|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il prezzo della modernità e la Cina ha il suo De Sica
di Paolo D'Agostini La Repubblica
I luoghi sono gli stessi sui quali a un certo punto del suo viaggio si affaccia il personaggio di Sergio Castelletto in La stella che non c'è di Gianni Amelio, navigando lungo il fiume Yangtze. Still Life (cioè "natura morta") del cinese Jia Zhang-Ke ha vinto a sorpresa il Leone d'oro 2006. Il faraonico progetto di controllare il corso del grande fiume e le periodiche inondazioni provocate dalle sue acque nella zona chiamata delle Tre Gole inizia con il ventesimo secolo e passa da uno all'altro dei leader cinesi, Mao compreso. Il ciclopico cantiere ha effettivamente preso il via negli anni Novanta e se ne prevede la conclusione alla fine di questo decennio, con la più monumentale diga e la più grande centrale elettrica del mondo. L'occhio del film, presente nei luoghi veri come quello di De Sica e Rossellini nel dopoguerra italiano, parla di cose enormi attraverso picco destini. Parla della modernizzazione e dei suoi costi umani: l'opera ha fatto e farà inghiottire dalle acque interi abitati, villaggi, città, storie e memorie, costringendo persone e famiglie a trasferirsi e disperdersi. Un minatore è venuto a cercare la moglie e la figlia che non vede da sedici anni. Un'infermiera è venuta a cercare il marito, tecnico del cantiere, di cui non ha notizie da due anni. La prima coppia si ricompone, sebbene il loro fosse stato un matrimonio combinato, ma la seconda divorzia. Tra brutture, rovine, squallore, tristezza, umiliazione di una natura potente e imponente, grigiore (cifra del film) la vita continua.
|