nicola
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martedì 16 gennaio 2007
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colorato
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mi è piaciuto, ci sono altri filmi di un vuoto e di un disastro unico.
nicola
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camilla
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venerdì 5 gennaio 2007
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il “volver” di almodovar
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Amare il cinema di Almodovar significa innanzitutto amare il suo mondo. Al di la delle intrigate storie narrate è l’universo quasi sempre tutto al femminile il vero protagonista dell’estro artistico del regista.
Volver si annucia subito popolato da improbabili madri, donne al bivio, prostitute, tutte contraddistinte da infinite debolezze e ardori impulsivi, ma parallelamente dotate di profonda umanità e infinita grazia, istintivamente preposte al bene.
Nell’universo coeso di madri-figlie-madri di Almodovar regna un clima di solidarietà innata, e gli uomini, portatori sani di disgregazione, non possono che rimanere appiattiti sullo sfondo, sfocati, beceri, colpevoli di atti ripugnanti, emarginati dalla loro stessa impotenza sentimentale, eppure amati con sincera passione.
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Amare il cinema di Almodovar significa innanzitutto amare il suo mondo. Al di la delle intrigate storie narrate è l’universo quasi sempre tutto al femminile il vero protagonista dell’estro artistico del regista.
Volver si annucia subito popolato da improbabili madri, donne al bivio, prostitute, tutte contraddistinte da infinite debolezze e ardori impulsivi, ma parallelamente dotate di profonda umanità e infinita grazia, istintivamente preposte al bene.
Nell’universo coeso di madri-figlie-madri di Almodovar regna un clima di solidarietà innata, e gli uomini, portatori sani di disgregazione, non possono che rimanere appiattiti sullo sfondo, sfocati, beceri, colpevoli di atti ripugnanti, emarginati dalla loro stessa impotenza sentimentale, eppure amati con sincera passione.
Sovrastano la storia i consueti canoni espositivi del regista, espressi attraverso la colorazione a tinte forti della grigia quotidianità delle protagoniste, illuminata dunque forzosamente dalle diverse tonalità del rosso acceso delle tappezzerie, delle borse, dei vestiti, del fuoco purificatore di ogni tragedia, e del sangue così prepotentemente presente nella pellicola.
Sullo sfondo variopinto dell’umana diversità è rappresentata la storia, esile, stringata, fin troppo lineare per lo stile di Almodovar, ma dai toni forti e tipicamente drammatici delle pellicole del cineasta spagnolo, di una violenza sessuale consumata tra le mura domestiche, e che, come una vendetta spietata, si ripete ai danni della giovane figlia della sensuale musa ispiratrice Penelope Cruz.
Il finale, liberatorio, rinvigorisce i rapporti tra le donne della famiglia, ognuna a suo modo segnata dal dolore, ma nel contempo irrimediabilmente forte e tenace, e, sorvolando con leggerezza innaturale anche sul più atroce dei delitti, (l’omicidio del presunto padre stupratore) fa del perdono l’unica via di fuga consentita.
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piernelweb
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martedì 5 dicembre 2006
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buon film, ma...
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Volver è l'universo tutto al femminile di Almodovar. La storia di 5 donne, alla finestra della propria esistenza, che lottano per sopravvivere ad un passato scomodo e doloroso. Gli uomini assenti nel presente del racconto, sono in realtà causa scatenante e summa di tutte le violenze e delle sofferenze subite dalle protagoniste. In Volver il regista spagnolo miscela commedia e dramma, thriller e fantastico ma solo a tratti è veramente efficace: quando lascia spazio alla sua folgorante sensibilità e denuda il rapporto madre/figlia fra "cose che avrei voluto dirti" e "cose che non ti ho mai detto", affonda nell'intimo, nell'amore incondizionato e nel desiderio e nel bisogno di un affetto; in alcuni splendidi dettagli come l'interpretazione canora, vibrante e appassionata della fiera Raimunda.
