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serena
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mercoledì 18 aprile 2007
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dio non ha detto di portare la sofferenza nel mond
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Antonio e Tritacarne, mi sembra fantastico tutto quanto avete scritto, ma andate troppo sul cerevrale. Cristo (Dio) non giustifica la sofferenza arrecata agli altri per amore di nessuna dottrina al mondo. Questo si chiama semplicemente sadismo.
Suggerisco quanto segue: il prof è stuffo della vita che fa e vuole mollare tutto. Bene! Questo si chiama libero arbitrio ma inchiodare i libri con i chiodi della croce vuol dire non solo distruggere il lavoro di chi ha scritto e copiato secoli fa, ma la possibilità di leggere di tutti (sono all'interno di una biblioteca). È distruggere l'amore per i libri. Inoltre, il prof ripaga l'amicizia (nel film) sincera di un amico (il prete) distruggendo con cattiveria gli oggetti e l'amicizia stessa.
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Antonio e Tritacarne, mi sembra fantastico tutto quanto avete scritto, ma andate troppo sul cerevrale. Cristo (Dio) non giustifica la sofferenza arrecata agli altri per amore di nessuna dottrina al mondo. Questo si chiama semplicemente sadismo.
Suggerisco quanto segue: il prof è stuffo della vita che fa e vuole mollare tutto. Bene! Questo si chiama libero arbitrio ma inchiodare i libri con i chiodi della croce vuol dire non solo distruggere il lavoro di chi ha scritto e copiato secoli fa, ma la possibilità di leggere di tutti (sono all'interno di una biblioteca). È distruggere l'amore per i libri. Inoltre, il prof ripaga l'amicizia (nel film) sincera di un amico (il prete) distruggendo con cattiveria gli oggetti e l'amicizia stessa. Era necessario? Dostoiewski raggionava così e tutta la letteratura maledetta per cui si diventa qualcuno soltanto attraverso il Male. Oggi mi sa non solo di stantio ma anche di moralmente condannabile. Sono stuffa di una società in cui tutto è moralmente equivalente a tutto sull'immaggine e la carta stampata. Andate a guardare la trovata odierna del Forum di Alice.it. su Cogne e poi mi raccontate!
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stefano
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mercoledì 18 aprile 2007
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dolori di pancia....
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Personali sensazioni all'uscita dalla proiezione di "Centochiodi"...
Quanto è facile "ricattare" lo spettatore con la teoria del buon selvaggio, secondo la quale l'uomo nascerebbe giusto ed integro e verrebbe inevitabilmente corrotto dalla società "civile"?
C'era bisogno -duecento anni dopo- che Olmi riciclasse Rousseau per teorizzare le nevrosi del mondo moderno a fronte dell'immutabile serenità che accompagna lo scorrere dell'esistenza contadina?
Personalmente, penso che spunti come questi -pur astrattamente nobili e condivisibili- abbiano un urgente bisogno di forme espressive che rifuggano dagli stereotipi; altrimenti si corre il serio rischio di mettere in scena l'ennesima rapprsentazione della scoperta dell'acqua calda: ooh, ma quanto è bella la vita semplice; ohh, ma quanto è prevaricatore lo stato-amministrazione; aah, quanto sono sterili i "libri" (=il pensiero) rispetto all'immediatezza del calore umano.
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Personali sensazioni all'uscita dalla proiezione di "Centochiodi"...
Quanto è facile "ricattare" lo spettatore con la teoria del buon selvaggio, secondo la quale l'uomo nascerebbe giusto ed integro e verrebbe inevitabilmente corrotto dalla società "civile"?
C'era bisogno -duecento anni dopo- che Olmi riciclasse Rousseau per teorizzare le nevrosi del mondo moderno a fronte dell'immutabile serenità che accompagna lo scorrere dell'esistenza contadina?
