tiberiano
|
martedì 10 marzo 2009
|
aspettative deluse
|
|
|
|
Un sabato pomeriggio di pioggia ho preso il DVD in oggetto e me lo sono visto.
So per certo che è piaciuto a miei amici che fanno volontariato, che l'hanno visto chi tre, chi quattro volte. Hanno ritrovato un mondo, persone, situazioni e luoghi che familiari, quale la comunità di sant'Egidio di Roma.
Certo, non è perfetto, i dialoghi a volte scivolano nella retorica, però credo che sia un difetto anche di altri film di Ozpetek.
Gli attori, anzi, le attrici sono superlative, mentre i ruoli maschili sono inconsistenti e marginali, praticamente sbiadite comparse al confronto.
E intuisco anche perchè a tanti non sia piaciuto: a parte il buonismo, i soliti ingredienti dei film di Ozpetek: scorci del centro storico di Roma, la bambina saputella che dà lezioni di vita agli adulti, un personaggio che finisce puntualmente investito da un'auto (Le fate ignoranti), l'ospedale rappresentato come luogo di attesa della morte, anzichè come luogo di riabilitazione e guarigione (Saturno contro).
[+]
Un sabato pomeriggio di pioggia ho preso il DVD in oggetto e me lo sono visto.
So per certo che è piaciuto a miei amici che fanno volontariato, che l'hanno visto chi tre, chi quattro volte. Hanno ritrovato un mondo, persone, situazioni e luoghi che familiari, quale la comunità di sant'Egidio di Roma.
Certo, non è perfetto, i dialoghi a volte scivolano nella retorica, però credo che sia un difetto anche di altri film di Ozpetek.
Gli attori, anzi, le attrici sono superlative, mentre i ruoli maschili sono inconsistenti e marginali, praticamente sbiadite comparse al confronto.
E intuisco anche perchè a tanti non sia piaciuto: a parte il buonismo, i soliti ingredienti dei film di Ozpetek: scorci del centro storico di Roma, la bambina saputella che dà lezioni di vita agli adulti, un personaggio che finisce puntualmente investito da un'auto (Le fate ignoranti), l'ospedale rappresentato come luogo di attesa della morte, anzichè come luogo di riabilitazione e guarigione (Saturno contro)...) e poi manca l'ingrediente decisivo: la gayezza soft di sottofondo !
Invece sono presenti altri due elementi... molto sgradevoli, scomodi, irritanti che non figurano in altri film di Ozpetek: la follia e la miseria, ma non quella miseria esotica e lontana che fa tenerezza, ma la miseria che ci è arrivata qui, fin sotto casa. Dentro casa. Personaggi brutti, sporchi, anche sgarbati, che chiedono tutto senza (poter) dare nulla in cambio. Che la gente cosiddetta 'perbene' preferirebbe non vedersi davanti. Neanche al cinema.
Come negli altri film, Ozpetek racconta fiabe con un finale sempre sospeso e indefinito, aperto, nè dolce nè amaro. Questo film poteva avere uno spessore maggiore, vista la tematica trattata. E devo dire che non l'ho trovato affatto noioso, lo è di più Saturno contro, che lo ha seguito.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a tiberiano »
[ - ] lascia un commento a tiberiano »
|
|
d'accordo? |
|
radiohernandez
|
giovedì 3 febbraio 2011
|
bello e intenso
|
|
|
|
Quando si affrontano temi religiosi non vengono fuori solo dei film eccezionali (come "L'ora di religione" ad es.) o delle opere incompiute. Ci sono anche dei film intensi come questo che, senza offendere nessuno, riescono a non farci dimenticare i valori cristiani che hanno determinato e continuano a determinare le scelte (non così radicali come quelle della protagonista) di molte persone. Brava la Bobulova, meno bravo qualcun altro, ma sono dettagli che non tolgono molto alla bellezza del film. Non concordo poi con chi ha visto un Ozpetek meno in forma.
[+] valori non solo cristiani
(di melusina)
[ - ] valori non solo cristiani
|
|
[+] lascia un commento a radiohernandez »
[ - ] lascia un commento a radiohernandez »
|
|
d'accordo? |
|
edilio mentigazza
|
lunedì 28 novembre 2011
|
la giustizia è meglio della beneficenza.
|
|
|
|
Sulla validità artistica della regia e della recitazione, non ho abbastanza esperienza da commentarla. Posso solo dire che il film mi è interessato solo fino a quando non si è voluto dimostrare che la carità è il solo rimedio alla povertà. Esprimo quindi le mie idee su come mi piacerebbe fosse la società in cui vivo, ponendo una domanda forse provocatoria:
«La vendita dell’azienda paterna da parte di chi sarebbe poi diventato San Francesco d’Assisi, per donare il ricavato ai poveri, è stata un’operazione conveniente sotto tutti i punti di vista?»
