Paolo D'Agostini
La Repubblica
Chi ci ha capito qualcosa in Lucia y el sexo?Non vogliamo cavarcela dicendo che aleggia lo spirito di Almodovar (troppo facile), o che sull'isola del film risuona la stessa poetica della fuga (qui Formentera, inAmnèsia era Ibiza) del nostro Salvatores, sarebbe un imperdonabile provincialismo. Neanche che il cinema di lingua spagnola abusa spesso e volentieri del vizietto di buttarsi sul paranormale. O che ne abbiamo piene le tasche della tentazione di fermare il destino per tornare indietro e fargli cambiare direzione, nel caso in questione per dirottarlo dall'oscurità maledetta alla luce che benedice il gusto della vita (e del sesso libero).
Al regista spagnolo Julio Medem va riconosciuto un talento immaginifico, ancorché confusionario e pretenzioso. E alla sua protagonista Paz Vega una "presenza" di tutto rispetto, che sa destreggiarsi tra le mille insidie del ridicolo che incombe. Eviteremo di addentrarci (e impiccarci) nelle correlazioni che intrecciano le vite di due uomini e tre donne - lo scrittore Lorenzo, la cameriera Lucia, Elena la donna di una sola notte d'amore, Belèn la babysitter piuttosto erotomane, Carlos il fuggiasco superdotato - passando per orribili tragedie, premonizioni, agnizioni, coincidenze, stati comatosi con risveglio, euforie e depressioni, sesso incandescente, miracoli di Internet.
Inutile: tanto non ci capireste niente lo stesso. Ma andate a vederlo perché tutto questo groviglio trova il modo di accomodarsi in un'atmosfera che sa essere avvolgente.
Da La Repubblica, 19 aprile 2003
di Paolo D'Agostini, 19 aprile 2003
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