Personalmente, penso che spunti come questi -pur astrattamente nobili e condivisibili- abbiano un urgente bisogno di forme espressive che rifuggano dagli stereotipi; altrimenti si corre il serio rischio di mettere in scena l'ennesima rapprsentazione della scoperta dell'acqua calda: ooh, ma quanto è bella la vita semplice; ohh, ma quanto è prevaricatore lo stato-amministrazione; aah, quanto sono sterili i "libri" (=il pensiero) rispetto all'immediatezza del calore umano......
Ho come l'impressione che Centochiodi sia una tesi di film e non un film.... mi sembra che sceneggiatore e regista abbiano perso (o forse rifuggito) tutte le innumerevoli occasioni offerte dai temi (solo) sollevati dal film per dire qualcosa di personale, di sentito..., qualcosa che fosse in grado di andare al cuore; di trasmettere/suggerire sensazioni ed emozioni, anziché di ripetere ossessivamente la lezioncina sull'elogio della semplicità, espressa- per soprannumero- con modalità didascaliche francamente pedanti, oltre che stucchevoli nella loro mortificante superficialità (per tutti, riascoltare l'inverecondo dialogo svoltosi nel carcere tra il protagonista ed il religioso, profondo amante dei libri.....).
Non mi permetto di esprimere giudizi sul valore delle tesi prospettate da Centochiodi; troppo personali e profondi sono i temi del rapporto col trascendente, della finitezza del sapere umano e dell'indissolubilità del legame tra l'uomo e la natura (ed i suoi simili) per poter essere smossi dalla faccia bellissima e fessa (nel senso di priva di espressione) di Raz Degan che ci dice -in un orrendo doppiaggio da soap opera- che una tazza di caffè con un amico (il Maresciallo dei carabinieri conosciuto un minuto prima...) vale più della conoscenza....
scusate per la bile.
P.S. forse la presenza di ATTORI nel cast può aiutare la trasmissione del messaggio del regista, a maggior ragione se problematico per la densità di significati sottesi (non credo che Feltrinelli abbia mai commissionato la scrittura di un saggio su Dante a Fedro del Grande Fratello....)
P.P.S. ma perche il cinema italiano CONTEMPORANEO non riesce più(a parte rarissime eccezioni) a liberarsi dagli stereotipi e, soprattutto, perché crea macchiette anzichè personaggi?????
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serena
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martedì 17 aprile 2007
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se ci fosse il contatto sarebbe bello!
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Il film di Olmi ha delle belle atmosfere, una bella foto, bei volti contadini, bei fiumi italiani e un certo fascino e ingenuità che lasciano dentro un po' di serenità. Tuttavia, l'addio del protagonista al ruolo professionale ha ben poca originalità: il cinema e la letteratura sono pieni di ex intellettuali on the road (anche più motiviati di questo)...
Ma alla ricerca di che cosa va il nostro, in questo caso? Questa è la storia di una specie di "ragazzo bolla", che vorrebbe forse stare nel mondo e intavolare dei rapporti con gli altri? Oppure è uno che ama risvegliare le emozioni altrui (nelle donne e nei cuori "semplici") ma non riesce a viverle in proprio sino in fondo? Per me è il simbolo del distacco e dell'inutilità.
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Il film di Olmi ha delle belle atmosfere, una bella foto, bei volti contadini, bei fiumi italiani e un certo fascino e ingenuità che lasciano dentro un po' di serenità. Tuttavia, l'addio del protagonista al ruolo professionale ha ben poca originalità: il cinema e la letteratura sono pieni di ex intellettuali on the road (anche più motiviati di questo)...
Ma alla ricerca di che cosa va il nostro, in questo caso? Questa è la storia di una specie di "ragazzo bolla", che vorrebbe forse stare nel mondo e intavolare dei rapporti con gli altri? Oppure è uno che ama risvegliare le emozioni altrui (nelle donne e nei cuori "semplici") ma non riesce a viverle in proprio sino in fondo? Per me è il simbolo del distacco e dell'inutilità. Lambisce le spiagge come il fiume, e nient'altro.
