manuezozz�
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sabato 23 luglio 2016
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quarantadue, ma non li dimostra-
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Il professor Frederick Von Frankenstein (lui pretende che lo si pronunci "Frankenstin") afferma che il lavoro e le scoperte del suo illustre nonno sono solo "cacca"; ma un cofanetto, un'eredità ed un viaggio nei luoghi teatro degli esperimenti del Barone lo faranno ricredere. A nostra memoria - e non siamo certo nati ieri - non esiste, nel panorama cinematografico mondiale, una parodia più riuscita. Al di là della "trovata" del bianco e nero e delle virtù registiche di Mel Brooks, il film non sbaglia un colpo ed è un regolare susseguirsi di gag spassose - alcune ormai entrate a pieno titolo nella storia del cinema - talvolta permeate da una leggera ed elegante volgarità che non disturba.
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Il professor Frederick Von Frankenstein (lui pretende che lo si pronunci "Frankenstin") afferma che il lavoro e le scoperte del suo illustre nonno sono solo "cacca"; ma un cofanetto, un'eredità ed un viaggio nei luoghi teatro degli esperimenti del Barone lo faranno ricredere. A nostra memoria - e non siamo certo nati ieri - non esiste, nel panorama cinematografico mondiale, una parodia più riuscita. Al di là della "trovata" del bianco e nero e delle virtù registiche di Mel Brooks, il film non sbaglia un colpo ed è un regolare susseguirsi di gag spassose - alcune ormai entrate a pieno titolo nella storia del cinema - talvolta permeate da una leggera ed elegante volgarità che non disturba. Azzeccatissimo il cast: un allucinato Gene Wilder è Frederick, Marty Feldman è lo spassosissimo maggiordomo Igor (con la gobba mobile), Madeline Kahn è l'equivoca fidanzata del protagonista, Peter Boyle è un elegante mostro e la splendida Teri Garr - futura nominata all'Oscar per l'interpretazione in Tootsie e che lotta da anni contro la sclerosi multipla - è la procace assistente Inga. Il tutto, condito dalla felice colonna sonora di John Morris, per due ore di divertimento allo stato puro e che, a distanza di quarantadue anni e dopo innumerevoli visioni, non cessa mai di divertire e di consentirci - cosa di cui tutti, oggi, abbiamo particolarmente bisogno - di farci quattro grasse risate.
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marco petrini
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martedì 15 settembre 2015
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grandissimo
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E' diventato un cult: molte sue scene sono ricordate e scimmiottate in altri film o telefilm venuti negli anni a seguire. Girato in un modo stupendo, valorizzato da un bellissimo bianco e nero, è il capolavoro assoluto, almeno fino ad oggi, per Mel Brooks. Gene Wilder e Marty Feldman regalano gags che sono diventate proverbiali.
Film eccelso!
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great steven
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domenica 7 dicembre 2014
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la migliore commedia cinematografica di sempre!
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FRANKENSTEIN JUNIOR (USA, 1974) diretto da MEL BROOKS. Interpretato da GENE WILDER – MARTY FELDMAN – PETER BOYLE – TERI GARR – CLORIS LEACHMAN – MADELINE KAHN – GENE HACKMAN § Frederick Frankenstein, nipote del famigerato barone che nel XIX secolo creò la mostruosa creatura di cui si pentì più che amaramente, va in Transilvania e decide di ripetere il terribile esperimento dell’avo. Ma le cose non vanno esattamente secondo i suoi scientifici calcoli e il risultato vivente e ambulante che ne esce è un mostro di incommensurabile bontà. Dopo alterne peripezie, il bizzarro dottore pazzoide effettuerà un’ulteriore e tremenda prova di laboratorio per tentare di impiantare la sua intelligenza cerebrale nella mente della creatura da lui rivitalizzata.
