manu
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lunedì 9 marzo 2009
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quando la nostra maschera ci uccide...
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Bellissimo film...Mickey Rourke irriconoscibile e meraviglioso! Anche Marisa Tomei se la cava alla grande come spogliarellista-mamma che non crede in sé stessa come Donna...lui non crede in sè come Uomo ma solo come lottatore incazzato (fuori tempo massimo...) che ha bisogno del pubblico e della folla che lo acclama...e i loro cuori?
Bè, il cuore di The Wrestler si "spezza" e alla fine nell'ultimo salto sul ring lo abbandona definitivamente (?) e lei è fuori dal ring...fuori tempo massimo...lui le dice "al mondo non gliene frega un cazzo di me"..e lei risponde "Ma io sono qui adesso"....ma lui và nella folla che lo acclama e lo aspetta...schiavo della sua maschera di "lotttaore" e non abbastanza forte e coraggioso da toglierla per essere un Uomo Nuovo.
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Bellissimo film...Mickey Rourke irriconoscibile e meraviglioso! Anche Marisa Tomei se la cava alla grande come spogliarellista-mamma che non crede in sé stessa come Donna...lui non crede in sè come Uomo ma solo come lottatore incazzato (fuori tempo massimo...) che ha bisogno del pubblico e della folla che lo acclama...e i loro cuori?
Bè, il cuore di The Wrestler si "spezza" e alla fine nell'ultimo salto sul ring lo abbandona definitivamente (?) e lei è fuori dal ring...fuori tempo massimo...lui le dice "al mondo non gliene frega un cazzo di me"..e lei risponde "Ma io sono qui adesso"....ma lui và nella folla che lo acclama e lo aspetta...schiavo della sua maschera di "lotttaore" e non abbastanza forte e coraggioso da toglierla per essere un Uomo Nuovo. Ci prova, prende qualche sberla emotiva dalla figlia e dalla Donna e fa male. Forse di più dei cazzotti e delle botte prese come Wrestler.
Bellissima la sua gestualità.
Grazie.
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(di eyedance)
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gwath
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domenica 5 aprile 2009
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una vita tra realtà e finzione
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La scelta del mondo del Wrestling non è casuale, poichè è un mondo tra realtà e finzione, dove vi è sofferenza reale, ma incanalata in un contesto di finzione.
Così è la vita dei due protagonisti (non solo "The Ram", ma anche la spogliarellista "Pam"), una vita a metà tra la realtà e la finzione: lui (il protagonista principale) vive, nella confusione di questi due mondi, nella decadente ricerca di affermare la finzione sulla cruda realtà della sua esistenza. Ma la realtà finisce per cascargli addosso come un macigno (i problemi cardiaci), e deve rinunciare a quel mondo di finzione di cui ha sempre fatto parte per affrontare la dura realtà, fatto di: una figlia che lo detesta (poichè lui l'ha rifiutata), un lavoro da "comuni mortali" e la decadenza fisica.
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La scelta del mondo del Wrestling non è casuale, poichè è un mondo tra realtà e finzione, dove vi è sofferenza reale, ma incanalata in un contesto di finzione.
Così è la vita dei due protagonisti (non solo "The Ram", ma anche la spogliarellista "Pam"), una vita a metà tra la realtà e la finzione: lui (il protagonista principale) vive, nella confusione di questi due mondi, nella decadente ricerca di affermare la finzione sulla cruda realtà della sua esistenza. Ma la realtà finisce per cascargli addosso come un macigno (i problemi cardiaci), e deve rinunciare a quel mondo di finzione di cui ha sempre fatto parte per affrontare la dura realtà, fatto di: una figlia che lo detesta (poichè lui l'ha rifiutata), un lavoro da "comuni mortali" e la decadenza fisica.
Nella sua vita cerca di introdurre anche la spogliarelista Pam di cui lui è un "abituè" (si scrive così?).
Pam è una spogliarellista oltre i trent'anni, in competizione con le colleghe ventenni, sente il peso dell'età in un lavoro dove si invecchia presto.... Anche il suo mondo è fatto tra realtà e finzione, dove si finge a interessarsi ai clienti facendoli credere di essere qualcos'altro, e invece sono solo clienti....
