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francesca50
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martedì 23 marzo 2010
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la galera
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Il film si rivela ottimo per la perfetta ambientazione iniziale che fa comprendere cosa vuol dire galera.Ottima l'interpretazione dei vari attori e effettivamente il film appare come un romanzo di formazione. Interessante è anche l'ambiente esterno che fa capire come il delinquente possa peggiorare nel passaggio tra dentro e fuori. ma allora la soluzione qual è? Non la intravedo. Rendere meno facile la corruzione delle guardie con ispezioni improvvise? cambiare continuamente celle o addirittura prigione ai detenuti? mettere la pena di morte se si è recidivi (si fa per dire)? eliminare i permessi-premio? oppure è la solita denuncia della sinistra che vede le pene come brutte e cattive? Forse la soluzione è nel creare maggior dialogo con persone atte al recupero che nel film sembrano del tutto assenti.
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Il film si rivela ottimo per la perfetta ambientazione iniziale che fa comprendere cosa vuol dire galera.Ottima l'interpretazione dei vari attori e effettivamente il film appare come un romanzo di formazione. Interessante è anche l'ambiente esterno che fa capire come il delinquente possa peggiorare nel passaggio tra dentro e fuori. ma allora la soluzione qual è? Non la intravedo. Rendere meno facile la corruzione delle guardie con ispezioni improvvise? cambiare continuamente celle o addirittura prigione ai detenuti? mettere la pena di morte se si è recidivi (si fa per dire)? eliminare i permessi-premio? oppure è la solita denuncia della sinistra che vede le pene come brutte e cattive? Forse la soluzione è nel creare maggior dialogo con persone atte al recupero che nel film sembrano del tutto assenti.
Comunque il film, che indubbiamente vuol far riflettere sul difficile recupero di chi è condannato a lunghe pene detentive, si rivela un po' troppo lungo e talora mi è apparso ripetitivo. Sarà che ero stanca ma è un film che in taluni tratti mi ha annoiato. L'idea era buona, ma la lentezza forse voluta per far entrare lo spettatore in quel mondo, ha reso il film di una certa pesantezza e quindi di difficile visione per lo spettatore che non sia preparato a assorbire una visione di così tanti minuti.
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il testimone
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lunedì 22 marzo 2010
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noioso lento...
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Ottimo film se avete problemi ad addormentarvi (fa miracoli).....
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roberto simeoni
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lunedì 22 marzo 2010
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scorsesiano
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18 anni e finire in carcere: senza nessuno fuori ad aspettarti. O muori o impari a sopravvivere. Questa la trama secca del film di Audiard, che firma il suo capolavoro: due ore e mezza di grande cinema scorsesiano, dove non disdegna di sperimentare, come il maestro, stili narrativi diversi grazie alla regia ed al montaggio. Lo sviluppo della trama è esemplare, così come i personaggi, disegnati accuratamente grazie anche ad un ottimo lavoro di casting. Certo, non è un film hollywoodiano (neanche quelli di Scorsese lo sono: ricordiamo le perplessità dei critici ai tempi di un capolavoro come "Casinò"), bisogna seguirlo con attenzione e godere delle sfumature, del non detto, e forse ad una seconda visione risulterà ancora più bello (come tutti i film migliori), quindi siete avvertiti: durante la visione in sala uno spettatore "russava" (!), ma io non mi sono perso un fotogramma.
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18 anni e finire in carcere: senza nessuno fuori ad aspettarti. O muori o impari a sopravvivere. Questa la trama secca del film di Audiard, che firma il suo capolavoro: due ore e mezza di grande cinema scorsesiano, dove non disdegna di sperimentare, come il maestro, stili narrativi diversi grazie alla regia ed al montaggio. Lo sviluppo della trama è esemplare, così come i personaggi, disegnati accuratamente grazie anche ad un ottimo lavoro di casting. Certo, non è un film hollywoodiano (neanche quelli di Scorsese lo sono: ricordiamo le perplessità dei critici ai tempi di un capolavoro come "Casinò"), bisogna seguirlo con attenzione e godere delle sfumature, del non detto, e forse ad una seconda visione risulterà ancora più bello (come tutti i film migliori), quindi siete avvertiti: durante la visione in sala uno spettatore "russava" (!), ma io non mi sono perso un fotogramma.
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clotto
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lunedì 22 marzo 2010
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iperrealismo, violenza e poesia
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Sono rimasto decisamente colpito da questo film, dal suo realismo asciutto, impietoso come raramete si può vedere oggi nel cinema dove la vicinanza alla realtà e alla verità è così rara. La storia di questo ragazzo magrebino appena maggiorenne che si deve adattare alla feroce legge del carcere diventandone poi all'interno uno dei leader, ha si il realismo di un documentario ma con un ritmo straordinario e le scene di crudissima violenza sono inframezzate da momenti di sottile psicologia che a volte rasentano la poesia, voglio dire che l'analisi psicologica del personaggio/i ha avuto un effetto emotivo su di me paragonabile a quello che si può provare di fronte ad un opera poetica.
