ryan.gamer
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martedì 16 marzo 2010
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burton ci porta nella sua (infinita) immaginazione
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Willi Wonka nella fabbrica di cioccolato. Un uomo nella sua fabbrica che chiama dei bambini a visitarla.
Tim Burton, uno dei migliori autori del cinema mai esistiti. Se vuole fare un film per riflettere, non si limita a rallentare la cinepresa. Se vuole fare un film sulla pazzia e sull'assurdo, non crea un film scandalo vietato ai minori. Lui media. E dopo che ha trovato l'equilibrio, esagera con la sua immaginazione, per fare quello che altri registi fanno con il sangue, parolaccie o con il sesso. Lui è il regista, se vuole un film sul filo che separa vita e morte, il suo stile, un pupazzetto, le musiche di Danny Elfman, fanno quello che un demone o uno zombie non potrebbero mai fare.
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Willi Wonka nella fabbrica di cioccolato. Un uomo nella sua fabbrica che chiama dei bambini a visitarla.
Tim Burton, uno dei migliori autori del cinema mai esistiti. Se vuole fare un film per riflettere, non si limita a rallentare la cinepresa. Se vuole fare un film sulla pazzia e sull'assurdo, non crea un film scandalo vietato ai minori. Lui media. E dopo che ha trovato l'equilibrio, esagera con la sua immaginazione, per fare quello che altri registi fanno con il sangue, parolaccie o con il sesso. Lui è il regista, se vuole un film sul filo che separa vita e morte, il suo stile, un pupazzetto, le musiche di Danny Elfman, fanno quello che un demone o uno zombie non potrebbero mai fare.
La fabbrica ora è la più grande mai esistita. Dentro troviamo un monte, un "parco commestibile" e un ospedale per le "marionette ustionate". Dentro alla fabbrica troviamo Johnny Depp, l'alter ego di Burton. Il suo stile fatto attore, che porta in giro i bambini per trovare quello meno fastidioso, quello meno bambino possibile, per dargli, in futuro, la sua fabbrica in eredità.
Charlie è un bambino povero, la sua famiglia è povera. Vive in una casa "storta" che sembra stia per crollare, con un buco sul tetto. La povertà secondo Burton. Il modo più efficacie perchè anche i bambini la vedano.
Charlie riuscirà ad incontrare il signor Wonka, ad entrare nella fabbrica, dove cinque bambini sono cinque modelli di educazione, usi, tradizioni e caratteri diversi. Uno solo arriverà in fondo "vincitore".
Ma nemmeno tutto il cioccolato (o altri dolci) del mondo possono sostituire la famiglia.
Anche questa è una fiaba di Burton.
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giulietta :o)
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venerdì 28 luglio 2006
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la dolcezza di willy wonka
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Cosa succede se si vietano crudelmente caramelle e cioccolatini ad una bambino (magari con l' apparecchio) ?!
Questo film è la risposta; Willy Wonka si circonda di tutto ciò che gli è stato tolto o non è riuscito ad ottenere da bambino, tranne una cosa... qualcuno con cui potere condividere la propria flicità!
Attraverso bizzarre prove di iniziazione testa una serie di bambini viziati e senza scrupoli (un pò come lui) pronti a vivere nel suo paradiso fatto di gnomi, cascate di latte e laghi di cioccolato.. eppure sembra che quello sguardo un pò infantile, vacuo ma allo stesso tempo vispo così ben interpretato da Johnny Depp stia cercando un' anima più semplice e più nobile rispetto a quelle che lo circondano.
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Cosa succede se si vietano crudelmente caramelle e cioccolatini ad una bambino (magari con l' apparecchio) ?!
Questo film è la risposta; Willy Wonka si circonda di tutto ciò che gli è stato tolto o non è riuscito ad ottenere da bambino, tranne una cosa... qualcuno con cui potere condividere la propria flicità!
Attraverso bizzarre prove di iniziazione testa una serie di bambini viziati e senza scrupoli (un pò come lui) pronti a vivere nel suo paradiso fatto di gnomi, cascate di latte e laghi di cioccolato.. eppure sembra che quello sguardo un pò infantile, vacuo ma allo stesso tempo vispo così ben interpretato da Johnny Depp stia cercando un' anima più semplice e più nobile rispetto a quelle che lo circondano...
