luca1968
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martedì 28 marzo 2017
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ottimo
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Ho snobbato questo film per circa 15 anni. Finalmente, in un mio personale periodo di revival del cinema italiano, mi sono deciso a vederlo e ho scoperto un vero gioiello.
Certo non ci sono grandi scene di combattimento (e questo ha fatto storcere il naso a molti), ma non era quello cui il regista stava puntando.
L'intento era di mostrare uno scorcio della seconda guerra mondiale dal punto di vista di alcuni soldati italiani praticamente "dimenticati", e non di mostrare la "grande" battaglia di El Alamein o le gesta eroiche della divisione Folgore, che certamente meriterebbero un film tutto per loro.
Gli italiani, illusi dalla propaganda fascista e dalla guerra lampo dei tedeschi in Polonia e in Francia, erano convinti - come il novizio che parte volontario - che conquistare l'Egitto fosse una passeggiata.
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Ho snobbato questo film per circa 15 anni. Finalmente, in un mio personale periodo di revival del cinema italiano, mi sono deciso a vederlo e ho scoperto un vero gioiello.
Certo non ci sono grandi scene di combattimento (e questo ha fatto storcere il naso a molti), ma non era quello cui il regista stava puntando.
L'intento era di mostrare uno scorcio della seconda guerra mondiale dal punto di vista di alcuni soldati italiani praticamente "dimenticati", e non di mostrare la "grande" battaglia di El Alamein o le gesta eroiche della divisione Folgore, che certamente meriterebbero un film tutto per loro.
Gli italiani, illusi dalla propaganda fascista e dalla guerra lampo dei tedeschi in Polonia e in Francia, erano convinti - come il novizio che parte volontario - che conquistare l'Egitto fosse una passeggiata. Invece si sono ritrovati a corto di cibo, di acqua e di armamenti, affiancati ai tedeschi che mal ci sopportavano e per i quali eravamo solo un peso in più, e costretti ad affrontare l'esercito più disciplinato e coriaceo del mondo, quello inglese, con mezzi del tutto inadeguati.
Così, gli italiani si sono ritrovati ad essere una specie di armata brancaleone, e questo film descrive alla perfezione non solo le privazioni e le difficoltà oggettive di sopravvivere con quasi nulla, ma anche l'amarezza e la disillusione, incarnate alla perfezione nella figura del tenente Fiore, cioè di un sorprendente Solfrizzi.
Ho letto delle critiche alle interpretazioni, accusate di mostrare i soliti italiani cialtroni e disfattisti e persino di parlare con accenti dialettali: forse, ci si dimentica che all'epoca la maggior parte degli italiani aveva a malapena la licenza elementare e che molti non sapevano nemmeno parlare in italiano, ma solo in dialetto.
Ben vengano pertanto gli accenti diversi (dal pugliese di Solfrizzi al veneto del bravissimo romano Favino), quando nella realtà gli italiani parlavano molto peggio.
Inoltre, è un fatto storico che noi italiani non siamo e non siamo mai stati (quantomeno dalla caduta dell'impero romano) un popolo di guerrieri, ma di artisti, e di questo non dobbiamo vergognarci.
E comunque questo film non mostra italiani codardi o cialtroni, ma solo uomini lasciati da soli ad affrontare i carri armati inglesi con bottiglie incendiarie e costretti ad ubbidire a chi ancora si illudeva che l'Italia potesse ancora diventare un impero.
Sotto il profilo artistico, la regia di Monteleone è ineccepibile, così come la fotografia, il montaggio, i costumi (solo i capelli erano un pò troppo perfetti e ordinati per chi riusciva a lavarsi solo con la sabbia). Quanto agli effetti speciali, lasciano effettivamente a desiderare, ma fanno sorridere per la loro ingenuità, senza che questo tolga nulla al valore umano del film (mi ricordavano l'esplosione in mare vista di notte in Mediterraneo).
Insomma, un film di guerra diverso, intimista (anche se si tratta di un termine che non amo), volutamente lento e riflessivo, ma tutt'altro che noioso.
I paragoni con Full metal jacket o Apocalypse now sono perciò del tutto fuori luogo; al massimo, si può fare un confronto con un film come La sottile linea rossa di Malick, in cui la guerra viene vista attraverso gli occhi e soprattutto i pensieri di un soldato (film peraltro molto più lento e noioso di questo).
In ogni caso, senza dimenticarsi che i gusti sono soggettivi e che il giudizio finale è sempre fortemente condizionate dalle aspettative (chi si aspettava un film di guerra all'americana non poteva che rimanere deluso), si tratta a mio avviso di un film bellissimo e profondamente umano, che si eleva ben al di sopra non solo della media dei film italiani, ma che non ha nulla da invidiare a opere straniere impreziosite solo da nomi illustri.
