nicolò
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sabato 2 giugno 2007
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il film della maturità di almodovar
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Questo splendido, bellissimo film di Almodovar comincia con madre e figlio che guardano "Eva contro Eva". Il diciassettenne Esteban dice che le traduzioni dei titoli cambiano completamente: da "All About Eve" ("Tutto su Eva") si è passati a "Eva contro Eva". E intanto inizia a scrivere della madre Manuela sul suo diario, esordendo col titolo "Tutto su mia madre". Omaggio al cinema così come lo è al teatro, con la rappresentazione del famoso testo di Tennessee Williams "Un Tram chiamato Desiderio", il film dimostra che Almodovar, ex monellaccio del cinema spagnolo, è cresciuto. La sua maturità è qui più che evidente, ma non accusatelo di fare un film sui travestiti. "Tutto su mia madre" è un'opera tutta al femminile, più o meno, interpretata da attrici straordinarie in cui spicca, oltre alla brava Cecilia Roth, anche Penelope Cruz e Marisa Paredes.
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Questo splendido, bellissimo film di Almodovar comincia con madre e figlio che guardano "Eva contro Eva". Il diciassettenne Esteban dice che le traduzioni dei titoli cambiano completamente: da "All About Eve" ("Tutto su Eva") si è passati a "Eva contro Eva". E intanto inizia a scrivere della madre Manuela sul suo diario, esordendo col titolo "Tutto su mia madre". Omaggio al cinema così come lo è al teatro, con la rappresentazione del famoso testo di Tennessee Williams "Un Tram chiamato Desiderio", il film dimostra che Almodovar, ex monellaccio del cinema spagnolo, è cresciuto. La sua maturità è qui più che evidente, ma non accusatelo di fare un film sui travestiti. "Tutto su mia madre" è un'opera tutta al femminile, più o meno, interpretata da attrici straordinarie in cui spicca, oltre alla brava Cecilia Roth, anche Penelope Cruz e Marisa Paredes. Triste e commovente, è un film grande come un abbraccio che insegna a sorridire davanti alla vita e alla morte. Meritatissimo l'Oscar 1999 per il miglior film straniero.
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[+] bravo nicolò
(di daniela52)
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alberto 86
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sabato 7 gennaio 2006
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un prodigioso affresco umano x un almodovar al max
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è il film ke segna il momento di svolta del cinema almodovariano che dai toni sanguigni,violenti e fiammeggianti dei suoi film precedenti acquisisce uno sguardo più delicato,profondo,intimo e sensibile sull'umanità e sui rapporti umani.è uno dei film di almodovar che preferisco,uno straordinario affresco umano zeppo di inventiva,di fantasia,d'amore,di genialità di passione.l'universo femminile è visto con adorazione dal regista che ci racconta una storia dura ma al contempo piena di speranza.la vita della protagonista dopo la morte dell'unico e amato figlio sembra ormai senza scopo ma una serie di fortuiti incontri e un tuffo nel passato la portano a riscoprire la bellezza della vita,l'amore materno,l'amicizia sincera e la generosità.
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è il film ke segna il momento di svolta del cinema almodovariano che dai toni sanguigni,violenti e fiammeggianti dei suoi film precedenti acquisisce uno sguardo più delicato,profondo,intimo e sensibile sull'umanità e sui rapporti umani.è uno dei film di almodovar che preferisco,uno straordinario affresco umano zeppo di inventiva,di fantasia,d'amore,di genialità di passione.l'universo femminile è visto con adorazione dal regista che ci racconta una storia dura ma al contempo piena di speranza.la vita della protagonista dopo la morte dell'unico e amato figlio sembra ormai senza scopo ma una serie di fortuiti incontri e un tuffo nel passato la portano a riscoprire la bellezza della vita,l'amore materno,l'amicizia sincera e la generosità...il film è dunque uno strabiliante inno alla vita,un variopinto affresco corale ke mostra ancora una volta l'abilità di pedro nel narrare storie intime e delicate con sguardo attento e sempre più sincero e consapevole,mai abbandonando i topos caratteristici del suo cinema(citazioni cinefile,incerta identità sessuale,passione...)..meritato vincitore dell'oscar come miglior film straniero e premiato a cannes.almodovar realizza l'ideale seguito del film 2 anni dopo col bellissimo "parla con lei".