Sarà proprio Charlie, proveniente da una famiglia disagiata ad ottenere il merito di gustare a proprio piacimento la fabbrica di cioccolato.
Una fiaba moderna a doppia morale: da un lato il trionfare della spontaneità, della semplicità di Charlie rispetto agli altri bambini viziati dai videogiochi, televisione eccetera...
Dall' altro un adulto apparentemente ricco e felice che, tuttavia, capisce come un cioccolatino possa essere molto più dolce gustato con un amico piuttosto che in solitudine!.
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ashlee
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giovedì 23 agosto 2007
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tim burton colpisce ancora
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Chi non ha mai sognato di entrare in una fabbrica di cioccolato? Questo film fantastico è una dimostrazione di quanto la fantasia possa superare la realtà.
Dei bambini, che vivono nella falsità costruita di un mondo patinato devono trovare un biglietto d'oro per poter entrare dentro la fabbrica di cioccolato di Willy Wonka.Il film è basato sul fatto ke le cose materiali non sono tutto e il piccolo bambino protagonista lo dimostrerà a colpi di ingenuità e domande sul passato del proprietario.
Se dopo la casa della strega di Hansel e Gretel fatta di dolciumi avete ancora posto per un'intera fabbrica di cioccolato, cosa aspettate? guardate questo film
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skrat
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venerdì 18 luglio 2008
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favola visionaria ed indimenticabile
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Dopo “Willy Wonka e la fabbrica del cioccolato” del 1971, Tim Burton porta sugli schermi una visionaria rivisitazione del romanzo di Rolad Dahal, uno dei suoi preferiti nell’infanzia, come lo stesso regista ha confermato. Tuttavia il prodotto che ne è risultato si rivela essere molto più che un semplice film: una vera e propria esperienza onirica, un magico addentrarsi nelle profondità della nostra arcaica fanciullezza, alla disperata ricerca di quella purezza di sentimenti e di emozioni, che (ahimè) si perde inesorabilmente con l’avanzare dell’età. Burton sembra quasi voler accompagnarci per mano in questa mistica immedesimazione, creando una sognante dimensione parallela, in cui nulla è ciò che sembra, giacché ogni cosa è interpretabile unicamente attraverso l’uso dell’immaginazione, lo strumento più potente che l’essere umano possieda.
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Dopo “Willy Wonka e la fabbrica del cioccolato” del 1971, Tim Burton porta sugli schermi una visionaria rivisitazione del romanzo di Rolad Dahal, uno dei suoi preferiti nell’infanzia, come lo stesso regista ha confermato. Tuttavia il prodotto che ne è risultato si rivela essere molto più che un semplice film: una vera e propria esperienza onirica, un magico addentrarsi nelle profondità della nostra arcaica fanciullezza, alla disperata ricerca di quella purezza di sentimenti e di emozioni, che (ahimè) si perde inesorabilmente con l’avanzare dell’età. Burton sembra quasi voler accompagnarci per mano in questa mistica immedesimazione, creando una sognante dimensione parallela, in cui nulla è ciò che sembra, giacché ogni cosa è interpretabile unicamente attraverso l’uso dell’immaginazione, lo strumento più potente che l’essere umano possieda. Ed ecco, dunque, che anche oltre la scialba coltre di malinconico grigiore, che avvinghia gli esterni di una fredda fabbrica, ovvero oltre le più moderne espressioni tecnologiche, si può ritrovare, impiegando la fantasia, un contesto magico e onirico, una realtà antitetica, in cui lo squallore del raziocinio terreno è sostituito dalla sfrenata egemonia della più immaginifica creatività infantile, semplice, innocente ed incommensurabilmente spontanea. Un film, dunque, che è un concreto tradursi in realtà delle nostre più ancestrali brame infantili (si ricordi la sequenza del bagno nel fiume di cioccolato, o quella in cui i bambini assaggiano fiori, fili d’erba, funghi, alberi, poiché ogni cosa è commestibile – forse una vaga reminescenza da “Hansel e Gretel” ) e un sagace e attento, quanto piacevole addentrarsi nella nostra psiche di fanciulli. Straordinarie ed esilaranti le citazioni filmiche, da 2001:Odissea nello spazio di Kubrick, a Psyco di Hitchcock. Da enfatizzare l’incredibile lavoro attuato sulle scenografie, interamente realizzate a mano (non c’è quasi nulla di digitale!), che trascendono il puro carattere decorativo per divenire componenti fondamentali della scene, quasi attori in carne ed ossa, riuscendo nell’ardua impresa di esplicare appieno e nella maniera più funzionale possibile il complesso universo elaborato da Burton. Ottima anche l’interpretazione di Deep, il quale, sembra impossibile non crederlo, ispirandosi figurativamente a Michael Jackson (ma eliminando eccezionalmente l’aspetto morbosamente patologico dello stesso) regge e supera persino il confronto con Gene Wilder, caricando il suo personaggio di un’anormalità, che diviene dolce e grottesca al tempo stesso, producendo un forte fascino soggettivo. Burton, dal canto suo, enfatizza tutti questi aspetti con una sempre più sapiente regia, indugiando, come al solito, su una magnifica definizione psicologica dei personaggi, che sono, insieme con le scenografie, il vero motore della vicenda. Il suo estremo virtuosismo dietro la macchina da presa si esplica appieno sia nella scena iniziale (la preparazione delle tavolette di cioccolato nella fabbrica), sia nella sequenza in cui i protagonisti scivolano lungo il fiume di cioccolato sull’imbarcazione guidata dai bizzarri Oompa-Loompas, scene queste entrambe definite artisticamente dalla notevole e trascinante colonna sonora di Danny Elfman.
