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rita nazzaro
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venerdì 6 aprile 2007
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pura poesia
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pura poesia, cimena con la C maiuscola. posso solo dire grazie per averci fatto provare, subito dopo la visione del film e ancora oggi e certamente ogni volta che col pensiero vi torneremo, un raro piacere per la bellezza delle immagini (luoghi e persone) e per il senso profondo ma mai angosciante dei dialoghi e dell'atmosfera. Olmi usa simboli e significati in maniera così garbata che si potrebbe non essere d'accordo su certi passaggi ma li si accetta come altrettanto garbati stimoli per riflessioni. Non ho finito di leggere Morte a credito di Celine perchè avevo intuito come sarebbe finita la storia, non potevo accettare la distruzione di una biblioteca (o anche di un solo libro), ho sempre usato l'espressione "adoro leggere".
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pura poesia, cimena con la C maiuscola. posso solo dire grazie per averci fatto provare, subito dopo la visione del film e ancora oggi e certamente ogni volta che col pensiero vi torneremo, un raro piacere per la bellezza delle immagini (luoghi e persone) e per il senso profondo ma mai angosciante dei dialoghi e dell'atmosfera. Olmi usa simboli e significati in maniera così garbata che si potrebbe non essere d'accordo su certi passaggi ma li si accetta come altrettanto garbati stimoli per riflessioni. Non ho finito di leggere Morte a credito di Celine perchè avevo intuito come sarebbe finita la storia, non potevo accettare la distruzione di una biblioteca (o anche di un solo libro), ho sempre usato l'espressione "adoro leggere". in Centochiodi sin dall'inizio i libri crocefissi non mi sono sembrati un sacrilegio ma la inevitabile conseguenza delle estremizzazioni che operiamo, con fatti e con parole, al nostro essere. e ho visto il cristo morale più "possibile" tra tutti quelli che ho visto al cinema,un cristo paragonabile solo a quello del Caravaggio che è a londra. come chiamare attori o interpreti tutti i volti e i corpi che vediamo nel film? credo siano stati semplicemente se stessi, senza bisogno di fingere di essere se stessi. altra grande lezione nella magistrale lezione che è il film. degan di insospettabile bravura e di confermata bellezza. grazie ancora
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elisa
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venerdì 6 aprile 2007
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a zazzo
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La recensione è un commento ragionato e motivato,per quanto soggettivo,infatti le opinioni sono discordi.L'ho riscritta perchè c'erano errori ortografici ed era così contenutisticamente perfetta,a mio parere,da meritare la veste migliore.Ho preso spunto da chi mi ha preceduto ma ciò mi ha aiutato a esporre in modo sintetico e compatto quello che avrei detto in altro modo.
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elisa
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venerdì 6 aprile 2007
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non è per tutti,specie per gli ignoranti
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Mi spiace sparare sulla croce rossa ma non si può tacere di fronte a tanta ottusità.Quello che lei non ha capito è che il protagonista abbandona la cultura dei libri che nel corso degli anni,ben spesi fino alla consapevolezza del contrario,lo ha forgiato,per qualcosa di più grande,il contatto umano.Non è un semidio ma un uomo che ha interpretato anche le Sacre Scritture (conosce le religioni e sottolineo religioni),ha meditato e ha scelto di staccarsene immergendosi nella natura come un novello Robinson Crusoe.Si accampa alla meno peggio,interagisce mam mano con la popolazione locale che genuinamente,spontaneamente,lo accoglie e lo interpella atratta inizialmente dalla novità ma pian piano dal carisma,dalla tranquillità,dalla cultura di quest'uomo misterioso che sa raccontare la parabola del figlio a chi vivendo una separazione forzata senza pontificare da un pulpito e che più in generale ha una visione distaccata di ciò che lo circonda ma nello stesso tempo intima,essenziale,"mistica".
