Su Chili Honey Boy di Alma Har'el, tra i ricordi del passato e i brutti sogni di oggi
di Leonardo Gregorio Duels.it
"Un seme deve completamente distruggersi perché possa diventare un fiore. È una violenza, Honey Boy." 1995. Un padre parla a suo figlio, finalmente lo stringe, e non sa - o forse sì - che il suo discorso va molto al di là della marijuana che ha piantato e che ha fatto provare al ragazzino. È una scena emblematica, questa, è scorretta, non è assurda, è dolce e autentica. Otis (Noah Jupe), 12 anni, attore televisivo, è l'Honey Boy di un padre, James, terrorizzato, fallito, incapace di contatto se non quando fa male al figlio, incapace di tenergli la mano per la paura di essere scambiato per un pedofilo; è un clown da rodeo che ha conosciuto il carcere, ha un passato di droga e alcol con dure ripercussioni nel presente; lavora per Otis, è il suo supervisore, lo accompagna in moto sul set e lo riporta a casa, uno squallido motel, perché altrimenti, forse, James sarebbe altrove; perché, per il piccolo, è forse il solo modo di averlo accanto a sé. [...]
di Leonardo Gregorio, articolo completo (4136 caratteri spazi inclusi) su Duels.it 23 maggio 2020