Un prodotto cinematografico unico e prezioso.
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joker 91
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martedì 7 dicembre 2010
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la genialità burtoniana
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Tim burton non si smentisce ed crea un altro grandissimo film con un immaginativa che va oltre ogni limite. Depp è maestoso in una parte creata apposta per le sue capacità camaleontiche,highmore è bravissimo ed un signor Lee fa la sua porta figura nella parte del padre che distrugge i sogni. Scenografie che lasciano meravigliati ed un calore famigliare avvolge la pellicola e per di più con piacere ricordandoci che i veri valori derivano da essa. Un regista fantastico che dai tempi di Beetlejuice e Batman in poi non si è più fermato
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peppe97
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giovedì 3 marzo 2011
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una pellicola "rinnovata ed appassionante"
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Come,sicuramente,saprete,il suddetto film non è altro che un rifacimento dell'omonima pellicola del lontano anno 1971,quando Willy Wonka veniva interpretato da Gene Wilder;un remake,forse migliorato,visto che sia i personaggi,sia i luoghi hanno aspetti perfezionati e piu realistici rispetto a quelli del film "primario".Il film,è molto interessante crea curiosità nello spettatore;può darsi che questo sia un punto di forza di Burton:tutti i film che di lui ho visto,oltre ad essere accomunati dal fatto che hanno la medesima produzione (Warner brothers pictures),sono tutti caratterizzati da una scenografia e da alcuni effetti speciali che tendono a rendere il pubblico "sbalordito",a volte anche spaventato.
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Come,sicuramente,saprete,il suddetto film non è altro che un rifacimento dell'omonima pellicola del lontano anno 1971,quando Willy Wonka veniva interpretato da Gene Wilder;un remake,forse migliorato,visto che sia i personaggi,sia i luoghi hanno aspetti perfezionati e piu realistici rispetto a quelli del film "primario".Il film,è molto interessante crea curiosità nello spettatore;può darsi che questo sia un punto di forza di Burton:tutti i film che di lui ho visto,oltre ad essere accomunati dal fatto che hanno la medesima produzione (Warner brothers pictures),sono tutti caratterizzati da una scenografia e da alcuni effetti speciali che tendono a rendere il pubblico "sbalordito",a volte anche spaventato.
E' con queste,a mio parere,valide ragioni che vi consiglio di vederlo.
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great steven
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domenica 19 aprile 2015
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versione leale e scattante del classico di dahl.
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LA FABBRICA DI CIOCCOLATO (USA, 2005) diretto da TIM BURTON. Interpretato da JOHNNY DEPP, FREDDIE HIGHMORE, HELENA BONHAM CARTER, CHRISTOPHER LEE, DEEP ROY, DAVID KELLY, NOAH TAYLOR, ANNASOPHIA ROBB, JAMES FOX, DAVID MORRIS, JORDAN FRY, JULIA WINTER
Charlie è un bambino povero che abita con i genitori e i quattro nonni nella zona più squallida e malandata di una città divenuta famosa per la presenza della più prestigiosa e fantastica fabbrica di cioccolato al mondo, dove un tempo il nonno paterno di Charlie lavorava come inserviente. Dal momento che suo padre ha perso il suo posto all’industria di dentifrici, la famiglia deve trovare alla svelta un mezzo efficace per sbarcare alla bell’e meglio il lunario, quando una notizia strepitosa viene fatta diffondere da Willy Wonka, il misterioso padrone della fabbrica che nessuno ha mai visto in faccia: cinque biglietti d’oro contenuti in altrettante, comunissime barrette di cioccolato sono stati messi in commercio su tutto il pianeta, e i cinque bambini che avranno la fortuna di trovarli avranno diritto ad una visita della fabbrica della durata di un giorno, guidati in quel favoloso luogo dallo stesso Wonka.