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Volver è l'universo tutto al femminile di Almodovar. La storia di 5 donne, alla finestra della propria esistenza, che lottano per sopravvivere ad un passato scomodo e doloroso. Gli uomini assenti nel presente del racconto, sono in realtà causa scatenante e summa di tutte le violenze e delle sofferenze subite dalle protagoniste. In Volver il regista spagnolo miscela commedia e dramma, thriller e fantastico ma solo a tratti è veramente efficace: quando lascia spazio alla sua folgorante sensibilità e denuda il rapporto madre/figlia fra "cose che avrei voluto dirti" e "cose che non ti ho mai detto", affonda nell'intimo, nell'amore incondizionato e nel desiderio e nel bisogno di un affetto; in alcuni splendidi dettagli come l'interpretazione canora, vibrante e appassionata della fiera Raimunda. Ma nelle due ore diversi passaggi sono superflui e mal gestiti, la recitazione e la regia svariano troppo frequentemente dall'ottimo al modesto e in non pochi momenti la noia prende il sopravvento. La ricerca di un armonia stilistica, del perfetto equilibrio e di una sobrietà narrativa, impoveriscono la pellicola degli spunti piccanti degni del miglior Almodovar. La Critica lo ha osannato più per l'idea di cinema che rappresenta che per quanto valga realmente. Poteva essere un grandissimo film, ma così non è stato. Voto: 7-
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deborah macchiavelli
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mercoledì 8 novembre 2006
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"tutte le donne di almodovar"
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Si conclude così una trilogia tutta al femminile iniziata nel 1999 con "Tutto su mia madre". In questa saga che si tinge di rosa, numerosi sono stati i temi affrontati: dalla "sorellanza" (Morandini) che diventa vera e propria pietas nei confronti dell'universo femminile in "Tutto su mia madre", alla ricerca di una dimensione dialettica che riesca ad abbattere il muro dell'incomunicabilità in "Parla con lei", sino ad arrivare all'incontrastato tema del ricordo "che ritorna" in "Volver".
Il trait d'union risulta essere però uno solo: le donne. L'universo femminile è infatti analizzato dal regista in tutte le sue molteplici forme e sfaccettature: dal trans Agrado a Raimunda, tutti i suoi personaggi diventano espressione e rappresentazione della complessità di questo meraviglioso ordine sociale.
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Si conclude così una trilogia tutta al femminile iniziata nel 1999 con "Tutto su mia madre". In questa saga che si tinge di rosa, numerosi sono stati i temi affrontati: dalla "sorellanza" (Morandini) che diventa vera e propria pietas nei confronti dell'universo femminile in "Tutto su mia madre", alla ricerca di una dimensione dialettica che riesca ad abbattere il muro dell'incomunicabilità in "Parla con lei", sino ad arrivare all'incontrastato tema del ricordo "che ritorna" in "Volver".
Il trait d'union risulta essere però uno solo: le donne. L'universo femminile è infatti analizzato dal regista in tutte le sue molteplici forme e sfaccettature: dal trans Agrado a Raimunda, tutti i suoi personaggi diventano espressione e rappresentazione della complessità di questo meraviglioso ordine sociale.
Vediamo allora donne dolci, donne fiere, gioiose e tristi diventare qui ancor più forti e combattive. Quelle di Volver sono infatti figure femminili completamente autosufficienti, delle ineccepibili guardiane della memoria e lavoratrici instancabili che faticano come e più di un uomo. Sarebbe riduttivo affermare che nella poetica di Almodovar gli uomini svolgono solo un ruolo negativo: i personaggi maschili infatti tendono piuttosto a sbiadirsi, sino ad eclissarsi e scomparire totalmente dalla scena. Fatta eccezione forse per "Parla con lei", l'universo maschile tende ad essere completamente tagliato fuori dall'introspezione almodovariana. Nel suo mondo, fatto di compassione e colori, sembra infatti non esserci posto per loro: questi finiscono così per essere totalmente inglobati dalle donne stesse,che riescono a fare propri i loro punti di forza, riuscendo al contempo ad escluderne le debolezze. Sempre però attente a non impazzire perchè, si sa, "il vento della Mancia rende folli le persone".
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nicola pice.
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lunedì 6 novembre 2006
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"....todo sobre la vida...."
