paolp78
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sabato 4 settembre 2021
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tecnica registica in prim’ordine
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Di questo film di fantascienza distopica restano la buona messa in scena della società futuristica (la storia è ambientata nel 2027), molto credibile e ben congeniata, e soprattutto la straordinaria tecnica registica messa in mostra dal pluripremiato Alfonso Cuarón, che si impegna in una quantità impressionante di autentici virtuosismi dietro la macchina da presa. Tra le sequenze in cui il regista messicano può meglio esibire il suo talento si segnalano quelle dello scontro a fuoco durante la guerriglia che si scatena nel finale.
La sceneggiatura è tratta da un romanzo dei primi anni ’90, con non poche intuizioni perfettamente azzeccate o quasi.
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Di questo film di fantascienza distopica restano la buona messa in scena della società futuristica (la storia è ambientata nel 2027), molto credibile e ben congeniata, e soprattutto la straordinaria tecnica registica messa in mostra dal pluripremiato Alfonso Cuarón, che si impegna in una quantità impressionante di autentici virtuosismi dietro la macchina da presa. Tra le sequenze in cui il regista messicano può meglio esibire il suo talento si segnalano quelle dello scontro a fuoco durante la guerriglia che si scatena nel finale.
La sceneggiatura è tratta da un romanzo dei primi anni ’90, con non poche intuizioni perfettamente azzeccate o quasi.
Rispetto ad altre pellicole del genere, questa ha il pregio di non essere pensata prevalentemente per un pubblico di teenager. La trama tratta tematiche che hanno sempre la loro complessità; molto apprezzabile anche l’impianto narrativo, con toni gravi ed atmosfere studiate che ben funzionano restituendo una cifra stilistica molto apprezzabile.
La pecca maggiore invece sta nel fatto che i personaggi principali non riescono ad appassionare troppo, conseguentemente non si crea la giusta tensione ed anche le scene più concitate non riescono ad avvincere realmente.
Nella parte del protagonista c’è Clive Owen, sicuramente bravo, ma poco capace di bucare lo schermo e restare veramente impresso. Tra gli altri interpreti si segnalano grossi nomi come Julianne Moore e Michael Caine in delle parti da comprimari ed anche l’attore britannico di colore Chiwetel Ejiofor.
La pellicola strizza l’occhio ai movimenti pacifisti ed è palesemente anti-militaristi: basti pensare che la speranza per un riscatto dell’umanità risiede nel consegnare una giovane profuga ad una ONG che viene presentata come l’unica entità che potrà realmente condurla in salvo.
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candido89
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martedì 21 aprile 2020
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distopia e futuro prossimo
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A cavallo tra distopia e futuro prossimo, I figli degli uomini riesce ad essere un film sul futuro in cui possiamo riconoscerci; sembra quasi che non debba poi mancar molto ai momenti terribili di una Londra in fiamme, ed è questa la forza del film, al di là del problema della sterilità improvvisa che sconvolge l'umanità: un futuro possibile, in cui troviamo un'umanità possibile, di una possibilità neanche troppo remota o lontana. Per chi volesse approfondire, una lettura interessante del film viene data dal filosofo Mark Fischer nel libro ''Realismo Capitalista''.
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cinephilo
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domenica 6 gennaio 2019
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visionario
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Gran bel film da parte di Cuaròn. Innovativo lungimirante e intuitivo nel descrivere una società distopica più reale e minacciosa di quanto si possa credere. Uno dei pochissimi film di fantascienza in grado di tenermi incollato allo schermo dall'inizio alla fine.
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rudy_50
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domenica 30 settembre 2018
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impressionante
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la scena in macchina mi ha impressionato, sembrava di esserci
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ennio
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giovedì 14 settembre 2017
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ennesima boiata hollywoodiana
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Al di là del valore del film, che potrebbe essere guardabile, mi chiedo: che senso ha prendere un romanzo, farci un film dichiaratamente ispirato a questo romanzo, e stravolgere COMPLETAMENTE trama e intreccio? L'autore, il regista, gli sceneggiatori, me li immagino tutti in ginocchio dal produttore a elemosinare qualche dollaro in più per far cassa in spregio alla propria arte. Bah!
