oblomovita
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venerdì 20 giugno 2014
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noioso
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Clive Owen deludente. Credo che il film avrebbe potuto meritare qualche punto in più se al posto di Julianne Moore fosse morto subito Clive Owen, che a mio avviso non ha lo spessore di un Russel Crowe o di un Bruce Willis per raddrizzare da solo un film nato male.
Forse ci sarebbero riusciti Michael Caine e la Moore insieme se non ci fosse stata la bella trovata, unica idea tanto originale quanto sconsiderata, di far morire subito una e poi l'altro incentrando invece tutto il film su un anonimo Owen.
Il film supera apopena la soglia della mediocrità grazie a una trama che all'inizio promette bene ma poi fa acqua da tutte le parti.
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jacopo b98
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lunedì 31 marzo 2014
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un film mediocre ma girato con grande stile!
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Nel 2027 l’Inghilterra è l’unico stato ad essere sopravvissuto a una specie di apocalisse mai del tutto spiegata. Lo stato è governato da una feroce dittatura che reprime tutti e massacra gli immigrati. Inoltre il 100% della popolazione è sterile: dal 2009 non nascono più bambini. In questo terrificante panorama Theo (Owen), un impiegato del governo, è incaricato da una vecchia amica (Moore) a capo della ribellione dei poveri di portare fino al mare una ragazza (Ashitey)…incinta. Dal romanzo di P.D. James, sceneggiato dal regista con David Arata, Timothy J. Sexton e altri, Cuaròn ha tratto il film che da anni desiderava realizzare.
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Nel 2027 l’Inghilterra è l’unico stato ad essere sopravvissuto a una specie di apocalisse mai del tutto spiegata. Lo stato è governato da una feroce dittatura che reprime tutti e massacra gli immigrati. Inoltre il 100% della popolazione è sterile: dal 2009 non nascono più bambini. In questo terrificante panorama Theo (Owen), un impiegato del governo, è incaricato da una vecchia amica (Moore) a capo della ribellione dei poveri di portare fino al mare una ragazza (Ashitey)…incinta. Dal romanzo di P.D. James, sceneggiato dal regista con David Arata, Timothy J. Sexton e altri, Cuaròn ha tratto il film che da anni desiderava realizzare. E in questo film mette tutte le sue tematiche preferite: il sacrificio, la repressione dei poveri da parte dei potenti, l’immigrazione, l’amore, la violenza, ecc. Il risultato è un curioso misto di guerra, azione e sacralità, a tratti riuscito, a tratti meno. Quello che è innegabile è il suo fascino visivo che ha i suoi pregi specialmente nella fotografia di Emmanuel Lubezki (Premio Osella a Venezia e BAFTA alla fotografia) e nelle scenografie squallide. Ma anche nella regia di Cuaròn, vero punto di forza del film, il regista predilige lunghi piani sequenza con tonnellate di camera a spalla e realizza delle scene belliche davvero impressionanti. Cuaròn si dimostra il cineasta tecnicamente più innovativo della sua generazione: appanna la telecamera, la schizza, e non teme di mostrare la violenza cruda in un progetto ad alto costo come questo. Tra gli attori spicca Michael Caine. Montaggio: Alfonso Cuaròn e Alex Rodriguez. Musiche: John Tavener.
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aldolg
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mercoledì 11 settembre 2013
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da vedere
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In italiano I figli degli uomini. Lo trovo possibile ed attuale e trovo fantastica la scena con il Pink Floyd Pig e naturalmente la "performance" di Ernesto Tomasini (Palermo nella SF !), a parte gli scherzi da non perdere ! Tematica: GENETICA
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gianleo67
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sabato 8 giugno 2013
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fanta new age di una transumanza cristologica
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In un futuro prossimo venturo in cui l'umanità rischia l'estinzione a causa di una pandemia di infertilità dalle origini ignote e l'isola britannica vive sotto un regime disumano che impone la segregazione e deportazione di masse sempre più numerose di immigrati clandestini, un tormentato giornalista londinese viene contattato da una organizzazione antigovernativa con lo scopo di condurre una giovane ragazza straniera verso una destinazione sicura per il bambino che porta in grembo.
Quando scopre l'oscuro piano di una cinica macchinazione all'interno dell'organizzazione decide di proseguire da solo il suo viaggio, proteggendo la ragazza dalle numerose insidie di nemici sempre più spietati e letali.