Soprattutto per quest'ultimo aspetto, ho trovato il film formidabile !!!!
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il poeta marylory
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lunedì 22 marzo 2010
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tutti i condannati sono colpevoli quanto innocenti
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Dare al film il titolo "Il Profeta" è dare un'aspettativa falsa allo spettatore...
Tutti i condannati son colpevoli quanto innocenti: il calvario della vita ci porta alla resurrezione, il profeta di questo film ci porta alla disperazione...
Non posso che dare al tutto il voto di una stellina...
Lorenzo Pontiggia
il Poeta marylory
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conte di bismantova
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lunedì 22 marzo 2010
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semplicemente capolavoro. ma vm18, per carità!
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Un film molto ricco, straordinario nel suo realismo disarmante ma mai scontato, recitato benissimo da ogni singolo personaggio, sceneggiato a tratti un po' lungo ma con superba maestria e stracolmo di significati e situazioni significanti da poterne parlare con gli amici per ore: innanzitutto la discutibile etica di fondo di una società dove si venga premiati per una catena di delitti e mai per il coraggio di non compierli (anche questa triste verità è neorealismo), l'assenza totale del mondo "al di fuori" come se questi vivessero una dimensione estranea e parallela alla nostra, la scoperta dell'importanza della cultura iniziando dall'alfabetizzazione, dei piaceri comuni come l'aereo, i piedi nel mare, l'amicizia, la libertà il tutto passando per efferati crimini cui si abitua a convivere, il rapporto di odio-rispetto per il tiranno-"padre" che gli insegna - suo malgrado - ogni passo.
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Un film molto ricco, straordinario nel suo realismo disarmante ma mai scontato, recitato benissimo da ogni singolo personaggio, sceneggiato a tratti un po' lungo ma con superba maestria e stracolmo di significati e situazioni significanti da poterne parlare con gli amici per ore: innanzitutto la discutibile etica di fondo di una società dove si venga premiati per una catena di delitti e mai per il coraggio di non compierli (anche questa triste verità è neorealismo), l'assenza totale del mondo "al di fuori" come se questi vivessero una dimensione estranea e parallela alla nostra, la scoperta dell'importanza della cultura iniziando dall'alfabetizzazione, dei piaceri comuni come l'aereo, i piedi nel mare, l'amicizia, la libertà il tutto passando per efferati crimini cui si abitua a convivere, il rapporto di odio-rispetto per il tiranno-"padre" che gli insegna - suo malgrado - ogni passo. E l'omicidio, che ti segue nella coscienza finchè non ne commetti un altro. Impressionante la recitazione di questo ragazzo sconosciuto, utilizzato nella resa espressiva in ogni sua parte, con tutto il suo corpo: la sua pelle, le cicatrici, il suo sguardo, il suo sesso, le sue mani, i suoi piedi, il suo sangue. Egli si dà tutto: per il suo capo, per noi. La scena a monte del primo omicidio iniziatorio - quella della conversazione sul letto fra carnefice obbligato ed ignara vittima - è fra le più alte della storia del cinema, naturalmente secondo la mia esperienza di spettatore cinefilo amatore. Un unica perplessità: passino (ma anche no!) le scene di nudo e masturbazione, ma il taglio gola proposto con fiotto di sangue annesso rende il film assolutamente inadatto ad un pubblico minorenne...ma non ricordo di aver visto limitazioni di sorta. L'avessi visto con mia figlia, avrei abbandonato dopo cinque minuti la sala, furibondo. Stiamo attenti a queste cose, ragazzi, per carità.
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hermes
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domenica 21 marzo 2010
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superbo
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lordrest
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sabato 20 marzo 2010
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la melodia della violenza
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Ho visto il film questo pomeriggio, e devo ammettere che mi ha sorpreso la sala piena, poiché molti film in questo periodo hanno sempre meno popolarità. Per due motivi: 1- la gente, soprattutto i giovani, va meno al cinema e 2- questi film vengono definiti noiosi e , per la seconda volta, soprattutto dalle nuove generazioni. Motivo in più perché oggi al cinema l'età media degli spettatori era largamente superiore ai sessant’anni.
Passando al film, ne ho sentito parlare molto, soprattutto come unico rivale all' Oscar (peraltro mai ricevuto da ambedue) de la pellicola tedesca "Il Nastro Bianco", anche se credo che il paragone sia impossibile, pur trattandosi di due capolavori. Sarebbe come mettere sullo stesso piano "Hollywood Party" di Blake Edwards e "2001, Odissea nello Spazio" di Stanley Kubrick, entrambi sono superlativi, ma trattano temi profondamente diversi, appartengono a generi diversi, in sostanza sono stati concepiti e sviluppati in modi diversi.
