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g
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martedì 6 giugno 2006
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grande ritorno
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Grande ritorno di questo regista che riesce sempre a catturare l'attenzione dello spettatore con le vicende dei suoi personaggi.Ma il merito và anche alle attrici di questo film con la loro grande interpretazione.Sono felice che si possano ancora ammirare dei film di qualità tra tanti "spottoni" mediocri.
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salvatore scalera
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lunedì 5 giugno 2006
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almodovar ancora tra i grandi
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La filmografia di questo straordinario regista si arricchisce di una nuova perla. Il cinema di Almodovar è unico soprattutto perchè il suo sguardo è tenero e beffardo, ingenuo e cinico. E' ovviamente sempre possibile come in tutti i casi della vita non condividere le scelte estetiche e filosofiche dei lavori di Almodovar; in alcuni casi era possibile anche uscire dalla sala arrabiati, offesi con lui, per quel paio di ceffoni che il regista spagnolo ti tirava durante la visione del film. Ma sono quasi certo che proprio nessuno possa aver abbandonato la sala dopo la proiezione di uno qualsiasi dei film di Almodovar, indifferente, annoiato, uguale a se stesso prima della visione del film. Questo credo proprio non possa mai essere accaduto per nessun lavoro del regista spagnolo e questo film, credo, non fa eccezione.
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La filmografia di questo straordinario regista si arricchisce di una nuova perla. Il cinema di Almodovar è unico soprattutto perchè il suo sguardo è tenero e beffardo, ingenuo e cinico. E' ovviamente sempre possibile come in tutti i casi della vita non condividere le scelte estetiche e filosofiche dei lavori di Almodovar; in alcuni casi era possibile anche uscire dalla sala arrabiati, offesi con lui, per quel paio di ceffoni che il regista spagnolo ti tirava durante la visione del film. Ma sono quasi certo che proprio nessuno possa aver abbandonato la sala dopo la proiezione di uno qualsiasi dei film di Almodovar, indifferente, annoiato, uguale a se stesso prima della visione del film. Questo credo proprio non possa mai essere accaduto per nessun lavoro del regista spagnolo e questo film, credo, non fa eccezione.
Per chiarezza vorrei dire che non sono un seguace di Almodovar. Spesso le sue esternazioni pubbliche mi sembrano delle emerite sciocchezze (per miei limiti, ovviamente); nonostante questo, i suoi film mi piacciono, e tanto; non nel senso che comunemente attribuisco a questa espressione perchè dei suoi film ricordo molto più il sapore amaro di quei ceffoni che vi dicevo, che suonano come sveglie dall'assopimento borghese (passatemi il temine un pò passatista), piuttosto che l'impeccabile forma estetica. In questo senso però questo film fa accezione nella galleria del cinema di Almodovar, nel senso che il film è soprattutto bello, piccolo e perfetto.
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jack pummarolino
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sabato 3 giugno 2006
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il passato non esiste?
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Un intreccio di ricordi, che si mescolano con il presente reale e surreale, elementi che a loro volta si confondono e si fondono in un'unica forma lungo tutta la trama. Con questo film, splendidamente interpretato dalle bravissime attrici, si dimostra che il Passato non è mai davvero tale, che forse non esiste affatto, poichè condiziona il Presente in modo inesorabile.
Battute taglienti, occhi rigonfi di lacrime profonde e mai languide o banali, solidarietà tutta al femminile e intergenerazionale, fanno riscoprire all'osservatore gli affetti genuini di una Spagna tradizionalista e a tratti bonariamente superstiziosa; la casa, la famiglia, visti, però, dall'ottica di sguardi calcati da mascara e ombretto, appaiono valori inestimabili e imperituri, che nemmeno quel fortissimo vento di Levante, che spira sul paese per tutto il film, riesce a spazzare via.
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Un intreccio di ricordi, che si mescolano con il presente reale e surreale, elementi che a loro volta si confondono e si fondono in un'unica forma lungo tutta la trama. Con questo film, splendidamente interpretato dalle bravissime attrici, si dimostra che il Passato non è mai davvero tale, che forse non esiste affatto, poichè condiziona il Presente in modo inesorabile.