Critico invece i 100 chiodi perché sono assolutamente superflui: la profanazione dell'amicizia è ben triste, ma la profanazione dei libri, in una società dell'immagine come la nostra, è una stupida istigazione a delinquere. Oppure Olmi voleva soltanto rammentarci i talebani quando hanno distrutto le loro statue di Budda?
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aleb.
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martedì 17 aprile 2007
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straordinario.
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Premetto di aver visto quasi tutti i film di Olmi, nonostante abbia 25anni e a volte, i film del Maestro sono pesanti. Ho trovato poetica l'immagine del Pò. Un posto così vicino (per chi vive al nord) e così sconosciuto (sempre per chi vive al nord). Ho trovato alcune scene nostalgiche, è stata una delle poche volte che ho visto un'intera sala completamente silenziosa e attenta durante tutta la visione del film. Un film che lascia un pò di amarezza per chi credeva di aver capito di che pasta era fatto, e aggiunge confusione a chi è già confuso di suo.
In risposta a tante critiche che leggo qui, francamente alcuni fanno pena. Ora, credo che nel momento in cui uno decida di andare a vedere un film debba entrare in sala completamente svuotato, senza troppi pregiudizi e troppi occhi pronti ad analizzare il film.
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Premetto di aver visto quasi tutti i film di Olmi, nonostante abbia 25anni e a volte, i film del Maestro sono pesanti. Ho trovato poetica l'immagine del Pò. Un posto così vicino (per chi vive al nord) e così sconosciuto (sempre per chi vive al nord). Ho trovato alcune scene nostalgiche, è stata una delle poche volte che ho visto un'intera sala completamente silenziosa e attenta durante tutta la visione del film. Un film che lascia un pò di amarezza per chi credeva di aver capito di che pasta era fatto, e aggiunge confusione a chi è già confuso di suo.
In risposta a tante critiche che leggo qui, francamente alcuni fanno pena. Ora, credo che nel momento in cui uno decida di andare a vedere un film debba entrare in sala completamente svuotato, senza troppi pregiudizi e troppi occhi pronti ad analizzare il film. Ciò che conta è la sensazione che il film suscita a primo acchito, nell'immediata accensione delle luci della sala. Le analisi che avete fatto sono da chirurghi del cinema italiano che, già prima che il film inizi sanno che critiche dover fare, dove andare a parare, in che modo dosare le parole al fine di apparire critici esperti. Ma state tranquilli, godetevi il film, cogliete l'essenza del film, Olmi ha lanciato un sacco di provocazioni, coglietene qualcuna e cercate di analizzarle sulla vostra persona, il Maestro in questo ha osato troppo, se siete sempre così certi di quello che dite prendete spunti dal film e fateli aderire alla vostra persona. Cosa ne esce? Provate e poi ditemi. Grazie...e siate sereni quando andate al cinema!!!!
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hero
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martedì 17 aprile 2007
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magnifica la "parafrasi" di olmi.
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E' tornato il Salvatore.Ma, questa volta, non per redimere l'uomo dal peccato originale, ma perchè lo vede irretito, plagiato,intristito nella intricata e paralizzante costruzione che lui stesso ha creato: la Cultura come istituzione che non lo accetta e lo crocefigge.
Il brigadiere Pilato però ha percepito il significato sovversivo e liberatorio, della crocefissione dei preziosi Libri fatta dal giovane neo Salvatore di Olmi. Magnifico il pudore,la titubanza con i quali il brigadiere confessa di non aver mai letto un Libro ma di sentirsi, ciò nonostante, abbastanza contento di sè e del modo in cui si è INVENTATO la vita.
Rimagono i semplici frequentatori del grande fiume a vegliare per attendere il giovane e festeggiarlo, perchè egli può tornare quando meno lo si aspetta.
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dudola
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lunedì 16 aprile 2007
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il caffè con un amico
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Doppiaggio/recitazione apparte centochiodi mi è sembrato un buon film.
