aleinad
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venerdì 14 dicembre 2007
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l'eterno letargo
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Il tempo del film è come il battito del cuore di un animale in profondo letargo, cosi batte anche il cuore di Alex.
Sembra infine che "l'animale" non riusira' mai piu' ad usire dal suo profondo letargo.
Spero che molti genitori guardino questo film,forse, non hanno piu' tempo " per queste cose".
Gli do' un sette e 1/2.
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riccardo
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venerdì 14 dicembre 2007
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consigliabile
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Alex vive a Portland dove frequenta il liceo. Si reca più volte a Paranoid Park dove pratica skateboarding. Una sera uccide accidentalmente un poliziotto, si crea un alibi e trascorre le giornate come se non fosse successo nulla.
Uscito vincitore dall'ultimo Festival di Cannes, il film di Gus Van Sant esplora il mondo adolescenziale, prendendo solo come pretesto l'uccisione di un agente e le acrobazie degli skater. L'intromissione del regista nella vita adolescenziale dei personaggi è insospettabile, la telecamera penetra nel gruppo di giovani come fosse parte integrante di quest'ultimo, e la pellicola assume quasi un'impostazione documentaristica. Le scene si susseguono, all'inizio, apparentamente senza un senso logico che viene "dissotterrato" in seguito, quando la storia e le vicende prendono forma.
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Alex vive a Portland dove frequenta il liceo. Si reca più volte a Paranoid Park dove pratica skateboarding. Una sera uccide accidentalmente un poliziotto, si crea un alibi e trascorre le giornate come se non fosse successo nulla.
Uscito vincitore dall'ultimo Festival di Cannes, il film di Gus Van Sant esplora il mondo adolescenziale, prendendo solo come pretesto l'uccisione di un agente e le acrobazie degli skater. L'intromissione del regista nella vita adolescenziale dei personaggi è insospettabile, la telecamera penetra nel gruppo di giovani come fosse parte integrante di quest'ultimo, e la pellicola assume quasi un'impostazione documentaristica. Le scene si susseguono, all'inizio, apparentamente senza un senso logico che viene "dissotterrato" in seguito, quando la storia e le vicende prendono forma. E' un film tutt'altro che ambizioso, volto ad esplorare semplicemete quella fase esistenziale, l'adolescenza appunto, in cui l'uomo si rifugia in una "sfera" imperturbabile seppure continuamente scossa al suo interno: ciò è facilmente riscontrabile nell'atteggiamento impassibile del protagonista che decide di tacere il suo reato anche se interiormente il silenzio diviene insostenibile. La pellicola risulta in un certo senso spassionata, fredda, documentaristica come già detto: i fatti vengono narrati per la maggior parte superficialmente, senza un'analisi approfondita sui tormenti interiori, ad eccezione di qualche bella sequenza. Gus Van Sant realizza comunque una buona pellicola, sicuramente consigliabile!.
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venerdì 14 dicembre 2007
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bello secondo me
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bello ma pesante in alcune scene
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venerdì 14 dicembre 2007
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bello secondo me
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bello ma pesante in alcune scene
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massimiliano di fede
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giovedì 13 dicembre 2007
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i giovani visti da gus van sant
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“Sei pronto per Paranoid Park?”Ancora una volta Gus Van Sant esplora il mondo dei giovani raccontando lo stato d’animo di chi ha commesso incidentalmente un omicidio per poi scappare e, inizialmente credere di poter continuare normalmente la propria esistenza che, invece, con il passare dei minuti, delle ore, dei giorni, un lento logorio dell’anima prende il sopravvento, modificando profondamente gli aspetti relazionali. E’ un film che viene raccontato attraverso gli occhi di un giovane di Portland (città natale del regista), Alex, con la passione per lo skateboard , che si reca a Paranoid Park, un luogo dove gli skater hanno la piena libertà di volteggiare e provare le loro innumerevoli evoluzioni.