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Ho visto il film questo pomeriggio, e devo ammettere che mi ha sorpreso la sala piena, poiché molti film in questo periodo hanno sempre meno popolarità. Per due motivi: 1- la gente, soprattutto i giovani, va meno al cinema e 2- questi film vengono definiti noiosi e , per la seconda volta, soprattutto dalle nuove generazioni. Motivo in più perché oggi al cinema l'età media degli spettatori era largamente superiore ai sessant’anni.
Passando al film, ne ho sentito parlare molto, soprattutto come unico rivale all' Oscar (peraltro mai ricevuto da ambedue) de la pellicola tedesca "Il Nastro Bianco", anche se credo che il paragone sia impossibile, pur trattandosi di due capolavori. Sarebbe come mettere sullo stesso piano "Hollywood Party" di Blake Edwards e "2001, Odissea nello Spazio" di Stanley Kubrick, entrambi sono superlativi, ma trattano temi profondamente diversi, appartengono a generi diversi, in sostanza sono stati concepiti e sviluppati in modi diversi. Vale la stessa regola per "Il Nastro Bianco" e "Il Profeta".
La pellicola parla di Malik, diciannovenne arabo, orfano, emigrato in Francia ed analfabeta che finisce in prigione per un aggressione a un poliziotto, di cui nel film si fa solo un piccolo accenno nella parte iniziale. La prigione diviene per Malik una scuola di vita criminale, dove impara a uccidere, ad allearsi con gli avversari e a farsi buoni alleati. Il film, infatti, ha la sua scena clou nei quindici minuti finali, quando Malik assalta la banda rivale. Lo schermo intrappola la storia drammatica, nitida, cruda e così spaventosamente realistica, che tocca tantissimi argomenti importanti: l'immigrazione, l'uso della violenza e la vera utilità delle carceri come mezzi di rieducazione.
Malik interpretato dal giovane ed esordiente Tahar Rahim è superlativo, affiancato poi dal suo mentore criminale Niels Arestrup. Jacques Audiard mi è sembrato assolutamente preparato a dare tutti gli spazi possibili agli attori.
Il film in sintesi è la storia di un diciannovenne che entra in carcere da reietto e da ultimo e ne esce ricco e con un impero criminale da governare. Il film è magistrale e nei suoi centocinquanta minuti è serratissimo, anche se a circa la metà del film c'è un punto in cui il ritmo tende e diminuire per poi rialzarsi in maniera inaspettata.
L'ho trovato un capolavoro. Davvero impressionante. In tutto il suo splendore questo film non va preso come un "Romanzo Criminale" alla francese, è molto di più, una piccola perla di un cinema francese più vivace che mai, che dopo averci regalato "Welcome" continua trattando ancora di problemi comuni con “Il Profeta”.
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n1tr0
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venerdì 12 marzo 2010
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strepitoso nel suo realismo
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un film che ti tiene incollato alla sedia perchè tutto può cambiare in un attimo e non ci si può fidare di nessuno mai...strepitoso
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cirokisskiss
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mercoledì 3 marzo 2010
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la vera e cruda bellezza del cinema
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Malik a soli 17 anni si ritrova in carcere, in un mondo che forse non si aspettava fosse così crudele e difficile,un mondo con cui dovrà convivere per molto anni e a cui suo malgrado dovrà imparare sopratutto a cooperare. Audiard,un po inaspettatamente, firma un film che colpisce duro,come un pugno allo stomaco,ma non solo per per la difficile storia del protagonista,ma anche per la straordinaria bellezza delle immagini,che sa spiare con occhio lucido la vita del carcere e la sua rude verità, e lo fa in un modo così realistico che lo spettatore viene catturato e scaraventato nell'oppressione del carcere stesso. Audiard sfiora davvero la perfezione,con una regia forte lucida ma sopratutto efficacissima,una sceneggiatura originale di cui l'aggettivo ha già detto tutto, ed una fotografia splendida.
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Malik a soli 17 anni si ritrova in carcere, in un mondo che forse non si aspettava fosse così crudele e difficile,un mondo con cui dovrà convivere per molto anni e a cui suo malgrado dovrà imparare sopratutto a cooperare. Audiard,un po inaspettatamente, firma un film che colpisce duro,come un pugno allo stomaco,ma non solo per per la difficile storia del protagonista,ma anche per la straordinaria bellezza delle immagini,che sa spiare con occhio lucido la vita del carcere e la sua rude verità, e lo fa in un modo così realistico che lo spettatore viene catturato e scaraventato nell'oppressione del carcere stesso. Audiard sfiora davvero la perfezione,con una regia forte lucida ma sopratutto efficacissima,una sceneggiatura originale di cui l'aggettivo ha già detto tutto, ed una fotografia splendida. Un film del genere non lo si può perdere, due ore e mezza che scorrono limpide come l'acqua.
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