Maléfique

Il Diavolo, si sa, è sempre stato più propenso a esaudire i desideri dei disperati e degli emarginati... a volte anche con satanica ironia. Il ricco Carrère (Gérald Laroche), finito in carcere per delle frodi, è costretto a dividere la cella con il transessuale palestrato Marcus (Clovis Cornillac), il bibliotecario uxoricida Lassalle (Philippe Laudenback) e il cannibale ritardato Pâquerette (Dimitri Rataud). La convivenza forzata non è delle più facili, ma il quartetto alla fine si amalgama e riesce a coabitare in (quasi) serenità. Almeno fino a quando non succede qualcosa di malefico. Infatti, Carrère trova, dietro un mattone, un libro risalente al 1922, appartenuto a un detenuto che aveva la passione per l'esoterismo e scopre che, all'interno delle sue pagine, ci potrebbe essere la chiave per un'evasione... ovviamente coadiuvati dalle forze del Male. I poverini non sanno però che ci sarà un prezzo molto alto e molto sadico da pagare per il loro desiderio.
Il film parte subito in quarta con un incisivo prologo ma, nonostante la buona sceneggiatura (nata da un'idea di François Cognard e sviluppata da Alexandre Charlot e Franck Magnier) e l'ottima caratterizzazione dei personaggi, le cui storie criminali fanno più paura dell'orrore messo in scena, sembra incepparsi sul più bello. Man mano che i carcerati sfogliano il libro, si fanno sempre più elaborati i momenti di gore (che non mancheranno di soddisfare gli appetiti degli appassionati del genere), ben rappresentati visivamente dal regista Eric Valette, il quale ha alle sue spalle un breve curriculum di cortometraggi e telefilm horror (e si vede). Ma non basta tutto questo per catturare e colpire lo spettatore. Non basta l'atmosfera claustrofobica e inquietante resa eccellente dalla scenografia e dalla fotografia, non bastano i sapienti e sodati effetti speciali, non basta neppure il beffardo finale che ricorda un po' gli episodi del serial Ai confini della realtà. 