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Quando, vent'anni fa, Pedro Almodóvar apparve sulla scena internazionale, l'effetto fu dirompente ed apparve subito chiaro ai più che questo buffo e sfrontato regista era dotato di un talento visionario e di un ritmo narrativo quali raramente s'erano ammirati.Le opere che ci ha regalato in questi anni ci hanno di volta in volta irritato, divertito, commosso, incupito.Rutilante, introspettivo, sentimentale, provocatore, barocco al limite del trash, con i suoi film Almodòvar ha definito un ambito non solo cinematografico, ma sopra ogni cosa estetico-emozionale.Negli anni in cui il cinema occidentale si spegneva lentamente per mancanza d'idee-ripiegandosi sulle grandezze di un passato sempre più lontano o persenguendo un sensazionalismo hi-tech sterilmente fine a sè stesso-il cinema almodovariano ha rappresentato una boccata di sana e geniale alterità.
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Quando, vent'anni fa, Pedro Almodóvar apparve sulla scena internazionale, l'effetto fu dirompente ed apparve subito chiaro ai più che questo buffo e sfrontato regista era dotato di un talento visionario e di un ritmo narrativo quali raramente s'erano ammirati.Le opere che ci ha regalato in questi anni ci hanno di volta in volta irritato, divertito, commosso, incupito.Rutilante, introspettivo, sentimentale, provocatore, barocco al limite del trash, con i suoi film Almodòvar ha definito un ambito non solo cinematografico, ma sopra ogni cosa estetico-emozionale.Negli anni in cui il cinema occidentale si spegneva lentamente per mancanza d'idee-ripiegandosi sulle grandezze di un passato sempre più lontano o persenguendo un sensazionalismo hi-tech sterilmente fine a sè stesso-il cinema almodovariano ha rappresentato una boccata di sana e geniale alterità.La rilettura post-moderna che Almodòvar ha fatto del melò hollywoodiano o della commedia all'italiana degli anni '60 non hanno probabilmente uguali nella storia del cinema.Tu puoi riconoscere nei suoi film elementi di Wilder,De Sica,Fellini, ma poi comprendi che questi sono solo vezzi cinefili, citazioni che l'appassionato ha reso ai maestri che lo hanno preceduto, perchè quello che hai davanti agli occhi è qualcosa di totalmente nuovo..almodovariano, cioè.Dopo la cupezza dostoevskijana de La mala educación Almodòvar si è riappropriato con Volvèr,della cifra stilistica che più è nelle sue corde:la commedia.Il tessuto dal quale si dipana la complessa matassa narrativa è "strambo" solo apparentemente per la presenza di elementi presi in prestito dal soprannaturale-apparizioni di defunti-o dal noir-c'è un delitto di mezzo-in realtà funzionale al racconto e alla definizione di un momento della vita di ciascuno-l'infanzia-che è da sempre avvolto nella dimensione simbolico-onirica dei ricordi lontani e con il quale dobbiamo prima o poi fare i conti.Nell'infanzia si costruisce gran parte di quello che saremo nell'età adulta e dall'infanzia ci porteremo dietro per tutta la vita quel carico di amori, rancori, sogni e paure (qui predomina il senso della morte ed il suo tentativo di rimozione) che abbiamo sperimentato.In questa continua alternanza fra momenti ilari e sequenze altamente drammatiche, con una naturalezza che sembra mutuare lo scorrere di quella grande commedia che è la vita umana-il film si snoda e forse nel memorabile finale tra sogno e realtà si ricompone tutto il senso dell'opera che è,poi,il fine ultimo degli esseri umani:la necessità di amare ed essere amati.Almodòvar sembra dirci,infatti,che la capacità di emozionarci-nonostante tutto-e l'empatia che si instaura fra gli esseri umani- quando la sofferenza attraversa le loro esistenze-hanno,forse,la capacità di attenuare la pena del vivere, la paura dell'ignoto e sembrano comunicarci una sensazione di "speranzosa attesa" che si trasforma lentamente nella fiducia che l'unica strada sia quella della solidarietà, dei piccoli grandi affetti.Per Volvèr si sono sprecati fiumi d'inchiostro, si è parlato diffusamente dei suoi simbolismi, si è magnificata l'interpretazione magistrale delle attrici che vi recitano, si è posto l'accento sull'elegia almodovariana del mondo femminile, si è evidenziata l'acutezza con la quale si rappresenta la Spagna più arcaica e pittoresca, si sono fatte tante considerazioni forse anche più inutili e retoriche di quelle che ho fatto io..perchè un film come questo merita poche parole, forse una sola "capolavoro".