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[+] è proprio così
(di federico88)
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cinemalife
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lunedì 22 agosto 2011
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l’originalità di almodóvar
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Straordinaria pellicola di Almodóvar che ne conferma il grande talento. Un film decisamente al di fuori di ogni schema, al quale non importa minimamente mostrare il lato più irrazionale della società d’oggi. Un tema ricorrente, quello delle donne, per il maestro spagnolo che qualche anno più tardi vincerà l’Oscar con Parla con lei e nel 2006 irromperà con Volver, valorizzato dalla suprema prova di Penélope Cruz.
Manuela vive a Madrid col figlio Esteban, la cui prematura morte la spinge a recarsi a Barcellona alla ricerca del padre che è diventato un transessuale di nome Lola. Il destino vorrà che il defunto figlio e il marito non più uomo continuino a essere presenti, in un modo o nell’altro, nella sua vita.
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Straordinaria pellicola di Almodóvar che ne conferma il grande talento. Un film decisamente al di fuori di ogni schema, al quale non importa minimamente mostrare il lato più irrazionale della società d’oggi. Un tema ricorrente, quello delle donne, per il maestro spagnolo che qualche anno più tardi vincerà l’Oscar con Parla con lei e nel 2006 irromperà con Volver, valorizzato dalla suprema prova di Penélope Cruz.
Manuela vive a Madrid col figlio Esteban, la cui prematura morte la spinge a recarsi a Barcellona alla ricerca del padre che è diventato un transessuale di nome Lola. Il destino vorrà che il defunto figlio e il marito non più uomo continuino a essere presenti, in un modo o nell’altro, nella sua vita.
Situazioni estreme, ritmo non sempre dinamico, ma un film di grande valore che osa affrontare argomenti proibiti.
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veronick
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martedì 20 aprile 2010
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le donne di almodovar
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La morte del figlio diciottenne spinge Manuela a ritrovare se stessa e a scavare nel suo passato. Questo la porterà a Barcellona, dove cercherà quello che ha lasciato partendo alla volta di Madrid con Esteban in grembo. Con un vero e proprio viaggio nel tempo proverà ai riempire il vuoto incolmabile lasciato dalla scomparsa del figlio e ad affrontare i fantasmi del passato, che fino a quel momento aveva tenuto nascosti e che erano rimasti, come immobili, ad attendere il suo ritorno.
Un film intenso, ricco di emozioni forti, che parla al cuore e allo stomaco, oltre che agli occhi che si riempiono dei colori intensi,quasi una costante nei film di Almodovar. Le note strazianti di 'Todo Sobre Mi Madre' danno l'avvio ad un viaggio che segnerà profondamente la vita di Manuela e quella di tutti noi.
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La morte del figlio diciottenne spinge Manuela a ritrovare se stessa e a scavare nel suo passato. Questo la porterà a Barcellona, dove cercherà quello che ha lasciato partendo alla volta di Madrid con Esteban in grembo. Con un vero e proprio viaggio nel tempo proverà ai riempire il vuoto incolmabile lasciato dalla scomparsa del figlio e ad affrontare i fantasmi del passato, che fino a quel momento aveva tenuto nascosti e che erano rimasti, come immobili, ad attendere il suo ritorno.
Un film intenso, ricco di emozioni forti, che parla al cuore e allo stomaco, oltre che agli occhi che si riempiono dei colori intensi,quasi una costante nei film di Almodovar. Le note strazianti di 'Todo Sobre Mi Madre' danno l'avvio ad un viaggio che segnerà profondamente la vita di Manuela e quella di tutti noi. Almodovar riesce a coinvolgerci come non mai, ci fa soffrire, piangere, ridere e con questo piccolo capolavoro ci insegna un po' a vivere, senza risparmiarci,ad accettarci per come siamo e ad accettare gli altri, anche chi è diverso da noi, liberandoci da qualsiasi pregiudizio. Ci insegna che tutti sanno amare allo stesso modo e che nostro dovere, a prescindere da come siamo, è non perdere la dignità di esseri umani, e affrontare con coraggio ogni scelta, per quanto dolorosa possa essere,sempre pronti a perdonare chi veramente si mostra pentito, come fa Manuela con Lola-Esteban.
