tomdoniphon
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mercoledì 23 luglio 2014
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la nascita di un genere
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Un pistolero solitario senza nome arriva su un mulo a San Miguel, cittadina messicana di frontiera dominata da due famiglie di trafficanti. Si venderà al migliore offerente, mettendo gli uni contro gli altri. Uno degli eventi più significativi degli anni '60. Il film che segna l'avvio del western all'italiana e l'inizio della parabola discendente del western classico americano. I vecchi western americani, pur essendo parte integrante della storia del cinema, erano ormai diventati inadatti ai gusti della gente. Sergio Leone lo aveva capito. Solo che lui non credeva che il genere che tanto amava fosse morto, ma che andasse semplicemente rinnovato. Cambia così l'eroe: non più un difensore della comunità onesto ed irreprensibile ma un cacciatore che agisce più che altro per interessi economici; la psicologia dei personaggi poi è evocata da primissimi piani e dalla suggestiva colonna sonora di Ennio Morricone; Leone fa ricorso ad irresistibili momenti di black humor che conquistano il pubblico come un pugno sullo stomaco.
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Un pistolero solitario senza nome arriva su un mulo a San Miguel, cittadina messicana di frontiera dominata da due famiglie di trafficanti. Si venderà al migliore offerente, mettendo gli uni contro gli altri. Uno degli eventi più significativi degli anni '60. Il film che segna l'avvio del western all'italiana e l'inizio della parabola discendente del western classico americano. I vecchi western americani, pur essendo parte integrante della storia del cinema, erano ormai diventati inadatti ai gusti della gente. Sergio Leone lo aveva capito. Solo che lui non credeva che il genere che tanto amava fosse morto, ma che andasse semplicemente rinnovato. Cambia così l'eroe: non più un difensore della comunità onesto ed irreprensibile ma un cacciatore che agisce più che altro per interessi economici; la psicologia dei personaggi poi è evocata da primissimi piani e dalla suggestiva colonna sonora di Ennio Morricone; Leone fa ricorso ad irresistibili momenti di black humor che conquistano il pubblico come un pugno sullo stomaco. Si gira nella valle dell'Almeria in Spagna, con un bilancio quasi irrisorio, utilizzando attori sconosciuti (Eastwood e Volontè furono di fatto scoperti da Leone) e il successo fu planetario. Una curiosità. "Per un pugno di dollari" è il remake del capolavoro nipponico "La sfida del samurai" di Akira Kurosawa, a sua volta ispirato al romanzo "Piombo e sangue" di Hammet, capostipite della letteratura hard-boiled.
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ilaria pasqua
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lunedì 21 luglio 2014
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"al cuore ramón"
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In Per un pugno di dollari, un cowboy senza nome arriva a San Miguel per fare qualche soldo, finendo nel mezzo tra il confine statunitense e quello messicano, in questa cittadina divisa da due famiglie in guerra tra loro che si spartiscono controvoglia le redini della città: i Baxter, trafficanti di alcol, e i Rojo, che invece si occupano delle armi. Questi ultimi sono i più crudeli, ma entrambe le famiglie assoldano continuamente pistoleri per proteggersi dagli avversari, ed è quello che succede al pistolero senza nome, arruolato dal temibile Ramón, uno dei fratelli Rojo. Nel frattempo avviene una strage lungo la riva del Rio Bravo, che ristabilisce una pace fittizia tra le due famiglie.
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In Per un pugno di dollari, un cowboy senza nome arriva a San Miguel per fare qualche soldo, finendo nel mezzo tra il confine statunitense e quello messicano, in questa cittadina divisa da due famiglie in guerra tra loro che si spartiscono controvoglia le redini della città: i Baxter, trafficanti di alcol, e i Rojo, che invece si occupano delle armi. Questi ultimi sono i più crudeli, ma entrambe le famiglie assoldano continuamente pistoleri per proteggersi dagli avversari, ed è quello che succede al pistolero senza nome, arruolato dal temibile Ramón, uno dei fratelli Rojo. Nel frattempo avviene una strage lungo la riva del Rio Bravo, che ristabilisce una pace fittizia tra le due famiglie. Ma lui non crede nella pace.
Il personaggio interpretato da Clint Eastwood sfrutterà questa situazione facendo doppio gioco da una parte e dall’altra fino alla completa distruzione di quel duopolio. Ma ha anche un cuore d’oro… sarà lui infatti ad aiutare una povera donna costretta prigioniera dai fratelli Rojo che tengono in ostaggio suo figlio e non le permettono di vederlo.
