Forse è vero che questo film è "nato per piacere", o forse vuole lasciare un messaggio forte che però di forte sembra avere ben poco. Sta di fatto che il film non è affatto banale e stimola una riflessione approfondita. A mio parere il paragone con "L'attimo fuggente" è impietoso e fuorviante. Lo scopo del film non è certo raccontare la ribellione all'interno di una società conformista e repressiva come quella dei college americani degli anni passati. Questo film si incentra più sulla figura dell'insegnante come plasmatore di giovani menti, che di fronte ad un giovane (Sedgewick Bell) quantomeno privo di scrupoli morali cerca di stimolarlo verso un cambiamento. A 25 anni di distanza dagli eventi narrati nel film l'insegnante si renderà conto dell'incapacità di aver formato Sedgewick Bell. Per l'ennesima volta il giovane, ormai uomo, non avrà nessuno scrupolo nell'ammettere le proprie colpe, e anzi cercherà di proporre la propria morale come vincente.
Due appunti da fare al film. il primo è prettamente accademico: mi aspetterei che almeno in un film in cui si cerca di promuovere la cultura come mezzo di emancipazione si facesse attenzione a cio che si scrive. Se le parole sono come pietre, allora "Il club degli imperatori" è una gaffe imperdonabile. Che Giulio Cesare non fosse mai stato imperatore è un elemento basilare. E veniamo al secondo punto. L'aver identificato il comportamento amorale e privo di scrupoli solo ed esclusivamente nella classe politica, quando si può bene vedere che l'amoralita è purtroppo un malcostume diffuso a tutti i livelli delle classi dirigenti. Questa nota è forse la pecca maggiore del film: identificare il male assoluto nella politica, quando è la società intera che non si fa scrupoli a nessun livello.
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pierogiombi
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venerdì 14 settembre 2012
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ave, caesar.
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Certo, Cesare non era un imperatore. Però l'imperatore si faceva chiamare Cesare. E quando lo storico Svetonio scrive "Vita di dodici Cesari" inizia da Cesare e finisce con Domiziano. Quindi è un errore che non è un errore. Poi, è vero che tutta la società è marcia, ma il mondo della politica lo è in modo particolare. E quando l'esempio negativo viene dall'alto, anche gli altri lo seguono.
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mencio
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martedì 8 gennaio 2019
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mala cosa nascer poveri, caro il mio renzo.
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Veramente anche il mondo delle università non ci fa una gran figura: bisognose di soldi sono pronte a far andare avanti ogni figlio di papà. Anche il protagonista non è senza peccato e, quanto alla vittima, a quello studente "fatto fuori" per dar spazio al raccomandato di turno: perché perdonare con tanta prontezza il professore fedifrago? Perché ormai è vecchio ed è inutile recriminare? Chissà!
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