Ma le vere protagoniste in questa storia sono le donne, la loro forza e la loro accettazione del dolore, la capacità che hanno di unirsi e sostenersi per trovare, anche in situazioni di profondo dolore, un motivo per andare avanti. Una piccola perla la scena della riunone tra donne a casa di Manuela in cui tutte, Agrado, Rosa, incinta di Lola e sieropositiva, Huma, e la stessa Manuela, dimenticano i loro problemi, e ridono per il solo fatto di stare lì a parlare, malgrado tutto, come solo noi donne sappiamo fare.
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rafiki_
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venerdì 12 marzo 2010
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l'opera di almodovar lascia il suo segno.
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Un riquadro al femminile dove il dolore, la perdita e la morte si confondono e si mescolano con la sensibilta' e la dolcezza di donne diverse, diverse tra loro eppure ognuna ha un grosso e pesante fardello che aggrava sulla loro anima. Prima c'e' Manuela una giovane donna rimasta incinta frse troppo presto, perdera' il suo unico figlio Esteban (nome e personaggio che fanno da filo conduttore della trama intera) e lei dunque intraprendera' un viaggio nella sua " Barcellonita" per ritrovare il padre, a sua volta Esteban, il quale e' totalmente all'oscuro dell' esistenza di un figlio. Il gioco del destino pero' riservera' per lei altri piani.
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Un riquadro al femminile dove il dolore, la perdita e la morte si confondono e si mescolano con la sensibilta' e la dolcezza di donne diverse, diverse tra loro eppure ognuna ha un grosso e pesante fardello che aggrava sulla loro anima. Prima c'e' Manuela una giovane donna rimasta incinta frse troppo presto, perdera' il suo unico figlio Esteban (nome e personaggio che fanno da filo conduttore della trama intera) e lei dunque intraprendera' un viaggio nella sua " Barcellonita" per ritrovare il padre, a sua volta Esteban, il quale e' totalmente all'oscuro dell' esistenza di un figlio. Il gioco del destino pero' riservera' per lei altri piani. Si scontrera' cosi con altre donne, le qualli sono tutte in modo piu' o meno diretto, collegate a entrabi gli Esteban. Prima Rosa, una giovane suora devota al compito di aiutare il prossimo, che sfortunatamente rimmarra incinta di Esteban e si ammallera di Aids. Poi una attrice di teatro che interpreta il leading role nell' opera piu' amata da Manuela : Il Tram Chiamato Desiderio, anch' essa collegata al figlio Esteban, morto nel tentativo di avere da lei un autografo. Ed infine Agrado, una ex-prostituta che divideva un appartamento con Esteban, prima che quest'ultimo decidesse di cambiare sesso, divendendo Lola e trasferendosi provvisoriamente in Argentina. Quattro storie di donne, tragiche, drammatiche, complesse daranno vita a questo piccolo cult di Almodovar che ancora una volta scava nell'anima e nelle emozioni delle donne, dandoci Tutto Su Mia Madre, un film unico, una storia spettaccolare, umana e vivida.
Da vedere e non dimenticare.
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teofrasto
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sabato 20 agosto 2011
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la poesia dell'incontro dell'altro
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E' possibile recuperare la vita dopo un dramma che ti scardina dall'esistenza come la morte di un figlio? Il coraggio di Almodovar sta nel rispondere affermativamente. E come? Recuperando il passato e lasciandosi alle spalle anche le colpe e i torti di chi ci ha fatto male. Ma soprattutto incontrando l'altro, nel modo più naturale, senza pretendere nulla da lui, aprendosi soltanto all'esperienza. Solo così si possono continuare a intrecciare i fili della propria storia e non fermarsi nel proprio dolore. Una parte dei personaggi segue questa linea e incontra la vita, anche se minata da eventi dolorosi, un'altra è chiusa in se stessa e solo troppo tardi si renderà conto di ciò che ha perduto.
