paleutta
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venerdì 16 novembre 2007
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argomento sesso
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aggiungo il mio punto di vista anche perchè invitato a farlo dal tosto e simpatico luc. Premetto che ho letto solo alcuni dei vostri interventi perchè sono veramente molti e quindi può darsi che ripeta cose già dette o risulti scontato. A dire la verità questo film non mi ha lasciato un gran segno, come altri dello stesso regista. Non discuto certo la potenza visiva ed evocativa delle immagini e l'atmosfera torbida ed ambigua che riesce a creare. L'argomento trattato non è nuovo e secondo me non è il terreno in cui Kubrick si potesse esprimere al suo meglio.Per fare un parallelo, ho trovato più efficace il "Luna di fiele" di Polanski, che affronta più o meno le stesse situazioni ma a mio parere in modo più coinvolgente.
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aggiungo il mio punto di vista anche perchè invitato a farlo dal tosto e simpatico luc. Premetto che ho letto solo alcuni dei vostri interventi perchè sono veramente molti e quindi può darsi che ripeta cose già dette o risulti scontato. A dire la verità questo film non mi ha lasciato un gran segno, come altri dello stesso regista. Non discuto certo la potenza visiva ed evocativa delle immagini e l'atmosfera torbida ed ambigua che riesce a creare. L'argomento trattato non è nuovo e secondo me non è il terreno in cui Kubrick si potesse esprimere al suo meglio.Per fare un parallelo, ho trovato più efficace il "Luna di fiele" di Polanski, che affronta più o meno le stesse situazioni ma a mio parere in modo più coinvolgente. Trovo anche che il film sia un pò troppo Cruise oriented. Un protagonista un pò troppo ingombrante con il suo carisma da star di Hollywood. Tornando al film siamo davanti ad un sofisticato affresco del rapporto perverso col sesso vissuto da persone dallo stato sociale e culturale molto elevato, tutto molto patinato e sfarzoso. Alla fine del film la domanda che mi è nata spontanea è stata: Ok, tutto molto bello ed intrigante, ma...e allora? Ritengo il tutto un pò stucchevole e debordante. Avrete certamente visto Lolita, beh...che differenza. Per persone semplici come me la suggestione suggerita dal film è troppo fuori dai canoni quotidiani.La monotonia sessuale della coppia monogama, il desiderio di trasgredire e provare nuove emozioni è una cosa abbastanza diffusa e non è certo il film di Kubrick a sconvolgere in tal senso. Diciamo che le persone comuni che non riescono e reprimere certi istinti al massimo si fanno un amante o vanno a puttane o fanno gli scambi di coppia. Le persone molto facoltose ed altolocate probabilmente partecipano a festini a base di cocaina maschere da carnevale di Venezia e rituali simil-satanici come in Eyes wide shut.Beati loro.
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paolo 67
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martedì 22 novembre 2011
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odissea nel mondo esterno (alla coppia)
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Kubrick aveva in mente già dopo "Arancia meccanica" la trasposizione del romanzo di Schnitzler, un medico psicoanalista molto ammirato da Freud che lo considerava una specie di suo doppio. Dopo aver riversato parte dei contenuti nella sua opera, è riuscito finalmente a girare il film, con la consueta maniacale perfezione che qui raggiunge un livello mai visto prima nel suo e in tutto il cinema. Il tema è quello di un matrimonio felice sconvolto dalle confessioni di lei e da una avventura notturna di lui che riveleranno ai coniugi gli impulsi della loro vita interiore. Attraversando la notte, il protagonista svolge una specie di esame di coscienza mentre tutto gli crolla intorno, rivelando la corruzione oltre la facciata di quel bel mondo cui aspira nelle sue ambizioni (come avveniva ne "La dolce vita" di Fellini).