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“Sei pronto per Paranoid Park?”Ancora una volta Gus Van Sant esplora il mondo dei giovani raccontando lo stato d’animo di chi ha commesso incidentalmente un omicidio per poi scappare e, inizialmente credere di poter continuare normalmente la propria esistenza che, invece, con il passare dei minuti, delle ore, dei giorni, un lento logorio dell’anima prende il sopravvento, modificando profondamente gli aspetti relazionali. E’ un film che viene raccontato attraverso gli occhi di un giovane di Portland (città natale del regista), Alex, con la passione per lo skateboard , che si reca a Paranoid Park, un luogo dove gli skater hanno la piena libertà di volteggiare e provare le loro innumerevoli evoluzioni. Una sera, convinto da un altro skater , si reca vicino alle rotaie di una ferrovia per prendere un treno merci in corsa ma, sorpresi da un vigilante che vuole farli scendere, il giovane lo colpisce con il suo skateboard, facendolo cadere sulle rotaie laterali mentre passava un altro treno merci troncando di netto il suo corpo. Sconvolto, scappa dal luogo dell’incidente, nella speranza di poter lasciare dietro di se la tragedia. Ma qualcosa cambia nella sua vita, da cui ne scaturisce una profonda alterazione del rapporto con i suoi genitori, con la sua ragazza, con tutte le persone che lo circondano. Uno stato di apatia, che lo porta a chiudersi in se stesso, privo di qualsiasi guida da parte degli adulti, che da questa vicenda non ne escono meglio di lui. Geniale e stata l’idea del regista di riprendere gli adulti sfuocati o di spalle, come geniale anche le riprese in slow motion degli skater in azione, come i frequenti passaggi di pellicola dalla super 8 alla 35 mm.
Ottima la colonna sonora, montaggio perfetto, per un film che verrà a lungo ricordato. 4 stelle, molto vicino al capolavoro. Massimiliano Di Fede
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[+] nessuno è mai pronto per p.p.
(di kaipi)
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maryluu
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mercoledì 12 dicembre 2007
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introspezione rallentata della gioventù americana
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Film che descrive la nuova gioventù americana, frutto della frattura familiare e di valori che non esistono più. La narrazione inizia con diversi flashback che verranno analizzati in estremo dettaglio durante il corso della storia. Il tutto in maniera troppo lenta, nella convinzione di dare un'immagine introspettiva dell'animo di Alex. Il risultato? Una cadenza troppo rallentata degli eventi, dei personaggi e dei messaggi da lasciare e un'attenzione eccessiva per il mondo "skate". Molto carine le riprese fatte dalla videocamera amatoriale. Calano inconsciamente lo spettatore nella realtà. I personaggi sono poco delineati . Solo Alex è studiato e ristudiato. Ovviamente è angosciato da quello che è successo ma è di una calma impassibile.
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Film che descrive la nuova gioventù americana, frutto della frattura familiare e di valori che non esistono più. La narrazione inizia con diversi flashback che verranno analizzati in estremo dettaglio durante il corso della storia. Il tutto in maniera troppo lenta, nella convinzione di dare un'immagine introspettiva dell'animo di Alex. Il risultato? Una cadenza troppo rallentata degli eventi, dei personaggi e dei messaggi da lasciare e un'attenzione eccessiva per il mondo "skate". Molto carine le riprese fatte dalla videocamera amatoriale. Calano inconsciamente lo spettatore nella realtà. I personaggi sono poco delineati . Solo Alex è studiato e ristudiato. Ovviamente è angosciato da quello che è successo ma è di una calma impassibile. Sembra indifferente di fronte a tutto. Sembra senz'anima, uno zombie che si trascina, troppo stanco del suo peso. Si sente in un tunnel di skaters che si restringe fino a non avere via d'uscita. Vuole parlare. Si sfoga scrivendo e poi? Dov'è la giustizia americana? Quel sorvegliante è morto. Dove sono finite le indagini? Può un foglio bruciato cancellare la verità? Far cadere nella sorda indifferenza di Alex anche l'anima di un uomo? L'indagine sociale è pressocchè perfetta, la realtà ben rappresentata ma molto spesso in modo noioso. Questo fa precipitare il mio giudizio alla mediocrità. Si potevano raggiungere traguardi molto più alti vista la struttura narrativa molto interessante, a cui il regista, nell'ossessione di descrivere stati interiori umani, fa perdere quel pò di "azione" che manca e che invece ci vorrebbe.
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(di silva)
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(di maryluu)
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[+] superficialità
(di franz1789)
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rosalinda gaudiano
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mercoledì 12 dicembre 2007
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soli e solitari
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Paranoid Park
Regista indipendente, Gus Van Sant ancora una volta con “Paranoid Park” propone il suo modo di fare cinema, con un linguaggio essenziale e diretto, sempre fedele ai suoi classici canoni stilistici, caratteristici del cinema siglato Van Sant, reale nel suo sguardo sulle problematiche esistenziali di natura sociale.
