giobaba
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sabato 12 aprile 2008
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davvero bello
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insolito, ma profondo e davvero interessante. Geniali le musiche, terrificante l'alienazione e impassibilità dell'adolescente, non il solito tossico giovane ma un comune annoiato e spaesato figlio del 21° secolo
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flame
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domenica 24 febbraio 2008
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gli skater dannati...
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wow!!!!!!!!........belliximo!!
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antonello villani
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lunedì 18 febbraio 2008
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van sant ed i suoi teenager sempre piu' in crisi
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Ancora disagi giovanili per Gus Van Sant. Dopo la strage di Columbine il regista americano torna a parlare di teenager chiusi in un mutismo che sfiora l’autismo. Qui non ci sono playstation né armi da fuoco come valvola di sfogo alla tempesta ormonale della pubertà, le tragedie colpiscono anche i bravi ragazzi andati al parco per lasciarsi alle spalle i drammi esistenziali. Come una bravata allo scalo ferroviario per movimentare una serata come tante: uno spintone durante la fuga e qualcuno ci lascia la pelle. Spaccato di una generazione anestetizzata ed abbandonata a se stessa, “Paranoid Park” mostra una famiglia sempre piu’ in crisi e devastata dall’incomunicabilita’ tra genitori e figli: madri assenti –mai messe a fuoco nella telecamera, talvolta riprese alle spalle per nascondere le identità- e noia adolescenziale che non si placa nemmeno con le compagne di scuola che sognano la prima volta.
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Ancora disagi giovanili per Gus Van Sant. Dopo la strage di Columbine il regista americano torna a parlare di teenager chiusi in un mutismo che sfiora l’autismo. Qui non ci sono playstation né armi da fuoco come valvola di sfogo alla tempesta ormonale della pubertà, le tragedie colpiscono anche i bravi ragazzi andati al parco per lasciarsi alle spalle i drammi esistenziali. Come una bravata allo scalo ferroviario per movimentare una serata come tante: uno spintone durante la fuga e qualcuno ci lascia la pelle. Spaccato di una generazione anestetizzata ed abbandonata a se stessa, “Paranoid Park” mostra una famiglia sempre piu’ in crisi e devastata dall’incomunicabilita’ tra genitori e figli: madri assenti –mai messe a fuoco nella telecamera, talvolta riprese alle spalle per nascondere le identità- e noia adolescenziale che non si placa nemmeno con le compagne di scuola che sognano la prima volta. Alex è un ragazzo come tanti, felpa e cappuccio in testa quasi a nascondere le inquietudini di un figlio non amato abbastanza e non ascoltato per niente; intorno una comunità di giovanissimi che cerca un equilibrio sulle piste da skateboard. Van Sant si affida al rallenty ed alla musica calibratissima per colpire gli spettatori, mentre lo sguardo catatonico del bravissimo Gabe Nevins resta immortalato nei corridoi delle scuole. Un capolavoro che ha conquistato meritatamente il Premio Speciale al Festival di Cannes.
Antonello Villani
(Salerno)
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cindy
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domenica 17 febbraio 2008
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uno sguardo nell interiorità
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ho adorato questo film fino all ultima scena, gli accostamenti delle musiche questo continuo tornare su scene già viste le inquadrature..unica pecca se non si ha letto il libro è difficile stare al passo con la storia, questi continui salti tra presente e passato creano vari tasselli di un puzzle che verrà visto completo solo nel finale.. mi sono piaciute molte le inquadrature sul protagonista quest ansia di essere scoperto, è come se qualcuno sia sempre alle sue spalle(forse il brutto ricordo di quel corpo straziato).
il senso di colpa che si porta dentro, Van Sant ci dà un idea di come sia il mondo dei giovani, di come difficile sia diventato comunicare, e per Alex sensibile rispetto ai suoi coetanei è difficile passare sopra a una cosa del genere, l unica che sembra riuscire ad aiutarlo è la vicina di casa.