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Kubrick aveva in mente già dopo "Arancia meccanica" la trasposizione del romanzo di Schnitzler, un medico psicoanalista molto ammirato da Freud che lo considerava una specie di suo doppio. Dopo aver riversato parte dei contenuti nella sua opera, è riuscito finalmente a girare il film, con la consueta maniacale perfezione che qui raggiunge un livello mai visto prima nel suo e in tutto il cinema. Il tema è quello di un matrimonio felice sconvolto dalle confessioni di lei e da una avventura notturna di lui che riveleranno ai coniugi gli impulsi della loro vita interiore. Attraversando la notte, il protagonista svolge una specie di esame di coscienza mentre tutto gli crolla intorno, rivelando la corruzione oltre la facciata di quel bel mondo cui aspira nelle sue ambizioni (come avveniva ne "La dolce vita" di Fellini). Portare avanti il matrimonio sembrerà al protagonista la luce di un esistenta sempre tentata (e a volte annientata) dal peccato. Egli vede il suo doppio (come Humbert Humbert vedeva Quilty in "Lolita") nella persona di Ziegler, che rappresenta il potere e il denaro senza coscienza morale (è così ricco e potente per questo) e viaggia in un mondo che gli presenta tutti gli aspetti della perversione e del mercenarismo. Molto laico (anche nella conclusione "aperta" sul matrimonio, una felicità da conquistarsi giorno per giorno), può reggere l'interpretazione in chiave di "Fidelio" beethoveniano, suggerito dalla parola d'ordine per entrare nel castello (anche se nella versione originale è "Danimarca"), cioè la luce dell'amore rappresentato dalla fedeltà coniugale che squarcia le tenebre di un mondo avvolto nel male e nella menzogna, un libertà spirituale dal carcere del peccato terreno, ma Kubrick lascia come sempre lo spettatore libero limitandosi a far scaturire la riflessione morale dalla durezza obiettiva dei fatti e delle situazioni marcate in modo geometrico, euclideo secondo un procedimento caro ai moralisti settecenteschi se non del Medioevo, come manifestazione fisica dei concetti (e viceversa). Tutto il film è una lussuosa galleria kubrickiana, dal "noir" a "Lolita", dalle atmosfere ultraterrene di "2001" e "Shining" alle simbologie allegoriche e ai flash subliminali, dal sarcasmo corrosivo all'ironia paradossale e all'umorismo sardonico. Kubrick ha fatto in tempo a finire una straordinaria copia, che aveva approvato soddisfatto ("E' il mio film più bello" ebbe a dire dopo averlo visto nella prima proiezione privata) ma sulla quale sarebbe con ogni probabilità ritornato sopra, come ha fatto con tutti i suoi film (quasi 20 minuti tagliati in "2001", una sequenza magistrale eliminata dal "Dottor Stranamore" e così via) per renderlo ancora più compatto. La scena del film in cui Ziegler parla col dottor Harford verso la fine del film può sembrare troppo lunga, ma Kubrick voleva mostrare il ruolo di Ziegler come manipolatore,come lo era Quilty in "Lolita", che parimenti è stato accusato di eccessiva preponderanza: questi rappresentano inoltre una delle ossessioni più profonde di Kubrick, quella del doppio. Come sempre, Kubrick sperimenta: la densità senza pari dei colori è stata ottenuta aumentando il tempo di immersione dei negativi per lo sviluppo. Nicole Kidman recita un ruolo molto importante: è una delle figure femminili più positive dell'opera del regista. La sua battuta finale, molto kubrickiana nella sua lapidaria sinteticità, chiude bruscamente il film come subliminalmente si era aperto, col suo nudo tra i titoli, una specie di apparizione del monolito, che invita ad essere trapassato come nella sequenza del mistero della vita nel finale di "2001"... Come Fellini nel "Satyricon" Kubrick usa i colori in modo psicologico-subliminale, senza soluzione di continuità dal realismo all'espressionismo (i suoi due cardini espressivi) fino allo psichedelico (il vecchio leone di "2001"). Il film, che di nuovo rievoca i miti e gli archetipi della Storia che Kubrick ha sempre rimescolato nella sua opera, e anche gli stili pittorici (come nella sequenza dell'"orgia" dove ogni stanza è un quadro diverso), ha la struttura di un sogno (il libro era una ricapitolazione delle esperienze psicoanalitiche di