Lei vive a differenza del protagonista maschile, in modo forse più maturo, in modo da tener ben separati i due mondi, della realtà e della finzione, anche perchè non vuole coinvolgere suo figlio (che al contrario di lui, lei non lo rifiuta) in quel mondo decadente....
L'incontro tra i due, farà crollare le strutture esistenziali di entrambi, facendo prospettare un possibile miglioramento delle loro esistenze; ma la vita che avevano vissuto fino ad allora aveva causato ad entrambi troppe cicatrici..., e tornare indietro è sempre difficile, anche se ci si rende conto dei propri errori....
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samarina
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domenica 8 marzo 2009
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vero,crudo,fantastico
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film che ti inchioda...ti fa tossire come tossisce Randy the Ram, ti fa venire l'affanno nel petto, ti fa chiudere gli occhi sul botte da orbi, te li fa riaprire sul sangue, ti fa impietosire, ti fa commuovere, ti fa correre dietro Randy come la telecamera diretta da Aronofsky....è crudo, è vero, e Rourke si è immedesimato incredibilmente in Randy..o è l'opposto?? il film è scritto sulla pelle di Rourke...è eccezionale quest'uomo, che ha sofferto come un cane nella vita....ma non si deve mollare mai, MAI!, e lui lo sa...
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(di ornella)
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chiarialessandro
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martedì 10 marzo 2009
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disperazione
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Talvolta la vita elargisce; talaltra toglie (magari sempre a piene mani). Talvolta gli uomini riescono ad indirizzare e governare la loro vita; talaltra ne rimangono in balia come il classico fuscello tra le onde vorticose. Ma, qualunque sia la piega che ha preso la nostra vita, dovremmo sempre cercare di non mollare. Mike Rourke sembrerebbe appartenere a quest'ultima categoria perchè non dovrebbe aver mollato mai, nella vita reale come nella finzione cinematografica. Dicono che ognuno di noi nasca con un destino segnato ma io sono profondamente convinto che il nostro destino, in buona parte, sia anche nelle nostre mani e, nel caso di Randy, lo è anche in senso letterale. Sembrerebbe anche che la solitudine sia un fardello pesante pur se appoggiata su spalle robuste come quelle di Randy ma, se riusciamo a non smettere di sognare e di cercare, nemmeno nei momenti più neri, può darsi che arrivi la donna innamorata.
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Talvolta la vita elargisce; talaltra toglie (magari sempre a piene mani). Talvolta gli uomini riescono ad indirizzare e governare la loro vita; talaltra ne rimangono in balia come il classico fuscello tra le onde vorticose. Ma, qualunque sia la piega che ha preso la nostra vita, dovremmo sempre cercare di non mollare. Mike Rourke sembrerebbe appartenere a quest'ultima categoria perchè non dovrebbe aver mollato mai, nella vita reale come nella finzione cinematografica. Dicono che ognuno di noi nasca con un destino segnato ma io sono profondamente convinto che il nostro destino, in buona parte, sia anche nelle nostre mani e, nel caso di Randy, lo è anche in senso letterale. Sembrerebbe anche che la solitudine sia un fardello pesante pur se appoggiata su spalle robuste come quelle di Randy ma, se riusciamo a non smettere di sognare e di cercare, nemmeno nei momenti più neri, può darsi che arrivi la donna innamorata. "Mai, non saprete mai come m'illumina L'ombra che mi si pone a lato, timida, Quando non spero più...". Giuseppe Ungaretti, da "Il dolore", Giorno per giorno. Stupenda, forte, intensa, sofferta, partecipata, vibrante, sentita interpretazione. Qualche eccesso di troppo (abbastanza facilmente perdonabile e comprensibile, soprattutto tenendo conto dell'ambiente in cui si muove il personaggio) e dei tratteggi psicologici un pochino troppo superficiali, non inficiano il giudizio complessivo di positività.
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gwath
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domenica 5 aprile 2009
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una vita tra realtà e finzione
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La scelta del mondo del Wrestling non è casuale, poichè è un mondo tra realtà e finzione, dove vi è sofferenza reale, ma incanalata in un contesto di finzione.
