danilodac
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domenica 9 agosto 2009
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la promessa dell'assassino
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Una ragazza russa muore partorendo una bambina, l’allevatrice legge il diario della defunta e cerca di rintracciare le origini della famiglia per affidarne la custodia. Conoscerà Nikolai, servo della mafia russa, e sarà travolta dal tumultuoso scorrere degli eventi tra degrado, prostituzione e criminalità.
Per il suo 16° lungometraggio, Cronenberg sceglie un’altra storia di violenza e di rimpianti dove ancora una volta è il passato a condizionare la vita di un uomo e le sue azioni. Quello che in apparenza sembra possedere la scorza di un thriller gangsteristico contiene invece in sé le caratteristiche, i significati e la profondità di una vera e propria tragedia morale.
Attraverso una scrittura di asciutta semplicità, Cronenberg dipinge la crudeltà di un microcosmo malato e corrotto, inevitabilmente contaminato dalla violenza e dall’avidità di potere.
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Una ragazza russa muore partorendo una bambina, l’allevatrice legge il diario della defunta e cerca di rintracciare le origini della famiglia per affidarne la custodia. Conoscerà Nikolai, servo della mafia russa, e sarà travolta dal tumultuoso scorrere degli eventi tra degrado, prostituzione e criminalità.
Per il suo 16° lungometraggio, Cronenberg sceglie un’altra storia di violenza e di rimpianti dove ancora una volta è il passato a condizionare la vita di un uomo e le sue azioni. Quello che in apparenza sembra possedere la scorza di un thriller gangsteristico contiene invece in sé le caratteristiche, i significati e la profondità di una vera e propria tragedia morale.
Attraverso una scrittura di asciutta semplicità, Cronenberg dipinge la crudeltà di un microcosmo malato e corrotto, inevitabilmente contaminato dalla violenza e dall’avidità di potere. A far da sfondo a questo spietato affresco vi è una Londra assente, inerme alle contraddizioni e alle malvagità della vita; è anch’essa spettatrice di quell’universo ottuso e dittatoriale che è l’emblema del lato oscuro dell’umanità, il suo legno storto.
Come in “A history of violence”, che può essere considerato il suo corrispettivo, Cronenberg effettua una radiografia dell’animo umano, analizzandone soprattutto la componente animalesca: istinto di sopravvivenza, vendetta, invidia.
Sorretto da un tono funereo e segnato da squarci di violenza improvvisa, l’ultima pellicola del grande regista canadese è anche un apologo sulla labilità e l’ambiguità della moralità umana.Tutto ciò che non c’è o meglio non viene detto nella sceneggiatura di Steve Knight si carica di un’ambivalenza significativa e misteriosa al punto che l’ignoto diventa un pregio, non un difetto.
Attraverso l’interessante teoria secondo cui gli schiavi partoriscono schiavi, Cronenberg elabora un discorso sulla virulenza del destino che contagia le sue vittime scegliendole con preferenze di sesso, classi sociali, nazionalità.
Il mondo delle persone “normali” si trova al di fuori di quello che è l’habitat “naturale” del mondo criminale: un ristorante cupo e purpureo come il sangue che lo intinge.
Il personaggio di Nikolai, nella sua rassegnata e sconsolata visione che ha del mondo, rappresenta la chiave di lettura del film: egli è sull’orlo di un abisso, in perenne oscillazione tra il bene e il male. Dopo una notevole azione benefica nei confronti di Anna e della di lei figlia adottiva, in questa pessimistica eppur non nichilista visione della realtà umana, la voce fuori campo di Tatjana pronuncia le stesse parole del folgorante incipit iniziale: “Tutti noi, in Russia, siamo nati già morti”. Il finale antiretorico, senza lieta fine né catarsi, è coerente con il resto del film e lascia spazio d’interpretazione allo spettatore.