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FRANKENSTEIN JUNIOR (USA, 1974) diretto da MEL BROOKS. Interpretato da GENE WILDER – MARTY FELDMAN – PETER BOYLE – TERI GARR – CLORIS LEACHMAN – MADELINE KAHN – GENE HACKMAN § Frederick Frankenstein, nipote del famigerato barone che nel XIX secolo creò la mostruosa creatura di cui si pentì più che amaramente, va in Transilvania e decide di ripetere il terribile esperimento dell’avo. Ma le cose non vanno esattamente secondo i suoi scientifici calcoli e il risultato vivente e ambulante che ne esce è un mostro di incommensurabile bontà. Dopo alterne peripezie, il bizzarro dottore pazzoide effettuerà un’ulteriore e tremenda prova di laboratorio per tentare di impiantare la sua intelligenza cerebrale nella mente della creatura da lui rivitalizzata. Coinvolti nelle sue tragicomiche vicende sono il servitore gobbo Igor, la bionda e procace ricercatrice/aiutante di laboratorio, la vivace e sardonica balia Frau Büchler e la giovane e truccatissima moglie di Frankenstein. Più che una parodia, è una reinvenzione critica del classico (1818) di Mary Wollstonecraft Shelley, carica di comicità che si trasforma a tratti in una bucolica e ardente poesia. Un bianco e nero di elevatissima suggestione. Il più prezioso contributo è dato però da una troupe di attori veramente fenomenali: Wilder interpreta con puntiglio sbizzarrito e spassosamente schizzinoso il medico protagonista, un neurochirurgo americano tanto pieno di manie, sottigliezze psicopatiche e amore per il paradosso da venire paragonato con una certa facilità al suo illustre e smascherato antenato, e le sue espressioni esagitate ed esasperate valgono, senza la complicità del dialogo, un divertimento senza limiti e una piacevolezza sublime; M. Feldman, prematuramente scomparso, è l’autentica invenzione comica del film, dal momento che fa proprio di tutto (il ruffiano, il vagabondo, il lussurioso, il servizievole), e col suo sguardo sbilenco e sghembo, la sua gobba errabonda e la sua espressione fissamente obliqua regala, senza strapparle, sanissime risate che non nascondono una fine empatia per il suo personaggio così stravagante, fuori dalle righe ed estremo; T. Garr, ritiratasi dalle scene sette anni or sono, è una sensuale tecnica di laboratorio che adesca con mosse seriamente convincenti e tenerissimi ammicchi la buonafede del protagonista, andandoci perfino a letto ma mantenendo pur sempre con lui un rapporto di onesta professionalità e una distanza neanche troppo sgradevole; C. Leachman è la signora e proprietaria del castello, il cui nome fa nitrire (anche fuori campo!) i cavalli intimoriti e impauriti, che nella scena concitatissima e serratissima nella cripta, quando dialoga con l’attore principale del morbido passato del mostro, mentre suona il violino, dà il meglio della sua vivace espressività e della sua recitazione eccentrica e un po’ grottesca ma tutto sommato vincente; P. Boyle incarna il mostro pacioso e sornione con tutta la tenerezza che richiede il caso, introducendovi anche un pizzico di spassosa follia e un briciolo abbastanza consistente di giocoso autocompiacimento; un irriconoscibile G. Hackman appare brevemente come il predicatore cieco che accende col fiammifero il dito del mostro, offrendogli pure una minestra calda e mostrandosi suo compagno di sventura che desidera aiutarlo nelle circostanze di un’avversità contro la loro vita piuttosto accanita. E poi che strana Transilvania, dove tutti gli abitanti vestono alla tirolese e parlano tedesco! Il più crucco di tutti è l’ispettore Kenpf, le cui evoluzioni verbali sono talvolta incomprensibili anche per i suoi medesimi paesani, che fa divertire una larga fetta di pubblico grazie alla sua inseparabile sigaretta e soprattutto al suo braccio meccanico che nel sottofinale viene provvidenzialmente e ignobilmente staccato da una vigorosa stretta di mano. M. Brooks dirige questa fantastica e meravigliosa baracca dei finti orrori dall’inizio (quando appare la prima gag con lo scheletro di Frankenstein senior che stringe un misterioso scrigno) alla fine, quando lo scambio dei lombi fra il mostro e lo scienziato soddisfa entrambe le signore, sessualmente appetenti.