Così è la vita dei due protagonisti (non solo "The Ram", ma anche la spogliarellista "Pam"), una vita a metà tra la realtà e la finzione: lui (il protagonista principale) vive, nella confusione di questi due mondi, nella decadente ricerca di affermare la finzione sulla cruda realtà della sua esistenza. Ma la realtà finisce per cascargli addosso come un macigno (i problemi cardiaci), e deve rinunciare a quel mondo di finzione di cui ha sempre fatto parte per affrontare la dura realtà, fatto di: una figlia che lo detesta (poichè lui l'ha rifiutata), un lavoro da "comuni mortali" e la decadenza fisica.
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La scelta del mondo del Wrestling non è casuale, poichè è un mondo tra realtà e finzione, dove vi è sofferenza reale, ma incanalata in un contesto di finzione.
Così è la vita dei due protagonisti (non solo "The Ram", ma anche la spogliarellista "Pam"), una vita a metà tra la realtà e la finzione: lui (il protagonista principale) vive, nella confusione di questi due mondi, nella decadente ricerca di affermare la finzione sulla cruda realtà della sua esistenza. Ma la realtà finisce per cascargli addosso come un macigno (i problemi cardiaci), e deve rinunciare a quel mondo di finzione di cui ha sempre fatto parte per affrontare la dura realtà, fatto di: una figlia che lo detesta (poichè lui l'ha rifiutata), un lavoro da "comuni mortali" e la decadenza fisica.
Nella sua vita cerca di introdurre anche la spogliarelista Pam di cui lui è un "abituè" (si scrive così?).
Pam è una spogliarellista oltre i trent'anni, in competizione con le colleghe ventenni, sente il peso dell'età in un lavoro dove si invecchia presto.... Anche il suo mondo è fatto tra realtà e finzione, dove si finge a interessarsi ai clienti facendoli credere di essere qualcos'altro, e invece sono solo clienti....
Lei vive a differenza del protagonista maschile, in modo forse più maturo, in modo da tener ben separati i due mondi, della realtà e della finzione, anche perchè non vuole coinvolgere suo figlio (che al contrario di lui, lei non lo rifiuta) in quel mondo decadente....
L'incontro tra i due, farà crollare le strutture esistenziali di entrambi, facendo prospettare un possibile miglioramento delle loro esistenze; ma la vita che avevano vissuto fino ad allora aveva causato ad entrambi troppe cicatrici..., e tornare indietro è sempre difficile, anche se ci si rende conto dei propri errori....
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joker 91
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domenica 4 luglio 2010
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rourke-il wrestler
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un capolavoro che con gli anni resta ed rimane,anzi il tempo a questo grande film gioverà senza ombra di dubbio,un regista come aronofsky dimostra di essere grande raccontandoci la storia di un uomo distrutto ed ormai malandato wrestler che si ostina a combattere dopo una vita passata in cima alla fama che ha ormai irrimediabilmente perso,rourke crea un personaggio pazzesco in tutte le sfumature che del resto assomiglia a ciò che l attore stava passando in quel momento della sua carriera,la tomei è come sempre bravissima ed la wood si dimostra un gran futuro per il cinema.
Capolavoro
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matteodis
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lunedì 3 settembre 2012
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qui è l'unico posto dove non mi faccio male!
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Randy "The Ram Robinson" era un campione di wrestling, che a vent'anni di distanza dall'apice della sua carriera continua a combattere in ambienti più modesti, seguito dai pochi appassionati che lo tifano e sostengono ancora. Ma quando in seguito ad un infarto, è costretto ad abbandonare il ring, cerca di raddrizzare la sua vita. Trova un lavoro part-time in un supermercato, cerca di ristabilire un legame con la figlia e una relazione stabile con Cassidy/Pam, una spogliarellista che, caratterialmente, è molto simile al wrestler. Tuttavia, le difficoltà sono tante e la suggestione di poter risalire sul ring non tramonta mai per Randy che, alla fine cede e si ributta in quello che dice essere il suo mondo.