Battute taglienti, occhi rigonfi di lacrime profonde e mai languide o banali, solidarietà tutta al femminile e intergenerazionale, fanno riscoprire all'osservatore gli affetti genuini di una Spagna tradizionalista e a tratti bonariamente superstiziosa; la casa, la famiglia, visti, però, dall'ottica di sguardi calcati da mascara e ombretto, appaiono valori inestimabili e imperituri, che nemmeno quel fortissimo vento di Levante, che spira sul paese per tutto il film, riesce a spazzare via.
Questo piccolo microcosmo di donne bastevoli a se stesse è quasi una beffa per la figura maschile, che risalta negativamente in tutta la storia, soltanto come portatrice di dolore, inganno e, giusto perchè lo ha voluto Madre Natura, di spermatozoi.
Il finale è davvero toccante... "i fantasmi non piangono"...
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dj
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giovedì 1 giugno 2006
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il nuovo ordinario film di almodòvar
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So di andare controcorrente, ma a me pare proprio che Almodòvar stia invecchiando: dopo il mediocre "La mala educacion", il regista spagnolo più coccolato dalla critica contemporanea torna su binari più consueti con un melò tutto al femminile così rassicurante e tranquillo da non sembrare nemmeno un suo film. Le donne passionali ed un po' folli che hanno reso celebre il suo cinema sono scomparse; resta solo la filigrana di una bella storia raccontata con la sordina tanto da risultare a tratti noiosa e banale nella sua ordinaria quotidianità. anche il sottotesto metafisico, che inizialmente desta curiosità ed interesse, si perde a poco a poco nel nulla. Bene Penelope Cruz, che qualcuno ha accostato alla Loren.
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everyone
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giovedì 1 giugno 2006
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le relazioni interpersonali al primo posto
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Un film che tratta temi difficili dolorosi scabrosi con la leggerezza e la maestria di un grande regista ed altrettanto grandi interpreti femminili.
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miry
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giovedì 1 giugno 2006
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almodovar uno studioso delle donne
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come sempre almodovar riesce a lasciare il suo segno...legge l'universo feminile come solo pochi registi riescono a fare. un film agrodolce divertente e profondo, una fantastica carmen maura che da brio e tenerezza alla pellicola. Una penelope cruz stupenda nelle vesti di una moglie e madre molto affascinante e pronta a tutto per far si che la storia non si ripeta. Sono uscita dal cinema con una sensazione di bello come poco spesso nell'ultimo periodo mi è capitato.
un consiglio: andate a vederlo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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dado
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giovedì 1 giugno 2006
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w pedro e le sue chicas!
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Scena iniziale straordinaria, le donne di un piccolo paese della Mancha nonostante il vento puliscono e curano con amore le tombe dei loro cari. L'ultimo film del grande Pedro Almodòvar è un altro capolavoro, un altro gioiello di cinema spagnolo, l'ennesimo regalo fatto alle donne, esseri umani che amano, uccidono, soffrono, aiutano, imbrogliano (a fin di bene) e soprattutto vivono!
Vedendo il film ho capito il perchè della Palma d'oro collettiva a Cannes, Carmen Maura e Penelope Cruz (bravissime) sono le più note del sestetto, ma le altre quattro non sono da meno (Lola Duenas, Blanca Portillo, Yohana Cobo e Chus Lampreave). Sono tutte e sei protagoniste di una storia incredibile, scritta in maniera eccelsa (anche se la Palma d'oro come miglior film sarebbe stata perfetta al posto del premio per la sceneggiatura) Il dramma e la commedia si amalgamano alla perfezione, colonna sonora e fotografia valorizzano la pellicola.
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Scena iniziale straordinaria, le donne di un piccolo paese della Mancha nonostante il vento puliscono e curano con amore le tombe dei loro cari. L'ultimo film del grande Pedro Almodòvar è un altro capolavoro, un altro gioiello di cinema spagnolo, l'ennesimo regalo fatto alle donne, esseri umani che amano, uccidono, soffrono, aiutano, imbrogliano (a fin di bene) e soprattutto vivono!
Vedendo il film ho capito il perchè della Palma d'oro collettiva a Cannes, Carmen Maura e Penelope Cruz (bravissime) sono le più note del sestetto, ma le altre quattro non sono da meno (Lola Duenas, Blanca Portillo, Yohana Cobo e Chus Lampreave). Sono tutte e sei protagoniste di una storia incredibile, scritta in maniera eccelsa (anche se la Palma d'oro come miglior film sarebbe stata perfetta al posto del premio per la sceneggiatura) Il dramma e la commedia si amalgamano alla perfezione, colonna sonora e fotografia valorizzano la pellicola.
