Il titolo spagnolo La caza del oro (la caccia all'oro) rende maggior giustizia di quello con il quale arriva nelle sale italiane con due anni di ritardo nel 1974. Nato per sfruttare il successo di Sartana finisce per essere immesso nel nostro paese con un titolo che tenta di sfruttare il più recente successo dei western satirici cresciuti come funghi all’ombra di Trinità. Diretto dal poliedrico Juan Bosch su un soggetto di Fabio Piccioni e Sergio Donati racconta una paradossale caccia al tesoro condotta da tre personaggi che riecheggiano, da lontano, i protagonisti de Il buono il brutto il cattivo. La violenza rispetta quella dei codici di genere ma viene alleggerita dai dialoghi spesso paradossali e ricchi di battute umoristiche.
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Il titolo spagnolo La caza del oro (la caccia all'oro) rende maggior giustizia di quello con il quale arriva nelle sale italiane con due anni di ritardo nel 1974. Nato per sfruttare il successo di Sartana finisce per essere immesso nel nostro paese con un titolo che tenta di sfruttare il più recente successo dei western satirici cresciuti come funghi all’ombra di Trinità. Diretto dal poliedrico Juan Bosch su un soggetto di Fabio Piccioni e Sergio Donati racconta una paradossale caccia al tesoro condotta da tre personaggi che riecheggiano, da lontano, i protagonisti de Il buono il brutto il cattivo. La violenza rispetta quella dei codici di genere ma viene alleggerita dai dialoghi spesso paradossali e ricchi di battute umoristiche. Steffen, che può contare sul doppiaggio di Nando Gazzolo, ha l’aspetto di un Sartana più cupo del solito mentre il suo socio Daniel Martin è più simile al Cuchillo disegnato da Tomas Milian in La resa dei conti e Corri uomo corri che al Tuco di Eli Wallach in Il buono il brutto il cattivo. Trattato male dalla critica all’epoca della sua prima uscita nelle sale visto oggi appare più simpatico e gradevole di molte pellicole dello stesso genere.
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