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Mi spiace sparare sulla croce rossa ma non si può tacere di fronte a tanta ottusità.Quello che lei non ha capito è che il protagonista abbandona la cultura dei libri che nel corso degli anni,ben spesi fino alla consapevolezza del contrario,lo ha forgiato,per qualcosa di più grande,il contatto umano.Non è un semidio ma un uomo che ha interpretato anche le Sacre Scritture (conosce le religioni e sottolineo religioni),ha meditato e ha scelto di staccarsene immergendosi nella natura come un novello Robinson Crusoe.Si accampa alla meno peggio,interagisce mam mano con la popolazione locale che genuinamente,spontaneamente,lo accoglie e lo interpella atratta inizialmente dalla novità ma pian piano dal carisma,dalla tranquillità,dalla cultura di quest'uomo misterioso che sa raccontare la parabola del figlio a chi vivendo una separazione forzata senza pontificare da un pulpito e che più in generale ha una visione distaccata di ciò che lo circonda ma nello stesso tempo intima,essenziale,"mistica".A proposito Degan ha piena padronanza di sè, del suo corpo, della sua gestualità,si muove con grazia,misura,il suo sguardo è limpido,espressivo,variamente sfaccettato,nonostante l'ottimo lavoro di Giannini ti prende la vogliia di sentire il suo timbro proprio perchè c'è il tutto il resto.Non ci sono caricature ma idee estreme ma possibili,capisco che il pubblico sia poco abituato a sentirle esprimere dal momento che spopola Scamarcio e le storielle trash o semplicemente pseudo adolescenziali conquistano milioni di euro.Vergogna!
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katua
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venerdì 6 aprile 2007
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controproducente
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Un film imbarazzante. Sorprende che un bravo regista come Olmi abbia confezionato una favoletta così traballante e melensa, con personaggi e narrazione sviluppati in modo così rozzo da risultare inverosimili anche per gli standard dei cartoni animati.
Non funziona niente: il protagonista si esprime esclusivamente per frasi fatte, talmente retoriche da sfiorare il ridicolo; gli abitanti del villaggio sembrano spietate parodie dei contadini dell'Albero degli Zoccoli; il monsignore bibliofilo è la caricatura dei monaci deformi del Nome della Rosa. La parte migliore del film sono le sequenze prive di dialoghi (belle le inquadrature del Po), ma solo perché non appena i personaggi aprono bocca ci si sente immediatamente catapultati a una specie di lezione di catechismo delle elementari.
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Un film imbarazzante. Sorprende che un bravo regista come Olmi abbia confezionato una favoletta così traballante e melensa, con personaggi e narrazione sviluppati in modo così rozzo da risultare inverosimili anche per gli standard dei cartoni animati.
Non funziona niente: il protagonista si esprime esclusivamente per frasi fatte, talmente retoriche da sfiorare il ridicolo; gli abitanti del villaggio sembrano spietate parodie dei contadini dell'Albero degli Zoccoli; il monsignore bibliofilo è la caricatura dei monaci deformi del Nome della Rosa. La parte migliore del film sono le sequenze prive di dialoghi (belle le inquadrature del Po), ma solo perché non appena i personaggi aprono bocca ci si sente immediatamente catapultati a una specie di lezione di catechismo delle elementari.
Centochiodi è uno di quei casi cinematografici incresciosi in cui la realizzazione del film è talmente maldestra da risultare controproducente ai fini del messaggio o dell'idea che il regista (stando alle interviste) intendeva trasmettere. Distaccarsi da una falsa cultura vuota e arida e aprirsi alla semplicità delle relazioni con gli altri è un proposito senz'altro positivo. Ma perché rappresentare le relazioni in questione in modo così retorico, irreale e didascalico? Perché inventarsi questo paesino da fiaba, i cui abitanti sembrano aspettare da sempre l'ex-professore ed esistere soltanto per accoglierlo con sorrisi e bicchieri di vino? E perché mettere in bocca al protagonista quelle sentenze pesanti come palle di cannone, che finiscono per farlo apparire molto più fanatico e perentorio del suo antagonista in abito talare?