Un film che fa ridere ma allo stesso tempo fa commuovere, riflettere, soffrire. Non pensavo che la Cruz potesse essere così brava!
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anna
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giovedì 1 giugno 2006
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in un pomeriggio piovoso e freddo
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Piove, perchè non andare al cinema? L'ultimo Almodovar incuriosisce. Entri in sala e immediatamente vieni avvolta dal vento, vento caldo della Mancha; entri anche in una storia all'apparenza semplice e leggera, vita quotidiana, che tale non è. Ti immedesimi anche se non hai mai subito abusi sessuali, non hai mai pensato di comprarti la tomba, non hai occultato nessun cadavere, non hai mai visto un fantasma.
Almodovar è riuscito ad entrare nel mondo femminile in maniera quasi imbarazzante, ti senti donna appieno, condividi i tormenti e le gioie della protagoniste, grazie all'età ti rivedi con i gioelli anni '70 (" é plastica buona") piangi senza versare una lacrima, tutto come se ti stessi specchiando.
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Piove, perchè non andare al cinema? L'ultimo Almodovar incuriosisce. Entri in sala e immediatamente vieni avvolta dal vento, vento caldo della Mancha; entri anche in una storia all'apparenza semplice e leggera, vita quotidiana, che tale non è. Ti immedesimi anche se non hai mai subito abusi sessuali, non hai mai pensato di comprarti la tomba, non hai occultato nessun cadavere, non hai mai visto un fantasma.
Almodovar è riuscito ad entrare nel mondo femminile in maniera quasi imbarazzante, ti senti donna appieno, condividi i tormenti e le gioie della protagoniste, grazie all'età ti rivedi con i gioelli anni '70 (" é plastica buona") piangi senza versare una lacrima, tutto come se ti stessi specchiando.
I sentimenti si intrecciano, si srotolano, il film scorre via sulle ali del vento.
Termina.
Esci, piove, sei serena.
Grazie Pedro.
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levante
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giovedì 1 giugno 2006
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il nome che diventa più importante della qualità..
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Un film DISCRETTO, non all'altezza di "tutto per mia madre" o tanto meno "Parla con Lei". Personalmente sono rimasto deluso da questo film, visto il passato di Almodòvar. Mi auguro che questo film non sarà il preludio di un declino della carriera di un Registra con un talento non indiferente. Consiglierei comunque di andare a vederlo, solo per avere un confronto con i suoi precedenti lavori.
[+] non sono sola!
(di susanna)
[ - ] non sono sola!
[+] prima dici discreto e poi che sei deluso...
(di maxino)
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m.cristina lucchetta
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giovedì 1 giugno 2006
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volver, ovvero la bellezza del ritorno.
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Un film di prodigi. Un film dove la grazia danza insieme alla morte per riconciliare i vivi. Un film dove la paura non riesce a sostenere lo sguardo di una realtà fatta di sudore, di canto e di ritorni. Un film dove “i fantasmi non piangono” e neppure i vivi, perché le lacrime più vere sono quelle nascoste nelle pieghe di una vita che deve (e vuole) trovare il modo di andare avanti ogni giorno. Volver è tutto questo. Eppure la materia trattata è incandescente. Ma Almodovar, abbandonando gli eccessi e le stravaganze, riesce a fare di questo magma incandescente, un sogno. E’ un film di resurrezioni e di resurrezione. Una resurrezione mostrata in punta di piedi ma di una forza travolgente e disarmante di cui sono incapaci le tante resurrezioni che un certo cinema, soprattutto negli ultimi tempi, ci ha mostrato.