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E' possibile recuperare la vita dopo un dramma che ti scardina dall'esistenza come la morte di un figlio? Il coraggio di Almodovar sta nel rispondere affermativamente. E come? Recuperando il passato e lasciandosi alle spalle anche le colpe e i torti di chi ci ha fatto male. Ma soprattutto incontrando l'altro, nel modo più naturale, senza pretendere nulla da lui, aprendosi soltanto all'esperienza. Solo così si possono continuare a intrecciare i fili della propria storia e non fermarsi nel proprio dolore. Una parte dei personaggi segue questa linea e incontra la vita, anche se minata da eventi dolorosi, un'altra è chiusa in se stessa e solo troppo tardi si renderà conto di ciò che ha perduto. Stupendo il finale sul volto dell'attrice di teatro che sta attraversando il proprio dramma. Eccessivo forse il premio a Cannes per la miglior regia, altri film di Almodovar l'avrebbero senz'altro meritato. La facilità e la semplicità con cui i personaggi si incontrano costituisce la vera bellezza di questa storia, si potrebbe obiettare che nella vita non è così, ma forse siamo noi a non esserne ancora capaci: Almodovar nella sua semplicità, fa venire voglia di vivere.
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le arti visive – official
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venerdì 23 dicembre 2011
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almodòvar ha fatto di meglio, ma è pieno di pregi.
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Tentando di ottenere l’autografo dell’attrice teatrale Huma (Marisa Paredes), Esteban (Eloy Azorin) muore investito. La madre (Cecilia Roth) decide di comunicarlo al padre (Toni Cantò), che nel frattempo ha cambiato sesso. Ad affermare le capacità di Almodòvar v’è una commedia tragica discreta su coincidenze e fatti strani sul sesso, sulla vita e sulla morte. Oltre ad avere innanzitutto consacrato e reso noto in tutto il mondo Almòdovar per la sua controversia ma anche se non soprattutto per la sua regia straordinaria, premiata a Cannes, di questo film bisogna anche pregiare la scorrevolezza e la leggerezza delle immagini che possono essere a tratti addirittura fastidiose. Sicuramente molto interessante, ma c’è anche chi lo considera un capolavoro o una porcata.
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Tentando di ottenere l’autografo dell’attrice teatrale Huma (Marisa Paredes), Esteban (Eloy Azorin) muore investito. La madre (Cecilia Roth) decide di comunicarlo al padre (Toni Cantò), che nel frattempo ha cambiato sesso. Ad affermare le capacità di Almodòvar v’è una commedia tragica discreta su coincidenze e fatti strani sul sesso, sulla vita e sulla morte. Oltre ad avere innanzitutto consacrato e reso noto in tutto il mondo Almòdovar per la sua controversia ma anche se non soprattutto per la sua regia straordinaria, premiata a Cannes, di questo film bisogna anche pregiare la scorrevolezza e la leggerezza delle immagini che possono essere a tratti addirittura fastidiose. Sicuramente molto interessante, ma c’è anche chi lo considera un capolavoro o una porcata. Ottime le attrici, che interpretano le sempre affascinanti donne delle sceneggiature Almodòvariane, e pochissimi gli attori. Da vedere in lingua originale. Bella l’idea di citare in continuazione “Eva Contro Eva” (anche nel titolo originale) e “Un Tram chiamato desiderio”.
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greatsteven
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venerdì 14 aprile 2017
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almodòvar e il meraviglioso universo femminile
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TUTTO SU MIA MADRE (SP/FR, 1999) diretto da PEDRO ALMODòVAR. Interpretato da CECILIA ROTH, MARISA PAREDES, PENéLOPE CRUZ, ANTONIA SAN JUAN, CANDELA PEňA, ROSA MARIA SARDà, FERNANDO FERNàN GòMEZ, TONI CANTO
Manuela vive a Madrid, fa l’infermiera e ha un figlio diciassettenne, Esteban, con la passione per la scrittura.