Per un pugno di dollari si impone allo sguardo, suscitando nel pubblico una reazione immediata. Oltre a una storia avvincente e a un personaggio vincente (il cowboy interpretato da Clint è diventato un vero e proprio personaggio cult) è impreziosito dalla magnifica mano di Sergio Leone, la sua è una regia fatta di movimenti di macchina eleganti e di inquadrature fuori dal comune; da citare quella ai piedi del pistolero, raso terra, e la stupenda sequenza della morte di Ramón, dove la macchina da presa si sostituisce allo sguardo del morente, correndo al cielo, a terra, mettendosi a fuoco, sfocando. E ancora piani sequenza bellissimi intorno ai personaggi. I primi piani, l’attenzione ai particolari, il silenzio, il montaggio rapido. Riprese di ambientazioni povere, dove è la polvere la protagonista.
Oltre alla regia, il più è dato dalla suggestiva colonna sonora di Ennio Morricone, un vero mago capace di sottolineare i momenti e renderli sconvolgenti, intensi. La musica è il vero cuore pulsante del film insieme ai personaggi a cui ci si riesce ad affezionare con facilità: l’amico della taverna, il vecchietto, e non ultimo lo stesso protagonista, che ti portano ad aspettare il momento del “ora ve la farà pagare” come in ogni film western che si rispetti. Poi il silenzio che tiene viva una suspance senza eguali. E infine Clint Eastwood con il suo volto silenzioso che dice più di tanti inutili dialoghi, proprio come diceva Sergio Leone: "Clint ha solo due espressioni: una con il cappello e una senza cappello" e questo finisce paradossalmente con l'essere il suo punto di forza.
Per un pugno di dollari ha dettato le regole per molti, moltissimi anni avvenire, oltre ad aver strappato agli Stati Uniti un genere di cui erano stati “proprietari” indiscussi, e totali protagonisti, per decenni. Sergio Leone riscrive le regole, afferma modelli nuovi e nuovi linguaggi con questo suo primo western nato con alle spalle scarse risorse economiche e uscito senza una particolare pubblicità. È anche spostando lo sguardo dalle guerre di frontiera e simili, molto classiche nei film western, a una dimensione più privata che avviene la rivoluzione. L’uomo ne è al centro.
Non ultimo dialoghi radi ma intensi e taglienti, ironici e carichi di pessimismo, con battute che sono diventate mitiche.
Recensione pubblicata originariamente su: www.ilariapasqua.net
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brian77
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venerdì 27 giugno 2014
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arridatece la pellicola!
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Veramente brutta questa edizione digitale che ho visto in sala. Sembrava di guardare le foto stampate con una stampantina dal computer... Potrei sospettare una cattiva proiezione, ma siccome poco tempo fa avevo visto in un'altra sala un'altrettanto pessima proiezione digitale di Chinatown, e mesi fa un orrendo Gattopardo, comincio a infastidirmi. Quando si fanno i restauri, perché non farli in pellicola? Che senso ha maltrattare così i classici del cinema? Lo spettatore di oggi potrebbe pensare che questi siano i veri film, anziché mediocri fotocopie.
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brando fioravanti
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venerdì 20 giugno 2014
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per un pugno di dollari
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Un uomo senza nome arriva in sella ad un mulo a San Micheal, paese a confine tra Messico e Stati Uniti. Giunto sul posto vende i suoi servizi da abile pistplero alla famiglia Rojo trafficanti di alcol, ma allo stesso tempo fa il doppio gioco con la banda rivale i Baxster, trafficanti d'armi. Scatenerà una guerra e alla fine farà strage del clan vincitore. Se ne andrà in sella al suo mulo senza dare tante spiegazioni.
La storia si rifà ampiamente alla "Sfida dei Samurai" di Akira Kurosawa, ma senza i valori morali del protagonista e con un deciso aumento di violenza. Ci fu un processo che Kurosawa vinse facilmente. A parte i problemi legali Leone si è aperto la strada acquistando fama planetaria e lanciando Eastwood allora attore televisivo e il compositore Morricone ancora sconosciuto.
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Un uomo senza nome arriva in sella ad un mulo a San Micheal, paese a confine tra Messico e Stati Uniti. Giunto sul posto vende i suoi servizi da abile pistplero alla famiglia Rojo trafficanti di alcol, ma allo stesso tempo fa il doppio gioco con la banda rivale i Baxster, trafficanti d'armi. Scatenerà una guerra e alla fine farà strage del clan vincitore. Se ne andrà in sella al suo mulo senza dare tante spiegazioni.