Schnitzler), ed è infatti nello stato R.E.M. dello stesso che gli occhi sono "spalancati chiusi". Il fatto che Cruise e la Kidman fossero all'epoca veramente marito e moglie moltiplica il gioco di specchi del film, che in fondo non fa che rivelare al protagonista il suo profondo, unico metafisico tra il fuori dell'universo e il dentro del suo inconscio, in cui non esiste l'Io (come evidenziano le maschere dell'orgia dove scompare l'identità in una regressione a un oscuro magma libidinale dove, come Kubrick sottolinea col bacio tra le maschere, non esiste il sentimento ma una meccanica iterazione). Come tutti i film di Kubrick, anche questo può dare una impressione iniziale di freddezza, ma se si guarda a mente riposata e con attenzione, il ghiaccio (quello di Jack raggelato come un fotogramma fisso alla fine di "Shining", lo stato della materia più vicino alla fotografia, di cui il cinema è l'ingannevole nel suo movimento successione di fotogrammi) si scioglie e il film può dare grande soddisfazione, sensuale e intellettuale innanzitutto, ma anche comunicare la sensibilità profondissima di un romantico la cui cerebralità è solo una (straordinaria) corazza. "Eyes wide shut" è la sublime conclusione dell'opera di un cineasta visionario di raro, stupefacente talento, che fa risplendere nel meraviglioso, in quella luce algida e un po' plumbea propria del genio tutte le inquietudini, i tormenti e i desideri dell'uomo, animale i cui istinti sono in contrasto con la sua intelligenza (la morale ha base razionale), sempre nella speranza (o nella ricerca) di qualcosa o qualcuno che lo liberi facendogli superare il suo tragico conflitto sociale e interiore che Kubrick ha saputo rendere al cinema forse meglio di chiunque altro, come il sentimento di fronte al mistero, da compagno di strada ex studente un po' svogliato che ha sempre amato l'umanità.
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mariano m.
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martedì 29 marzo 2011
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una fotografia dell'es
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Un viaggio nella più intima sfera sessuale dell'uomo che parte dalla crisi della coppia e si snoda nell'avventura di una notte in cui Bill (Tom Cruise) si lascia andare facendosi guidare dalla strada e da un istinto che progressivamente prende il sopravvento sui richiami della sua vita di marito e medico responsabile. Se allora non cede a Marion (che,al capezzale del padre appena morto,gli confessa il suo amore) e non cede a Domino ("svegliato" in extremis dalla telefonata di sua moglie) allo stimolo successivo proveniente dal racconto dell'amico Nick non resisterà più e si addentrerà nel cuore di una notte che lo porterà nel mondo del più profondo dell'animo,dove gli occhi si chiudono,il volto si copre con una maschera,l'identità quotidiana si perde e l'unica luce-guida diventano desiderio e attrazione sessuale.
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Un viaggio nella più intima sfera sessuale dell'uomo che parte dalla crisi della coppia e si snoda nell'avventura di una notte in cui Bill (Tom Cruise) si lascia andare facendosi guidare dalla strada e da un istinto che progressivamente prende il sopravvento sui richiami della sua vita di marito e medico responsabile. Se allora non cede a Marion (che,al capezzale del padre appena morto,gli confessa il suo amore) e non cede a Domino ("svegliato" in extremis dalla telefonata di sua moglie) allo stimolo successivo proveniente dal racconto dell'amico Nick non resisterà più e si addentrerà nel cuore di una notte che lo porterà nel mondo del più profondo dell'animo,dove gli occhi si chiudono,il volto si copre con una maschera,l'identità quotidiana si perde e l'unica luce-guida diventano desiderio e attrazione sessuale. Non più persone,solo corpi. E contemporaneamente sua moglie Alice (Nicole Kidman) percorre in sogno lo stesso viaggio. Inutile spendere qualsiasi parola per il genio di Kubrik che riesce a materializzare in questo film una dimensione intangibile,inconscia,sospesa tra le istanze freudiane di super io, io e es. Magistrale l'espressione di tutto ciò da parte dei protagonisti Tom Cruise e Nicole Kidman.