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luca scial�
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venerdì 18 luglio 2014
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parodia di un mito dell'horror
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Il nipote del Dottor Frankestein, famoso per gli esperimenti sui cadaveri, non vuole sentir parlare del suo famoso avo, ritenendolo solo un folle. Ma un giorno gli consegnano un testamento e così arriva in Transilvania a riprendere il lavoro dell'odiato nonno. Sul suo cammino incontrerà personaggi bislacchi, tra cui l'erede dell'aiutante di suo nonno: il buffo e servile Igor.
Tra i primi film e parodia di un classico dell'Horror, questo lungometraggio di Mel Brooks è il più riuscito e amato. Soprattutto perchè, oltre alla solita dose di humor e demenzialità, qui si avvale di alcuni elementi di qualità: scenografie di film famosi (tra cui proprio il laboratorio che fu utilizzato per il Frankestein originale), l'effetto demodé del bianco e nero e la sceneggiatura di Gene Wilder.
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Il nipote del Dottor Frankestein, famoso per gli esperimenti sui cadaveri, non vuole sentir parlare del suo famoso avo, ritenendolo solo un folle. Ma un giorno gli consegnano un testamento e così arriva in Transilvania a riprendere il lavoro dell'odiato nonno. Sul suo cammino incontrerà personaggi bislacchi, tra cui l'erede dell'aiutante di suo nonno: il buffo e servile Igor.
Tra i primi film e parodia di un classico dell'Horror, questo lungometraggio di Mel Brooks è il più riuscito e amato. Soprattutto perchè, oltre alla solita dose di humor e demenzialità, qui si avvale di alcuni elementi di qualità: scenografie di film famosi (tra cui proprio il laboratorio che fu utilizzato per il Frankestein originale), l'effetto demodé del bianco e nero e la sceneggiatura di Gene Wilder. Oltre alla simpatia di Gene Wilder, spiccano Peter Boyle nei panni del Frankestein, ma soprattutto Marty Feldman in quelli del tenebroso ma al contempo buffo Igor.
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alessiomovie
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domenica 2 marzo 2014
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la parodia più brillante: frankenstein junior
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“Frankenstein Junior” è la parodia del film “Frankenstein” tratto dal meraviglioso romanzo ottocentesco di Mary Shelley.
Questa pellicola risale al 1974 e arriva al grande schermo 43 anni dopo il film originale.
Frutto della brillante e ineguagliabile fantasia di Mel Brooks, racconta la storia del dottor Frankenstein, nipote del celeberrimo medico protagonista della letteratura inglese.
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“Frankenstein Junior” è la parodia del film “Frankenstein” tratto dal meraviglioso romanzo ottocentesco di Mary Shelley.
Questa pellicola risale al 1974 e arriva al grande schermo 43 anni dopo il film originale.
Frutto della brillante e ineguagliabile fantasia di Mel Brooks, racconta la storia del dottor Frankenstein, nipote del celeberrimo medico protagonista della letteratura inglese. Il dottore è un noto professore universitario negli Stati Uniti e dopo la morte del nonno si reca in Transilvania per risolvere delle grane riguardanti l'eredità. La sua vita cambia nel momento in cui arriva al castello del nonno: ci si immerge in un mondo surreale arricchito da personaggi pazzi, ma estremamente comici: il gobbo custode del castello Igor, interpretato magistralmente da Marty Feldman che è certamente il valore aggiunto del cast, la bellissima assistente Inga (Teri Garr), la moglie del dottore Elizabeth (Madeleine Kahn), la collaboratrice del nonno Frau Blucher (Cloris Leachman) e il mostro impersonato dal grande Peter Boyle che riesce ad esprimere perfettamente la caricatura comica dell’originale. A questo punto il dottore, inizialmente contrario agli esperimenti del nonno, si fa persuadere e crea un nuovo mostro. La rinascita della gigante creatura è l’inizio dei guai e delle risate. Il finale è straordinario e divertente, ma allo stesso tempo lascia agli spettatori una delicatissima nota di dolcezza e speranza che scalda il cuore alla visione dei titoli di coda. Ho scelto appositamente di non svelare più di tanto la trama del film per non rovinare la prima visione (certamente la più bella).