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tina galante
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venerdì 27 ottobre 2006
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almodovar e il trionfo della matriarcalità
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Non starò a ripetere ciò che è stato detto e stradetto sullo stato di grazia del regista e della Cruz, sulla somiglianza di quest'ultima alla Loren. Ciò che mi ha colpito profondamente di Volver è la "leggerezza" nell'affrontare temi scabrosi quali l'incesto, l'omicidio, la morte. Ho assaporato il film dall'inizio alla fine, e mai c'è stato un momento di pesantezza. Su tutto ha prevalso l'attenzione per i dettagli e l'acutezza dei dialoghi. Leit motiv del film, non difficile da indovinare per chi conosce Almodovar, è l'idea della matriarcalità. Volver è donna al 100%. Allo spettatore si dischiude davanti un universo femminile intessuto di complicità, di arte dell'arrangiarsi, di amicizie profonde tali da garantire il silenzio su fatti impronunciabili.
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Non starò a ripetere ciò che è stato detto e stradetto sullo stato di grazia del regista e della Cruz, sulla somiglianza di quest'ultima alla Loren. Ciò che mi ha colpito profondamente di Volver è la "leggerezza" nell'affrontare temi scabrosi quali l'incesto, l'omicidio, la morte. Ho assaporato il film dall'inizio alla fine, e mai c'è stato un momento di pesantezza. Su tutto ha prevalso l'attenzione per i dettagli e l'acutezza dei dialoghi. Leit motiv del film, non difficile da indovinare per chi conosce Almodovar, è l'idea della matriarcalità. Volver è donna al 100%. Allo spettatore si dischiude davanti un universo femminile intessuto di complicità, di arte dell'arrangiarsi, di amicizie profonde tali da garantire il silenzio su fatti impronunciabili. Il mondo femminile ne esce promosso a pieni voti abbracciando un arco generazionale ampissimo. Volver è il trionfo della matriarcalità. L'umanità femminile si ribella ad un mondo ipocrita più propenso a credere all'esistenza dei fantasmi piuttosto che ad ammettere l'accadimento di un fatto reale e grave come l'incesto. Almodovar ha presentato un capolavoro. Grande la Cruz, e bella come non mai.
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[+] manifesto femminista.
(di nicola pice.)
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(di tina)
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harry
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mercoledì 6 settembre 2006
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viva le donne
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E'un grande omaggio al mondo femminile. Almodovar,da grande maestro dell'animo femminile e' riuscito,come sempre, ha dare un ritratto surrealistico di cosa significa essere donna in una societa' troppo spesso maschilista. Ha messo ha nudo la fragilita', la femminilita', la forza, il coraggio,l'amore che si cela nell'animo di ogni donna. Vedendo il film e' come ascoltare una poesia,come guardare un bel quadro,come leggere un bel libro. Ti avvolge una magica atmosfera che non ti lascia neanche alla fine del film. La Cruz e' stata veramente brava nell'interpretare il ruolo della donna intraprendente,forte, che non si lascia abbattere dalle avversita' della vita, in contrapposizione alla sorella piu' fragile, piu' vulnerabile, piu' bisognosa d'amore.
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E'un grande omaggio al mondo femminile. Almodovar,da grande maestro dell'animo femminile e' riuscito,come sempre, ha dare un ritratto surrealistico di cosa significa essere donna in una societa' troppo spesso maschilista. Ha messo ha nudo la fragilita', la femminilita', la forza, il coraggio,l'amore che si cela nell'animo di ogni donna. Vedendo il film e' come ascoltare una poesia,come guardare un bel quadro,come leggere un bel libro. Ti avvolge una magica atmosfera che non ti lascia neanche alla fine del film. La Cruz e' stata veramente brava nell'interpretare il ruolo della donna intraprendente,forte, che non si lascia abbattere dalle avversita' della vita, in contrapposizione alla sorella piu' fragile, piu' vulnerabile, piu' bisognosa d'amore. Il tutto permeato dalla superstizione, testimonianza delle origini del regista,alimentate da un forte e profondo rapporto con il mito e le credenze popolari.