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paolo 67
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giovedì 15 dicembre 2011
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fidelio 1999
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L'amore di Kubrick per Beethoven dimostra una similitudine con la rigorosa moralità di quel genio attraverso un'appassionata esaltazione della libertà dell'amore (che significa anche rinuncia e sacrificio) rispetto alla schiavitù del male e del peccato (e il suo riflesso politico del sistema tirannico). Kubrick continua l'opera dei grandi moralisti del passato cercando di mantenersi fermo e lucido di fronte alle tenebre, all'abisso, alla desolazione, come Beethoven esprimeva nelle sue sinfonie l'imperativo morale -di derivazione Kantiana- di piegare le cieche forze del fato attraverso la ragione. "Eyes wide shut" rappresenta come e meglio di tutti i film precedenti la filosofia di Kubrick: per imparare a guardare, per capire i veri valori della vita bisogna passare attraverso lo smarrimento(un tema simile a quello de "La dolce vita" e il "Satyricon" di Fellini, di cui in fondo questo film rappresenta una versione), per prendere coscienza e comprendere più a fondo la verità.
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L'amore di Kubrick per Beethoven dimostra una similitudine con la rigorosa moralità di quel genio attraverso un'appassionata esaltazione della libertà dell'amore (che significa anche rinuncia e sacrificio) rispetto alla schiavitù del male e del peccato (e il suo riflesso politico del sistema tirannico). Kubrick continua l'opera dei grandi moralisti del passato cercando di mantenersi fermo e lucido di fronte alle tenebre, all'abisso, alla desolazione, come Beethoven esprimeva nelle sue sinfonie l'imperativo morale -di derivazione Kantiana- di piegare le cieche forze del fato attraverso la ragione. "Eyes wide shut" rappresenta come e meglio di tutti i film precedenti la filosofia di Kubrick: per imparare a guardare, per capire i veri valori della vita bisogna passare attraverso lo smarrimento(un tema simile a quello de "La dolce vita" e il "Satyricon" di Fellini, di cui in fondo questo film rappresenta una versione), per prendere coscienza e comprendere più a fondo la verità. La scena dell'orgia, come ha rivelato il cosceneggiatore Frederic Raphael,è parzialmente ispirata a una festa organizzata in Vaticano da Cesare Borgia (a cui erano presenti la sorella Lucrezia e suo padre, papa Alessandro VI,) il 31 ottobre 1501 (dissolutezze denunciate all'epoca da Girolamo Savonarola e raccontate da Walerian Borowczyk nel quarto episodio dei "Racconti immorali"). Ma è anche un'allegoria che si presta a molte interpretazioni, che conoscendo Kubrick vanno oltre le convenzionali letture politiche su cui puntualmente si discute da più di dieci anni: essa, in quanto proiezione dell'inconscio, è senza tempo e luogo, storicamente indefinita. Certamente vi si possono riconoscere antichi rituali pagani, la magia e il mito, oltre a una nuova messa in causa di Kubrick dello spettacolo (e della stessa pornografia) e della sua funzione rituale. Il protagonista (e lo spettatore) in un viaggio ai propri inferi si trova di fronte al mistero, come le scimmie nel prologo di "2001" e l'astronauta prima della rinascita (sotto forma, riproposta in chiava metafisica e universale, dell'esito di quell'atto richiesto dalla moglie nella parola finale). Come in Fellini, lo sguardo di Kubrick sulla volgarità e l'abominio di un mondo in cui tutto si disfa è atterrito e sgomento: anche le lolite sono inquietanti, comunicano un senso di orrore, hanno qualcosa di pietrificato, la bellezza seriale (allusione moralistica che già compariva in "Lolita", col campeggio delle ragazze in qualche modo "oggetti" a disposizione) di bambole di porcellana. In un film denso quant'altri mai a livello cromatico, a esprimere nel colore puro il piacere ludico, polo opposto e faccia nascosta della concettualità con cui costituisce l'unità dell'opera kubrickiana, si nota la diffusione del rosso , che non è solo il colore del peccato, ma anche quello del sangue (simbolo metafisico e scandaloso -in quanto quello che doveva restare "dentro"- centrale in "Shining"), e un riferimento alla bandiera degli Stati Uniti d'America, il paese natale e culturale di Kubrick nonostante l'esilio volontario da tanti anni e in cui nonostante le critiche e le disapprovazioni non aveva smesso di credere.
