La rabbia di Pasolini

Pasolini mette a fuco il suo tempo e non solo con una lucidità incredibile. Parte analizzando i tempi passati, spiega i motivi per cui siamo arrivati a questo punto e fornusce anche una sua profetica ipotesi su come si evolveranno le vicende. Non ha una parola buona per nessuno: demolisce la chiesa e la borghesia, che nella sua visione sono strettamente collegate, e per questo profondamente errate. All'inizio parla bene della televisione, ritenendola un mezzo che permette a tutti di essere informati sul mondo, oltre che uno strumento ludico, ma basta aspettare un paio di minuti per renderci conto di come PPP decida di sparare a zero anche su ciò; non tanto sull'oggetto, ma piuttosto su coloro che la controllano, che hanno così l'occasione di controllare le masse davanti ad uno schermo, inculcandogli passivamente una determinata ideologia. Altrettanto interessante è il discorso sulla bellezza, che invito chiunque a recuperare. Il docu-film si conclude con una riflessione sul perche oggi (riferito al '63) gli Italiani, dopo la seconda guerra mondiale e la resistenza, non siano più "arrabbiati", abbiano perso lo spirito combattivo. Tutto questo è un capolavoro in cui Pasolini ci dice: "Abbiamo passato mille peripezie, e siamo stati bravi a rialzarci vero? Guarda che bello, ci sono la TV, i concerti, gli spettacoli, non sei contento? Sì eh, bene, io no."