Il risultato di tutto ciò è precisamente l'opposto dell'intenzione del regista: una rappresentazione così fasulla e inverosimile dei rapporti umani "veri" finisce cioè per suscitare cinismo e sarcasmo. "Sarebbe bello mollare tutto e andarsene tra i vecchietti che ballano il liscio; peccato che non esistono".
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tritacarne automatico
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giovedì 5 aprile 2007
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monolitico olmi
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L'ultimo grande Olmi narrativo è "Centochiodi", un capolavoro. Un attacco lucido e artisticamente perfetto alla cultura vuota, alla cultura del potere, alla dottrina inerme...sono mille e più gli stimoli disseminati per i 90' di proiezione. Con quello stile a cui ormai il Poeta Solitario ci ha abituato, quel marchio di fabbrica che in questo film "condensa un esistenza". Ed ecco allora il Cristo delle strade, il Cristo povero...ma non solo, c'è quello stacco, quella marcia in più del genio cinematografico...è tutto perfetto, tutto tremendamente calcolato, perfino i doppiaggi tanto criticati, risultano infine la scelta più azzeccata...
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frate giancarlo
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mercoledì 4 aprile 2007
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cinquestelle
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Ho visto il film ieri sera. La prima volta che vedo la coda per entrare in un cinema, per vedere per di più un film di Olmi che come sempre va al di là delle mode. un film bellissimo. pieno di emozione. difficile, scomodo, a volte scostante eppure così vero. tanta simbologia: la nave sul po è il paradiso? i discepoli così piccoli (nel senso evangelico del termine) che spiazzano per la loro forza. Il minus habens che dice di conoscere quell'uomo. il contrario di Pietro che rinnega. l'unico che vede il risorto è un bambino su cui il primo piano indugia a lungo: se non ritornerete come bambini...
la Maddalena quasi una nuova Mouchette bernanosiana. Insomma tornerò a vederlo. Grazie per questo testamento.
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Ho visto il film ieri sera. La prima volta che vedo la coda per entrare in un cinema, per vedere per di più un film di Olmi che come sempre va al di là delle mode. un film bellissimo. pieno di emozione. difficile, scomodo, a volte scostante eppure così vero. tanta simbologia: la nave sul po è il paradiso? i discepoli così piccoli (nel senso evangelico del termine) che spiazzano per la loro forza. Il minus habens che dice di conoscere quell'uomo. il contrario di Pietro che rinnega. l'unico che vede il risorto è un bambino su cui il primo piano indugia a lungo: se non ritornerete come bambini...
la Maddalena quasi una nuova Mouchette bernanosiana. Insomma tornerò a vederlo. Grazie per questo testamento.
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armando
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mercoledì 4 aprile 2007
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ermanno olmi nel suo ultimo racconto
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La storia che Olmi racconta è gradevole se colta nella sua genuina ingenuità, senza lenti ideologiche e stiramenti partigiani. Una favola semplice, un ritorno alla natura splendidamente rappresentata dal grande fiume, una presa di contatto con la realtà dopo chissà quante distorsioni prodotte dalla intermediazione della parola scritta. La parola torna ad essere quella stringata, secca e a volte quasi violenta nella sua espressività carnale, di una umanità dalla mente non corrotta dagli stereotipi culturali e dalla società burocratica. Il protagonista viaggia tra due mondi che si contattano solo attraverso i messi portatori del potere della burocrazia e il fastidioso e minaccioso stridore dei mezzi meccanici.