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LA FABBRICA DI CIOCCOLATO (USA, 2005) diretto da TIM BURTON. Interpretato da JOHNNY DEPP, FREDDIE HIGHMORE, HELENA BONHAM CARTER, CHRISTOPHER LEE, DEEP ROY, DAVID KELLY, NOAH TAYLOR, ANNASOPHIA ROBB, JAMES FOX, DAVID MORRIS, JORDAN FRY, JULIA WINTER
Charlie è un bambino povero che abita con i genitori e i quattro nonni nella zona più squallida e malandata di una città divenuta famosa per la presenza della più prestigiosa e fantastica fabbrica di cioccolato al mondo, dove un tempo il nonno paterno di Charlie lavorava come inserviente. Dal momento che suo padre ha perso il suo posto all’industria di dentifrici, la famiglia deve trovare alla svelta un mezzo efficace per sbarcare alla bell’e meglio il lunario, quando una notizia strepitosa viene fatta diffondere da Willy Wonka, il misterioso padrone della fabbrica che nessuno ha mai visto in faccia: cinque biglietti d’oro contenuti in altrettante, comunissime barrette di cioccolato sono stati messi in commercio su tutto il pianeta, e i cinque bambini che avranno la fortuna di trovarli avranno diritto ad una visita della fabbrica della durata di un giorno, guidati in quel favoloso luogo dallo stesso Wonka. Charlie recupera uno dei cinque biglietti e, accompagnato dal nonno, può entrare insieme ad altri quattro bambini (tutti molto più benestanti e spocchiosi di lui) a vedere un posto davvero fuori dall’ordinario in tutti i sensi. Ma Wonka ha in mente uno spietato gioco al massacro per i suoi (in fondo) malcapitati visitatori, perché alla fine del giro di perlustrazione soltanto un bambino, sui cinque selezionati, conquisterà un ambito e ignoto premio. Una troupe di attori motivati e uniti da un affiatamento comune e partecipante impreziosisce di una manciata di ottime interpretazioni un fantasy che va contro le regole dello stesso genere a cui appartiene per inscenare una scanzonata ma al tempo medesimo malinconica scampagnata in un ambiente che stupisce per originalità plastica, colori sgargianti, turbinii vaporosi e inventiva debordante. Le scenografie, in tal senso, forniscono un impiego utilissimo e funzionale alla raffigurazione di un topos dapprima letterario (alla base c’è infatti il bellissimo romanzo breve di Roald Dahl, pubblicato nel 1964, benché la sceneggiatura si prenda qualche licenza poetica di troppo nella sua trasposizione) e poi convertito in immagini audiovisive senza lesinare veicoli espressivi di prima scelta. Fra tutte le performances, lo stralunato ed enigmatico proprietario industriale di J. Depp è la scelta vincente: il suo bisogno di affetto, la sua solitudine apparentemente irrimediabile e la sua stravaganza fluttuante rimandano echi, voluti o no, alla parabola vitale della popstar Michael Jackson. Irresistibile il tormentone degli Oompa-Loompa (realizzati a partire dall’attore D. Roy, moltiplicato e miniaturizzato digitalmente per 165 volte), i piccoli aiutanti canterini di Willy Wonka che, ad ogni fanciullo costretto ad abbandonare il tour, intervengono in un simpatico stacchetto musicale in rima, molto ben tradotto nella versione italiana del film. Una pellicola che sostanzialmente e tecnicamente non aggiunge nulla di nuovo nell’itinerario di Burton, però arricchisce il suo itinerario di un piccolo, grande gioiello che sa valorizzare sé stesso per un caleidoscopio coinvolgente di creazioni cromatiche, un rimedio alla sua pesantezza retorica trovato nella felicità quasi puerile del divertimento elargito a grandi mani e un finale che, esulando dalla pagina scritta, migliora il libro inserendo un superamento del trauma edipico che giova tanto al nostalgico e bizzarro industriale quanto al suo nuovo e giovanissimo partner lavorativo. Da consigliare sia ai piccoli che agli adulti, e godibile da entrambe le categorie con eguale distacco sensazionale e spassoso travolgimento. Un’idea azzeccata della versione nostrana dell’opera è l’inserimento di Arnoldo Foà come voce narrante.