Alivello recitativo ho apprezzato il vecchio Michael Caine truccato da vetusto hippy.
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elgatoloco
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sabato 13 agosto 2016
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film oltremodo importante, come"monito"
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"Children of Men"di Cuaròn, tratto da un romanzo di P.D.James, è film"apocalittico", ma in senso intelligente, ossia, letteralmente, capace di capire e comprendere, i"segni dei tempi". GIà dieci anni fa, certo un lustro dopo l'11.09.2001, ma molto prima del terrorismo internazionale diffuso, il film ne intuisce i pericoli, anche proprio in alcune scene tòpiche, che rendono in pieno il senso della cosa, in maniera adeguata, senza peraltro, come si suol dire, "calcare la mano"; al tempo stesso, però, il fim evidenzia, quasi riprendendo alcune felicissime formulazioni del pensiero politico(per fare un nome, penso a Laurent Dispot), come il terrorismo abbia il suo pendant(ma spesso anche origine, come pare proprio valga anche per l'IS alias Daesh)nel "terrorismo di Stato", qui molto ben evidenziato.
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"Children of Men"di Cuaròn, tratto da un romanzo di P.D.James, è film"apocalittico", ma in senso intelligente, ossia, letteralmente, capace di capire e comprendere, i"segni dei tempi". GIà dieci anni fa, certo un lustro dopo l'11.09.2001, ma molto prima del terrorismo internazionale diffuso, il film ne intuisce i pericoli, anche proprio in alcune scene tòpiche, che rendono in pieno il senso della cosa, in maniera adeguata, senza peraltro, come si suol dire, "calcare la mano"; al tempo stesso, però, il fim evidenzia, quasi riprendendo alcune felicissime formulazioni del pensiero politico(per fare un nome, penso a Laurent Dispot), come il terrorismo abbia il suo pendant(ma spesso anche origine, come pare proprio valga anche per l'IS alias Daesh)nel "terrorismo di Stato", qui molto ben evidenziato. Violenza indiscriminata da parte dei"Pesci"ma anche dello Stato, che si presenta come realtà concentrazionaria e sempre (o quasi)oppressiva. Da apprezzare praticamente tutto, nel film, dove anche certa enfasi, ossia insistenza tautologica, iterativa, relativa a qualche scena, non è mera"zeppa", ma il voler ribadire vari concetti cui qui si è in parte accennato. La sterilità indotta(cause plurime, poliverse, quasi certamente, ma in realtà non è qui il fulcro della riflessione della James e/o di Cuaròn)si lega alla condanna senza appello degli immigrati, specie se"clandestini". Interessante anche il legame, proposto, tra gli anni Venti del Nuovo Millennio(ambientazione nel 2027) e controcultura hippie, dove un insolito Michael Caine svela in parte proprie derivazioni culturali, oltre lo stereotipo del"gentleman very british", pur se di famiglia proletaria. Idem vale per Clive Owen, altrove e altrimenti paladino "buono"di film d'azione: anche qui è"the good man", ma in un contesto che dell'azione ha ben pochi tratti(per fortuna, in quanto non sarebbe per nulla adeguata)e comunque non risponde per nulla a un cliché. Più "in parte"(conoscendo anche alcune sue dichiarazioni pubbliche)è Julianne Moore, la"pasionaria"che viene uccisa prima di metà fil, circa. Un'opera da apprezzare e riscoprire. Peccato solo per"Ruby Tuesday"degli "Stones"riproposta non in versione originale, ma nella cover, da apprezzare senz'altro ma segnata dal pesante accento italiano dell'interprete, del pur bravissimo Franco Battiato. Ma è senz'altro questione di"copyright"... El Gato
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vito83
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sabato 4 giugno 2016
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stupendo!!!