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TUTTO SU MIA MADRE (SP/FR, 1999) diretto da PEDRO ALMODòVAR. Interpretato da CECILIA ROTH, MARISA PAREDES, PENéLOPE CRUZ, ANTONIA SAN JUAN, CANDELA PEňA, ROSA MARIA SARDà, FERNANDO FERNàN GòMEZ, TONI CANTO
Manuela vive a Madrid, fa l’infermiera e ha un figlio diciassettenne, Esteban, con la passione per la scrittura. Il ragazzo è tutto ciò che le è rimasto, e la donna ha alle spalle una breve carriera giovanile di attrice, e un giorno porta Esteban a vedere a teatro Un tram che si chiama Desiderio, recitato da una famosa diva del palcoscenico, Uma. L’adolescente, mentre tenta di strapparle un autografo dopo lo spettacolo, muore in un incidente stradale. Manuela, sconvolta dal dolore, parte e si reca a Barcellona, nel tentativo di reperire il padre del ragazzo, anch’egli di nome Esteban e che il defunto non ha mai conosciuto, che ora è un travestito e si fa chiamare Lola. Durante la permanenza a Barcellona, Manuela riallaccia i rapporti con Agrado, transgender dedito alla prostituzione e suo amico di vecchia data, conosce la dolce assistente sociale Maria Rosaria, malata di AIDS e incinta proprio di Lola, e approfondisce anche la conoscenza di Uma, donna frustrata col vizio del fumo, lesbica (ha una compagna, Mina, anch’ella attrice) e bisognosa di contatto umano. Il rapporto amichevole e affettuoso con le varie donne permetterà a Manuela di tornare a sorridere alla vita e a superare il suo enorme trauma personale. Quando Maria Rosaria partorisce un bambino, che battezza Esteban in onore del padre e del fratello consanguineo scomparso, poco dopo spira per la malattia, e Manuela prende il neonato con sé, non prima di aver rivelato a Lola, lui pure sieropositivo e in procinto di morire, la sua paternità. Il cinema di Almodòvar è da sempre popolato di donne che cercano un loro posto nel mondo, che lottano per il rispetto dei loro diritti, che combattono per affermarsi socialmente e che credono in ideali puri e puliti che possano loro permettere di eguagliarsi all’altro sesso. Il quale non è mai messo completamente da parte dal regista spagnolo, ma viene sempre visto con un occhio critico e preso di mira, e mai riabilitato del tutto. Todo sobra mi madre è un dramma corale di toccante profondità, che riesce a concentrare in 100 minuti numerosi temi riguardanti la famiglia, l’affetto, l’amicizia, la solidarietà femminile, il ruolo della donna, l’identità di genere, il mestiere dell’artista, le insicurezze, l’elaborazione del lutto e la perdita di senso nella ricerca del sé. Almodòvar conosce la materia di cui tratta, e la racconta senza ricorrere a moralismi o manicheismi, risultando mai banale e adottando un registro comune che evita abilmente la volgarità e aggiunge due pizzichi, uno di sana ironia e l’altro di straziante pathos, ad una struttura narrativa che mette a nudo un gruppo di donne, diversissime fra loro per carattere, ma accomunate da un tratto ricorrente: sono state sedotte e abbandonate da uomini che, nonostante le abbiano sempre e solo sfruttate, aspirano a diventare come loro, anche sessualmente. Ricchissimo di scene azzeccate e momenti eccezionali da includere nell’immaginario collettivo, fra cui vale la pena di citare la sequenza dolorosa della corsa di Esteban dietro l’automobile dell’attrice (una M. Paredes sotto le righe, compassata ed efficace), l’incontro notturno sulla strada delle meretrici fra Manuela e Agrado e i vari stacchetti teatrali in cui gli attori danno corpo a voce a Kowalski, Stella e Blanche, i personaggi del dramma di Tennessee Williams che, inserito come parte preponderante nella trama, consente al regista di effettuare una convincente riflessione sul mestiere della recitazione, analizzando le modalità con cui vi sono approdate sia Manuela che Uma, la prima in modo dilettantesco e la seconda per emulazione di Bette Davis, da cui ha anche attinto il vizio del fumo. Le più brave del cast, senza nulla togliere ad esso nel suo complesso, che rimane comunque di un livello pregevole, sono una C. Roth in stato di grazia, madre-moglie straripante di forza morale, e una giovane P. Cruz che già all’epoca manifestava il talento, l’asciuttezza e l’avvenenza che poi le hanno permesso di farsi strada negli anni a venire. Interessanti anche: la difficile relazione fra Maria Rosaria e i genitori (una madre indisponente e arrogante e un padre irrimediabilmente malato); il personaggio di Nina Cruz, attrice talentuosa ma al tempo stesso prepotente ed egoista, impegnata in un travagliato amore omosessuale con Uma, la sua scopritrice e mentore; le motivazioni che hanno spinto Agrado e Lola a farsi un seno finto e ad abbandonare la loro identità maschile, e le conseguenze dolorose e autodistruttive che il loro comportamento un po’ egoistico ha comportato. Uno dei drammi almodovariani di maggiore spessore stilistico e con una morale incorporata non facilissima da afferrare, ma piena di giustizia e sincerità.