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Randy "The Ram Robinson" era un campione di wrestling, che a vent'anni di distanza dall'apice della sua carriera continua a combattere in ambienti più modesti, seguito dai pochi appassionati che lo tifano e sostengono ancora. Ma quando in seguito ad un infarto, è costretto ad abbandonare il ring, cerca di raddrizzare la sua vita. Trova un lavoro part-time in un supermercato, cerca di ristabilire un legame con la figlia e una relazione stabile con Cassidy/Pam, una spogliarellista che, caratterialmente, è molto simile al wrestler. Tuttavia, le difficoltà sono tante e la suggestione di poter risalire sul ring non tramonta mai per Randy che, alla fine cede e si ributta in quello che dice essere il suo mondo.
Per descrivere al meglio la psicologia del lottatore, dipendente dall'adrenalina, dal pubblico e che, al di fuori del ring, è un uomo perso, fallito, solo basti pensare alla frase detta a Cassidy: "Qui (sul ring) è l'unico posto dove non mi faccio male."
Il tema della dipendenza, del fallimento, della solitudine sono temi cari ad Arenofsky che qui, più che mai, riesce ad affrontarli caratterizzando al meglio un personaggio la cui vita è una continua debacle, e l'unica luce di speranza sembra essere quella all'ingresso del ring, quando Randy vive davvero e diventa il wrestler acclamato dalla folla. La solitudine del protagonista, la sua incapacità di poter relazionarsi in modo continuo con qualcuno, al di fuori di una lap dancer, la cui vita è molto simile alla sua, lo porta ad un totale alienamento dal mondo, all'indifferenza verso se stesso ed all'autodistruzione. L'unico mondo dorato è quello del wrestling, della lotta, dove, anche se gli incontri sono tutti organizzati, si combatte e si soffre solo per il clamore della folla.
Ed infatti, al di fuori del ring, il protagonista è spesso ripreso di spalle, come seguito in religioso silenzio per consentire allo spettatore un'immedesimazione più forte e come segno di rispetto per il personaggio, per le sue sofferenze.
Mickey Rourke è perfetto nel ruolo (forse un pochino autobiografico) e riesce a conferire al personaggio tutta la drammaticità ed il realismo degno di un attore di ottimo livello che contribuisce (e non poco) al successo ben meritato del film.
Un film appassionante che rapprensenta in modo chiaro, senza mezzi termini, tutte le difficoltà che la vita presenta, tra pochi alti e tanti bassi, e che culmina in un finale da antologia. Meravigliosa la sequenza finale, l'inquadratura sulla faccia sofferta ma decisa del wrestler, il buio alla fine, simbolo delle osticità della vita, della solitudine, della morte.
La canzone di Bruce Springsteen è la ciliegina sulla torta.
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fedson
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martedì 19 febbraio 2013
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rourke nell'interpretazione della sua vita
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Storia di un wrestler ben organizzata e portata avanti e il regista ce lo mostra tramite una regia che sembra invadente dal punto di vista del protagonista, la maggior parte delle volte preso di spalle come se lui stesso non volesse mostrarsi al pubblico per via del suo carattere chiuso. Mickey Rourke s’immedesima perfettamente nel ruolo, dando prova del suo sottovalutato talento nelle arti drammatiche, specie in un ruolo che ha a che fare anche con la famiglia nonostante una vita fatta di soli “successi di serie B” nel mondo del wrestling e “successi di serie F” nel mondo dell’amore e della famiglia. Uso di droghe, un rapporto con una figlia che ormai ripudia il proprio padre, wrestling, tecniche finte quanto dolore, il tentativo di riscattarsi completamente dopo una vita di “assenza personale nel mondo reale”, sono gli ingredienti di questo film ben scritto e diretto, ma soprattutto magistralmente interpretato in quanto solo Rourke poteva dare vita ad un personaggio così introverso e afflitto dalla propria persona, grazie anche ad un fisico ormai stanco dei continui sforzi (morali e fisici) causati dalla costante presenza dell’elemento della lotta (anche se sembra che le stesse ferite fisiche del protagonista sono causate più da agenti esterni a quel mondo, come se ogni giorno di sua assenza nella vita vera gli portasse una ferita e un danno in più, fisico e morale che sia).
