Uno per tutte

Pubblicitario di mestiere e seduttore per vocazione, Tomás Tomás è abituato a passare con la massima sfacciataggine da un letto all'altro, trovandosi spesso a gestire più situazioni galanti contemporaneamente. Se un esame dell'HIV risultato positivo, ma in realtà falsato per vendetta da una fiamma, lo spingerà a tentare il suicidio, l'amore della porta accanto potrebbe essere ancora in grado di salvarlo.
Dopo tre cortometraggi e alcuni episodi diretti per la serie Hora Marcada, Alfonso Cuarón esordisce nel lungometraggio con il ritratto di un uomo incapace di crescere in cui si alternano innesti di farsa e umori da commedia degli equivoci. Tanto nella gestione delle varie situazioni quanto nella recitazione, l'intonazione è quella di un grottesco latino dove il tema licenzioso è inquadrato in una formula colma di circostanze paradossali che bordeggiano il comico puro, si pensi all'utilizzo tipico del cornicione del palazzo utilizzato per passare da un appartamento all'altro, oppure alla ripetizione della stessa gag del recupero del giornale, con Tomás che corre nudo per le scale fino al pian terreno.
Il principio che regge il film è mantenere ogni cosa in costante movimento senza lasciare allo spettatore il tempo per tirare il fiato, come a voler creare un senso di controllatissima confusione in cui il più anarchico Almodóvar si mescola con il De Palma più leggero. Non c'è dubbio che Uno per tutte dichiari già l'estro del futuro autore di Y tu mamá también e Gravity, qui quasi impegnato a dirigere un film nel film con i movimenti di una macchina da presa mobilissima, spericolata, in certo senso, indipendente dalla storia.
Anche per via del contributo di Emmanuel Lubezki, a visione conclusa, risulta più facile ricordare il piano sequenza girato durante un ricevimento di matrimonio piuttosto che lo sviluppo narrativo in sé, la composizione di certe inquadrature anziché le tematiche messe in gioco, nonostante si sfiori addirittura un tema cruciale come quello dell'HIV. Scritto dal regista insieme al fratello Carlos, allora, il copione pare quasi un pretesto, poco più che un canovaccio su cui sperimentare soltanto le soluzioni più spericolate: che il doppio nome di molti personaggi (oltre a Tomás Tomás ci sono Mateo Mateos, Teresa de Teresa e Silvia Silva) rimandi ad una ricercata mancanza di fantasia?
Diviso in capitoletti introdotti da poesie, filastrocche, motti olimpici e persino leggi fisiche, Tutte per uno non riesce a trovare quella levità cui rinvia il Mozart della colonna sonora, a causa di un calcolo eccessivo nelle premesse e nello svolgimento, pur restando un esordio godibilissimo e superiore alla media. In alcuni momenti, Daniel Giménez Cacho ricorda un giovane Jean-Pierre Léaud. 