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cinefoglio
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domenica 20 gennaio 2019
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istantanea classica di velluto blu (1986)
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Confrontarsi con i cult-movieè sempre un’impresa che merita di essere vissuta con il massimo rispetto, per quello che sono stati nella propria epoca e ed ora, da neo-spettatori, riconoscenti per quanto ereditato negli anni a venire. Velluto Blu raccoglie quanto seminato dal genio di David Lynch, e lo fa fruttare in modo attento, costante nella crescita, e scientifico nell’immagine, in un prodotto completo, progenitore della serie che lo consacrerà a rivoluzionario dell’arte visuale.
Partorito in modo quasi predestinato dalla celebre canzone Blu Velvet di Bobby Vinton, legata indissolubilmente, nel corso della visione, a Dorothy Vallens, interpretata da una convincente e tormentata Rossellini, Velluto Blu fonde due anime: sconfinando dalla commedia adolescenziale di crescita, ricca di riti di passaggio e delle prime prove della vita adulta, allapura estetica ed il grottesco del genere noir,dove un giovane protagonista ed aspirante detective si confronta con scene del crimine ed un mistero fitto, aggrovigliato, dalle cause impensabili.
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Confrontarsi con i cult-movieè sempre un’impresa che merita di essere vissuta con il massimo rispetto, per quello che sono stati nella propria epoca e ed ora, da neo-spettatori, riconoscenti per quanto ereditato negli anni a venire. Velluto Blu raccoglie quanto seminato dal genio di David Lynch, e lo fa fruttare in modo attento, costante nella crescita, e scientifico nell’immagine, in un prodotto completo, progenitore della serie che lo consacrerà a rivoluzionario dell’arte visuale.
Partorito in modo quasi predestinato dalla celebre canzone Blu Velvet di Bobby Vinton, legata indissolubilmente, nel corso della visione, a Dorothy Vallens, interpretata da una convincente e tormentata Rossellini, Velluto Blu fonde due anime: sconfinando dalla commedia adolescenziale di crescita, ricca di riti di passaggio e delle prime prove della vita adulta, allapura estetica ed il grottesco del genere noir,dove un giovane protagonista ed aspirante detective si confronta con scene del crimine ed un mistero fitto, aggrovigliato, dalle cause impensabili.
Velluto Blu è simbolismo e prestidigitazione con il pubblico, capace di rassicurarlo con elementi innocui e del mondo naturale, e proprio da quelli destabilizzarlo, scioccarlo e prenderlo alla sprovvista, seguendo la linea dell’immaginabile, sempre costruita su reazioni verosimili dei protagonisti, esasperate nella presentazione, ma realistiche nell’immedesimazione.
Il gioco duale esistenziale e causale attraversa il giovane Jeffrey nella scoperta di se stesso, Dorothy dalla propria salute ed integrità a quella dei suoi cari, a Sandy dall’obbedienza di una brava figlia all’indiscusso fascino del misterioso, il tutto spiazzato da Frank, impersonato da Dennis Hooper, un villainche incarna perfettamente, se non in maniera sublime, l’illogicità che muove un uomo, la sola e pura affermazione di se stesso e dei suoi bisogni compulsivi, l’alienazione stessa della morale.
E poi tutto tende alla ricerca del dettaglio perfetto: musiche, suoni, micro percezioni auditive e visceralità dell’immagine; lo smascheramento totale delle convenzioni del buon vivere; la violenza e l’estrema fragilità di un corpo nudo che cerca solo sostegno, ormai privato di qualsiasi dignità umana; sguardi, accorgimenti, sussurri ed occhi indagativi; buio, nero ed ancora buio, notte dove le suggestioni sono parzialmente lasciate nel mistero dell’oscurità, appena accennate da punti luminosi; l’insistenza sugli elementi ricorrenti e la claustrofobia di un appartamento congelato nel sangue, colore oppressivo delle pareti; lo straccio di tessuto blu, oggetto che motiva le azioni più crudeli che rimangono soffocate, confinate nel mutismo di bocche impossibilitate ad esprimersi.
