi, che non hanno come scopo quello di "insegnarci" qualcosa. Il profeta è uno di questi! Crudo, reale, vero... questi sono gli aggettivi che meglio lo identificano. Facce vere, che incontri per strada, persone che praticano una violenza che non stenti a comprendere, come spesso invece capita in altre pellicole. Ogni comportamento dei personaggi lo si capisce perfettamente, lo si comprende in tutte le sue sfaccettature e motivazioni... poi magari lo si condanna, ma senza rabbia. Non è un film denuncia e pur lo è, non è un film "razziale" ma ne parla.... il suo maggior pregio però, è che non da e non vuole dare insegnamenti. Sembra di sentirlo, il regista, mentre si guarda il film...ti dice di continuo: Io ti sto raccontando una storia... trai da solo le tue conclusioni!
Da vedere!
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bluraymen
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giovedì 7 ottobre 2010
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ottimo film francese
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Stupendo, sceneggiatura impressionante, non esiste noia in tutta la durata del film.
Coinvolgente sin dall'inizio, crudo come la realtà della vita.
Da vedere assolutamente.
ciao
Giorgio
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paride86
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sabato 2 ottobre 2010
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interessante
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Storia di "formazione" di un giovanotto sprovveduto all'interno di un carcere.
"Il profeta" è un film interessante e denso di avvenimenti, ognuno dei quali influirà sulla psicologia del protagonista.
E' un film molto pessimista sulla condizione dei carcerati: invece di venire riabilitato, Malik imparerà ad essere un vero criminale proprio durante la reclusione, seppur mantenendosi fedele ad una morale tutta sua.
Il finale zuccheroso, invece, mi ha deluso un po': l'ho trovato molto poco realista e, soprattutto, poco onesto nei confronti del protagonista che, a differenza degli altri personaggi del film, sbaglia ma non paga il prezzo dei suoi crimini.
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Storia di "formazione" di un giovanotto sprovveduto all'interno di un carcere.
"Il profeta" è un film interessante e denso di avvenimenti, ognuno dei quali influirà sulla psicologia del protagonista.
E' un film molto pessimista sulla condizione dei carcerati: invece di venire riabilitato, Malik imparerà ad essere un vero criminale proprio durante la reclusione, seppur mantenendosi fedele ad una morale tutta sua.
Il finale zuccheroso, invece, mi ha deluso un po': l'ho trovato molto poco realista e, soprattutto, poco onesto nei confronti del protagonista che, a differenza degli altri personaggi del film, sbaglia ma non paga il prezzo dei suoi crimini.
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(di francesco2)
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domenica 26 settembre 2010
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un crime movie strabigliante
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''Epico come Il Padrino'', ''Merita un posto tra i migliori crime movies mai girati''..questi sono solo un paio dei numerosi commenti entusiastici che Il Profeta (Un Prophète) ha ricevuto dalla critica di tutto il mondo. Personalmente, mi trovo assolutamente d'accordo..lo considero un vero capolavoro. Jacques Audiard, rinomatissimo regista francese, con questa pellicola ha ricevuto una valanga di premi: ben 9 César (gli oscar francesi), il Gran Premio della Giuria a Cannes e la nomination agli Oscar come Miglior Film Straniero. Il Profeta è un crime movie allo stato più puro, e di altrettanto validi oggi se ne vedono sempre meno.
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''Epico come Il Padrino'', ''Merita un posto tra i migliori crime movies mai girati''..questi sono solo un paio dei numerosi commenti entusiastici che Il Profeta (Un Prophète) ha ricevuto dalla critica di tutto il mondo. Personalmente, mi trovo assolutamente d'accordo..lo considero un vero capolavoro. Jacques Audiard, rinomatissimo regista francese, con questa pellicola ha ricevuto una valanga di premi: ben 9 César (gli oscar francesi), il Gran Premio della Giuria a Cannes e la nomination agli Oscar come Miglior Film Straniero. Il Profeta è un crime movie allo stato più puro, e di altrettanto validi oggi se ne vedono sempre meno..mi viene in mente unicamente The Departed di Scorsese. Malik El Djebena, ancora diciannovenne si trova sbattuto in prigione con una condanna a sei anni. Malik non sà leggere, non ha soldi, non ha conoscenze nè protezione all'interno e si troverà fin da subito coinvolto in un turbinio di violenza e crimine. La vita in prigionia sarà per lui un percorso duro ma necessario per crescere e diventare un'altro uomo: impara a leggere, a scrivere, ottiene una sempre maggiore sicurezza e fiducia in sè stesso e ben presto attira pure l'attenzione del boss Luciani (anch'egli carcerato) che lo costringe a diventare un suo tirapiedi. Malik ha però grandi ambizioni: vuole trovare una strada per liberarsi una volta per tutte delle catene che lo legano al capo mafioso e perchè no, diventare un boss lui stesso. Una menzione di merito và fatta, senza dubbio, all'ottimo attore francese esordiente Tahar Rahim che interpreta il giovane protagonista..vincitore non per niente di ben due César: come Miglior Attore e Miglior Attore Promettente. Il Profeta è un film memorabile, che racconta con estremo realismo e maestria, il percorso di sopravvivenza e di crescita di un ragazzo come tanti, catapultato in un ambiente spietato..a mio parere la miglior pellicola dell'anno passato ed una delle mie preferite di sempre.