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paolo 67
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lunedì 23 aprile 2012
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l'altra faccia
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Uno dei motivi del fascino di questo film è la sua ambiguità. Come in tutta la sua opera, Kubrick perturba lo spettatore fornendogli più o meno subliminalmente immagini confondenti o contraddittorie, e anche beffarde stranezze in cui si può avvertire (come facevano Beethoven e Bach) una specie di risata nello scherzo di un genio. Come in 2001 e SHINING Kubrick attraversa gli ambienti e le situazioni mostrando che tutto è doppio: anche la seduzione appare nella sua ambiguità (conquista o cattura?). EYES WIDE SHUT è una nuova odissea che diventa viaggio interiore, una riflessione morale e un altro invito a rinnovare l'esperienza della visione.
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Uno dei motivi del fascino di questo film è la sua ambiguità. Come in tutta la sua opera, Kubrick perturba lo spettatore fornendogli più o meno subliminalmente immagini confondenti o contraddittorie, e anche beffarde stranezze in cui si può avvertire (come facevano Beethoven e Bach) una specie di risata nello scherzo di un genio. Come in 2001 e SHINING Kubrick attraversa gli ambienti e le situazioni mostrando che tutto è doppio: anche la seduzione appare nella sua ambiguità (conquista o cattura?). EYES WIDE SHUT è una nuova odissea che diventa viaggio interiore, una riflessione morale e un altro invito a rinnovare l'esperienza della visione. Al film sembrano addirsi due aforismi di Nietzsche: “La verità dà più soddisfazione nel desiderarla che nel possederla” e “Quello che non uccide, fortifica”.
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jacopo b98
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mercoledì 1 maggio 2013
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eyes wide shut di kubrik - capolavoro
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Il dottor Harford (Cruise) è sposato con la moglie (Kidman) da nove anni, sono piuttosto benestanti, hanno una bambina di sette anni e sono felici. Ma quando ognuno rivelerà i propri oscuri desideri sessuali, per entrambi inizierà un viaggio erotico che nessuno potrà fermare. Ispirato al breve romanzo Traumnovelle, in italiano Doppio sogno, di Arthur Schnitzler, è l’ultimo film di Kubrik, che morirà d’infarto a soli settant’anni a riprese appena terminate. Fu infatti terminato dall’amico Spielberg, che però si sospetta non sia riuscito ad interpretare e mettere in scena correttamente il finale della complessa sceneggiatura del regista e Frederic Raphael.
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Il dottor Harford (Cruise) è sposato con la moglie (Kidman) da nove anni, sono piuttosto benestanti, hanno una bambina di sette anni e sono felici. Ma quando ognuno rivelerà i propri oscuri desideri sessuali, per entrambi inizierà un viaggio erotico che nessuno potrà fermare. Ispirato al breve romanzo Traumnovelle, in italiano Doppio sogno, di Arthur Schnitzler, è l’ultimo film di Kubrik, che morirà d’infarto a soli settant’anni a riprese appena terminate. Fu infatti terminato dall’amico Spielberg, che però si sospetta non sia riuscito ad interpretare e mettere in scena correttamente il finale della complessa sceneggiatura del regista e Frederic Raphael. È un affascinante viaggio psicosessuale nella vita di una coppia apparentemente normale, un inquietante avventura attraverso gli effetti collaterali del sesso che non è amore, ma pura passione incontrollata. Nel film l’erotismo è controllato, e alcune scene di nudo, di sesso e di orgia non hanno alcun erotismo: il regista ha spogliato il sesso del suo senso per trasformarlo in qualcosa di sconvolgente. I due protagonisti sfogano le loro passioni in modo diverso: lei soltanto in modo onirico, e quello che ha sognato ci viene solo raccontato, lui invece sia nella realtà che nei sogni, anche se non è mai chiaro quando quello che si vede sia realtà o quando immaginazione. Kubrik osserva, oggettivo, documenta con carrellate lunghe e veloci. È il film più politico del regista, un film che trasuda denaro, differenze di classe, ricchezza… Kubrik crea un film complesso e difficile, forse il più inquietante della sua carriera, e neppure con la sua eccezionale messa in scena, fatta di carrellate veloci e zoom, arricchite dalle straordinarie scenografie di Leslie Tomkins e Roy Walker e dalla fotografia di Larry Smith, riesce a dare una plausibile spiegazione a tutte le scene (ma voleva farlo?) e lascia aperti dei dubbi: la ragazza all’obitorio è la stessa che lo permette di salvarsi dall’orgia notturna? Che cosa le è successo per la sua scelta di difendere il dottore? È un film misterioso che pone delle domande a cui lo spettatore non riesce a dare risposta (o non vuole?). Tuttavia la potenza della regia, le interpretazioni degli attori (bravi anche i due protagonisti, testimonianza che Cruise, se spronato da un bravo regista, sa recitare) e alcune scene magistrali, su tutte l’orgia nel palazzo settecentesco, riescono a convincere spettatore e critico, seppur il livello non sia quello di alcuni capolavori del passato. Interessante la scena in cui Harford va a restituire il costume e vede i due uomini che stavano facendo l’orgia con la figlia del venditore e alla domanda “Ma non ce l’aveva con loro ieri sera?” il negoziante risponde: “Beh, tutto cambia.”. Finale geniale, molto ironico e totalmente negativo, come in tutta la carriera del regista. Comunque un degno epilogo per la carriera del (probabilmente) più grande cineasta di ogni tempo. Il venditore di giornali dell’edicola è Emilio d’Alessandro, autista e domestico per oltre trent’anni del regista.