La mia risposta è no, per questi motivi.
[+]
Sulla validità artistica della regia e della recitazione, non ho abbastanza esperienza da commentarla. Posso solo dire che il film mi è interessato solo fino a quando non si è voluto dimostrare che la carità è il solo rimedio alla povertà. Esprimo quindi le mie idee su come mi piacerebbe fosse la società in cui vivo, ponendo una domanda forse provocatoria:
«La vendita dell’azienda paterna da parte di chi sarebbe poi diventato San Francesco d’Assisi, per donare il ricavato ai poveri, è stata un’operazione conveniente sotto tutti i punti di vista?»
La mia risposta è no, per questi motivi. Primo: se Lui è da ammirare, chi ha comprato l’azienda è forse da biasimare? Secondo: dopo quanto tempo i poveri sono nuovamente diventati tali?
Queste sono pertanto le mie conclusioni:
Vorrei uno Stato così libero e giusto, nel quale l’ammalato ha il diritto di essere curato e non deve sperare solo nella benevolenza del volontario. Pretendo inoltre che il ricco non faccia più l’elemosina al povero, ma paghi sempre equamente le imposte dovute, con le quali gli organi legittimi della Società possano provvedere a tutte le esigenze dei meno abbienti e dei diseredati.
Edilio Mentigazza.
[-]
[+] giustizia/carità.
(di melusina)
[ - ] giustizia/carità.
|
|
[+] lascia un commento a edilio mentigazza »
[ - ] lascia un commento a edilio mentigazza »
|
|
d'accordo? |
|
anonimo
|
sabato 26 febbraio 2005
|
straordinario e perfetto
|
|
|
|
Film di grande tensione formale, intensissimo. I personaggi, anche i minori e minimi, tutti motivati e significanti. Come negli altri films di ozpetek la "verità" dell'esistenza viene dagli "eccentrici" (Massimo Girotti nella Finestra di fronte) che ciu richiamano al non visto, al non detto della normalità, anche forte come quella di don Carras. Nonostante e proprio per i richiami interreligiosi, laicissimo. Da vedere più volte per coglierne i particolari: gli "sgusciati" nei titoli di testa, la santa antica sostituita dal volto di Irene, che è la vera figura "sacra" del film, la scala a chiocciola che introduce al mistero e ce ne conduce via. Perchè solo dalle donne la "verità" del bene e del male?
|
|
[+] lascia un commento a anonimo »
[ - ] lascia un commento a anonimo »
|
|
d'accordo? |
|
serpico
|
sabato 5 marzo 2005
|
coraggioso ma sbagliato
|
|
|
|
“Cuore sacro” rappresenta un punto di svolta nella carriera di Ferzan Ozpetek. Il regista italo-turco abbandona finalmente i toni furbeschi e consolatori delle pellicole precedenti per tuffarsi in un'opera coraggiosa, che tocca un argomento da sempre spinoso per qualsiasi cineasta: il rapporto tra le persone e la loro spiritualità, che qui si estrinseca nella figura di Irene, giovane, ricca e brillante imprenditrice romana che decide, in seguito a dolorosi sconvolgimenti della propria vita, di dedicarsi anima e corpo alla cura dei tanti bisognosi e disperati che affollano le strade della capitale.
Il tentativo, come detto, è coraggioso. Il risultato finale purtroppo no. Ozpetek porta sullo schermo una specie di versione moderna del “Francesco d'Assisi”, ma la messinscena è sconfortante: tutto appare falso e stereotipato, i dialoghi stucchevoli e melensi, il taglio è da film televisivo (la protagonista, Barbora Bobulova viene da lì, e si vede!), certe scene sono talmente kitsch da risultare quasi offensive ed incomprensibili (una su tutte, la raffigurazione della Pietà di Michelangelo, sic!), altre spudoratamente copiate (lo spogliarello di Irene alla fermata della metro non vi ricorda “Teorema” di Pasolini?)