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Storia di un wrestler ben organizzata e portata avanti e il regista ce lo mostra tramite una regia che sembra invadente dal punto di vista del protagonista, la maggior parte delle volte preso di spalle come se lui stesso non volesse mostrarsi al pubblico per via del suo carattere chiuso. Mickey Rourke s’immedesima perfettamente nel ruolo, dando prova del suo sottovalutato talento nelle arti drammatiche, specie in un ruolo che ha a che fare anche con la famiglia nonostante una vita fatta di soli “successi di serie B” nel mondo del wrestling e “successi di serie F” nel mondo dell’amore e della famiglia. Uso di droghe, un rapporto con una figlia che ormai ripudia il proprio padre, wrestling, tecniche finte quanto dolore, il tentativo di riscattarsi completamente dopo una vita di “assenza personale nel mondo reale”, sono gli ingredienti di questo film ben scritto e diretto, ma soprattutto magistralmente interpretato in quanto solo Rourke poteva dare vita ad un personaggio così introverso e afflitto dalla propria persona, grazie anche ad un fisico ormai stanco dei continui sforzi (morali e fisici) causati dalla costante presenza dell’elemento della lotta (anche se sembra che le stesse ferite fisiche del protagonista sono causate più da agenti esterni a quel mondo, come se ogni giorno di sua assenza nella vita vera gli portasse una ferita e un danno in più, fisico e morale che sia). Si parla di un eroe ormai all’apice della sua carriera, di una persona che prima era un “qualcuno” ma che adesso è costretta ad allenare ragazzi-prova nelle palestre più scadenti del luogo, di un wrestler segnato dalla delusione e dal completo fallimento, e una persona come Rourke, avvolta dai fallimenti fino a qualche anno fa, è a dir poco azzeccata e perfetta in questa parte di tutto rispetto nei confronti della sua carriera. Non male la canzone finale di Bruce Springsteen, scritta appositamente per il film.
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mystic
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sabato 2 marzo 2013
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un dramma perfetto dal primo all'ultimo fotogramma
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“Al mondo non gliene frega un [omissis] di me, […] questo è il mio mondo” dice, regalando quest’ultima dedica al mondo del wrestling, Rourke, alias The Ram, verso la tragica fine del film: una scena che sigilla definitivamente una prova esemplare del suo talento in quello che ha definito "il miglior film che abbia mai girato".
Robin Ramzinski, per i fan The Ram, è diventato una star del wrestling alla fine degli anni '80, dopo la storica sfida in cui ha battuto Ayatollah.
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“Al mondo non gliene frega un [omissis] di me, […] questo è il mio mondo” dice, regalando quest’ultima dedica al mondo del wrestling, Rourke, alias The Ram, verso la tragica fine del film: una scena che sigilla definitivamente una prova esemplare del suo talento in quello che ha definito "il miglior film che abbia mai girato".
Robin Ramzinski, per i fan The Ram, è diventato una star del wrestling alla fine degli anni '80, dopo la storica sfida in cui ha battuto Ayatollah. Ma ora, invecchiato e solo, continua a tirare avanti con il combattimento il fine settimana omaggiando il poco pubblico rimastogli. Tuttavia, costretto a lasciare il ring per problemi cardiaci, cerca nuovi stimoli tentando di instaurare e recuperare rapporti, ma la figlia (Evan Rachel Wood) lo odia e la spogliarellista (Marisa Tomei) con cui vuole rifarsi una vita è decisamente troppo impegnata a lavoro. Inutile dire che l’eroe non si arrenderà.
Al di là di ogni speculazione, questo film afferma deliberatamente che la vita sportiva ha la stessa importanza della vita reale e, benché gli sviluppi della storia non siano scontati, ci sono momenti capaci di spezzare il cuore: The Ram e gli altri vecchi atleti si rendono conto solo gradualmente che sono oramai vecchie carcasse lasciate a marcire dalla società e dal tempo (e i ragazzini di oggi preferiscono di gran lunga distrarsi con un sano videogioco di Call of Duty). Tra l'altro i pochi amanti del pro wrestling che ancora sognano un loro autografo non hanno meno di 40 anni. Dall’heavy metal di Bruce Springsteen emerge un senso di rabbia e frustrazione, mai tradotto in ripensamento, che il regista preferisce incitare con uno sviluppo narrativo evidentemente pessimista. Scena dopo scena, Aronofsky preferisce riprendere il protagonista di schiena, mentre un’instancabile cinepresa cerca di coglierne i pensieri e le emozioni, abbandonando i canoni estetici tradizionali e immergendo lo spettatore nel dissacrante ambiente del wrestling, pervaso da uno sconvolgente e violento autolesionismo.