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In un futuro prossimo venturo in cui l'umanità rischia l'estinzione a causa di una pandemia di infertilità dalle origini ignote e l'isola britannica vive sotto un regime disumano che impone la segregazione e deportazione di masse sempre più numerose di immigrati clandestini, un tormentato giornalista londinese viene contattato da una organizzazione antigovernativa con lo scopo di condurre una giovane ragazza straniera verso una destinazione sicura per il bambino che porta in grembo.
Quando scopre l'oscuro piano di una cinica macchinazione all'interno dell'organizzazione decide di proseguire da solo il suo viaggio, proteggendo la ragazza dalle numerose insidie di nemici sempre più spietati e letali.
Suggerendo le ambientazioni cupe e plumbee di una modernità pre apocalittica nel cuore di una civiltà occidentale che un accidente biologico sconosciuto ha piombato nel caos di una gravissima crisi demografica e sociale, Alfonso Cuarón prefigura lo scenario di un insolito (eppure così abusato) fanta-new age dove si rielaborano in modo poco convincente gli spauracchi agitati dai regimi autocratici del XX secolo: dalla xenofobia di matrice nazionalsocialista all'apartheid di bistrattate popolazioni alloctone e condendo il tutto con la mistica di seconda mano di un vago libertarismo all'acido lisergico.
Se è vero che il film può funzionare dal punto di vista della costruzione narrativa (un road movie con un trasandato eroe al comando di una insolita transumanza cristologica) è pur vero che molti elementi scenografici e simbolici appaiono oltremodo irritanti, dando l'impressione di una confusa commistione ideologica di chi abbia voluto riprodurre su scala regionale (l'Inghilterra di '30 giorni dopo' era assai più credibile) una deriva globale solo accennata e priva di una verosimile coerenza immaginifica (che ne è stato del resto del mondo?). Si assiste così all'eco di una rediviva cultura hippy come substrato ideologico in grado di sovvertire l'ordine costituito (ministri che tengono 'Guernica' in soggiorno e 'The big Pig' dei Pink floyd fluttuante nell'atrio ) con tanto di tormentone musicale (la Ruby Tuesday nell'insolita e personale interpretazione pop di Franco Battiato) e portabandiera ufficiale (un Michael Caine un pò ridicolo nei panni di un capellone che vive nell'eremo bucolico di una piantagione idroponica di cannabis,sic!) , infarcito da 'profonde' riflessioni sul mistico dualismo tra i capricci del caso e la necessità della fede (o era il contrario?) e dallo stucchevole piagnisteo mediatico sulla prematura dipartita di un celeberrimo sedicenne, recordman assoluto per via della giovine età.
Caleidoscopio pasticciato di luoghi comuni del genere e prossimo alla involontaria parodia è un film che conduce alle estreme conseguenze una piccola epopea del sacrificio e della rinascita (di un solo bambino per di piu' di colore o dell'intera umanità?) volendoci insegnare che la speranza è l'ultima a morire. Ma questo già ce lo sapevamo. Per sentimentaloni del grande schermo, gli altri si astengano.
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no_data
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sabato 4 maggio 2013
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un'ottimo film troppo poco considerato
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Mi dispiace che questo film sia poco conosciuto e che molti, soprattutto quelli che pensano di saperla lunga sul cinema, non lo abbiano gradito o compreso appieno. Inizialmente ero scettico sul titolo di questo film e per anni l'ho snobbato, ben sapendo però che era un lavoro di Alfonso Cuaron, il regista del terzo Harry Potter. Poi però l'ho guardato su consiglio di un amico e mi sono pentito di non averlo visto prima. Non dico che si tratti di un capolavoro ma il film mi ha convinto soprattutto per le scenografie, il realismo delle scene d'azione e per i lunghi piani sequenza, caratteristica di questo talentuoso regista. Non dimentico assolutamente gli interpreti, anzi.
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Mi dispiace che questo film sia poco conosciuto e che molti, soprattutto quelli che pensano di saperla lunga sul cinema, non lo abbiano gradito o compreso appieno. Inizialmente ero scettico sul titolo di questo film e per anni l'ho snobbato, ben sapendo però che era un lavoro di Alfonso Cuaron, il regista del terzo Harry Potter. Poi però l'ho guardato su consiglio di un amico e mi sono pentito di non averlo visto prima. Non dico che si tratti di un capolavoro ma il film mi ha convinto soprattutto per le scenografie, il realismo delle scene d'azione e per i lunghi piani sequenza, caratteristica di questo talentuoso regista. Non dimentico assolutamente gli interpreti, anzi. Clive Owen e Michael Caine in questo film hanno sfoderato tra le performance più memorabili delle loro carriere.
