come ormai gran parte dell'ultimo lavoro di tarantino e questo in particolare non siamo solo di fronte all'opera ruffiana offerta per il banale gusto dei cinefili alla "sono uno di voi", inzeppato di somiglianze, non citazioni nota bene, di assonanze furbacchione per il critico sdoganato che gli piace farselo dire (divertiamoci alla Kill bill). Questo qui è come al solito noioso e teatrale nelle parti di dialogo con la banalità delle armi sotto al tavolino, e basta Sergio Leone che non centra niente col trash e ormai è come citare la pizza, o Castellari o il cinema polizziottesco che aveva i suoi ben evidenti limiti e non è certo Russmeyer che almeno flirtava con l'arte contemporanea. Qui non siamo più alla cinica goliardata che butta in cagnara, qui, mischiando i feticci dei recensori con la telecamera in cima al mitra: un padrino qua, un abbraccio da ceceni là, una smitragliata su un pubblico inerme, le svastiche alla charles manson (se dobbiamo davvero stere attenti stiamo attenti a tutto che non è solo cinema, che basta poco a sentirsi criminali e cinefili) Passando da un vagone all'altro (fumatori e non fumatori, prima classe e turistica) si fa il costacrociere e non solo del cinema, non costruisce solo il meta linguaggio anestetico del contemporaneo, qui Tarantino aggredisce e violenta, il suo obiettivo si fa meno di mestiere manierista e non possedendo l'etica maniacale alla d.f.wallace, ma il lessico impapocchione del nerd, si offre come libretto di istruzione per il fanatico islamico ex goliarda con sete di catarsi filmico divinatoria youtubbabile, traccia la linea complice di congiunzione tra il pensiero violento in metropolitana e il premio alla croisette. Meglio schettino, che almeno paga.
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