Più che altro per il fatto che contiene un messaggio ben preciso, che non è poco. Chi ha criticato i dialoghi surreali e semplicistici forse dimentica il senso della storia e sopratutto il fatto che proprio la storia, di per sè, non pretende di essere realistica. è vero, questo non è un film perfetto, ma è genuino e nella sua imperfezione riesce cmq ad esprimere il concetto per cui è stato creato. Concetto che viene riassunto, in maniera appena forzata, nella frase, ormai sentita ovunque, del caffè con un amico che vale più di tutti i libri del mondo. Che il film non voglia essere un attacco alla cultura in sè per sè si sa.
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Doppiaggio/recitazione apparte centochiodi mi è sembrato un buon film.
Più che altro per il fatto che contiene un messaggio ben preciso, che non è poco. Chi ha criticato i dialoghi surreali e semplicistici forse dimentica il senso della storia e sopratutto il fatto che proprio la storia, di per sè, non pretende di essere realistica. è vero, questo non è un film perfetto, ma è genuino e nella sua imperfezione riesce cmq ad esprimere il concetto per cui è stato creato. Concetto che viene riassunto, in maniera appena forzata, nella frase, ormai sentita ovunque, del caffè con un amico che vale più di tutti i libri del mondo. Che il film non voglia essere un attacco alla cultura in sè per sè si sa. Qualcuno, in un commento precedente, ha sottolineato il fatto che per arrivare ad elaborare un pensiero del genere serve aver prima sperimentato cosa sia la cultura e in ciò vedeva un paradosso. A mio parere questo paradosso non esiste perchè il messaggio del film è rivolto ad un pubblico di nicchia che di cultura ne ha vista e ne possiede tanta e che probabilmete è andato al cinema a vedere questo film appositamente per trovare nuova cultura. Cioè quello che voglio dire è che il messaggio secondo me non era "la vita da ignoranti è uguale se non meglio" ma piuttosto "attenzione, la cultura non è tutto e sopratutto non è scissa dalla vita reale, perchè è da essa che deriva ed è sempre ad essa che bisogna fare riferimento". L'unica cosa che ho trovato davvero fuori luogo è il dialogo tra il prete e il professore dopo il fermo in polizia. Mi è sembrato poco sviluppato e facilmente fraintendibile.
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ale
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lunedì 16 aprile 2007
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disastro
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Film falsamente poetico e privo di profondità intellettuale. Si presenta con delle frasi di apertura (le religioni non hanno mai migliorato il mondo) come a voler fare una (ritengo giusta) polemica sulle religioni e sulla cultura. In questo senso incurosisce, ma probabilmente il regista ha fatto il passo più lungo della gamba dato che non ha minimamente saputo come affrontare questo enorme argomento. In tutto il film ci sono solo due frasi che meritano (quella del caffè... e quella di Dio che deve render conto...) che sono cmq già dette e ridette. Il film ha degli attori ridicoli (forse curiosamente si salva solo Degan) e la storia risulta monotona, lenta e piatta. Una sceneggiatura del genere penso sia in grado di scriverla anche un bambino delle medie.
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Film falsamente poetico e privo di profondità intellettuale. Si presenta con delle frasi di apertura (le religioni non hanno mai migliorato il mondo) come a voler fare una (ritengo giusta) polemica sulle religioni e sulla cultura. In questo senso incurosisce, ma probabilmente il regista ha fatto il passo più lungo della gamba dato che non ha minimamente saputo come affrontare questo enorme argomento. In tutto il film ci sono solo due frasi che meritano (quella del caffè... e quella di Dio che deve render conto...) che sono cmq già dette e ridette. Il film ha degli attori ridicoli (forse curiosamente si salva solo Degan) e la storia risulta monotona, lenta e piatta. Una sceneggiatura del genere penso sia in grado di scriverla anche un bambino delle medie.
Ale.
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tritacarne automatico
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domenica 15 aprile 2007
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...