La vicenda è ben sviluppata, una delle migliori trasposizioni distopiche degli ultimi anni. Per molti ci saranno un sacco di stereotipi, ma il pregio di questo film è di raccontare attraverso immagini forti e scenari impressionanti, andando oltre la superficialità di numerosi film fantascientifici che si limitano all'abbondanza degli effetti speciali, ma non alla vera sostanza. Il banale non è un ingrediente di questo film fortunatamente.
Da antologia la scena girata con camera a mano durante la sparatoria e i bombardamenti in città. Qualcuno pensa che sia una parte di film presuntuosa, inutile o addirittura un tentativo di emulare Spielberg in Salvate il soldato Ryan : niente di più falso. Questa è una gran prova di regia perchè un regista alla fine è come un cuoco, dove per fare un piatto usa determinati ingredienti e qui Cuaron ne ha aggiunti alcuni che hanno reso il piatto unico e originale. Peccato che il film non sia riuscito a vincere almeno un'oscar, però già il fatto di aver avuto tre nomination non è da poco. Spero che questo film venga rispolverato com'è già successo con altri, perchè merita davvero.
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lica71
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sabato 28 aprile 2012
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un autentico docu-film
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Non è un film fantascientifico ma un vero istant movie. Quello che vediamo è la realtà attuale in molte parti del mondo: Iraq, Afghanistan. E' un passato prossimo: il dramma di Sarajevo e della Bosnia, e più in là il ghetto di Varsavia. Tolti tutti gli orpelli della civiltà industriale, restano gli uomini: la fame, la sete, l'odio, la violenza e l'amore.
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imagna
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venerdì 27 aprile 2012
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aperto alla speranza
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Il genere futurista e catastrofico non mi appassiona quindi non mi riesce prorpio di considerarlo un capolavoro, però è senz'altro un ottimo film, originale, con una splendida fotografia e buone interpretazioni. Nell'apocalisse in cui avviene la piccola odissea dei protagonisti, che si muovono circondati dalla violenza del tutti contro tutti, ciò che più mi è piaciuto che essi riescano a raggiungere il loro obiettivo senza abbassarsi all'utilizzo delle armi, per cui tutto sommato, nonostante tutto, un film pacifista e apero alla speranza.
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davidalcor
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lunedì 23 aprile 2012
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stile originale, da vedere assolutamente!
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Questo film è girato con uno stile originale, lunghi piani sequenza ottimamente realizzati, con la cinepresa che si aggira sulla scena quasi fosse dotata di vita propria. Questo stile tutto rende molto realistiche alcune scene, dandogli una potenza espressiva direi unica. La storia è interessante ed il messaggio arriva in modo preciso. Direi quindi che ancora una volta la scarsa pubblicità e la disattenzione della critica ha penalizzato, a livello di incassi, un ottimo film!
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writer58
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giovedì 19 aprile 2012
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this is the end...
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2027. Da 18 anni l’umanità è condannata alla sterilità, dal 2009 non nascono più i bambini. Il più giovane abitante del pianeta – un ragazzo di 18 anni, figlio di due proletari di Buenos Aires- viene ucciso in una rissa, all’uscita di un locale. Il mondo intero ne piange la fine come se, insieme a lui, fosse scomparsa la speranza di un futuro. Così inizia "I figli degli uomini" (children of men), il terzo film del regista messicano Alfonso Cuarón, tratto dall’omonimo romanzo di P.D. James
Il mondo del 2027 assomiglia a quello di oggi: inquinamento e devastazione ambientale, terrorismo islamico e di gruppi militanti, schermi televisivi e dispositivi satellitari persino negli autobus londinesi, gigantesche sacche di povertà e di emarginazione, ma soprattutto una feroce lotta all’immigrazione clandestina.