Un'ultimo pensiero va alla scena per me da brividi che vede il generale interpretato da Silvio Orlando seppellire il proprio attendente, una piccola ma importantissima parentesi di umanità da parte di chi sta nella stanza del potere, immediatamente spazzata via dal generale interpretato da Citran, che davanti a uomini distrutti si preoccupa solo che possano tornare al più presto al fronte, perchè la ritirata - e i morti che ne sono conseguiti - sarebbe stata solo parte di una strategia... A conferma che per qualcuno la guerra è solo un gioco e che noi tutti siamo solo pedine...
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filippo catani
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venerdì 5 dicembre 2014
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vincere o morire
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1942. Un contigente di soldati italiani è bloccato presso El Alamein a lunga distanza da Alessandria e Il Cairo. Un volontario universitario arriva per rimpinguare una truppa che versa ormai in condizioni critiche.
Vincere o morire diceva il Duce lontano migliaia di chilometri mentre i suoi soldati affondavano nella sabbia. Privi di generi di prima necessità, senza licenze e bevendo acqua che sa di cherosene ma soprattutto sotto il continuo fuoco dei bombardieri inglesi, i nostri soldati erano letteralmente mandati allo sbaraglio. Ed è proprio questo senso di sbandamento unito però all'orgoglio italiano di cercare di non mollare che ci vuole comunicare il regista Monteleone in questo film.
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1942. Un contigente di soldati italiani è bloccato presso El Alamein a lunga distanza da Alessandria e Il Cairo. Un volontario universitario arriva per rimpinguare una truppa che versa ormai in condizioni critiche.
Vincere o morire diceva il Duce lontano migliaia di chilometri mentre i suoi soldati affondavano nella sabbia. Privi di generi di prima necessità, senza licenze e bevendo acqua che sa di cherosene ma soprattutto sotto il continuo fuoco dei bombardieri inglesi, i nostri soldati erano letteralmente mandati allo sbaraglio. Ed è proprio questo senso di sbandamento unito però all'orgoglio italiano di cercare di non mollare che ci vuole comunicare il regista Monteleone in questo film. Ecco allora camion di lucido per scarpe e il cavallo per la sfilata di Mussolini al Cairo piuttosto che un armamentario vecchio. L'unico modo di racimolare qualcosa è sperare che qualche inglese salti su una mina per cercare di rubargli qualche razione di cioccolata. Lo stesso stato maggiore è allo sbando preso tra il generale che nel deserto non intravede più alcuna speranza e il colonnello che parla di guerra di movimento e ritirata strategica. Ottimo il cast e perfetta l'ambientazione con un validissimo girato che ci riporta veramente tra quelle trincee dove tanti poveri uomini strappati alle loro terre o tanti giovani volontari storditi dalla propaganda fascista hanno trovato una tragica e tutt'altro che eroica morte come sottolinea il protagonista del film.
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sgobafix
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domenica 9 novembre 2014
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politically correct
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Lento. Buonista. Commento musicale noioso e usato male. Insomma, un film ipocrita e piagnone che fa finta di elogiare mentre sputa su chi ha fatto il proprio dovere. Livello da fiction mediocre.
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kimkiduk
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domenica 29 dicembre 2013
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mah
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Caro Enrico, quello che pensi te conta poco. Basta chiedere ai reduci e non solo di Africa come il mio nonno ma anche a quelli di Russia che avevano le ciabatte o in altri posti sempre mal nutriti e riforniti. Se i reduci piangevano e dicevano era proprio così ripeto quello che pensi te conta poco ..... la storia era questa cavallo o no. Almeno visto che sei per la guerra rispetta gli oltre 50000 morti nelle tre battaglie che per te hanno perso la vita ..... per me no (e io li rispetto).
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jackskeletron
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sabato 22 giugno 2013
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un segno di maturità per il cinema italiano
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El Alamein - La line di fuoco è la dimostrazione che il cinema italiano può ancora stupire; da troppo oramai ci si era abituati solo ed esclusivamente a generi come la commedia ed il drammatico (con risultati spesso scadenti) ma con questo film Monteleone ha cercato di rinnovare il cinema italiano tirando su una pellicola che riesce a non cadere nel ridicolo e a intrattenere e a far pensare sulle condizioni dei nostri militi in Africa. Il punto di forza di questo film è l'evitare di focalizzarsi per la maggior parte del tempo sull'azione e le sparatorie per concentrarsi meglio sulla pressione psicologica a cui erano sottoposti i soldati in trincea, i quali spesso erano costretti a subire i colpi del nemico senza poterlo neanche vedere.
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El Alamein - La line di fuoco è la dimostrazione che il cinema italiano può ancora stupire; da troppo oramai ci si era abituati solo ed esclusivamente a generi come la commedia ed il drammatico (con risultati spesso scadenti) ma con questo film Monteleone ha cercato di rinnovare il cinema italiano tirando su una pellicola che riesce a non cadere nel ridicolo e a intrattenere e a far pensare sulle condizioni dei nostri militi in Africa. Il punto di forza di questo film è l'evitare di focalizzarsi per la maggior parte del tempo sull'azione e le sparatorie per concentrarsi meglio sulla pressione psicologica a cui erano sottoposti i soldati in trincea, i quali spesso erano costretti a subire i colpi del nemico senza poterlo neanche vedere.