Due le scene memorabili in cui il regista riesce a portare il suo sguardo visionario ad un livello di stregonesca abilità: la sequenza in cui Nikolai, disarmato, si trova a dover affrontare due gangster sullo sfondo di una sauna tanto onirica quanto inquietante, degna di entrare in una ideale antologia di scene d’azione e quella in cui il protagonista si trova al cospetto della cosca criminale e presta il suo giuramento all’organizzazione attraverso l’incisione dei tatuaggi; metafora di ciò che non si può dimenticare, è accaduto, accade e forse continuerà ad accadere.
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m.porcio
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mercoledì 11 marzo 2009
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un thriller ingenuo ed involontariamente comico
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Principi per una corretta critica cinematografica: obiettività, adeguato approfondimento e, sopratutto, cercare di non svelare la trama del film.
Precedenti riflessioni ospitate in questo sito hanno ampiamente trasgredito queste regole auree dalle quali, quindi, mi discosto senza remore.
Avrei voluto scrivere un comico/demenziale in cui un poliziotto inebetito e cuore d'oro si infiltra in una famiglia mafiosa che sia la parodia del padrino, con tanto di boss,un vecchio pervertito boccalone, e figlio, una checca (uso il linguaggio del doppiaggio audio con rammarico)isterica con desiderio di maternità frustrato...ma pensa l'ha già fatto Cronenberg, l'ha girato in chiave involontariamente drammatica e c'è persino tanta gente che lo reputa un bel film, incredibile!! Una sceneggiatura ridicola, una visione della mafia russa machiettistica e stereotipata all'eccesso, una piattezza narrativa disarmante, uno svolgimento programmato in cui i fatti si susseguono in un ordine predeterminato senza alcuna logica, nè metodo verso una risoluzione ingenuamente morelaggiante e fiabesca.
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Principi per una corretta critica cinematografica: obiettività, adeguato approfondimento e, sopratutto, cercare di non svelare la trama del film.
Precedenti riflessioni ospitate in questo sito hanno ampiamente trasgredito queste regole auree dalle quali, quindi, mi discosto senza remore.
Avrei voluto scrivere un comico/demenziale in cui un poliziotto inebetito e cuore d'oro si infiltra in una famiglia mafiosa che sia la parodia del padrino, con tanto di boss,un vecchio pervertito boccalone, e figlio, una checca (uso il linguaggio del doppiaggio audio con rammarico)isterica con desiderio di maternità frustrato...ma pensa l'ha già fatto Cronenberg, l'ha girato in chiave involontariamente drammatica e c'è persino tanta gente che lo reputa un bel film, incredibile!! Una sceneggiatura ridicola, una visione della mafia russa machiettistica e stereotipata all'eccesso, una piattezza narrativa disarmante, uno svolgimento programmato in cui i fatti si susseguono in un ordine predeterminato senza alcuna logica, nè metodo verso una risoluzione ingenuamente morelaggiante e fiabesca. Già è stata descritta la scena madre del bagno turco, la migliore del film, l'unica in cui il ritmo narrativo ha un impennata ed il silenzio della lotta cacella i disastri di un doppiaggio blasfemo. Ebbene: due killer imbecilli, grossi quanto tonti, cercano di ammazzare l'eroe, si recano nella sauna senza armi da fuoco, forse perchè vogliono sorprendere la vittima e non destare curiosità negli altri avventori (anche le scelte stilitische devono avere un perchè!). Invece no! i due ineffabili imbecilli fanno il loro ingresso trionfale vestiti da killer di tutto punto. Bene sono dei veri duri! Macchè! L'eroe comincia a menarne uno mentre l'altro sta a guardare basito. Sono armati di roncole affilatissime però e colpiscono il nostro superman innumerevoli volte. Costui geme, sanguina e...continua a lottare come niente fosse finchè, inevitabilmente, li uccide e si accascia spossato. Lo ritroviamo in ospedale, presumibilmente nel reparto ginecologia, considerata la presenza dell'ostetrica, nessuna sorveglianza (vabbè che è un poliziotto infiltrato, ma così la copertura si va a far benedire!) e...beh se questo è il momento clou del film immaginate il resto. Tanto moralismo d'accatto, tantissimi luoghi comuni, interpreti tutti sotto la media tranne Viggo la cui aria afflitta più che essere un espediente drammaturgico deve essere provocata dalla consapevolezza di partecipare ad una stupidissima messa in scena. Mi scuso con gli ammiratori del film e del regista, ma dopo averlo visto ho provato l'irresistibile impulso a dire la mia...tot capita tot sententiae.