Ma, al di là degli aspetti tecnici, quello che proprio appare insopportabile è la semplificazione che il film dà riguardo a problemi seri e complessi della società moderna, quali l'emarginazione, la povertà, la violenza, le difficoltà di integrazione e di convivenza tra razze diverse.
[+]
“Cuore sacro” rappresenta un punto di svolta nella carriera di Ferzan Ozpetek. Il regista italo-turco abbandona finalmente i toni furbeschi e consolatori delle pellicole precedenti per tuffarsi in un'opera coraggiosa, che tocca un argomento da sempre spinoso per qualsiasi cineasta: il rapporto tra le persone e la loro spiritualità, che qui si estrinseca nella figura di Irene, giovane, ricca e brillante imprenditrice romana che decide, in seguito a dolorosi sconvolgimenti della propria vita, di dedicarsi anima e corpo alla cura dei tanti bisognosi e disperati che affollano le strade della capitale.
Il tentativo, come detto, è coraggioso. Il risultato finale purtroppo no. Ozpetek porta sullo schermo una specie di versione moderna del “Francesco d'Assisi”, ma la messinscena è sconfortante: tutto appare falso e stereotipato, i dialoghi stucchevoli e melensi, il taglio è da film televisivo (la protagonista, Barbora Bobulova viene da lì, e si vede!), certe scene sono talmente kitsch da risultare quasi offensive ed incomprensibili (una su tutte, la raffigurazione della Pietà di Michelangelo, sic!), altre spudoratamente copiate (lo spogliarello di Irene alla fermata della metro non vi ricorda “Teorema” di Pasolini?)
Ma, al di là degli aspetti tecnici, quello che proprio appare insopportabile è la semplificazione che il film dà riguardo a problemi seri e complessi della società moderna, quali l'emarginazione, la povertà, la violenza, le difficoltà di integrazione e di convivenza tra razze diverse. Come si fa per vincere la fame nel mondo? Semplice! Basta che tutti i ricchi donino qualcosa ai poveri... Come avevamo fatto a non pensarci prima? Come si fa per “moralizzare” il pianeta? Semplice: basta che tutti i potenti della Terra si facciano vincere dal rimorso e si mettano in testa l'idea di diventare di diventare santi, come fa Irene nel film. L'uovo di Colombo!
E disturba, soprattutto, l'avere usato ancora una volta l'arma della spiritualità per ricattare lo spettatore, per far leva sui propri sentimenti, per convincerlo che solo la Fede può salvare il mondo e che la laicità fa rima con cinismo. Forse Ozpetek farebbe bene a rivedersi “L'ora di religione” di Bellocchio, per rendersi conto che il suo film non possiede né la forza né lo stile per affrontare temi come questi.
[-]
[+] cuore sacro
(di gianluigi)
[ - ] cuore sacro
[+] recensione superficiale!!!
(di isa)
[ - ] recensione superficiale!!!
[+] recensione superficiale!!!
(di isa)
[ - ] recensione superficiale!!!
[+] proprio quello!!!!!!!!
(di giulio)
[ - ] proprio quello!!!!!!!!
[+] hai ragione mio caro serpico!
(di silv85)
[ - ] hai ragione mio caro serpico!
|
|
[+] lascia un commento a serpico »
[ - ] lascia un commento a serpico »
|
|
d'accordo? |
|
|
domenica 12 febbraio 2006
|
splendido
|
|
|
|
Come sempre Ozpetek costruisce uno splendido film attorno al sentimento. Ferzann con le splendide Bobulova e Camilla riesce a tenerti inchiodato con il cuore in gola per tutto il film mescolando con maestria ambienti, colori, luci e musiche assolutamente splendidi. Ancora una volta un film che rivedrò più volte.
Grazie Ferzann
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
max
|
martedì 27 febbraio 2007
|
lacerante, straziante: una ferita interiore
|
|
|
|
Bello, emozionante, straziante, lancinante, terribile, salvifico, altamente allegorico. Non l'avevo visto all'uscita nelle sale ma la visione di ieri sera in tv (nonostante la pubblicità), ha provocato in me un vero e proprio terremoto interiore. Tutto, anche l'ambientazione barocca della camera della madre assente (o forse no...) è funzionale al clima che il regista vuol creare. O ricreare. Visto che il film parte da una rimozione. Violenta. La cancellazione, quasi la negazione, del passato della protagonista Irene Ravelli (una intensa, dolente, Barbora Bobulova). Di sua madre. E ora del vecchio palazzo di famiglia. Ridotto a semplice involucro per nuovi affari. Irene infatti, è l'erede di una dinastia di costruttori che non hanno avuto ritegno alcuno a calpestare chiunque si opponesse alla loro ascesa.