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ho adorato questo film fino all ultima scena, gli accostamenti delle musiche questo continuo tornare su scene già viste le inquadrature..unica pecca se non si ha letto il libro è difficile stare al passo con la storia, questi continui salti tra presente e passato creano vari tasselli di un puzzle che verrà visto completo solo nel finale.. mi sono piaciute molte le inquadrature sul protagonista quest ansia di essere scoperto, è come se qualcuno sia sempre alle sue spalle(forse il brutto ricordo di quel corpo straziato).
il senso di colpa che si porta dentro, Van Sant ci dà un idea di come sia il mondo dei giovani, di come difficile sia diventato comunicare, e per Alex sensibile rispetto ai suoi coetanei è difficile passare sopra a una cosa del genere, l unica che sembra riuscire ad aiutarlo è la vicina di casa.
Una delle inquadrature che mi è piaciuta di più è quelle di quando Alex e Macy sono sull autobus e cè in un inquadratura sulle mani di lei e di lui come a voler creare un filo invisibile che in realtà si sta creando ma con tutti i casini che si ritrovano per pensare all amore proprio non cè tempo.
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mimì
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giovedì 31 gennaio 2008
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beh..............
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ennesimo film orrendo di Gus Van Sant..tipo elephant...non sono riuscita a cogliere il lato espressivo della storia..non mi ha comunicato nulla!!!!!
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pier paolo
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martedì 29 gennaio 2008
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l'ultimo film di van sant
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Elephant e Last Days erano dei capolavori assoluti. Paranoid park non è altro che un qualunquistico e idiota elogio dei nichilismo giovanile, del non credere in niente, del vivere senza ambizioni. Per fortuna c'è ancora qualche giovane che vuol fare la rivoluzione!
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pier paolo
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martedì 29 gennaio 2008
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l'ultimo film di van sant
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Elephant e Last Days erano dei capolavori assoluti. Paranoid park non è altro che un qualunquistico e idiota elogio dei nichilismo giovanile, del non credere in niente, del vivere senza ambizioni. Per fortuna c'è ancora qualche giovane che vuol fare la rivoluzione!
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il caimano
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sabato 26 gennaio 2008
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bella l'adolescenza. forse
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Il film è ambientato a Cleveland, e racconta di un adolescente incolpevolmete responsabile di un incidente mortale ed efferato ai danni di una guardia ferroviaria. Lo stile è asciutto ed essenziale, la fotografia si presta bene, con i suoi colori quasi amorfi e neutrali, ad un racconto che gela il sangue nelle vene per la sua crudeltà, anche se non compiaciuta. Tuttavia tanto si è già visto e detto per poterlo ritenere davvero scioccante, e così finisce per essere un'altra storia di disagio giovanile raccontata però con piglio attento, capace ed acuto da Gus Van Sant, che ormai è diventato quasi uno specialista nel campo. Mi hanno colpito i silenzi che fanno da contrappunto alla crisi di coscienza del giovane, che pian piano si dimostra timoroso e si rende conto dell'errore commesso, e se non rimedia non è per cinismo, ma solo per mancanza di fiducia verso chi dovrebbe capirlo e non lo fa (anzi non lo ha mai fatto: i genitori sono volutamente figure di secondo piano, ed in un solo caso il padre viene inquadrato direttamente, altirmenti sono sempre ripresi in modo sfuocato e indiretto).
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Il film è ambientato a Cleveland, e racconta di un adolescente incolpevolmete responsabile di un incidente mortale ed efferato ai danni di una guardia ferroviaria. Lo stile è asciutto ed essenziale, la fotografia si presta bene, con i suoi colori quasi amorfi e neutrali, ad un racconto che gela il sangue nelle vene per la sua crudeltà, anche se non compiaciuta. Tuttavia tanto si è già visto e detto per poterlo ritenere davvero scioccante, e così finisce per essere un'altra storia di disagio giovanile raccontata però con piglio attento, capace ed acuto da Gus Van Sant, che ormai è diventato quasi uno specialista nel campo. Mi hanno colpito i silenzi che fanno da contrappunto alla crisi di coscienza del giovane, che pian piano si dimostra timoroso e si rende conto dell'errore commesso, e se non rimedia non è per cinismo, ma solo per mancanza di fiducia verso chi dovrebbe capirlo e non lo fa (anzi non lo ha mai fatto: i genitori sono volutamente figure di secondo piano, ed in un solo caso il padre viene inquadrato direttamente, altirmenti sono sempre ripresi in modo sfuocato e indiretto).