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aristoteles
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venerdì 15 aprile 2016
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willy wonka willy wonka
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La Fotografia e' splendida,fabbrica e paese compresi.
Charlie e la sua famiglia sono di una simpatia assoluta, Wonka e gli Umpa Lumpa brillano di fascino proprio e il cioccolato non può che trasmetterci sensazioni positive.
La storia è piuttosto originale (anche se di tratta di un remake) e l'atmosfera frizzante anche grazie ad un'altra splendida interpretazione di Depp.
In contrapposizione a tutti questi elementi positivi c'è una certa ripetitività nella sceneggiatura.
È vero che è una fiaba moderna ma le surreali eliminazioni dei vari contendenti sono piuttosto prevedibili anche se fantasiose.
Anche il difficile rapporto padre/figlio non viene snocciolato con dovizia anche se giustifica la tendenza alla solitudine del buon Willy.
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La Fotografia e' splendida,fabbrica e paese compresi.
Charlie e la sua famiglia sono di una simpatia assoluta, Wonka e gli Umpa Lumpa brillano di fascino proprio e il cioccolato non può che trasmetterci sensazioni positive.
La storia è piuttosto originale (anche se di tratta di un remake) e l'atmosfera frizzante anche grazie ad un'altra splendida interpretazione di Depp.
In contrapposizione a tutti questi elementi positivi c'è una certa ripetitività nella sceneggiatura.
È vero che è una fiaba moderna ma le surreali eliminazioni dei vari contendenti sono piuttosto prevedibili anche se fantasiose.
Anche il difficile rapporto padre/figlio non viene snocciolato con dovizia anche se giustifica la tendenza alla solitudine del buon Willy.
Ne consiglio la visione ma non riesco a definirlo capolavoro assoluto.
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luca scialo
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domenica 15 novembre 2020
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il cioccolato come metafora della vita
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Tim Burton traspone un romanzo Charlie and the Chocolate Factory, in modo più fedele rispetto alla precedente interpretazione cinematografica del 1971 con Gene Wilder (diventata famosa sui Social per un meme evergreen). Si affida, come sempre, al fido Johnny Depp, sempre straordinario nei panni del fantasioso Willy Wonka. Il quale, dietro le sue straordinarie invenzioni, maschera una infanzia triste e difficile complice il rigido padre dentista. Che gli vietava di mangiare qualsivoglia dolciume. E lo obbligava a tenere un orribile apparecchio per i denti. Un giorno, Wonka decide di aprire la sua fabbrica, ormai chiusa al pubblico e agli operai umani (si affida a macchinari e agli gnomi Umpa Lumpa) a 5 bambini che avrebbero trovato i soli 5 biglietti d'oro presenti in tutto il Mondo.
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Tim Burton traspone un romanzo Charlie and the Chocolate Factory, in modo più fedele rispetto alla precedente interpretazione cinematografica del 1971 con Gene Wilder (diventata famosa sui Social per un meme evergreen). Si affida, come sempre, al fido Johnny Depp, sempre straordinario nei panni del fantasioso Willy Wonka. Il quale, dietro le sue straordinarie invenzioni, maschera una infanzia triste e difficile complice il rigido padre dentista. Che gli vietava di mangiare qualsivoglia dolciume. E lo obbligava a tenere un orribile apparecchio per i denti. Un giorno, Wonka decide di aprire la sua fabbrica, ormai chiusa al pubblico e agli operai umani (si affida a macchinari e agli gnomi Umpa Lumpa) a 5 bambini che avrebbero trovato i soli 5 biglietti d'oro presenti in tutto il Mondo. Biglietti che andranno nelle mani di 4 bambini ingordi, con peccati capitali rispettivi diversi, ma anche al povero Charlie. Il più modesto di tutti, anche di carattere. La pellicola è diventata un cult natalizio ormai, alla pari di Nightmare before Christmas. Con tanto di morale: alla fine, la modestia e i sani valori trionfano sempre. Magari fosse davvero così. Fatto sta che il film riesce a trattenere piacevolmente, non disdegnando momenti di riflessione. Gli effetti speciali sono al servizio degli attori in carne ed ossa e non viceversa. Come ormai avviene spesso. La sceneggiatura è altrettanto solida. Uno dei film del genere Fantastico più riusciti di sempre.