La storia si rifà ampiamente alla "Sfida dei Samurai" di Akira Kurosawa, ma senza i valori morali del protagonista e con un deciso aumento di violenza. Ci fu un processo che Kurosawa vinse facilmente. A parte i problemi legali Leone si è aperto la strada acquistando fama planetaria e lanciando Eastwood allora attore televisivo e il compositore Morricone ancora sconosciuto.
Il successo è dovuto ad un nuovo stile diverso da quello dei film americani, seppure eccezzionali erano diventati prevedibili. Le inquadrature dettagliate e ossessive, l'ambiguità di interesse da parte del protagonista, l'irrilevanza del ruolo femminile, colonna sonora fischiata, tutte novità che hanno fatto di Per un pugno di dollari uno dei western più apprezzati di sempre
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domenico rizzi
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sabato 24 maggio 2014
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un film che ha colpito nel segno
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Quando Sergio Leone si accinse a dirigere "Il magnifico straniero" - titolo provvisorio di "Per un pugno di dollari" - non aveva certo in mente di dare vita ad una trilogia, con i due successivi "Per qualche dollaro in più" e "Il buono, il brutto, il cattivo". Mettersi a girare un western a Cinecittà, con gli sterni in Spagna, in un momento in cui perfino Hollywood era in serie difficoltà con il genere, era un'impresa arrischiata e senza alcuna prospettiva di riuscita. Con un budget striminzito di 120 milioni di lire, poi accresciuto di poco, il regista romano lanciò la sua memorabile sfida, ingaggiando attori che in Italia erano sconosciuti (Clint Eastwood, non molto considerato neppure negli States) oppure apprezzati (Gian Maria Volontè) per alcune parti drammatiche sostenute nel cinema o in teatro.
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Quando Sergio Leone si accinse a dirigere "Il magnifico straniero" - titolo provvisorio di "Per un pugno di dollari" - non aveva certo in mente di dare vita ad una trilogia, con i due successivi "Per qualche dollaro in più" e "Il buono, il brutto, il cattivo". Mettersi a girare un western a Cinecittà, con gli sterni in Spagna, in un momento in cui perfino Hollywood era in serie difficoltà con il genere, era un'impresa arrischiata e senza alcuna prospettiva di riuscita. Con un budget striminzito di 120 milioni di lire, poi accresciuto di poco, il regista romano lanciò la sua memorabile sfida, ingaggiando attori che in Italia erano sconosciuti (Clint Eastwood, non molto considerato neppure negli States) oppure apprezzati (Gian Maria Volontè) per alcune parti drammatiche sostenute nel cinema o in teatro. Quanto alla trama, era tanto semplice e lineare da lasciare sconcertati: un vagabondo del West, molto abile con la pistola, che capita in un misero villaggio in cui si fronteggiano due bande rivali e alla fine, dopo avere corso molti rischi, prevale grazie alla sua astuzia e al cinismo con cui si frappone alle fazioni rivali. Risultato: un autentico record di incassi nelle sale nazionali - oltre 3 miliardi di lire - e un grande exploit nella stessa patria del western, al punto da influenzare diversi altri registi statunitensi. Le esagerazioni e le infedeltà storiche contenute nel film sono numerose, perchè viene impiegato un modello di mitragliatrice (usato da Ramon) che sarebbe stato costruito molti anni dopo, i morti si raccolgono a decine e l'ostinazione dimostrata da Ramon Rojo, capo della fazione messicana avversaria dei Baxter, nel voler insistere a sparare al petto di Joe (Eastwood) rasenta la stupidità, ma l'effetto sul pubblico è notevole. Accompagnato nelle scene più incisive dalla splendida colonna sonora di Ennio Morricone, che si rifà ad una versione del "De Guello" - quella di Dimitri Tiomkin in "Un dollaro d'onore" - per elaborare il motivo principale,"Per un pugno di dollari" centra in pieno l'obiettivo di imporsi all'attenzione nazionale e internazionale. Sparatorie, duelli e sfide si susseguono a ritmo incalzante, rilanciando il western come cinema essenzialmente d'azione pur senza trascurare l'approfondimento psicologico dei suoi personaggi. Eppure si vociferava che Leone, già autore de "Il colosso di Rodi" dai lauti incassi, intendesse realizzare un western umoristico, ingaggiando qualche attore noto per la sua comicità. Collegamenti a parte con "La vendetta del samurai" di Kurosawa, che avranno anche uno strascico giudiziario, il film si può senz'altro definire originale e ottimamente condotto dall'inizio alla fine. Un particolare curioso è che il regista e diversi attori e