[+]
Bello, emozionante, straziante, lancinante, terribile, salvifico, altamente allegorico. Non l'avevo visto all'uscita nelle sale ma la visione di ieri sera in tv (nonostante la pubblicità), ha provocato in me un vero e proprio terremoto interiore. Tutto, anche l'ambientazione barocca della camera della madre assente (o forse no...) è funzionale al clima che il regista vuol creare. O ricreare. Visto che il film parte da una rimozione. Violenta. La cancellazione, quasi la negazione, del passato della protagonista Irene Ravelli (una intensa, dolente, Barbora Bobulova). Di sua madre. E ora del vecchio palazzo di famiglia. Ridotto a semplice involucro per nuovi affari. Irene infatti, è l'erede di una dinastia di costruttori che non hanno avuto ritegno alcuno a calpestare chiunque si opponesse alla loro ascesa. Anche in famiglia (vedi anche il destino riservato all'altra zia, quella complice ma non corrotta, interpretata da Erica Blanc). Sopratutto in famiglia, verrebbe da dire. Regista dell'ultima operazione, insieme alla nipote ancora ignara, la zia - manager (un impeccabile Lisa Gastoni), cinica, dritta sulle sue fortune costruite "senza fare prigionieri". Ma arrivano la Vita e la Memoria, a scompaginare i piani e gli affari. Arriva la Coscienza. Arriva come un tumulto, un uragano. Nessuno sarà più quello di prima. Arriva, per Ozpetek, la Fede. Quella vera. Senza sovrastrutture. nè alibi. Uno sguardo, quello del regista, che si sposta dall'intimo della protagonista, scossa, ferita, sbattuta all'Italia più sporca, quella degli ultimi. Che in molti rifiutano di vedere. Raccontava il regista turco, sull'ultimo numero del "Venerdì" che questo film non è piaciuto ad un negoziante di sua fiducia "perchè racconta un'Italia che non c'è". Invece quell'Italia c'è. Esiste. Drammaticamente. E in questo film invade la scena.
[-]
[+] ottima recensione!
(di scorpio giux)
[ - ] ottima recensione!
|
|
[+] lascia un commento a max »
[ - ] lascia un commento a max »
|
|
d'accordo? |
|
giulio
|
martedì 12 aprile 2005
|
una parabola sul mistero del sacro
|
|
|
|
"Cuore sacro" è un bellissimo film: molto più bello de "La finestra di fronte" ed all'altezza, pur nell'assoluta diversità, de "Le fate ignoranti" (che rimane per me un semplice colpo di genio, perlomeno nell'idea del soggetto). "Cuore sacro", al di là di tante false piste disseminate qua e là, è fondamentalmente un film sul senso del sacro, sul bisogno di ricercare dentro di noi la parte più vera, l'anima divina, l'Amore inteso come assoluto; quello che normalmente è sepolto sotto una spessa coltre di falsi bisogni, parole inutili, attaccamenti alla "roba" (nel senso verghiano del termine). Ciò che accomuna questo film ai precedenti di Ozpetek è la struttura in forma di parabola, di storia "esemplare" che non aspira necessariamente alla verosimiglianza, ma vuole essere semmai metafora di una verità più profonda.
[+]
"Cuore sacro" è un bellissimo film: molto più bello de "La finestra di fronte" ed all'altezza, pur nell'assoluta diversità, de "Le fate ignoranti" (che rimane per me un semplice colpo di genio, perlomeno nell'idea del soggetto). "Cuore sacro", al di là di tante false piste disseminate qua e là, è fondamentalmente un film sul senso del sacro, sul bisogno di ricercare dentro di noi la parte più vera, l'anima divina, l'Amore inteso come assoluto; quello che normalmente è sepolto sotto una spessa coltre di falsi bisogni, parole inutili, attaccamenti alla "roba" (nel senso verghiano del termine). Ciò che accomuna questo film ai precedenti di Ozpetek è la struttura in forma di parabola, di storia "esemplare" che non aspira necessariamente alla verosimiglianza, ma vuole essere semmai metafora di una verità più profonda. Solo che questa volta il senso della storia è molto più profondo ed ambizioso che nei precedenti, ed il risultato è spiazzante: se ci si sofferma sui particolari e non si coglie il quadro complessivo il film può risultare fastidioso ed irritante. Tutto però va ricondotto al "cuore" narrativo, che è la scena - potentissima dal punto di vista drammatico ed espressivo - dell'albero nel giardino di casa: il momento della conversione, il momento in cui il Cuore sacro ricomincia a battere. Tutto ciò che la protagonista fa in seguito, la sua apparente follia è, come viene spiegato abbastanza chiaramente nel bellissimo dialogo finale con la psicanalista, un "esagerazione", un bisogno prepotente d'assoluto: le energie da sempre trattenute escono fuori all'inizio in maniera debordante ed incontenibile: il tempo provvederà poi a disciplinarle, ma questo il film ce lo lascia solo immaginare.