Corollario ed augurio è la visione nel formato più consono ad un cult che è quello per cui è stato pensato nel suo presente, una proiezione in pellicola originale con una grana che il digitale non potrà replicare oltre, chissà se per fatalità o per fortuna, all’effetto “salto” e lo stacco sul bianco per il cambio della bobina: davvero vintage.
08/01/2019
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figliounico
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venerdì 30 dicembre 2022
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il bene si nutre del male
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Il plot banale e quasi da thriller adolescenziale, il ragazzo curioso che si improvvisa detective per far colpo sulla candida ingenua figlia dello sceriffo, l’icona del cinema di Linch, Laura Dern, è soltanto un pretesto per parlare d’altro, per tessere un arazzo di immagini dai colori accesi sullo sfondo del quale si muovono misteriosi personaggi, lo stereotipo del gangster, sadico assassino drogato, Dennis Hopper, l’imbambolata perversa masochista, la madre ricattata, la cantante di night club, Isabella Rossellini, per far giuocare la luce con le tenebre nei chiaroscuri delle scale dello squallido condominio infernale, sul volto del protagonista illuminato solo a metà mentre guida l’auto verso l’affascinante ignoto mondo dei malvagi.
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Il plot banale e quasi da thriller adolescenziale, il ragazzo curioso che si improvvisa detective per far colpo sulla candida ingenua figlia dello sceriffo, l’icona del cinema di Linch, Laura Dern, è soltanto un pretesto per parlare d’altro, per tessere un arazzo di immagini dai colori accesi sullo sfondo del quale si muovono misteriosi personaggi, lo stereotipo del gangster, sadico assassino drogato, Dennis Hopper, l’imbambolata perversa masochista, la madre ricattata, la cantante di night club, Isabella Rossellini, per far giuocare la luce con le tenebre nei chiaroscuri delle scale dello squallido condominio infernale, sul volto del protagonista illuminato solo a metà mentre guida l’auto verso l’affascinante ignoto mondo dei malvagi. Il giovane dovrà scoprire chi è realmente entrando nell’agone e, come in un rito di iniziazione tribale all’età adulta, prendendo parte attiva nell’eterna lotta tra il bene ed il male. La vita corrompe anche gli animi più puri ed il sogno innocente di una vita ideale piena d’amore, dove i pettirossi sono creature divine che portano la luce, scendendo a compromesso con la realtà è destinato ad infrangersi; si ricompone alla fine in un finto quadretto idilliaco di cui si avverte tuttavia l’ambiguità denunciata dalla presenza di un coleottero nero, simbolo del male, nel becco dell’uccellino, visione che dovrebbe essere paradisiaca ma che suscita ribrezzo nella vecchia zia zitella, che evidentemente non ha mai vissuto la vita, la quale esclama “non capisco come fanno a nutrirsi di insetti” ovvero come si fa a vivere senza essere fatalmente attratti dal male?
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howlingfantod
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giovedì 14 agosto 2014
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genio
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Come partire con la recensione di un film visto tanto tempo fa eppure se ancore tutto è così vivo e limpido nella memoria significa è qualcosa che ha lasciato il segno evidentemente, come poche volte avviene nella storia del cinema, almeno per me e penso a “Shining” o a “Quarto potere”. Ci si trova dentro tutto nel capolavoro di David Lynch: l’amore, l’orrido, il sublime, il tragico, il perverso e il grottesco, la luce e la malattia, l’incanto, lo stupore e il mistero e si capisce perché con una opera del genere, con opere del genere (non dimentico Mulholland drive o l’impero della mente) e le dovute mancate premiazioni il genio si risenta e minacci di morte (scherzando?) Il suo collega al festival di Cannes quando Nanni Moretti ha vinto la palma d’oro per la sua “stanza del figlio”.