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2027. Da 18 anni l’umanità è condannata alla sterilità, dal 2009 non nascono più i bambini. Il più giovane abitante del pianeta – un ragazzo di 18 anni, figlio di due proletari di Buenos Aires- viene ucciso in una rissa, all’uscita di un locale. Il mondo intero ne piange la fine come se, insieme a lui, fosse scomparsa la speranza di un futuro. Così inizia "I figli degli uomini" (children of men), il terzo film del regista messicano Alfonso Cuarón, tratto dall’omonimo romanzo di P.D. James
Il mondo del 2027 assomiglia a quello di oggi: inquinamento e devastazione ambientale, terrorismo islamico e di gruppi militanti, schermi televisivi e dispositivi satellitari persino negli autobus londinesi, gigantesche sacche di povertà e di emarginazione, ma soprattutto una feroce lotta all’immigrazione clandestina. Gli immigrati vengono rinchiusi in gabbie, sorvegliati da poliziotti armati, sono ammassati in centri di espulsione, giustiziati in modo sommario, una pubblicità martellante ricorda che è “reato dare da mangiare, bere, ospitare, proteggere i clandestini”.
La Londra del 2027 ricorda, per certi versi, le atmosfere di Blade Runner: gli stessi megaschermi, l’identico clima plumbeo e livido, la stessa disumanizzazione brulicante e anonima. La massa sterminata di derelitti che viene cacciata dai confini del Regno Unito simboleggia la fine del sogno dell’integrazione multirazziale e insieme la ferocia di una società destinata all'estinzione.
Dentro questo scenario fosco, da autunno del mondo, il protagonista Theo ( l’ottimo Clive Owen) viene rapito da un gruppo terrorista che sostiene i diritti degli immigrati e costretto a richiedere a un suo amico del governo un “permesso di transito” per una giovane donna di colore di origine africana.
Stretto tra i gruppi fondamentalisti, la polizia e le tribù di teppisti che imperversano nel sud dell’Inghilterra, il protagonista scopre ben presto la sconvolgente verità: la donna è incinta, il futuro del mondo è affidato, come nei suoi esordi, a una donna nera. Insieme cercheranno di fuggire verso un problematico approdo, mentre intorno a loro la rivolta e gli scontri tra polizia e insorti tocca un parossismo di violenza e assume le caratteristiche di una guerra civile.
“E' stata una scelta molto cosciente: volevamo che l'unica donna al mondo a potere concepire un bambino fosse nera, di estrazione umile e africana”, ha affermato il regista in una intervista.
"I figli degli uomini" mi è parso un apologo ben costruito sull’ “inverno prossimo venturo”. Il linguaggio cinematografico è secco ed essenziale e la sceneggiatura appare serrata e avvincente.
Insieme a Iñarritu (Amores Perros, 21 grammi, Babel), Cuarón rappresenta un esponente di primo piano del nuovo cinema messicano, un cinema capace di interpretare in modo non convenzionale le angosce del presente, al di fuori degli schemi dell’industria di Hollywood.
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artnico
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giovedì 24 marzo 2011
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medioevo prossimo venturo
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I figli degli uomini è stato uno di quei film che ho visto senza alcuna aspettativa. Le critiche non ne parlavano, e quando lo facevano nessuno si sbilanciava mai molto. Forse il fatto che mi sia piaciuto particolarmente è dovuto ad una mia atavica passione per le storie da medioevo prossimo venturo, le bande di disperati alla Coen che cercano di sopravvivere in un mondo in cui essere liberi è considerato un lusso, o ancora le funamboliche fughe alla Mad Max in contesti dove la macchina diventa un bene prezioso per la sopravvivenza e i tiranni spadroneggiano per ogni dove.
Questo è un film delicato, romantico, dove questa unica donna gravida diventa l'unico bene prezioso di un'umanità totalmente allo sbando.
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I figli degli uomini è stato uno di quei film che ho visto senza alcuna aspettativa. Le critiche non ne parlavano, e quando lo facevano nessuno si sbilanciava mai molto. Forse il fatto che mi sia piaciuto particolarmente è dovuto ad una mia atavica passione per le storie da medioevo prossimo venturo, le bande di disperati alla Coen che cercano di sopravvivere in un mondo in cui essere liberi è considerato un lusso, o ancora le funamboliche fughe alla Mad Max in contesti dove la macchina diventa un bene prezioso per la sopravvivenza e i tiranni spadroneggiano per ogni dove.
Questo è un film delicato, romantico, dove questa unica donna gravida diventa l'unico bene prezioso di un'umanità totalmente allo sbando.
Imperdibile.
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