Ciò che rende vincente il film è la sua indiscutibile (anche se forse un po' ingenua) buona fede, la commossa partecipazione alla storia narrata, il che rappresenta una sonora lezione per gli idolatri dell'odioso e disonesto Von Trier e di tutti quelli come lui che non sanno scherzar coi fanti e lasciar stare i santi.
Bravissime le attrici; meno bravi ma molto belli gli attori.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giulio »
[ - ] lascia un commento a giulio »
|
|
d'accordo? |
|
tata
|
domenica 17 aprile 2005
|
w il mondo dei bambini!!
|
|
|
|
mi sono molto emozionata anche se in alcuni momenti era troppo teatrale,( forse l'origine orientale traspare e noi fatichiamo ad accettarla). Da psicologa ho colto alcune capacità eccezionali di raccontare il mondo dei bambini e la capacità dei grandi di farli fuori. La vittoria alla fine della bambina , che il mondo del denaro e del potere pensava di aver annientato ( bellissima la figura del maggiordomo che ci presenta con rara delicatezza la figura della madre- matta!) è stata raccontata con rara sensibilità Splendida la ragazzina strafottente ma cos'ì vera che disorienta i benpensanti sul bene e sul male del mondo.
[+] ma dove?
(di xao)
[ - ] ma dove?
|
|
[+] lascia un commento a tata »
[ - ] lascia un commento a tata »
|
|
d'accordo? |
|
michele il critico
|
giovedì 12 maggio 2005
|
cuore sacro
|
|
|
|
CUORE SACRO
regia: Ferzan Ozpetek
L'incontro tra una donna della borghesia romana ed una adolescente che mediante piccoli furti procura il cibo ai bisognosi della capitale. L'incontro tra due universi distanti che determina un cambiamento nella donna: vede venir meno la sua identità coatta dal carattere sociale ed emergere il potenziale umano represso dalle condizioni reali. In lei cambia l'atteggiamento alla vita, tutto ha una nuova luce.
Ozpetek non racconta storie, racconta emozioni.
La prima parte del film, in cui la protagonista compie una serie di operazioni evidentemente inutili dal punto di vista narrativo, mostra l'inutilità della vita borghese. Poi l'incontro vitalizza il film e lo rende poetico.
[+]
CUORE SACRO
regia: Ferzan Ozpetek
L'incontro tra una donna della borghesia romana ed una adolescente che mediante piccoli furti procura il cibo ai bisognosi della capitale. L'incontro tra due universi distanti che determina un cambiamento nella donna: vede venir meno la sua identità coatta dal carattere sociale ed emergere il potenziale umano represso dalle condizioni reali. In lei cambia l'atteggiamento alla vita, tutto ha una nuova luce.
Ozpetek non racconta storie, racconta emozioni.
La prima parte del film, in cui la protagonista compie una serie di operazioni evidentemente inutili dal punto di vista narrativo, mostra l'inutilità della vita borghese. Poi l'incontro vitalizza il film e lo rende poetico. La musica e i circolari movimenti di macchina cercano di penetrare insieme alle parole nei cuori degli spettatori attraverso un discorso non intellettuale, ma emozionale.
Tuttavia Ozpetek, allo scopo di spiegare il suo sentimento, decide di correre il rischio di cadere nel ridicolo: così ad esempio nella scena in cui la donna si spoglia dei suoi abiti per cederli agli altri, il pubblico medio assiste imbarazzato, ma può anche riconoscersi nei volti dei passanti increduli o disinteressati. Complimenti.
VOTO ***
[-]
|
|
[+] lascia un commento a michele il critico »
[ - ] lascia un commento a michele il critico »
|
|
d'accordo? |
|
|