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il caimano
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sabato 26 gennaio 2008
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viva gli adolescenti. forse
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Il film è ambientato a Cleveland, e racconta di un adolescente incolpevolmete responsabile di un incidente mortale ed efferato ai danni di una guardia ferroviaria. Lo stile è asciutto ed essenziale, la fotografia si presta bene, con i suoi colori quasi amorfi e neutrali, ad un racconto che gela il sangue nelle vene per la sua crudeltà, anche se non compiaciuta. Tuttavia tanto si è già visto e detto per poterlo ritenere davvero scioccante, e così finisce per essere un'altra storia di disagio giovanile raccontata però con piglio attento, capace ed acuto da Gus Van Sant, che ormai è diventato quasi uno specialista nel campo. Mi hanno colpito i silenzi che fanno da contrappunto alla crisi di coscienza del giovane, che pian piano si dimostra timoroso e si rende conto dell'errore commesso, e se non rimedia non è per cinismo, ma solo per mancanza di fiducia verso chi dovrebbe capirlo e non lo fa (anzi non lo ha mai fatto: i genitori sono volutamente figure di secondo piano, ed in un solo caso il padre viene inquadrato direttamente, altirmenti sono sempre ripresi in modo sfuocato e indiretto).
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Il film è ambientato a Cleveland, e racconta di un adolescente incolpevolmete responsabile di un incidente mortale ed efferato ai danni di una guardia ferroviaria. Lo stile è asciutto ed essenziale, la fotografia si presta bene, con i suoi colori quasi amorfi e neutrali, ad un racconto che gela il sangue nelle vene per la sua crudeltà, anche se non compiaciuta. Tuttavia tanto si è già visto e detto per poterlo ritenere davvero scioccante, e così finisce per essere un'altra storia di disagio giovanile raccontata però con piglio attento, capace ed acuto da Gus Van Sant, che ormai è diventato quasi uno specialista nel campo. Mi hanno colpito i silenzi che fanno da contrappunto alla crisi di coscienza del giovane, che pian piano si dimostra timoroso e si rende conto dell'errore commesso, e se non rimedia non è per cinismo, ma solo per mancanza di fiducia verso chi dovrebbe capirlo e non lo fa (anzi non lo ha mai fatto: i genitori sono volutamente figure di secondo piano, ed in un solo caso il padre viene inquadrato direttamente, altirmenti sono sempre ripresi in modo sfuocato e indiretto).
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luca
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martedì 22 gennaio 2008
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tutto fumo e niente arrosto
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Dopo Elephant l'occhio del regista torna a posarsi sui tormenti dei giovani adolescenti. Con l'ormai consueta abilità Van Sant sovrappone piani temporali e origina a varie scene memorabili che hanno il sapore di un film muto(il protagonista che lascia la ragazza, la scena del camerino), anche grazie ad un'azzeccata colonna sonora. L'insieme però risulta sfilacciato: non per forza tante belle scene equivalgono ad un buon film. Che il regista ci sappia fare con la macchina da presa, lo si sapeva, ma quì gli manca quell'abilità di narratore che aveva dimostrato nel raccontare il massacro di Columbine. Kubrick fece passare 13 anni tra full metal jacket e eyes wide shut: in molti, non solo Van Sant, dovrebbero seguirne l'esempio.
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Dopo Elephant l'occhio del regista torna a posarsi sui tormenti dei giovani adolescenti. Con l'ormai consueta abilità Van Sant sovrappone piani temporali e origina a varie scene memorabili che hanno il sapore di un film muto(il protagonista che lascia la ragazza, la scena del camerino), anche grazie ad un'azzeccata colonna sonora. L'insieme però risulta sfilacciato: non per forza tante belle scene equivalgono ad un buon film. Che il regista ci sappia fare con la macchina da presa, lo si sapeva, ma quì gli manca quell'abilità di narratore che aveva dimostrato nel raccontare il massacro di Columbine. Kubrick fece passare 13 anni tra full metal jacket e eyes wide shut: in molti, non solo Van Sant, dovrebbero seguirne l'esempio. 2 e mezzo.
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