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orione95
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mercoledì 7 ottobre 2015
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una parabola utopistica per grandi e piccini
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Una mastodontica riflessione in grado di spaziare dall'economia (facendosi portavoce della più pesante critica al sistema della fabbrica) all'umanistica (presentandosi come una squisita trattazione di vizi e virtù): ecco, questo è "La fabbrica di cioccolato" in poche parole.
Tratto dall'omonimo romanzo cult per preadolescenti di Roald Dahl, questo "gustoso capolavoro" firmato Tim Burton riscopre il significato originario dell'opera tradendo, almeno apparentemente, quanto compiuto negli anni 70 dal Mel Stuart e il suo "Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato". Già, perché mentre Stuart aveva indirizzato l'opera del Dahl ad un pubblico quasi esclusivamente giovanissimo, per ciò avvalendosi del più accessibile degli espedienti, la produzione natalizia, Burton confeziona una pellicola che con la precedente condivide solo il soggetto, presentandosi come una vera e propria critica alla società del vecchio (e nuovo) millennio.
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Una mastodontica riflessione in grado di spaziare dall'economia (facendosi portavoce della più pesante critica al sistema della fabbrica) all'umanistica (presentandosi come una squisita trattazione di vizi e virtù): ecco, questo è "La fabbrica di cioccolato" in poche parole.
Tratto dall'omonimo romanzo cult per preadolescenti di Roald Dahl, questo "gustoso capolavoro" firmato Tim Burton riscopre il significato originario dell'opera tradendo, almeno apparentemente, quanto compiuto negli anni 70 dal Mel Stuart e il suo "Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato". Già, perché mentre Stuart aveva indirizzato l'opera del Dahl ad un pubblico quasi esclusivamente giovanissimo, per ciò avvalendosi del più accessibile degli espedienti, la produzione natalizia, Burton confeziona una pellicola che con la precedente condivide solo il soggetto, presentandosi come una vera e propria critica alla società del vecchio (e nuovo) millennio. Ognuno dei piccoli personaggi rappresenta un vizio particolare (la gola, la superbia, l'ira, la gelosia), e la fabbrica di cioccolato, apparente ricettacolo di tale perdizione, si scopre essere piuttosto il cuore pulsante di quella catarsi così necessaria tanto per i giovani protagonisti quanto per il mondo intero. Con la sola esclusione di Charlie Bucket. Egli infatti, simbolo di un'infanzia dimenticata e vittima delle ingiuste prassi della società, si rivela in tutta la sua purezza, proprio perché della suddetta società egli occupa un gradino basso, così basso da sfuggire ad ogni possibile corruzione. Insomma, Charlie e la sua famiglia rappresentano il lieto fine del Dahl: una correttezza e una bontà che il mondo ha mantenuto e che può ancora riscoprire. D'altro canto, figlio di due mondi (fiaba e critica sociale), Willy Wonka (qui magistralmente interpretato da un fantastico ed evocativo Johnny Depp) altro non è che l'uomo vittima della sua stessa abnegazione al lavoro, ormai sfociata nell'utopia e nella totale alienazione, alienazione peraltro condivisa con ogni singolo suo operaio, parafrasi del lavoratore svuotato dal costante svolgimento di ciò che invece dovrebbe nobilitarlo.
Detto ciò, appare necessario, almeno al sottoscritto, tessere le lodi dell'ispirato comparto musicale, firmato Danny Elfman, in grado di accompagnare abbastanza efficacemente il susseguirsi delle vicende, e degli ottimi effetti speciali, ben capaci di alternare scene reali a montaggi computerizzati.
In conclusione ritengo "La fabbrica di cioccolato" un capolavoro in tutte le sue forme, sia letteraria che cinematografica, e ne consiglio la visione (e la lettura) non soltanto ai più piccoli, ma anche a coloro i quali ricordano ancora un beffardo Gene Wilder col suo buffo cappello a cilindro.
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