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federicomsdelvecchio
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lunedì 6 novembre 2017
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l'autoironia di almodovar
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Non è la prima volta che guardo un film di Pedro Almodóvar, ma è la prima volta che decido di recensirne uno. C’è qualcosa in “Tutto su mia madre” che mi ha colpito più profondamente di ogni altra sua fatica, qualcosa capace di farlo entrare prepotentemente in quella lista di film che consiglio a chi cerca di innamorarsi del cinema.
Il tema principale di “Tutto su mia madre” è, ça va sans dire, la Donna. Ogni più recondita sfumatura delle protagoniste del film viene celebrata, esaltata, divinizzata; ogni loro errore(sì, anche una suora che rimane incinta di un travestito!) viene analizzato al punto da portare inevitabilmente lo spettatore a comprendere in maniera totalizzante le circostanze dell’errore stesso.
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Non è la prima volta che guardo un film di Pedro Almodóvar, ma è la prima volta che decido di recensirne uno. C’è qualcosa in “Tutto su mia madre” che mi ha colpito più profondamente di ogni altra sua fatica, qualcosa capace di farlo entrare prepotentemente in quella lista di film che consiglio a chi cerca di innamorarsi del cinema.
Il tema principale di “Tutto su mia madre” è, ça va sans dire, la Donna. Ogni più recondita sfumatura delle protagoniste del film viene celebrata, esaltata, divinizzata; ogni loro errore(sì, anche una suora che rimane incinta di un travestito!) viene analizzato al punto da portare inevitabilmente lo spettatore a comprendere in maniera totalizzante le circostanze dell’errore stesso.
Non è facile dire chi sia la figura principale del film, forse Manuela(Cecilia Roth), madre che tenta di riacciuffare una vita che le scivola dalle mani dopo la morte del figlio Esteban; o forse Rosa(Penélope Cruz), una suora troppo bella per rimanere fedele al voto di castità e troppo buona per cogliere cattiveria nei gesti altrui. Passando per Lola, nata uomo, padre biologico di Esteban. Senza dimenticarci di Agrado, travestito che divide la strada con Lola, né di Huma e Nina, attrici di teatro che vivono un rapporto sessualmente ambiguo.
La sensibilità romantica del figlio adolescente, a cui la madre aveva sempre nascosto l’identità del padre, e il suo approccio sognatore e stralunato alla vita fanno provare nei suoi riguardi un affetto quasi genitoriale. Risulta impossibile non essere braccati dall’empatia verso Manuela nella tragica scena della morte del figlio, e il merito di tanta emozione va condiviso tra Almodóvar e Alberto Iglesias, autore di una travolgente colonna sonora. Non era facile, infatti, connettere il pubblico così intimamente ad un personaggio che compare solo alle prime battute.
Tornata a Barcellona dopo vent’anni per ritrovare il padre del figlio, Manuela troverà qui la sua Itaca, la patria in cui ritrovare sé stessa. La splendida capitale catalana fa da cornice alle vicende delle stravaganti figure femminili:d’altronde non poteva che essere una città eterodossa come gran parte dei loro atteggiamenti a fare da sfondo ad un film che trova nella difformità il proprio filo conduttore.