collaboratori, assunsero per l'occasione pseudonimi stranieri: Leone si presentò come Bob Robertson, Volontè come John Wells, Bruno Carotenuto come Carroll Brown e lo stesso Morricone si trasformò in Dan Savio. In conclusione, Eastwood recitò una delle parti che lo avrebbero reso celebre in seguito, impersonando il cavaliere solitario, ma con molti punti di diversità da quello del tradizionale Shane ("Il cavaliere della valle solitaria") perchè la sua azione è molto meno disinteressata, mirando ad un cospicuo guadagno (anche se dimostrerà il suo buon cuore prenendo le difese di una donna sposata che il bieco Ramon ha costretto a diveentare la sua amante). L'attore californiano rivestirà più volte un ruolo analogo, sia negli altri due film della "trilogia del dollaro", che in alcune pellicole da lui stesso dirette, quali "Lo straniero senza nome" e "Il cavaliere pallido", nei quali sostiene il ruolo del vendicatore. L'irruzione del western italiano nella filmografia del genere fu il preludio ad un rilancio in grande stile del filone, che tenne banco per diversi anni grazie allo sviluppo della nuova corrente "revisionista", che spesso fece tesoro dell'innovazione introdotta da Leone.
Domenico Rizzi, scrittore.
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byrne
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sabato 4 gennaio 2014
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neonata epopea leoniana
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Per un Pugno di Dollari segna inequivocabilmente il clamorososuccesso dello Spaghetti Western, che proprio in Leone trova l'interprete più adulto ed autorevole. Un successo tale da imporre il regista, nascosto sotto le spoglie dell'americano Bob Robertson, all'attenzione del pubblico di tutto il mondo, e da far si che, negli anni successivi, il filone sia sfruttato, come una vena d'oro, sino alla produzione di centinaia di film. Il Western rinasce, è vero. Ma non è lo stesso. Al posto delle facce pulite e oneste (seppur terrificanti) degli eroi alla John Wayne, diretti da Ford & co negli anni d'oro dell'epopea (chiusa tra i proiettili e il sangue, a detta di molti, da quel "Why not?" che consegnava "Il Mucchio Selvaggio" alla storia del cinema), facce patibolari, barbe incolte, polvere, sangue (!), enfasi, umorismo nero ed autoreferenzialità spinta, un vero e proprio nuovo codice, qui folgorante ma che rischierà, a voler essere eufemistici, di fossilizzare tanto cinema dell'epoca.
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Per un Pugno di Dollari segna inequivocabilmente il clamorososuccesso dello Spaghetti Western, che proprio in Leone trova l'interprete più adulto ed autorevole. Un successo tale da imporre il regista, nascosto sotto le spoglie dell'americano Bob Robertson, all'attenzione del pubblico di tutto il mondo, e da far si che, negli anni successivi, il filone sia sfruttato, come una vena d'oro, sino alla produzione di centinaia di film. Il Western rinasce, è vero. Ma non è lo stesso. Al posto delle facce pulite e oneste (seppur terrificanti) degli eroi alla John Wayne, diretti da Ford & co negli anni d'oro dell'epopea (chiusa tra i proiettili e il sangue, a detta di molti, da quel "Why not?" che consegnava "Il Mucchio Selvaggio" alla storia del cinema), facce patibolari, barbe incolte, polvere, sangue (!), enfasi, umorismo nero ed autoreferenzialità spinta, un vero e proprio nuovo codice, qui folgorante ma che rischierà, a voler essere eufemistici, di fossilizzare tanto cinema dell'epoca. Leone dirige in chiave western un remake de "La Sfida del Samurai" (il povero Kurosawa, saccheggiato anche per "I Magnifici 7", sarà giustamente risarcito) mettendo fin da subito in chiaro tutti i suoi stilemi: personaggi che diventano immediatamente stereotipi, una regia spaventosamente cruda e realistica (il sangue si, ma anche i leggendari primi piani che faranno scuola) ed un gusto satirico che a tratti, certamente qui ma soprattutto nel film successivo, sfiora la parodia. Eastwood, all'epoca poco più di un "signor nessuno", si ritrovò catapultato nell'olimpo delle star mondiali, ma la sua presenza iconica, beffarda ed indolente, forte delle famose due espressioni "col sigaro e senza sigaro", rimase scolpita nel cuore di più generazioni. Notevole Gian Maria Volontè nei panni dello spietato Ramon, cui spetta l'onore di pronunciare la sentenza probabilmente più celebre del cinema anni '60: "Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto". Soltanto la prima di una lunga serie di simili strafottenti spacconate (chi non le adora è un cuor di pietra). Questo, in ogni caso, è cinema. E cinema vi si respira.