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baffo1
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mercoledì 15 gennaio 2014
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eros&logos, kubrick artista a 360 gradi
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La maschera, la perdita di valori apparenti, l'eterno velo di mistero che copre i nostri più profondi desideri nascosti; Kubrick scolpisce con minuziosa attenzione una, a mio parere, mastodontica opera. Grandioso il tema della maschera, il set apre il sipario al Teatro dell'Assurdo; i personaggi si sfiorano, si toccano e poi si respingono rincorrendo le loro anime brave perse nello spazio e nel tempo di un mondo che non ha certezze. Ho notato come sia ciclico il codice espresso nel film, la "dea"Kidman che abbraccia Cruise nell'ultima scena del film e gli propone del Sesso indica in effetti lo "status quo" nel quale i personaggi (cioè l'umanità) si trovano.
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La maschera, la perdita di valori apparenti, l'eterno velo di mistero che copre i nostri più profondi desideri nascosti; Kubrick scolpisce con minuziosa attenzione una, a mio parere, mastodontica opera. Grandioso il tema della maschera, il set apre il sipario al Teatro dell'Assurdo; i personaggi si sfiorano, si toccano e poi si respingono rincorrendo le loro anime brave perse nello spazio e nel tempo di un mondo che non ha certezze. Ho notato come sia ciclico il codice espresso nel film, la "dea"Kidman che abbraccia Cruise nell'ultima scena del film e gli propone del Sesso indica in effetti lo "status quo" nel quale i personaggi (cioè l'umanità) si trovano. Eternamente in lotta tra Eros e Logos sono alla ricerca di un qualcosa che credono di poter cercare, ma che in realtà, forse, suggerisce il regista, non c'è.
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jeff lebowsky
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martedì 24 giugno 2014
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la ciliegina sulla torta di kubrik
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Stanley Kubrik chiude la sua carriera con un film magistrale, diretto impeccabilmente, come al solito, e con la sua solita minuziosa cura dei particolari che rende ogni suo film un modello di riferimento per chi vuole fare cinema. Eyes Wide Shut è probabilmente il film più ambizioso di Kubrik che mette in scena la noia del rapporto matrimoniale borghese e fa risaltare la debolezza umana dell'uomo in generale quando si trova davanti alla carnalità e all'erotismo. Nel film questa debolezza viene percepita in maniera diversa dall'uomo rispetto alla donna. Come emerge dalla trama il maschio (marito) ha bisogno di esperienze materiali per rendersi conto di quanto sia debole e quanto possa spingersi oltre, per abbandonare la routine quotidiana.