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credo che sappiate che "se schiacciate" sulla recensione anche se non c'è scritto continua la potete vedere tutta. (schiacciate sul titolo in blu). Dico questo perché mi interessano i vostri commenti alla mia ultima recensione di questo film del 15/4
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tritacarne automatico
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domenica 15 aprile 2007
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Senza voler tentare di elevarmi alla cattedra di "criticone", vorrei fare alcune semplici puntualizzazioni. Innanzitutto si critica al Maestro Olmi una serie di "errori", quali: la carta di credito illimitata, la Bmw, il portatile Dell; ebbene credo che tutto questo rientri nella rappresentazione di un Cristo materiale e quotidiano, quasi "sporco", tecnologizzato e soprendente (riguardo alle mere possibilità reali, Raz Degan interpreta un professore il cui nuovo libro, viene chiaramente esplicitato, è attesissimo nella comunità intellettuale, di conseguenza è un docente stimato a livello nazionale e forse internazionale). Riguardo invece al "nocciolo" del film (o meglio, "ai noccioli" in quanto Olmi dissemina di spunti per la riflessione la pellicola) egli non critica NE' i libri NE' la cultura NE' i vangeli.
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Senza voler tentare di elevarmi alla cattedra di "criticone", vorrei fare alcune semplici puntualizzazioni. Innanzitutto si critica al Maestro Olmi una serie di "errori", quali: la carta di credito illimitata, la Bmw, il portatile Dell; ebbene credo che tutto questo rientri nella rappresentazione di un Cristo materiale e quotidiano, quasi "sporco", tecnologizzato e soprendente (riguardo alle mere possibilità reali, Raz Degan interpreta un professore il cui nuovo libro, viene chiaramente esplicitato, è attesissimo nella comunità intellettuale, di conseguenza è un docente stimato a livello nazionale e forse internazionale). Riguardo invece al "nocciolo" del film (o meglio, "ai noccioli" in quanto Olmi dissemina di spunti per la riflessione la pellicola) egli non critica NE' i libri NE' la cultura NE' i vangeli. Egli sferra un attacco lucido e cinematograficamente perfetto, tremendamente calcolato (perfino i doppiaggi rappresentano una scelta d'ampi orizzonti cinematografici, capace di quell'"andare oltre" tipica del Genio) alla cultura come strumento di potere, alla cultura e alla religione inerme: arroccata solo sui libri ed incapace di applicare essi nella vita comune e quotidiana. E' un atto di fede profonda, di fede viva, fervida! Leggeteli e usateli i libri! Non lasciateli a prendere polvere! Attivateli! Prego, lasciare Commenti.
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francesca
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domenica 15 aprile 2007
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un disastro!!!
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Un disastro, nel messaggio quanto nel risultato puramente estetico.
Il film è pieno di luoghi comuni e dettagli che non tornano, dalla ricchezza del protagonista (ma olmi sa quanto prende un giovane ricercatore?!!!) all’aereo che dovrebbe portare la studentessa in india (piccolissimo, se arriva in Turchia siamo fortunati!), passando per la carta di credito illimitata fino alla figura del questore, dolce e mite come un agnellino (con il quale, fra l’altro, Olmi tradisce il riferimento stesso su cui gioca l’intero film)!!!
Molte comparse sono inguardabili (vedi le scene iniziali, in confronto “carabinieri” sembra un capolavoro di recitazione).
Inutilmente lento, procede a strappi e non riserva la benché minima sorpresa.
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Un disastro, nel messaggio quanto nel risultato puramente estetico.
Il film è pieno di luoghi comuni e dettagli che non tornano, dalla ricchezza del protagonista (ma olmi sa quanto prende un giovane ricercatore?!!!) all’aereo che dovrebbe portare la studentessa in india (piccolissimo, se arriva in Turchia siamo fortunati!), passando per la carta di credito illimitata fino alla figura del questore, dolce e mite come un agnellino (con il quale, fra l’altro, Olmi tradisce il riferimento stesso su cui gioca l’intero film)!!!
Molte comparse sono inguardabili (vedi le scene iniziali, in confronto “carabinieri” sembra un capolavoro di recitazione).
Inutilmente lento, procede a strappi e non riserva la benché minima sorpresa.
una delusione infinita!!!
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