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deko
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lunedì 9 marzo 2009
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grande
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Gran film.
Rovinato solo dal doppiaggio dei personaggi con un accento russo insopportabile
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(di elisabeth)
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dalomat
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domenica 25 gennaio 2009
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film potente e delicato
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Film meraviglioso.
Triller ambientato nella Londra della mafia russa.
Cast mirabolante: Viggo Mortensen eccezionale, Naomi Watts, Vincent Cassel che come al solito mi sta sul cavolo e Armin Mueller-Stahl bravissimo e molto capace nella mimica del vero boss.
Il regista David Cronenberg propone una questione morale, aborto e adozione, in chiave noire.
Fotografia buona, colori e ambientazioni meravigliosi, costumi perfetti.
La scena di Viggo Mortensen nel bagno turco vale tutto il film!
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calima
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mercoledì 21 gennaio 2009
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il calore del ghiaccio
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Scene di una violenza quasi insostenibile ma mai gratuita. Un uomo, Nikolai, abituato a mozzare le falangi ai cadaveri ma capace di prendertia al cuore quando, dopo essere stato "costretto" a stuprare una prostituta, le regala un santino come necessario riconoscimento di quel sacro che è cosciente di aver violato: quel sacro non è solo un bisogno insopprimibile, ma una presenza connaturata ad ogni anima, ad ogni corpo, perché corpo e anima non sono due entità distinte ma sono la stessa cosa, e il divino non è (solo) fuori di noi. Non è certo un caso che il nome scelto da Anna per la piccola sia Christina, come una preghiera, una richiesta di protezione. Cronemberg mostra tutta la fragilità (la nuova miracolosa vita che riesce a vincere la morte) e lo splendore del corpo umano (il magnifico Viggo Mortensen), con un realismo estremo che anziché limitarsi a rappresentare la materia riesce ad avvicinarci a ciò che le dà significato e valore.
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Scene di una violenza quasi insostenibile ma mai gratuita. Un uomo, Nikolai, abituato a mozzare le falangi ai cadaveri ma capace di prendertia al cuore quando, dopo essere stato "costretto" a stuprare una prostituta, le regala un santino come necessario riconoscimento di quel sacro che è cosciente di aver violato: quel sacro non è solo un bisogno insopprimibile, ma una presenza connaturata ad ogni anima, ad ogni corpo, perché corpo e anima non sono due entità distinte ma sono la stessa cosa, e il divino non è (solo) fuori di noi. Non è certo un caso che il nome scelto da Anna per la piccola sia Christina, come una preghiera, una richiesta di protezione. Cronemberg mostra tutta la fragilità (la nuova miracolosa vita che riesce a vincere la morte) e lo splendore del corpo umano (il magnifico Viggo Mortensen), con un realismo estremo che anziché limitarsi a rappresentare la materia riesce ad avvicinarci a ciò che le dà significato e valore. Ognuno dei personaggi ha un suo dolore con il quale convive, sia le "brave persone" (le "nice people") sia i mafiosi Russi; la coraggiosa ostetrica Anna, che "dà la vita", ha perso un bimbo; il delfino Kirill subisce la personalità distorta del padre e non riesce ad affrontare la propria impotenza se non con una rabbia cieca, totalmente irrazionale. Perché se è vero che l'unico vero mostro è quello che inizialmente appare come un nonnino buono, paradossalmente è l'umanità che unisce tutti. Umano è innanzitutto l'autista del mafioso, che riesce quasi miracolosamente a comunicare la gentilezza custodita sotto l'apparenza "glaciale" con uno sguardo, un impercettibile movimento del viso. "Glaciale" è la parola che ho visto usare più spesso per descrivere Nikolai, ma non ho mai avuto la sensazione di essere così vicina a qualcuno, di