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Un film di prodigi. Un film dove la grazia danza insieme alla morte per riconciliare i vivi. Un film dove la paura non riesce a sostenere lo sguardo di una realtà fatta di sudore, di canto e di ritorni. Un film dove “i fantasmi non piangono” e neppure i vivi, perché le lacrime più vere sono quelle nascoste nelle pieghe di una vita che deve (e vuole) trovare il modo di andare avanti ogni giorno. Volver è tutto questo. Eppure la materia trattata è incandescente. Ma Almodovar, abbandonando gli eccessi e le stravaganze, riesce a fare di questo magma incandescente, un sogno. E’ un film di resurrezioni e di resurrezione. Una resurrezione mostrata in punta di piedi ma di una forza travolgente e disarmante di cui sono incapaci le tante resurrezioni che un certo cinema, soprattutto negli ultimi tempi, ci ha mostrato. E’ un film dove il perdono e la speranza pronunciano sempre l’ultima parola ( divenendo parola ultima) sulla concretezza quotidiana delle vite narrate che forse, non alzano mai gli occhi al cielo, ma chiamano sempre la terra ( la realtà) col proprio nome. Le grandi domande dell’esistenza non sono mai apertamente poste, ma incarnate, vissute nella semplicità delle cose di tutti i giorni, e trovano risposte, probabilmente inaspettate, nell’abbraccio sincero che si dilata ad accogliere gli altri, l’ “altro”; anche quando si tratta dell’ “ospite inatteso”. In questo sta la forza straordinariamente rappacificante del film che mostra incesti, omicidi, tombe, legami spezzati, amori traditi, malattie incurabili, mentre in realtà non è di morte che parla ma di ritorno.
Non a caso “Volver” significa “Tornare”. E per tornare bisogna essere persone vive. I morti non solo non piangono, neppure ritornano. Il ritorno si coniuga con la vita, e là dove la vita ha fatto esperienze di morte si coniuga col “ritornare” alla vita. Tornare è riannodare legami, è riandare là dove si era partiti. E il punto di partenza è sempre una madre che ci ha tenuto in grembo, un padre anche se non ci ha saputo amare,una sorella, una figlia, una casa, una strada, un’ amica, un amore, un senso…Tornare è essere restituiti all’accoglienza del nostro inizio, è risorgere da quelle tombe che aprono il film e che non spaventano, non generano orrore, perché abbracciate da persone “vive” e da una pietas senza misura. Una pietà vera che riesce a vincere la paura perchè abita e riconcilia, senza sosta, la vita e la morte quotidiana dei protagonisti che si spendono e si offrono, ma senza mai tradire la realtà con rimozioni, censure, acrobatici meccanismi di difesa. Riuscendo così ad essere se stessi, fino in fondo. E’ bellissima ed emblematica la scena in cui, con l’aiuto dell’amica, Raimunda trasporta il cadavere del marito sulle rive di quel fiume che aveva amato più di ogni altro luogo, non per occultarlo, nasconderlo, ma per offrirgli una sepoltura degna e una lapide scolpita non “sul” marmo ma “nel” legno “vivo” di un albero, per non dimenticare. Ritorna solo chi non ha bisogno di dimenticare, il viandante e il mendicante,chi conserva la memoria di un inizio. Perché non è il ricordo che ha bisogno di accoglienza e di perdono ma la memoria e la ferita dell’assenza, il dolore bruciante di chi vuol ritrovare l’amore tradito, la bellezza smarrita dell’origine. Non è un melò Volver, ma un film solare dove tutto è sempre possibile, dove nessuno è solo, dove niente è irrimediabilmente perduto. Un film corale fatto di relazioni. Un film che esibisce un garbo e una naturalezza che sa di miracolo, che fonde sapori e odori antichi, che fa danzare il colore e il calore insieme al vento della Mancha,. Il racconto è scandito da un equilibrio stilistico e da una perfetta armonia narrativa. Le inquadrature, straordinarie per naturalezza, contribuiscono a rendere credibile ciò che è paradossale ma possibile, e traducono in folgorante semplicità, una complessità sconcertante a pensarsi. E’ questo realismo magico dimentico del desiderio di immortalità dell’uomo moderno, quest’alchimia da favola, il segreto di un film che riconcilia fine e inizio, passato e presente, dolore e gioia, impossibilita e possibilità, assenza e astanza, con una leggerezza che desta stupore e trova corrispondenza e senso, in una realtà altra di cui forse solo l’arte sembra conservare memoria. Un film carnale e pertanto dal sapore sacro. Un film fecondo, perché, tanto per citare De Andre, “ dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”. Un film incredibilmente lieve e incredibilmente bello. Vero. Perfetto come un capolavoro.
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(di giuliana)
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