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La storia che Olmi racconta è gradevole se colta nella sua genuina ingenuità, senza lenti ideologiche e stiramenti partigiani. Una favola semplice, un ritorno alla natura splendidamente rappresentata dal grande fiume, una presa di contatto con la realtà dopo chissà quante distorsioni prodotte dalla intermediazione della parola scritta. La parola torna ad essere quella stringata, secca e a volte quasi violenta nella sua espressività carnale, di una umanità dalla mente non corrotta dagli stereotipi culturali e dalla società burocratica. Il protagonista viaggia tra due mondi che si contattano solo attraverso i messi portatori del potere della burocrazia e il fastidioso e minaccioso stridore dei mezzi meccanici. Ma chi può comprendere questo mondo senza che la storia assuma essa stessa il ruolo di quei libri inchiodati al pavimento? A mio parere solo chi ne ha fatto diretta esperienza e ha parlato come quella umanità, ha parlato con quelle donne e quegli uomini, ha passato qualche ora della sua vita a assaporare, silente, gli umori,i suoni l'abbraccio di una natura non manipolata.
Le immagini del film, la musica, la recitazione invogliano all'ascolto e, forse, a tornare all'idillio descritto dal regista o per alcuni ad affacciarsi ad esso per la prima volta. In fondo Olmi questo film lo ha fatto per se stesso, a chiusura di una esperienza di vita personale; per questo dice che non ne farà altri
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indiana jones
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martedì 3 aprile 2007
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un ultimo grande film per un grande regista
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L'ultimo film di Ermanno Olmi è secondo poesia fatta con le immagini al posto delle parole.
All'interno del film vediamo svilluppato in modo egregio ,senza le solite banalità, un percorso di vita strettamente collegato in questo caso anche al tema religioso.
La cristianità del personaggio,interpretato da un bravo Raz Degan, non vuole essere in contrapposizione con la chiesa di oggi ma punta invece a promuovere il vero valore di un cristiano che si definisce tale cioè la testimonianza.
L'ambinte in cui si svolge la parte centrale del film cioè una comunità di anziani è molto "familiare", tutti sono vissuti sempre lì e non vogliono lasciare alle ruspe quelle rive del Po, riprese benissimo dal regista che in alcuni fotogrammi ci regala veri e propri dipinti paesaggistici.
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L'ultimo film di Ermanno Olmi è secondo poesia fatta con le immagini al posto delle parole.
All'interno del film vediamo svilluppato in modo egregio ,senza le solite banalità, un percorso di vita strettamente collegato in questo caso anche al tema religioso.
La cristianità del personaggio,interpretato da un bravo Raz Degan, non vuole essere in contrapposizione con la chiesa di oggi ma punta invece a promuovere il vero valore di un cristiano che si definisce tale cioè la testimonianza.
L'ambinte in cui si svolge la parte centrale del film cioè una comunità di anziani è molto "familiare", tutti sono vissuti sempre lì e non vogliono lasciare alle ruspe quelle rive del Po, riprese benissimo dal regista che in alcuni fotogrammi ci regala veri e propri dipinti paesaggistici.
In conclusione dopo 48 anni di grande lavoro è necessario fare un grande ringraziamento a Olmi che con la sua sensibilità artistica ha scritto sicuramente pagine fondamentali nella grande storia del cinema italiano.
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tano
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lunedì 2 aprile 2007
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bmw, la macchina di gesù
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Il Messia Raz Degan crocifigge i libri del prete, poi ci legge parole di denuncia contro il "profitto" dal suo fiammante portatile Dell. Quindi fugge dalla civiltà, si disfa della sua fiammante BMW e si rifugia in un idillio padano, tra le persone "semplici e vere" di un improbabile borgo fluviale. C'è il matto, che naturalmente è più saggio dei savi, la maestra-poetessa che compone versi seduta sull'erba, la procace panettiera in motorino... Tutti lo accolgono a braccia aperte e lo aiutano a restaurare il rudere in cui si installa (indisturbato) abusivamente. Tra fisarmoniche, serate di liscio e bicchieri di vino, il Messia ritrova sé stesso e scopre la vera sapienza: non quella dei libri, ma quella dei semplici.