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nalipa
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martedì 21 settembre 2010
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bello!
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L'oscar europeo EFA al protagonista, una canditatura agli Oscar, vari César, il Grad Prix della giuria a cannes - tutto meritato!
Film secco e violento: Malik ha 19 anni, é debole, analfabeta, non ha niente e nessuno.
Quando entra in carcere per scontare una condanna si pensa debba fare un'orribile fine, invece; con calma diventa amico e collaboratore del brutale capo di un clan di còrsi poi giuge egli stesso al vertice del potere criminale.
Da vedere!
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mariadibuenosaires
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martedì 31 agosto 2010
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nascere nel carcere
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Malik entra nel carcere così come nascere.
Prima del carcere non c'è niente nella sua vita. Non ha famiglia, non ha cose, non conosce niente. E' afasico, non si rapporta con niente. Nasce nel carcere.
Nel carcere impara prima a sopravvivere (uccidi o sarai ucciso, dice il sottotitolo) e poi a vivere (relazioni che danno forma alle sue azioni, gli indicano le strade e lui imparerà a scegliere il percorso più vantaggioso).
Il successo di Malik è paradossale: proprio chi non ha niente da difendere (oltre alla propria persona) è meno vulnerabile e può fare scelte in cui la sopravvivenza si sostituisce alla morale, a significare che la morale è un lusso che si addice a una società ricca e tutelata.
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Malik entra nel carcere così come nascere.
Prima del carcere non c'è niente nella sua vita. Non ha famiglia, non ha cose, non conosce niente. E' afasico, non si rapporta con niente. Nasce nel carcere.
Nel carcere impara prima a sopravvivere (uccidi o sarai ucciso, dice il sottotitolo) e poi a vivere (relazioni che danno forma alle sue azioni, gli indicano le strade e lui imparerà a scegliere il percorso più vantaggioso).
Il successo di Malik è paradossale: proprio chi non ha niente da difendere (oltre alla propria persona) è meno vulnerabile e può fare scelte in cui la sopravvivenza si sostituisce alla morale, a significare che la morale è un lusso che si addice a una società ricca e tutelata.
Questo grado zero delle relazioni ha in realtà una potentissima struttura e Malik impara. Impara la geografia dei poteri e dei gruppi, gli equilibri e i pregiudizi che reggono il mondo della mala. Impara a trarre vantaggio dalle reciproche opposizioni. Impara l'amicizia.
Malik dentro al carcere cresce, diventa persona e riesce a smarcarsi dai condizionamenti e con istintiva intelligenza, con la cella di isolamento, riesce a evitare il collasso finale della guerra tra i gruppi.
Il finale, mentre ci risarcisce da due ore di intensa sofferenza, sembra un po' troppo roseo, un po' troppo happy e fa scadere il film nell'apologo.
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ultimoboyscout
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domenica 22 agosto 2010
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ho fatto fatica a rimanere sveglio.
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Più di qualcuno lo spaccia per un gran film, io non sono afatto d'accordo. Lungo, lento, mancano situazioni realmente interessanti in grado di catturare l'attenzione e mantenerla a buoni livelli. E' il solito film ambientato prevalmente in una galera, in cui possono succedere giusto quelle quattro cose e infatti sempre e solo quelle accadono. Si ravviva un pò quando al protagonista è concesso di uscire ma rimane sempre molto schematico e affatto convincente. Poco originale e troppo lungo, molto meglio di questo è "Cella 211", anche se la trama è senz'altro diversa.
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astromelia
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domenica 8 agosto 2010
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bel film
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CELLA 211, VENDICAMI,IL PROFETA,li ho trovati i film più belli della stagione, nonostante i temi trattati per certi versi simili, ci sono film e film,questi almeno hanno motivazione di esistere.
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dario
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martedì 27 luglio 2010
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paradigmatico
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Il carcere come paradigma della vita. Ma il film è troppo lungo, la tesi si sfilaccia e giunge a conclusioni granguignolesche, rovinando tutta la buona preparazione iniziale. Cinema secco, a tratti quasi da spot pubblicitario, purtroppo, e notevole recitazione. Regia sicura, ma sceneggiatura che si perde in mille dettagli, mostrando scarso carattere. Criminalità troppo sfumata, quasi giustificata, sottolinata per sostenere una certa fenomenologia a tutti i costi. Ridarella finale inopportuna.
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