Vincitore del premio Oscar per il miglior film in lingua straniera nel 2000, “Tutto su mia madre” è una pellicola che spazia da un argomento delicato all’altro:oltre alle donne, il regista spagnolo Almodóvar, dichiaratamente ateo e gay, parla di omosessualità, morte, AIDS e religione, confermando di essere un artista abile a toccare con disinvoltura ed (auto)ironia argomenti che di leggero hanno ben poco.
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rmarci 05
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martedì 16 luglio 2019
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un film profondamente umano pervaso di sensibilità
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Pedro Almodòvar, già regista di alcune pellicole di successo che gli fecero ottenere una certa visibilità anche a livello internazionale, mette a segno un colpo da maestro con il film che lo consacrò definitivamente come autore vero e proprio, facendogli vincere anche il Premio Oscar al miglior film straniero: riconoscimento doveroso e meritato, dato che Tutto su mia madre si identifica immediatamente come un film tipicamente europeo in quanto predilige, rispetto allo sviluppo della storia, i rapporti che intercorrono tra i personaggi, che costituiscono, infatti, la vera essenza del film: sono quasi tutte donne, ognuna con il proprio passato, con le proprie tentazioni, con i propri problemi, con le proprie forze e debolezze, quindi semplici persone, ma accomunate tutte da un innato istinto di solidarietà quasi sempre riconducibile a quello materno, ovvero l’amore senza limiti né confini che una madre prova per suo figlio, una creatura (come dice uno dei personaggi) nata in pochi minuti ma a cui è necessario dedicare un lunghissimo periodo di tempo perché possa crescere bene e diventare adulta.
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Pedro Almodòvar, già regista di alcune pellicole di successo che gli fecero ottenere una certa visibilità anche a livello internazionale, mette a segno un colpo da maestro con il film che lo consacrò definitivamente come autore vero e proprio, facendogli vincere anche il Premio Oscar al miglior film straniero: riconoscimento doveroso e meritato, dato che Tutto su mia madre si identifica immediatamente come un film tipicamente europeo in quanto predilige, rispetto allo sviluppo della storia, i rapporti che intercorrono tra i personaggi, che costituiscono, infatti, la vera essenza del film: sono quasi tutte donne, ognuna con il proprio passato, con le proprie tentazioni, con i propri problemi, con le proprie forze e debolezze, quindi semplici persone, ma accomunate tutte da un innato istinto di solidarietà quasi sempre riconducibile a quello materno, ovvero l’amore senza limiti né confini che una madre prova per suo figlio, una creatura (come dice uno dei personaggi) nata in pochi minuti ma a cui è necessario dedicare un lunghissimo periodo di tempo perché possa crescere bene e diventare adulta. Un messaggio, quindi, di grande importanza, che ribadisce il ruolo fondamentale del genitore nella vita di una persona. Oltre a ciò, il film si presenta come un viaggio alla ricerca (o alla riscoperta) della proprio io in seguito all’elaborazione del lutto, che si traduce spesso nel cambio di sesso inteso come percorso di identificazione e rivendicazione della propria identità, tematica trattata dal regista senza semplicismo né autoreferenza, ma con tutto l’amore che egli prova per il mondo del transessualismo (che lui conosce bene), così ambiguo, libero e per questo attraente ed affascinante. Le storie che Almodòvar racconta, così normali nella loro stravaganza, così piacevoli ed emozionanti nella loro drammaticità, così complesse nella loro semplicità, si rivestono subito di una forte impronta autoriale caratterizzata, soprattutto, dalla sensibilità con cui il regista tratta delle tematiche molto delicate, riuscendo ad emozionare senza finti sentimentalismi. Lo stile è riconoscibile anche nel valore espressivo dettato da un utilizzo alquanto accurato e sapiente dei colori e della musica, oltre che nei dialoghi geniali e frizzanti. Notevole anche la direzione degli attori, straordinari soprattutto per i loro sguardi, accentuati dai suggestivi primi piani. In conclusione, a parte qualche insignificante buco di sceneggiatura, Tutto su mia madre è un film praticamente perfetto: abile direzione degli attori e raffinata cifra stilistica, tematiche difficili ed importanti trattate con mano sapiente e profondamente umana, da cui traspare tutta la sensibilità di Almodòvar ed il suo amore incalcolabile per la figura femminile.
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