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filippo catani
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mercoledì 3 aprile 2013
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l'uomo con la pistola contro l'uomo con il fucile
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Al confine tra USA e Messico si trova un paesino dominato da due famiglie rivali; una si occupa del commercio illegale di armi e l'altra di quello altrettanto illegale di alcolici. L'arrivo in città di un misterioso straniero dalla pistola facile sconvolgerà gli equilibri esistenti.
Primo film di quella che sarebbe poi diventata la trilogia del dollaro e che trae ispirazione da la Sfida dei Samurai di Kurosawa e che lanciò verso una grande carriera il quasi sconosciuto Eastwood. Primi piani sugli sguardi, un bel cast e un'ottima colonna sonora fanno da ingredienti basilari a questo film così come alcune frasi leggendarie (non ho ancora trovato un paese senza padroni piuttosto che quando un uomo con la pistola incontra uno con il fucile per quello con la pistola non c'è salvezza).
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Al confine tra USA e Messico si trova un paesino dominato da due famiglie rivali; una si occupa del commercio illegale di armi e l'altra di quello altrettanto illegale di alcolici. L'arrivo in città di un misterioso straniero dalla pistola facile sconvolgerà gli equilibri esistenti.
Primo film di quella che sarebbe poi diventata la trilogia del dollaro e che trae ispirazione da la Sfida dei Samurai di Kurosawa e che lanciò verso una grande carriera il quasi sconosciuto Eastwood. Primi piani sugli sguardi, un bel cast e un'ottima colonna sonora fanno da ingredienti basilari a questo film così come alcune frasi leggendarie (non ho ancora trovato un paese senza padroni piuttosto che quando un uomo con la pistola incontra uno con il fucile per quello con la pistola non c'è salvezza). Poi ci sono i personaggi di contorno su cui spicca l'ironica figura del vecchio becchino sempre intento a fare delle bare perchè, come informa il proprietario della taverna, nel cimitero del paese c'è solo una persona che vi riposa che sia morto di morte naturale. La scena finale è stupenda e senza stare a rivelarlo per chi ancora deve vederlo (e deve farlo al più presto) ci basterà sottolineare l'esplosione con il crescendo della musica e Clint Eastwood che emerge dal fumo e dalla polvere che si posano. Insomma un'autentica pietra miliale per il genere e che ottenne uno straordinario successo nazionale e internazionale tanto che il compenso di Eastwood per la pellicola successiva fu di molto aumentato. Stupende musiche di Morricone, bravissimo Volontè e poi bella anche la storia di un uomo che non esiterà a mettersi in mezzo alle due famiglie rivali ma non tra Messico e Usa lì infatti sarebbe troppo pericoloso.
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sharkcrew
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martedì 1 maggio 2012
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spaghetti italia
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In una cittadina isolata del messico arriva un americano a sconvolgere gli affari delle due famiglie, Rojo vs Baxter, che controllano i traffici di armi e alcol. Joe, lo straniero porta le due famiglie alla distruzione lavorando prima per una, poi per l' altra e di nuovo per la prima. Salva una terza famiglia che era finita sottto le grinfie di Ramon Rojo, l' ultimo a cadere sotto la pistola dello straniero, che a lavoro finito prende e se ne va. C' è tutto in "Per un pugnio di Dollari" ci sono gli spari, c' è la polvere, il buono, i cattivi e c' è Sergio Leone che battezza un nuovo genere "Spaghetti Western", chiedere a Tarantino, ma anche a Scorsese, Woo, De Palma.
