Il profeta |
||||||||||||||
Un film di Jacques Audiard.
Con Tahar Rahim, Niels Arestrup, Adel Bencherif, Reda Kateb, Hichem Yacoubi.
continua»
Titolo originale Un prophète.
Drammatico,
durata 150 min.
- Francia, Italia 2009.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 19 marzo 2010.
MYMONETRO
Il profeta ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
||||||||||||||
|
||||||||||||||
|
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un'idea di cinema
di Francesco2Feedback: 41705 | altri commenti e recensioni di Francesco2 |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
lunedì 11 aprile 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Di Audiard possiamo dire varie cose. Che i suoi film sono più generosi che belli (Penso al precedente), o più furbi che belli (Penso a questo). O che è un beneficiato dalla caduta dei generi, che "Sulle mie labbra" ancora vent'anni fa, o qualcosa di simile, forse sarebbe stato considerato solo un'onesto prodotto di genere, ben realizzato e ottimamente interpretato. Ma c'è una cosa di cui sono sicuro, al suo terzo film: ha un 'idea di cinema, quella che manca a certo cinema nostrano (Lo ripetiamo ancora?Sì.). Forse Postmoderna (Ma è un insulto necesariamente?), forse furba, ma ce l'ha. Lo stesso sospetto che mi è venuto vedendo "Racconto di Natale" del suo connazionale Desplechin, che però conosco sicuramente meno bene. Il suo film migliore, secondo me, rimane "Sulle mie labbra", il più commovente e significativo nella sua non perfetta commistione di generi. Ma, anche qui, guardiamo come non banalmente racconta l'omicidio che segna l'iniziazione nella vita carceraria,crudo e crudele nei confronti del detenuto che si fidava del giovane. Guardiamo la scena del cervo, dove si avvertono echi del "Totò le heros" di Van Dormael, una punta di misticismo in un film così crudo nella sostanza (Il carcere, i detenuti) , e nell'impostazione (Il "giallo", l'ascesa del giovane padrino). Con un tocco di paradossalità, quando si sente dire: "Ci stavi rimettendo la pelle"(Ed è proprio così). E' un film che non idealizza nessuno, che nonostante il titolo (E francese ed italiano) non investe il protagonista di un ruolo salvifico: del resto lui nella "Gerarchia" carceraria è, anzi, l'ultimo anello della catena, non foss'altro per motivi anagrafici. Non vuole redimere nulla e nessuno, anzi per quanto perseguitato dai sensi di colpa non esita a far tesoro dic erte cose imparate in carcere(Le lingue, per esempio). Anche se il finale è un pò più ottimistico, non per questo penso il regista volesse farne un santo che si era "Perso". Poi Audiard non è Van Dormael, ammesso che il film che ho citato, più esplicitamente "Mistico" e "D'autore", sia un vero caposaldo. Ma senza manicheismi, né voglia di incutere facile pietà per nessuno (A parte , forse, il detenuto ucciso dal protagonista), ci ha dimostrato per la terza volta che l'"Autore" non è necessariamente un signorino occhialuto che realizza cinem astruso (Ad avercene, se oltre ad astruso fosse anche significativo!), e che , come ha scritto qualcuno, il cinema italiano soffre perché, nella vita, non puoi essere postmoderno se prima non sei mai stato moderno.
[+] lascia un commento a francesco2 »
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ultimi commenti e recensioni di Francesco2:
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||