E’ proprio quando il film sembra sfociare irrimediabilmente nel sentimentale che Aronofsky non delude. Rourke si spara graffette in fronte con la sparapunti per mantenersi al top, mentre il regista non sembra conoscere le tecniche del non-visto quando si tratta di dare alla celluloide alcune delle immagini più forti del nuovo millennio. Ma del resto il wrestling è finzione (il wrestler è a metà tra una star dello spettacolo e un atleta vero e proprio), esattamente come il cinema.
Chi non lo ha ancora visto non ci crederà, ma su un terreno simile a quello battuto da altri importanti registi negli ultimi anni (Eastwood in Million Dollar Baby, Russell in The Fighter, Howard in Cinderella Man e l’elenco potrebbe continuare) Aronofsky trionfa con uno smackdown. Al suo primo round. Un trionfo oscuro e indimenticabile, perfetto dal primo all’ultimo fotogramma.
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jacopo b98
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venerdì 21 giugno 2013
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la rinascita di randy e mickey.
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Randy –The Ram – Robinson (Rourke) negli anni ’80 è una leggenda del wrestling, vent’anni dopo è un uomo solo e sconsolato con problemi di cuore che lavora in un supermercato. Pur di riscattarsi socialmente, anche agli occhi della figlia (Wood) che lo odia, decide di tornare sul ring rischiando la vita e sacrificando l’amore nascente tra lui e una spogliarellista (Tomei). Quando si chiude l’ultimo fotogramma di The Wrestler, l’opus n. 4 di Aronofsky, si pone una domanda: ma chi è il vero autore di questo film, il suo regista o il suo protagonista? Il film è infatti incentrato soprattutto sul personaggio di Mickey Rourke che fa del film il suo riscatto personale: chi è il protagonista del film? Randy Robinson/The Ram o lo stesso Rourke, da anni dato per un attore finito, distrutto dalla chirurgia plastica e dalle droghe.
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Randy –The Ram – Robinson (Rourke) negli anni ’80 è una leggenda del wrestling, vent’anni dopo è un uomo solo e sconsolato con problemi di cuore che lavora in un supermercato. Pur di riscattarsi socialmente, anche agli occhi della figlia (Wood) che lo odia, decide di tornare sul ring rischiando la vita e sacrificando l’amore nascente tra lui e una spogliarellista (Tomei). Quando si chiude l’ultimo fotogramma di The Wrestler, l’opus n. 4 di Aronofsky, si pone una domanda: ma chi è il vero autore di questo film, il suo regista o il suo protagonista? Il film è infatti incentrato soprattutto sul personaggio di Mickey Rourke che fa del film il suo riscatto personale: chi è il protagonista del film? Randy Robinson/The Ram o lo stesso Rourke, da anni dato per un attore finito, distrutto dalla chirurgia plastica e dalle droghe. E così da un eroe ne nascono due: il wrestler che ha il coraggio di tornare in campo e l’attore che ha il coraggio di raccontare la sua storia. Quando, prima dello scontro finale con Ayatollah, Randy fa il suo discorso finale e dice: “Mi avevano dato per spacciato…” a rinascere non è solo il personaggio, bensì anche e soprattutto il suo interprete che, con un’interpretazione assolutamente magistrale tocca l’eterno e costruisce un film su se stesso. Notevoli anche le altre due interpreti principali, la Tomei, vecchia (ma non poi così tanto) stella rinata dopo anni e la Wood, giovane in ascesa. Aronofsky di suo mette una regia fatta di lunghi piani sequenza con macchina a spalla e bracca il suo inarrivabile protagonista fino al gran finale di rinascita. Presentato a Venezia in concorso vinse il Leone d’Oro al miglior film. BAFTA e Golden Globe al miglior attore quando agli Oscar fu preferito il meno estremo (e convincente) Sean Penn di Milk.
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