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In una cittadina isolata del messico arriva un americano a sconvolgere gli affari delle due famiglie, Rojo vs Baxter, che controllano i traffici di armi e alcol. Joe, lo straniero porta le due famiglie alla distruzione lavorando prima per una, poi per l' altra e di nuovo per la prima. Salva una terza famiglia che era finita sottto le grinfie di Ramon Rojo, l' ultimo a cadere sotto la pistola dello straniero, che a lavoro finito prende e se ne va. C' è tutto in "Per un pugnio di Dollari" ci sono gli spari, c' è la polvere, il buono, i cattivi e c' è Sergio Leone che battezza un nuovo genere "Spaghetti Western", chiedere a Tarantino, ma anche a Scorsese, Woo, De Palma. Un nuovo filone allora, tutto Italiano, riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo, che riprende un genere fondamentale nella storia del cinema e lo rivaluta, piccolo vanto di un Italia che da lì a pocco avrebbe conosciuto gli anni più bui dal dopo guerra, ma questa è un altra storia, queso film farà la storia del western all' italiana e del cinema all' italiana. Poi... chi se ne frega di Kurosawa
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brando fioravanti
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martedì 27 marzo 2012
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emozionante
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Il primo film dove il fascino dei personaggi e delle atmosfera è più importante della trama.Una storiella semplice sensa particolari messaggi. La novità è un protagonista cinico e neanche molto coerente. Non sembra avere idee molto chiare. I duelli rallentati con molta attenzione ai particolari e alle espressioni degli attori. Le immagini prendono il sopravvento. Leone sa sfruttare genialmente la sospance, non avremmo mai dato tanta attenzione agli stivali, a un uomo che esce in penombra dal fumo di un esplosione se non nello scontro finale di per un pugno di dollari. La splendida colonna sonora migliora moltissimo il film. Il grande talento visivo ha compensato la mancanza di contenuti realizzando un film capace di emozionare come pochi nella storia.
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Il primo film dove il fascino dei personaggi e delle atmosfera è più importante della trama.Una storiella semplice sensa particolari messaggi. La novità è un protagonista cinico e neanche molto coerente. Non sembra avere idee molto chiare. I duelli rallentati con molta attenzione ai particolari e alle espressioni degli attori. Le immagini prendono il sopravvento. Leone sa sfruttare genialmente la sospance, non avremmo mai dato tanta attenzione agli stivali, a un uomo che esce in penombra dal fumo di un esplosione se non nello scontro finale di per un pugno di dollari. La splendida colonna sonora migliora moltissimo il film. Il grande talento visivo ha compensato la mancanza di contenuti realizzando un film capace di emozionare come pochi nella storia. Ne da conferma il grande e duraturo successo.
Brando fioravanti
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gianni lucini
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venerdì 16 settembre 2011
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la prateria senza conquista
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Per un pugno di dollari riscrive i codici del genere western con caratteristiche nuove e molto italiane. Il primo elemento è la storia, tesa, farcita di colpi di scena e cambi di ruolo in ossequio alla tradizione dei romanzi d’appendice. Il secondo sono i costumi, lontanissimi da quelli puliti e un po’ stereotipati del western americano. Gli abiti dei western all’italiana, sporchi, stazzonati e casuali nelle combinazioni danno un’idea più realistica della vita di frontiera. Il terzo elemento riguarda la caratterizzazione dei personaggi. Tutti i protagonisti sono, in genere crudeli e violenti, senza distinzione tra quelli positivi e quelli negativi.
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Per un pugno di dollari riscrive i codici del genere western con caratteristiche nuove e molto italiane. Il primo elemento è la storia, tesa, farcita di colpi di scena e cambi di ruolo in ossequio alla tradizione dei romanzi d’appendice. Il secondo sono i costumi, lontanissimi da quelli puliti e un po’ stereotipati del western americano. Gli abiti dei western all’italiana, sporchi, stazzonati e casuali nelle combinazioni danno un’idea più realistica della vita di frontiera. Il terzo elemento riguarda la caratterizzazione dei personaggi. Tutti i protagonisti sono, in genere crudeli e violenti, senza distinzione tra quelli positivi e quelli negativi. Viene poi riscritta la ragione sociale del western americano. La tematica della frontiera non c’è, perché l’idea della conquista del territorio è del tutto estranea alle tradizioni culturali e dei romanzi d’avventura italiani. Più che sul gioco delle parti si punta, perciò, sulle nevrosi dei personaggi codificati dalla tradizione western. Nei western all’italiana quindi l'eroe è sempre solitario e completamente autosufficiente più per forza di cose che per scelta e le sparatorie sono l’inevitabile emergere di una violenza sotterranea che percorre tutto il film. Infine i cattivi sono spesso sadici o psicopatici, talvolta dipendenti da droghe o da alcool perché la loro caratterizzazione deriva direttamente dalla cattiveria senza sfumature degli “attori di parola” del cinema mitologico italiano.
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