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Il Messia Raz Degan crocifigge i libri del prete, poi ci legge parole di denuncia contro il "profitto" dal suo fiammante portatile Dell. Quindi fugge dalla civiltà, si disfa della sua fiammante BMW e si rifugia in un idillio padano, tra le persone "semplici e vere" di un improbabile borgo fluviale. C'è il matto, che naturalmente è più saggio dei savi, la maestra-poetessa che compone versi seduta sull'erba, la procace panettiera in motorino... Tutti lo accolgono a braccia aperte e lo aiutano a restaurare il rudere in cui si installa (indisturbato) abusivamente. Tra fisarmoniche, serate di liscio e bicchieri di vino, il Messia ritrova sé stesso e scopre la vera sapienza: non quella dei libri, ma quella dei semplici. Finché il suo Ponzio Pilato in divisa da carabiniere lo coglie nel suo Getsemani al Lambrusco per condurlo verso l'inevitabile resa dei conti.
Durante il film, la noia è rotta a tratti solo dal crescente imbarazzo, che raggiunge il culmine nell'epico scontro tra il Messia in BMW e il decrepito prelato innamorato dei suooi libri. A quel punto, schierarsi con il prete e i suoi libri diventa inevitabile. Pochi preti e pochissimi libri riescono a essere banali quanto il messaggio del Messia di Olmi.
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(di peppe)
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lanacaprina
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lunedì 2 aprile 2007
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olmi si è scordato come si fa un film...
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Film testamento di Ermanno Olmi... nel senso che il regista mette la pietra tombale sul buon cinema! Un improbabile Raz Degan, inespressivo e doppiato in maniera imbarazzante, nei panni di un professore universitario di filosofia (i suoi bicipiti mostrano con evidenza gli anni passati sui libri!) che, afferrata la "verità della vita", compie un gesto eclatante e abbandona i suoi studi e tutti i suoi averi (tranne carta di credito con oltre 25.000 euro, computer portatile dalla batteria infinita e vestiti miracolosamente sempre puliti) per rifugiarsi in una capanna sulle rive del Po.
Dialoghi ridicoli e didascalici, inquadrature in cui sembra di sentire il ciack del regista, stereotipi allucinanti (dal vecchio monsignore semi-cieco ma ossessionato dai libri preso in prestito da Il nome della rosa, a personaggi vestiti sempre uguali che compaiono dal nulla pronti a dire una battuta della quale non si sentiva proprio il bisogno.
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Film testamento di Ermanno Olmi... nel senso che il regista mette la pietra tombale sul buon cinema! Un improbabile Raz Degan, inespressivo e doppiato in maniera imbarazzante, nei panni di un professore universitario di filosofia (i suoi bicipiti mostrano con evidenza gli anni passati sui libri!) che, afferrata la "verità della vita", compie un gesto eclatante e abbandona i suoi studi e tutti i suoi averi (tranne carta di credito con oltre 25.000 euro, computer portatile dalla batteria infinita e vestiti miracolosamente sempre puliti) per rifugiarsi in una capanna sulle rive del Po.
Dialoghi ridicoli e didascalici, inquadrature in cui sembra di sentire il ciack del regista, stereotipi allucinanti (dal vecchio monsignore semi-cieco ma ossessionato dai libri preso in prestito da Il nome della rosa, a personaggi vestiti sempre uguali che compaiono dal nulla pronti a dire una battuta della quale non si sentiva proprio il bisogno...).
Un film brutto che cerca di imboccare lo spettatore con frasi di una banalità sconcertante, da parrocchia di periferia. Su tutte, forse, vince la scena in cui il
maresciallo dei carabinieri interroga, come sostituto del magistrato!!, il degan-cristo chiedendo: "Fa parte di qualche organizzazione sovversiva o terroristica?"
Degan: "Sì, del corpo insegnante!" Mar: "Ma non è un'organizzazione terroristica!" Deg:"A volte lo è!"
...difficile rimanere seduti sulla poltrona e non distruggere il cinema!
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