Il mondo dei giovani adolescenti è quel mondo che Van Sant scruta ed osserva. Mette a nudo i vuoti affettivi, i dilemmi della solitudine, le incomprensioni identitarie, la ricerca continua nel credere in stimoli che diano senso al quotidiano.
Così Van Sant dirige “Paranoid Park”. Ispirandosi al romanzo di Blake Nelson, analizza, attraverso la figura del sedicenne Alex, il mondo malinconico e solitario degli adolescenti.
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Paranoid Park
Regista indipendente, Gus Van Sant ancora una volta con “Paranoid Park” propone il suo modo di fare cinema, con un linguaggio essenziale e diretto, sempre fedele ai suoi classici canoni stilistici, caratteristici del cinema siglato Van Sant, reale nel suo sguardo sulle problematiche esistenziali di natura sociale.
Il mondo dei giovani adolescenti è quel mondo che Van Sant scruta ed osserva. Mette a nudo i vuoti affettivi, i dilemmi della solitudine, le incomprensioni identitarie, la ricerca continua nel credere in stimoli che diano senso al quotidiano.
Così Van Sant dirige “Paranoid Park”. Ispirandosi al romanzo di Blake Nelson, analizza, attraverso la figura del sedicenne Alex, il mondo malinconico e solitario degli adolescenti. Ragazzi con problematiche più grandi di loro, impossibili da gestire da soli, per questo afflitti da una continua ricerca di qualcuno che possa ascoltare le loro richieste d’aiuto.
Alex (Gabe Nevins), è un adolescente di Portland, Oregon. Pantaloni jeans larghi, portati senza cintura, felpa con cappuccio, skateboard nella mano destra, Il ragazzo vive momenti esistenziali di forte disagio e solitudine interiore. Matrimonio dei genitori alla deriva. In assenza delle figure genitoriali, il mondo dei pari, con cui condivide la passione per lo skateboard, è il suo unico spazio di rifugio. Questo mondo giovanile si compatta appunto attraverso credenze comuni, azioni estreme, condivisione di comportamenti eccitanti ed al limite tra il pericolo ed il perverso. Alex condivide i suoi momenti con altri skateboarders, roteando sulla sua tavola in acrobazie spettacolari nel Paranoid Park, luogo frequentato da loschi individui, ma dove Alex vive una dimensione che lo sottrae al suo mondo di adolescente infelice e svogliato. Lì sperimenterà una triste e tragica esperienza come artefice involontario di una morte accidentale di un guardiano dello scalo merci, finito con il corpo tagliato in due da un treno sopraggiunto all’improvviso.
Gus Van Sant riesce a far scorrere una narrazione filmica efficiente e compiuta, avvalendosi di una scarna essenzialità di elementi comunicativi. Camera a spalla, movimenti di macchina, inquadrature con piano americano e primissimo piano, scelta alternata della messa a fuoco giocando tra l’8mm ed il 35mm, colori smorti e tetri che muoiono in azzurri opacizzati e grigi sbiaditi, scene esaltate da un ralenti spiazzante, costituiscono alcuni degli elementi che giocano nella forza comunicativa del messaggio del film. Un messaggio quasi stanco e privo di speranza, se pensiamo a richiami precedenti lanciati con “Elephant”, “ Drugstore Cowboy” e “Belli e dannati” in cui Van Sant affonda lo sguardo nel mondo malato e quasi dimenticato degli adolescenti. Quasi che loro, gli adolescenti, debbano trovare da soli il sentiero che possa ricondurli alla certezza di una rinascita interiore.
“Paranoid Park” si definisce, nella sua compitezza di film denuncia di un modo di essere del mondo adolescenziale, un capolavoro stilistico nella sua semplicità ed insieme spettacolarità di linguaggio pacato che inchioda e sconvolge, nella sottintesa ma pervasiva drammaticità, la coscienza di una società a cui ormai è sfuggito di mano il mondo edulcorato degli adolescenti.
Le musiche della colonna sonora scandiscono ad arte le scene, cristallizzandole in momenti che rasentano la perfezione poetica.