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Stanley Kubrik chiude la sua carriera con un film magistrale, diretto impeccabilmente, come al solito, e con la sua solita minuziosa cura dei particolari che rende ogni suo film un modello di riferimento per chi vuole fare cinema. Eyes Wide Shut è probabilmente il film più ambizioso di Kubrik che mette in scena la noia del rapporto matrimoniale borghese e fa risaltare la debolezza umana dell'uomo in generale quando si trova davanti alla carnalità e all'erotismo. Nel film questa debolezza viene percepita in maniera diversa dall'uomo rispetto alla donna. Come emerge dalla trama il maschio (marito) ha bisogno di esperienze materiali per rendersi conto di quanto sia debole e quanto possa spingersi oltre, per abbandonare la routine quotidiana. Al contrario alla donna (moglie) bastano i propri pensieri e i propri sogni per percepire la propria fragilità. Il film è un fotografia della psicologia (distorta) dell'uomo e della donna che attraverso molteplici esperienze materiali e non, conclude con un riavvicinamemto tra i due coniugi e il desiderio di ricominciare tutto con una "scopata". In conclusione un film da vedere e rivedere, perfetto sotto il punto di vista stilistico, con un elogio particolare alla inquietante quanto stupenda colonna sonora, e molto interessante sotto il punto di vista del contenuto.
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jekyll
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martedì 22 dicembre 2015
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odissea nell'inconscio
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L'ultimo sforzo estetico, etico, filosofico, fantastico di Kubrick riassume tutta la sua opera e le sue qualità a cominciare da quelle formali. Per molti registi é una perdita di tempo lavorare come egli fa, ma è riuscito ha trovare delle immagini di una fascinazione rara nella storia dell'arte cinematografica. Una fascinazione che rappresenta certamente anche la ricerca di rendere interessante l'immagine da un punto di vista fotografico ma che parte da una idea, da un concetto e attraversa la concretezza, dandole perciò un grande senso fisico, un potente impatto che corrisponde alla espressione sensibile del pensiero. Non è naturalistico, Kubrick. Forse nessun regista é stato così espressivo della propria, personale visione del mondo come lui.
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L'ultimo sforzo estetico, etico, filosofico, fantastico di Kubrick riassume tutta la sua opera e le sue qualità a cominciare da quelle formali. Per molti registi é una perdita di tempo lavorare come egli fa, ma è riuscito ha trovare delle immagini di una fascinazione rara nella storia dell'arte cinematografica. Una fascinazione che rappresenta certamente anche la ricerca di rendere interessante l'immagine da un punto di vista fotografico ma che parte da una idea, da un concetto e attraversa la concretezza, dandole perciò un grande senso fisico, un potente impatto che corrisponde alla espressione sensibile del pensiero. Non è naturalistico, Kubrick. Forse nessun regista é stato così espressivo della propria, personale visione del mondo come lui. Egli opera un processo di condensazione per cui le immagini, come congelate, si sciolgono all'atto della visione. L'orrore nel suo cinema, con tappe fondamentali "2001" e "Shining", trova definitivamente conferma (non a caso le musiche inquietanti di Ligeti sono presenti in tutti e tre) nel mondo a tinte infernali del film. Ma, a differenza del Marcello de "La dolce vita", per cui l'inferno é anche un paese della cuccagna, il protagonista non sa, non vuole o non può approffitarne. Il più normale dei personaggi kubrickiani non va da nessuna parte, non evolve, non si rende conto di quello che capita e nemmeno troppo di quel che gli capita. Al monolito che appare in "2001" invece sembrano collegati i rituali ambientati nel castello, scene di arte altissima. Perfetta nella parte, é Nicole Kidman la figura intorno alla quale ruota il film, come conferma la sua apparizione che raccorda i titoli di testa, pochi secondi in cui sono concentrati una quantità di significati. I colori del film sono di straordinariamente intensi, accensi, profondi, soprattutto il rosso, ma anche il blu, l'arancione e il nero, come é eccezionale la profondità nelle scene notturne; cio è stato ottenuto aumentando il tempo di immersione dei negativi per lo sviluppo. L'immagine di Kubrick é stratificata, in essa coesistono diversi livelli. Come in tutto il Kubrick più grande, il film ha misteri che non si chiariscono, che il film non svela anche se mostra più di quanto Kubrick aveva fatto sinora e un beffardo umorismo, da pessimismo divertito, in cui si possono rintracciare le sue origini ebraiche, così come come nel suo occhio clinico, nella luce algida e un po' plumbea che illumina il nostro inconscio.