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Come partire con la recensione di un film visto tanto tempo fa eppure se ancore tutto è così vivo e limpido nella memoria significa è qualcosa che ha lasciato il segno evidentemente, come poche volte avviene nella storia del cinema, almeno per me e penso a “Shining” o a “Quarto potere”. Ci si trova dentro tutto nel capolavoro di David Lynch: l’amore, l’orrido, il sublime, il tragico, il perverso e il grottesco, la luce e la malattia, l’incanto, lo stupore e il mistero e si capisce perché con una opera del genere, con opere del genere (non dimentico Mulholland drive o l’impero della mente) e le dovute mancate premiazioni il genio si risenta e minacci di morte (scherzando?) Il suo collega al festival di Cannes quando Nanni Moretti ha vinto la palma d’oro per la sua “stanza del figlio”. Quale stanza qua? Claustrofobia, follia, uno splendido Dennis Hopper e il suo “giro del piacere” quale miglior interprete dannato e innocente e infine il sogno, quello che traspare nella cronaca di quello che ad prima vista appare un incubo. Genio!!!
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cineman94
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domenica 13 luglio 2014
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un lynch affascinante, perverso ma profondo!
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Recensire un regista come Lynch non è mai facile, essendo egli complesso sia nelle tematiche affrontate che nel messaggio che vuole mandare. Tuttavia questo bellissimo film mi ha dato modo di maturare una mia ottica su di esso. Comincerei parlando della trama, che nonostante il suo inizialmente lento incedere, dopo un po' cattura l'attenzione dello spettatore, gettandolo in un mondo intriso di follia e perversione, sviscerando in maniera quasi ossessiva l'animo amorale che caratterizza buona parte dei personaggi. Personaggi che, grazie alle loro peculiarità uniche e quasi follemente surreali (come Lynch si conferma essere da sempre), provocano un disgusto quasi affascinante, a tal punto da arrivare a voler sapere sempre di più su di loro e sul cosa accadrà alla vicenda che gira attorno a loro! Questo grazie anche ad una regia (che osserva in maniera ossessiva e morbosa i protagonisti) violentemente attenta e severa, ma comunque estremamente efficace e molto più che funzionale.
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Recensire un regista come Lynch non è mai facile, essendo egli complesso sia nelle tematiche affrontate che nel messaggio che vuole mandare. Tuttavia questo bellissimo film mi ha dato modo di maturare una mia ottica su di esso. Comincerei parlando della trama, che nonostante il suo inizialmente lento incedere, dopo un po' cattura l'attenzione dello spettatore, gettandolo in un mondo intriso di follia e perversione, sviscerando in maniera quasi ossessiva l'animo amorale che caratterizza buona parte dei personaggi. Personaggi che, grazie alle loro peculiarità uniche e quasi follemente surreali (come Lynch si conferma essere da sempre), provocano un disgusto quasi affascinante, a tal punto da arrivare a voler sapere sempre di più su di loro e sul cosa accadrà alla vicenda che gira attorno a loro! Questo grazie anche ad una regia (che osserva in maniera ossessiva e morbosa i protagonisti) violentemente attenta e severa, ma comunque estremamente efficace e molto più che funzionale. Stessa cosa si riconferma nella colonna sonora (il celeberrimo tema Blue Velvet è ricorrente e scandisce in maniera antiteticamente perfetta ogni scena focale della pellicola, anche la più rabbrividente) che riesce, a mio avviso, a racchiudere perfettamente in sé l'atmosfera e l'estrema ambiguità morale del film, al servizio di un messaggio, o volendo anche di molteplici messaggi, che Lynch vuole mandare in maniera cruda, quasi disturbante, ma non per questo privo di molteplici interpretazioni. In conclusione un film difficile, complesso e pieno di elementi da analizzare e da capire, anche grazie a più visioni dello stesso, che giovano sicuramente a capirne ancora più a fondo l'intensità; un film molto atipico e originale anche a diversi anni di distanza, che confermano il grande genio di un regista intramontabile.
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luca r.
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martedì 21 settembre 2010
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sente il peso degli anni
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lynch ha il merito con i suoi film che sono a volte con difetti di aver innovato un certo cinema!!anche in questo film crea le solite atmosfere torbide e strane!!all epoca sicuramente sara stato un pugno nello stomaco ma visto oggi forse ha perso qualcosa!!resta cmq uno dei migliori di lynch e assolutamente da vedere se non altro per dennis hoppere e stockwell...che attori
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