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[+] richiesta di contatto con rosalinda gaudiano
(di anonimo693812)
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(di giulia)
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massimo medina
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mercoledì 12 dicembre 2007
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paranoid park: il cinema che non giudica
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Forse Gus Van Sant è rimasto l'unico in America a credere ancora nell'importanza di indagare nel disagio adolescenziale, quel malessere che un pò tutti vogliono ignorare e che invece sta lì come un 'elefante' in salotto (ogni riferimento è casuale); quel malessere che può portarti a diventare così sensibile a tal punto da perdere sensibilità su ogni cosa, anche sulla possibilità di togliere la vita ad un altro essere umano. E' questa la trama di Paranoid Park: il sedicenne Alex commette una bravata che costa la vita ad un uomo e si troverà a fare i conti con la sua coscienza mentre un poliziotto sta cercando di stanarlo (una trama che è solo pretesto laddove lo sguardo cinematografico di Van Sant va a buttare l'occhio sulla deriva morale adolescenziale, soffocando un disperato grido d'attenzione per i ragazzi).
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Forse Gus Van Sant è rimasto l'unico in America a credere ancora nell'importanza di indagare nel disagio adolescenziale, quel malessere che un pò tutti vogliono ignorare e che invece sta lì come un 'elefante' in salotto (ogni riferimento è casuale); quel malessere che può portarti a diventare così sensibile a tal punto da perdere sensibilità su ogni cosa, anche sulla possibilità di togliere la vita ad un altro essere umano. E' questa la trama di Paranoid Park: il sedicenne Alex commette una bravata che costa la vita ad un uomo e si troverà a fare i conti con la sua coscienza mentre un poliziotto sta cercando di stanarlo (una trama che è solo pretesto laddove lo sguardo cinematografico di Van Sant va a buttare l'occhio sulla deriva morale adolescenziale, soffocando un disperato grido d'attenzione per i ragazzi). In Paranoid Park si può parlare di trama, cosa che lo distingue nettamente dai film precedenti di Van Sant, dove le ombre dell'adolescenza erano indagate quasi con pudore (Elephant) o solo evocate nella giovinezza di un rocker (Last Days); Altre differenze con il passato: un'attenzione decisamente rinnovata per musiche e suoni e per l'utilizzo delle luci. Le luci, per l'appunto, sono forse il pezzo forte del film; la scena della doccia di Alex è decisamente emblematica: due movimenti di macchina e luci che lentamente virano sul buio per poi inondare di bianco. Il regista, insomma, riesce a tradurre in immagini tutto il terremoto interiore del ragazzo. Infatti il film non segue uno sviluppo lineare ma si attiene agli sbandamenti del protagonista: per questo il montaggio e la narrazione sono frammentati e per questo il punto di vista della storia talvolta si inclina a tal punto che, pur essendo una narrazione in prima persona, sembra assumere un sguardo altrui. Sguardo che non esiste perché Gus Van Sant si guarda bene dal giudicare Alex, preferendo solo raccontare la sua storia senza eccessi da patema o autocompiacimenti autoriali. Insomma, per usare le parole del regista stesso: "è Delitto e castigo sugli skateboard". E attenzione: il mondo degli skater non è centrale ma solo marginale, è solo un'altra espressione di un branco del quale Alex vuol sentirsi parte.
Paranoid Park non è altrettanto efficiente come Elephant, ma ad ogni opera Gus Van Sant sembra maturare. Questo non significa che ogni film è meglio del precedente ma che la sua parabola sperimentale non si è mai fermata e questo gli fa onore. E il senso d'amarezza che ti impasta la bocca sui titoli di coda è qualcosa difficile da evocare in un film, è la consapevolezza che la vita di Alex è incappata in un incidente che lo sconvolge ma che resta marginale, perché prima viene lui, il suo mondo, la sua vita. Il disagio adolescenziale, appunto. Quando scendi a patti con la scoperta che non sei solo al mondo e che di questo te ne devi fare una ragione.
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[+] totalmente daccordo
(di plinius)
[ - ] totalmente daccordo
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kaipi
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martedì 11 dicembre 2007
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eroi molto imperfetti
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il film a me non è dispiaciuto. ho trovato i primi piani intensi, d'altra parte sono funzionali al racconto, avendo alex scelto di non parlare.
eppure forse qualcosa manca, forse l'eroe che ci riconcilia con la nuova generazione che fa un po' paura per la sua apatia e superficialità.
voto 6,5
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raffaele
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martedì 11 dicembre 2007
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si cade e si impara fino ad arrivare alla meta
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che cosa spettacolare finalmente un film bello sullo skate dopo lords of dogtown con tony alwa e california skate se evviva!e come sempre ringrazio gus van sant per last day il mio film preferito su kurt kobain
e per chi fa skate come me
SK8 FOR LIFE
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