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angelino67
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sabato 21 maggio 2016
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satanismo ieri e oggi
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Eyes Wide Shut è un film ottimista nella misura in cui solo riconoscendo la natura maligna dell'uomo ci può essere speranza. Non è che il male a dover essere superato, ma l'ignoranza a essere rimossa: se il male deve essere trasceso, deve prima essere riconosciuto come parte di noi stessi. Kubrick, moderno artista medievale, reagisce al melodramma e filma il mondo come un inferno. Nei suoi film gli uomini sono pedine di un gioco che solo apparentemente riescono a controllare. La scena al castello è un rituale satanico. L'uomo moderno crede presuntuosamente di esplorare da solo il male, di scendere nei gironi dell'Inferno, ma se non muore é solo perché un'altra persona viene sacrificata al posto suo, e non si rende neanche conto del pericolo corso finchè non vede il cadavere della donna all'obitorio.
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Eyes Wide Shut è un film ottimista nella misura in cui solo riconoscendo la natura maligna dell'uomo ci può essere speranza. Non è che il male a dover essere superato, ma l'ignoranza a essere rimossa: se il male deve essere trasceso, deve prima essere riconosciuto come parte di noi stessi. Kubrick, moderno artista medievale, reagisce al melodramma e filma il mondo come un inferno. Nei suoi film gli uomini sono pedine di un gioco che solo apparentemente riescono a controllare. La scena al castello è un rituale satanico. L'uomo moderno crede presuntuosamente di esplorare da solo il male, di scendere nei gironi dell'Inferno, ma se non muore é solo perché un'altra persona viene sacrificata al posto suo, e non si rende neanche conto del pericolo corso finchè non vede il cadavere della donna all'obitorio. L'ungherese che corteggia Alice somiglia nel nome al fondatore della Chiesa di Satana, Anton Szandor La Vey, che ha ispirato a Polanski Rosemary's baby. L'orgia si conclude con l'omicidio rituale di una donna. In essa il potere si svela nella dimensione del sesso. L'uomo di Kubrick non progredisce, ribadisce sempre la sua stessa natura, anche se travestita attraverso le varie culture. Il sabba è una preparazione al sacrificio, una sua commemorazione, attraverso il rito in cui è la violenza è come pietrificata. Nell’evocazione e irruzione delle forze oscure e primigenie evocate dal rito i millenni di evoluzione di cui parla Alice col marito all'inizio del film vengono messi tra parentesi. Il rito propiziatorio che precede l'orgia è condotto attraverso una tipica tecnica satanica: la recita al contrario di un testo liturgico. La liturgia scelta da Jocelyn Pook e quindi da Kubrick, è antichissima, rimasta inalterata da secoli. Il suo capovolgimento é un potente inabissamento nelle tenebre. La scena richiama le apparizioni del monolito in 2001. I partecipanti al sacrificio vogliono annullarsi in una forza comune, una sostanza di non-identità. Bill é un estraneo non è per la spiegazione ufficiale del suo smascheramento, ma perché non è disposto ad addentrarsi fino in fondo nei “senza nome”. Nel cinema di Kubrick forze oscure sovrastano l'uomo, una volontà impalpabile ma sempre immanente. L'impossibilità di svincolarsi da un sistema/destino superiore di cui l'uomo resta una ignara pedina strumento del potere é il tema di Full Metal Jacket e Eyes Wide Shut. Kubrick opera una riflessione profonda sulla Storia, dove vi sono stati molti processi alle streghe, capri espiatori sui quali gettare le colpe dei mali dell'umanità. La società non è migliorata quando ha cercato di eliminare gli elementi indesiderati. L'uomo porta dentro di sé la croce dei suoi atavismi. Nel subconscio tutti siamo affascinati dalla violenza. E' il lato oscuro della mente umana, rappresentato da Kubrick nelle figure del doppio, Ziegler in questo caso. La musica di Ligeti rappresenta il caos, il regno oscuro delle tenebre. Nicole Kidman ha definito «agrodolce» la visione che il regista aveva dell'umanità, ben rappresentata dal disincantato, fatalistico Valzer n. 2 dalla Suite per orchestra di varietà di Dmitrij Sostakovic, spensieratezza venata di malinconia. Un valzer che comincia con la stessa progressione accordale del Danubio blu di Strauss di 2001, però rovesciata.
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