L'Arcadia della mia giovinezza è un film del 1982 che svela l'origine della nave spaziale di Capitan Harlock, della sua amicizia con Toshiro, del suo amore per la sfortunata Maya e del suo legame con la piratessa Esmeralda. L'animazione è quella classica dell'epoca ma decisamente di qualità migliore rispetto alla serie animata originale, ed è un piacere assistere a questa riscoperta dei classici di cartone nipponici al cinema, pure se proiettati solo per un giorno. Il racconto non ha la poesia e l'atmosfera da sogno degli episodi della prima serie, e come ogni prequel che si rispetti cerca di ricomporre in maniera sensata i tanti elementi del complesso universo di Leiji Matsumoto, uno degli autori più rappresentativi e più romantici della fantascienza giapponese dello scorso secolo.
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L'Arcadia della mia giovinezza è un film del 1982 che svela l'origine della nave spaziale di Capitan Harlock, della sua amicizia con Toshiro, del suo amore per la sfortunata Maya e del suo legame con la piratessa Esmeralda. L'animazione è quella classica dell'epoca ma decisamente di qualità migliore rispetto alla serie animata originale, ed è un piacere assistere a questa riscoperta dei classici di cartone nipponici al cinema, pure se proiettati solo per un giorno. Il racconto non ha la poesia e l'atmosfera da sogno degli episodi della prima serie, e come ogni prequel che si rispetti cerca di ricomporre in maniera sensata i tanti elementi del complesso universo di Leiji Matsumoto, uno degli autori più rappresentativi e più romantici della fantascienza giapponese dello scorso secolo.
Nel complesso il film è godibile, specialmente se si preferisce l'animazione classica a due dimensioni alle superproduzioni odierne in 3D con titoli di fondo interminabili e liste di addetti alla computer graphic lunghe quanto l'elenco telefonico. Ma forse, nel tentativo di mettere ogni tassello al suo posto, si perde un po' il mistero del personaggio protagonista di una delle serie più belle del periodo d'oro degli anime. Harlock spiegato per filo e per segno, e svelate le ragioni del suo desiderio di libertà e di ribellione dal pianeta natale che lo ha esiliato per allearsi con il nemico invasore, non è cosi affascinante quanto il misterioso comandante della serie tv che viaggia a bordo di un'astronave che sembra un antico galeone spagnolo, sorseggiando vino mentre contempla le infinità della galassia.
Complessivamente preferisco questo capitano al papocchio tridimensionale dello scorso inverno, tecnicamente ben realizzato ma privo della sensibilità artistica dell'animazione classica. Quindi, una volta ancora, "nuovo" non è sinonimo di "migliore", come sanno bene gli amanti dei vecchi vinili che ancora fremono quando la puntina del loro vecchio giradischi tocca, gracchiando, i solchi dell'arcadia della musica della loro gioventù, appunto.
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