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leonardo g.
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domenica 20 agosto 2006
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il vento della mancha e...il ritorno
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Almodovar è un artista e bisogna cercare di capirlo, seguirlo, talvolta addirittura perdonarlo.
Comprendere la sua "misandria", il suo strano sentimento verso i maschi ed immergersi in quello che davvero vale: l'animo umano solidale e passionale (femminile, ovviamente).
Inutile raccontare la storia.
Un ritorno in famiglia, che ha i volti: saggio e ridanciano di Irene, volitivo e passionale di Raimunda, adolescenziale e smaliziato di Paula, triste e soggiogato dalla malattia di Augustina, dolce e svagato di Sole.
Non c'è nessun uomo.
Appare solo nei ricordi come elemento di scompiglio, di caos e di violenza, in cui le donne con animo combattivo si sottraggono e solidarizzano seguendo "leggi non scritte".
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Almodovar è un artista e bisogna cercare di capirlo, seguirlo, talvolta addirittura perdonarlo.
Comprendere la sua "misandria", il suo strano sentimento verso i maschi ed immergersi in quello che davvero vale: l'animo umano solidale e passionale (femminile, ovviamente).
Inutile raccontare la storia.
Un ritorno in famiglia, che ha i volti: saggio e ridanciano di Irene, volitivo e passionale di Raimunda, adolescenziale e smaliziato di Paula, triste e soggiogato dalla malattia di Augustina, dolce e svagato di Sole.
Non c'è nessun uomo.
Appare solo nei ricordi come elemento di scompiglio, di caos e di violenza, in cui le donne con animo combattivo si sottraggono e solidarizzano seguendo "leggi non scritte".
Ma la tavola si chiude.
Irene, risorta dal suo passato fatto di gelosia e capelli verdi, curerà Augustina, non solo perchè le ha ucciso la madre, ma perchè nel destino è scritto così.
Raimunda si riconcilierà con Irene, dopo aver saputo dello stupro subito dalla figlia. Sole veglierà su tutte loro con il suo sorriso nostalgico, di chi, all'apparenza poco intraprendente, sente e sa più di chiunque altro.
Che dire?
Il film non è realistico.
La visione sprezzante degli uomini è oltremodo manicheista.
Una donna non può oggettivamente simulare d'essere morta per così tanti anni.
Le obiezioni potrebbere continuare all'infinito.
Ma questo non è un cinema-verité. E'una fiaba.
Una meravigliosa favola che ci permette di sognare e di chiudere il mondo del non-ritorno, della razionalità senza un filo di vento fuori dalla porta della nostra mente (almeno per un paio d'ore).
Chi non vorrebbe sentire un sospiro, che rende ebbri?
Chi non vorrebbe "ritornare" anche per un solo minuto? Aprire la porta che divide i vivi e i morti per un ultimo abbraccio. Un semplice saluto. Una frase sussurrata appena all'orecchio?
Lo so. Non è verosimile, ma spesso per sopravvivere la realtà non basta. E l'arte esiste appositamente per questo
leonardo g.
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[+] genio incompreso!
(di vesuvilandia)
[ - ] genio incompreso!
[+] grazie
(di leonardo g.)
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(di vesuvilandia)
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(di william)
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cheekyboy
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venerdì 18 agosto 2006
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ancora femminilità,nel migliore dei modi...
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Volver
Non passa come capostipite principale di questa edizione cinematografica di Cannes,Pedro Almodovar non nè è neanche minimamente infastidito.Colpa della giuria?Sarà...ma il film di Pedro Almodovar lascia il segno come miglior film del Festival.
Tuttavia il prodotto si è dovuto accontentare del premio"ridotto"sulla fantastica bravura delle attrici protagoniste come Penelope Cruz,"figlia"del cinema di Almodovar",e Carmen Maura in un ruolo ottimamente interpretato.
Questa volta il regista spagnolo lascia quella che è la sua critica e il suo elogio nelle anti-conformità della società odierna,abbandona lo stile noir e accattivante del precedente"La Mala Educaçion"e non ricorda lo stile melò del dramma"Tutto su mia madre",anche lì il premio di Cannes soffiato di mano per un soffio.