Non posso dimenticare l’interpretazione di un altro genio di Hollywood come Gene Wilder (faccia nota per essere il Willy Wonka della Fabbrica di cioccolato), a suo agio nei panni del dottore e nelle inquadrature in primo piano, nonché sceneggiatore a quattro mani con Mel Brooks.
Il film ha raccolto innumerevoli critiche positive, sarà candidato negli anni successivi a due premi Oscar e a due Golden Globes. Diventa un cult della filmografia statunitense e si aggiudica meritevolmente un posto nella cineteca popolare.
Dal canto mio penso che sia la perla più brillante fra tutte le parodie e che riesca incredibilmente a far sempre ridere (anche all’ennesima visione), a durare nel tempo ed a lasciare il pubblico sempre soddisfatto.
Rimarrà per sempre impressa l’esilarante la scena dell’arrivo al castello:
“Lupu ulula. Lupululà? Là! Cosa? Lupu ululà e castello ululì!”
Assolutamente “Da non perdere”.
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vittoria92
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mercoledì 15 gennaio 2014
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frau blucher
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Un film bellissimo!Una delle più belle commedie di tutti i tempi!Pur avendolo visto e rivisto non smetto mai di ridere!Davvero consigliabile a qualsiasi tipo di pubblico!
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asdrubale03
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lunedì 11 novembre 2013
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capolavoro della risata
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Mel brooks non delude con un bellissimo film comico.Pur essendo molto vecchio si muore dalle risate,commedie meglio di questa si trovano raramente non so se a vinto l'oscar ma se lo merita tantissimo.Fantastico il pezzettino del lupo e del castello.Me lo rivedrei 10 volte.Io lo consiglio a ciunque voglia sganasciarsi dalle risate
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brando fioravanti
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martedì 29 ottobre 2013
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grandioso
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Può una parodia essere migliore dell'originale? Incredibilmente si. Mel grande genio comico ci fa sicuramente ridere in ogni suo film, ma non si può non distinguere una semplice risata fina a se stessa da una rinvenzione fedele nello stile , ma con una interpretazione diversa. Perchè in fondo cio che è macabro deve essere necessariamente cattivo? Creare una vita può essere blasfemo, contro natura, ma anche un miracolo che può commuovere. Sicuramente cè qualcosa di più profondo da questo punto di vista che non il solito film horror. Bravissimi gli attori, Gene Wilder dimenticato dagli Oscar
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jacopo b98
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sabato 20 luglio 2013
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il miglior brooks di sempre!
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Il dottor Frankenstein (Wilder), che lui dice pronunciarsi Frankenstin, torna nella terra dei suoi antenati: la Transilvania. Lì trova un gruppo di dipendenti del castello di famiglia, il gobbo Igor (Feldman), la bionda assistente di laboratorio (Garr) e la temibile Fraü Blücher (Leachman). Ritroveranno un antico libro che spiega come riportare in vita i morti e faranno un terribile esperimento. Parodia a trecentosessanta gradi dei film horror e di fantasia, interpretata da un cast di attori impeccabili e condita da alcuni dialoghi geniali. È sicuramente il capolavoro di Brooks che lo ha scritto insieme a Wilder, ricchissimo di citazioni e fotografato in uno splendido bianco e nero, mai volgare resta uno dei più grandi esempi di comicità al cinema.
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Il dottor Frankenstein (Wilder), che lui dice pronunciarsi Frankenstin, torna nella terra dei suoi antenati: la Transilvania. Lì trova un gruppo di dipendenti del castello di famiglia, il gobbo Igor (Feldman), la bionda assistente di laboratorio (Garr) e la temibile Fraü Blücher (Leachman). Ritroveranno un antico libro che spiega come riportare in vita i morti e faranno un terribile esperimento. Parodia a trecentosessanta gradi dei film horror e di fantasia, interpretata da un cast di attori impeccabili e condita da alcuni dialoghi geniali. È sicuramente il capolavoro di Brooks che lo ha scritto insieme a Wilder, ricchissimo di citazioni e fotografato in uno splendido bianco e nero, mai volgare resta uno dei più grandi esempi di comicità al cinema. Magnifiche le esagerate scenografie settecentesche. Memorabili gli attori, su tutti Feldman, con la mitica gobba che si muove.
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