sentire il suo dolore fisico (nella terribile scena del bagno turco dove lotta completamente nudo e quindi indifeso, tradito, con due sicari vestiti di nero dalla testa ai piedi) e la sua solitudine (nella scena precedente, dove dice di essere morto quando aveva quindici anni, e di vivere da allora in un perpetuo stato di distacco). Quante cose non dette, quanti pensieri mi è sembrato di leggere dietro il suo mistero: il modo in cui distoglie lo sguardo da Anna dopo averla riaccompagnata a casa con una rassegnazione dolce, quasi senza rimpianto, l'abisso di disperazione racchiuso nel sussurro "I'm just a driver"... Quest'uomo in realtà è consapevole che il distacco è l'unico mezzo che ha a disposizione proprio per non morire, per non lasciarsi annientare non dai sentimenti di una vita "normale" che gli sono preclusi, ma dalla sua vita, che scopriremo non è quella che sembra. Nikolai sotto i tatuaggi che lo marchiano, lo vestono e sono gli ideogrammi della sua storia (che i mafiosi possono decifrare che però nessuno, nemmemo loro, conosce veramente) è luce negli occhi che splende nonostante ogni dissimulazione, carne e sangue, come me, come tutti. E le sue lacrime, solitarie appunto, silenziose, nascoste, sono così diverse, ma in fondo uguali alle mie.
Calima
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nappide
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giovedì 8 gennaio 2009
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insomma
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David e Viggo mi sono piaciuti senz'altro di più in "History of violence"...Viggo buona performance, Casselnegativo, viene proprio a noia, la Naomi fragile. Il film non è malvagio, ma da Cronenberg mi aspettavo di più sinceramente
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friz
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martedì 6 gennaio 2009
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magnifico
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signori questo è cronenbeg
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andrea
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lunedì 5 gennaio 2009
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minimalista e straordinario
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Un film potentissimo che nasconde fra le pieghe del genere una riflessione morale sull'essere umano come mai nella filmografia del regista...
Per tutti quelli che non lo hanno capito provo solo compassione: la loro educazione gretta non gli permette più di cogliere il messaggio dietro le cose..
Questi vogliono il significato sbattuto in faccia come in un sussidiario da elementari.
Fate pure...ma non è cinema quello.
Questa perla preziosa è per pochi evidentemente, quei pochi intelligenti esseri umani rimasti su questa penisola ormai abitata da cerebrati...
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sinkro
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venerdì 31 ottobre 2008
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vale la pena
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Il film scorre via piacevolmente senza troppe scene lente.
La tensione si alza fino alla fine in cui si spiega il senso del film.
Il fatto è che la storia sa di già visto (e in effetti film del genere ne hanno fatti un bel po').
Il doppiaggio è pessimo e fastidioso.
Il monoespressivo Viggo piace o non piace dipende dai gusti.
In sostanza è un altro film di Cronomberg dove non si capisce bene qual'è la storia e cosa devono fare i suoi personaggi.
Ben fatto, piacevole, consigliabile sicuramente ma niente di eccezionale.
Personalmente merita una stellina in meno di "eXistenZ" e "History of Violence".
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taddarita
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venerdì 17 ottobre 2008
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mi aspettavo di più.
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Non è il solito filmone di Cronenberg. Dignitoso tutto qui. Il doppiaggio italiano non mi è piaciuto affatto, rende i personaggi che parlano con accento russo assolutamente ridicoli.
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