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Volver
Non passa come capostipite principale di questa edizione cinematografica di Cannes,Pedro Almodovar non nè è neanche minimamente infastidito.Colpa della giuria?Sarà...ma il film di Pedro Almodovar lascia il segno come miglior film del Festival.
Tuttavia il prodotto si è dovuto accontentare del premio"ridotto"sulla fantastica bravura delle attrici protagoniste come Penelope Cruz,"figlia"del cinema di Almodovar",e Carmen Maura in un ruolo ottimamente interpretato.
Questa volta il regista spagnolo lascia quella che è la sua critica e il suo elogio nelle anti-conformità della società odierna,abbandona lo stile noir e accattivante del precedente"La Mala Educaçion"e non ricorda lo stile melò del dramma"Tutto su mia madre",anche lì il premio di Cannes soffiato di mano per un soffio.
Questo"Volver-Tornare"risale ai vecchi tempi di Almodovar dove mescolava intrecci assurdi e di mano sarcastica del mondo femminile come se niente fosse.
Autorizzato come film più autobiografico del regista anche grazie alle speciali ambientazioni nella Mancha spagnola,luogo natio del regista dove mulini a vento girano continuamente a causa del vento di Ponente spiegato varie volte nel film,quei mulini che sanno anche di gusto letterario e formale che ricorda la Mancha del"Don Chisciotte"
Il film sussegue donne diverse,sorelle diverse,tre vite che seguono la stessa direzione raccontate con la classe solita del genio"al femminile"di Spagna.
Raymunda e Sole sono due sorelle che hanno perso da poco i loro genitori.Raymunda è una donna poco felice,con un marito ubriacone ed una figlia adolescente a carico.
A causa di un terribile episodio,la figlia di Raymunda uccide lo stesso padre per averla abusata sessualmente.La donna arrabbiata di tutto ciò,nasconde il corpo del marito facendo in modo di ritenerlo misteriosamente scomparso.
L'altra sorella Sole invece vive da sola e fa la parrucchiera a domicilio,amica da sempre con Augustina che soffre di cancro ed è ossessionata dal fumo.
Dopo la perdita dell'unica zia sopravvissuta delle due sorelle,le tre donne si uniscono sempre di più ma la ricomparsa della madre delle due sorelle Sole e Raymunda porterà confusione ma anche molta tenerezza...
Sono personaggi e donne stupende quelle di Volver,che rispettano le tradizioni alquanto ironiche di un paesino de la Mancha,che ripercorrono quella sensibilità e quella fragilità che solo le donne di Almodovar possono avere,abbandonando del tutto gli uomini confusi fra il loro maschilismo involontario e i loro intolleranti tradimenti.
Dopo la suora sofferente di Tutto su mia madre,Almodovar regala a Penelope Cruz un personaggio vitale,allegro,che soffre per la perdita di sua madre,ma il regista non si stanca di inquadrarne tutta la sua femminilità con le sue scollature vertiginose e il suo fascino mediterraneo.
Dal cuore emotivo invece è Irene,una sensibile e straziante Carmen Maura che piange solo all'idea di vedere tutti i giorni sua figlia per sempre,abbandonando il suo senso di colpa e la nostalgia del passato.
Accanto alle due protagoniste sono dipinte altri ritratti femminili come Sole,donna scoraggiata e abbastanza terrorizzata dalla vita,poi c'è la sofferente Augustina e la giovane Paula,la figlia di Raymunda.
"Volver"è uno spaccato realistico che c'è fra la vita e la morte,tutte segnate come uguali direzioni,tutte descritte con mano acuta e intensa.
Volver inoltre è un film sui fantasmi del passato,comparse che portano gioia e vita sul mondo,ma non sempre questa vita può meritare tanti di questi pregi...
Si commuove e si ride,è il genio de La Mancha!
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wilco
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sabato 5 agosto 2006
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la canzone del film
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Nota: la canzone del film non viene cantata da Penelope Cruz, ma da Estrella Morente. La scena è quindi in playback. Io una cosa del genere (specie se questa cantante in Spagna è famosa) non l'avrei mai fatta... E per di più il film porta il titolo della canzone. Mah...
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(di maxino)
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