La fabbrica di cioccolato

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Un film di Tim Burton. Con Johnny Depp, Freddie Highmore, Helena Bonham Carter, David Kelly, Deep Roy.
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Titolo originale Charlie and the Chocolate Factory. Fantastico, Ratings: Kids, durata 106 min. - USA, Gran Bretagna 2005. uscita venerdì 23 settembre 2005. MYMONETRO La fabbrica di cioccolato * * * 1/2 - valutazione media: 3,97 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Versione leale e scattante del classico di Dahl. Valutazione 3 stelle su cinque

di Great Steven


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domenica 19 aprile 2015

LA FABBRICA DI CIOCCOLATO (USA, 2005) diretto da TIM BURTON. Interpretato da JOHNNY DEPP, FREDDIE HIGHMORE, HELENA BONHAM CARTER, CHRISTOPHER LEE, DEEP ROY, DAVID KELLY, NOAH TAYLOR, ANNASOPHIA ROBB, JAMES FOX, DAVID MORRIS, JORDAN FRY, JULIA WINTER
Charlie è un bambino povero che abita con i genitori e i quattro nonni nella zona più squallida e malandata di una città divenuta famosa per la presenza della più prestigiosa e fantastica fabbrica di cioccolato al mondo, dove un tempo il nonno paterno di Charlie lavorava come inserviente. Dal momento che suo padre ha perso il suo posto all’industria di dentifrici, la famiglia deve trovare alla svelta un mezzo efficace per sbarcare alla bell’e meglio il lunario, quando una notizia strepitosa viene fatta diffondere da Willy Wonka, il misterioso padrone della fabbrica che nessuno ha mai visto in faccia: cinque biglietti d’oro contenuti in altrettante, comunissime barrette di cioccolato sono stati messi in commercio su tutto il pianeta, e i cinque bambini che avranno la fortuna di trovarli avranno diritto ad una visita della fabbrica della durata di un giorno, guidati in quel favoloso luogo dallo stesso Wonka. Charlie recupera uno dei cinque biglietti e, accompagnato dal nonno, può entrare insieme ad altri quattro bambini (tutti molto più benestanti e spocchiosi di  lui) a vedere un posto davvero fuori dall’ordinario in tutti i sensi. Ma Wonka ha in mente uno spietato gioco al massacro per i suoi (in fondo) malcapitati visitatori, perché alla fine del giro di perlustrazione soltanto un bambino, sui cinque selezionati, conquisterà un ambito e ignoto premio. Una troupe di attori motivati e uniti da un affiatamento comune e partecipante impreziosisce di una manciata di ottime interpretazioni un fantasy che va contro le regole dello stesso genere a cui appartiene per inscenare una scanzonata ma al tempo medesimo malinconica scampagnata in un ambiente che stupisce per originalità plastica, colori sgargianti, turbinii vaporosi e inventiva debordante. Le scenografie, in tal senso, forniscono un impiego utilissimo e funzionale alla raffigurazione di un topos dapprima letterario (alla base c’è infatti il bellissimo romanzo breve di Roald Dahl, pubblicato nel 1964, benché la sceneggiatura si prenda qualche licenza poetica di troppo nella sua trasposizione) e poi convertito in immagini audiovisive senza lesinare veicoli espressivi di prima scelta. Fra tutte le performances, lo stralunato ed enigmatico proprietario industriale di J. Depp è la scelta vincente: il suo bisogno di affetto, la sua solitudine apparentemente irrimediabile e la sua stravaganza fluttuante rimandano echi, voluti o no, alla parabola vitale della popstar Michael Jackson. Irresistibile il tormentone degli Oompa-Loompa (realizzati a partire dall’attore D. Roy, moltiplicato e miniaturizzato digitalmente per 165 volte), i piccoli aiutanti canterini di Willy Wonka che, ad ogni fanciullo costretto ad abbandonare il tour, intervengono in un simpatico stacchetto musicale in rima, molto ben tradotto nella versione italiana del film. Una pellicola che sostanzialmente e tecnicamente non aggiunge nulla di nuovo nell’itinerario di Burton, però arricchisce il suo itinerario di un piccolo, grande gioiello che sa valorizzare sé stesso per un caleidoscopio coinvolgente di creazioni cromatiche, un rimedio alla sua pesantezza retorica trovato nella felicità quasi puerile del divertimento elargito a grandi mani e un finale che, esulando dalla pagina scritta, migliora il libro inserendo un superamento del trauma edipico che giova tanto al nostalgico e bizzarro industriale quanto al suo nuovo e giovanissimo partner lavorativo. Da consigliare sia ai piccoli che agli adulti, e godibile da entrambe le categorie con eguale distacco sensazionale e spassoso travolgimento. Un’idea azzeccata della versione nostrana dell’opera è l’inserimento di Arnoldo Foà come voce narrante.

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