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Reputo trovo questo film un capolavoro assoluto! Ambientato in un futuro non troppo lontano e in una Londra al limite dell'apocalisse, la pellicola esaspera i problemi reali dell'Europa dei giorni nostri aggiungendovi il flagello di un'umanita che non può più riprocrearsi...i personaggi si muovono in uno scenario tortuoso e caotico che il regista riproduce con estremo realismo fin dentro i minimi dettagli!
trovo che questo film sia un po' troppo sottovalutato e mi sento di consigliarlo vivamente a tutte le persone che amino il genere fantascientifico/drammatico
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kondor17
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lunedì 15 giugno 2015
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il ritorno della sacra famiglia
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Non amo molto Cuaron. È molto bravo nell'uso della macchina da presa, ma ha un che di lezioso nel suo fare che rende i suoi film esteticamente perfetti quanto spesso vacui e inconcludenti. Questo invece la storia ce l'ha, anche se qua e la si perde. Difficile pensare ad una improvvisa perdita della fertilità di tutte le donne del pianeta contemporaneamente, tra pochi anni e senza un agente patogeno o un fattore scatenante. Ancor più improbabile pensare che in così breve lasso tracollino tutti gli stati esclusa la Gran Bretagna, diventando così meta di fiumi di migranti e profughi da tutto il mondo. Cuaron non spiega nulla. Ti dice solo: Siamo nel 2027, tra 12 anni scarsi, gli inglesi sopravvivono e prosperano, le donne non fanno più figli, i profughi reclusi e uccisi da loschi guardiani in grandi sobborghi, i ribelli armati fino ai denti.
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Non amo molto Cuaron. È molto bravo nell'uso della macchina da presa, ma ha un che di lezioso nel suo fare che rende i suoi film esteticamente perfetti quanto spesso vacui e inconcludenti. Questo invece la storia ce l'ha, anche se qua e la si perde. Difficile pensare ad una improvvisa perdita della fertilità di tutte le donne del pianeta contemporaneamente, tra pochi anni e senza un agente patogeno o un fattore scatenante. Ancor più improbabile pensare che in così breve lasso tracollino tutti gli stati esclusa la Gran Bretagna, diventando così meta di fiumi di migranti e profughi da tutto il mondo. Cuaron non spiega nulla. Ti dice solo: Siamo nel 2027, tra 12 anni scarsi, gli inglesi sopravvivono e prosperano, le donne non fanno più figli, i profughi reclusi e uccisi da loschi guardiani in grandi sobborghi, i ribelli armati fino ai denti. La fede: tutti attendono il ritorno di un messia, che poi è il figlio di un immigrata aiutata da Clive Owen, pargolo destinato a un fantomatico progetto umano. Nessuna spiegazione, nessun retroscena, nessuna premessa. Sei lì che guardi uno sci-fi distopico in un prossimo futuro e non vedi alcun nesso. Julianne Moore e Michael Caine, sempre bravi, spariscono presto dalla scena e inserirli nel cast tra i personaggi principali è un mezzo tranello per l ignaro spettatore. Rimane quindi la sacra famiglia, composta da Giuseppe - Clive, da una Madonna Nera e da una Messia, che in un road movie appassionante devono raggiungere tra mille difficoltà la terra promessa. Se solo curasse più l'intreccio, che regista sarebbe Cuaron! Peccato. Sufficienza tirata per un film bello a metà.
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arnaco
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mercoledì 20 maggio 2015
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un possibile sequel biblico
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Theo porta Kee - che dice solo per scherzo di essere vergine - a partorire in una misera stanza come Giuseppe portò Maria in una stalla. Poi la mette in salvo sulla nave umanitaria come Giuseppe portò in salvo la sua famiglia in Egitto. Il possibile sequel: Theo non muore e, passato il peggio, riporta Kee e la figlioletta in Inghilterra dove diventa la prima profeta donna di una nuova religione, in nome della quale le future generazioni continueranno a commettere crimini orrendi come è sempre stato.
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sadis
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mercoledì 29 ottobre 2014
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il miglior cuaron
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Questo film all'interno della filmografia del regista messicano rappresenta il vertice massimo, infatti non sempre si è dimostrato all'altezza del suo talento (Harry Potter, Gravity). Il film oltre a presentare i tratti caratteristici della regia di cuaron, come i lunghi piano sequenza e altri virtuosismi questa volta è sorretto da una grande storia. L'idea dell'infertilità è straordinaria, è un film visionario ma anche legato al presente.
Uno dei migliori film distopici di sempre.
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