Poco importa l'effettiva veridicità di alcune scene, il cui scopo è quello di evidenziare ancora di più la demoralizzazione nella quale possono cadere le truppe se le si tiene ferme in una guerra di logoramento che sembra diventare sempre più inutile. Eppure tali soldati combattono la loro battaglia fino alla fine restando fedeli al loro giuramento.
Forse questo film non sarà un colossal e non entrerà nella storia, ma di certo resterà un film con il quale il cinema italiano ha dato prova di godere ancora di gente di grande ingegno e preparazone e ciò vale tanto per il regista quanto per gli attori.
"Mancò la fortuna, non il valore"
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silvyboy
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giovedì 25 aprile 2013
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una guerra spietata
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FLM riuscitissimo, con qualche crudezza ma godibile. Gli attori bravi, entusiasti, giovani. L'ambientazione e' quella polverosa e allucinante di una trincea. Sono soldati cui manca l'acqua , che muoiono per una mina o per una bomba lanciata dall'aereo, cagano e pregano assieme. Derubano i morti dell'altro fronte, si ribellano quando Mussolini manda lucido da scarpe e il suo cavallo come rifornimento. Loro vogliono acqua e viveri e medicinali.
L scena del bagno a mare molto intensa, peccato che le dimensioni dei peni non siano state tutte uguali.
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budmud
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sabato 9 febbraio 2013
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non decolla mai
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Film sinceramente mediocre in barba ai giudizi della critica e mi spiego: attori di 'contorno' quasi mai all'altezza (alcuni decisamente scarsi), veridictà nulla (come si fa a non essere MAI sudati, con i capelli sempre perfetti, con i vestiti puliti e stirati in quella situazione?) e azioni di guella rese male (bombe che sembrano petardi, quando va bene fuochi d'artificio).Peccato, perchè lo spunto era interessante. Decisamente un'occasione sprecata.
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rebaldone
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lunedì 5 novembre 2012
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il volto vero della guerra
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Non capisco il giudizio negativo di altri. Un film di guerra italiano tra i migliori mai visti. Attori eccezionali, sceneggiatura perfetta. Che volete di più?
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torcia117
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giovedì 10 maggio 2012
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noia allo stato puro
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Un Film noiosissimo e banalissimo,questa è la prova che gli italiani riescoono neanche a rendere interessante un film ambientato sulla guerra!
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noguerra
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domenica 4 dicembre 2011
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rivederlo più spesso
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Un capolavoro è il film che dice qualcosa, che parla di se stesso e dell'oggetto che assume come 'trama'. La storia, anche quella esterna- quella con la esse maiuscola, per qualcuno- è narrata in modo persuasivo, con il dolore che le spetta. Si capisce molto bene come il delirio di onnipotenza degli uomini, dei maschi, ahimé, abbia, nella guerra, il suo canale di sfogo più efficace e immediato. Dispiacerà ai più questo film che cita la Folgore solo di striscio, proprio perché parla della loro inutilità e vacuità, ma insieme della loro pericolosità.
Il paesaggio e i colori, il giallo degli uomini vivi e quello ocra dei morti: questo si stampa negli occhi di chi guarda con sguardo d'amore, ben sapendo come fu quell'orrore chiamato El Alamein.
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Un capolavoro è il film che dice qualcosa, che parla di se stesso e dell'oggetto che assume come 'trama'. La storia, anche quella esterna- quella con la esse maiuscola, per qualcuno- è narrata in modo persuasivo, con il dolore che le spetta. Si capisce molto bene come il delirio di onnipotenza degli uomini, dei maschi, ahimé, abbia, nella guerra, il suo canale di sfogo più efficace e immediato. Dispiacerà ai più questo film che cita la Folgore solo di striscio, proprio perché parla della loro inutilità e vacuità, ma insieme della loro pericolosità.
Il paesaggio e i colori, il giallo degli uomini vivi e quello ocra dei morti: questo si stampa negli occhi di chi guarda con sguardo d'amore, ben sapendo come fu quell'orrore chiamato El Alamein. Un orrore come tanti, allora, e sempre.
Ho chiesto che il film sia proiettato dalle televisioni, come è accaduto ieri sera.
Proprio in questi giorni, e sullo stesso argomento, sto leggendo la storia di un miliare inglese che combatté nel deserto, prima di farsi internare ad Auschwitz (Denis Avey, con R. Broomby, Auschwitz: ero il numero 220543, Newton Compton, 2011).
Basta guerre, siete fragili, o uomini, anche quando vi credete di ferro!
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[+] capolavoro????
(di budmud)
[ - ] capolavoro????
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