figliounico
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mercoledì 9 agosto 2023
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una storia che si ripete
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Un film di Fleisher del ’59 in cui si incrociano e si sovrappongono storie vere e finte, passate e future, il caso Leopold e Loeb del 1924 e quello di Scattone e Ferrario del 1997, il romanzo Compulsion di Levin del ’56, da cui è tratto Frenesia del delitto, ed il lavoro teatrale Rope’s End di Hamilton del 1929 che ispirò Hitchcock per Nodo alla gola. Storie che si rincorrono nel tempo e che ripropongono il mistero del delitto senza movente, ovvero del male privo di giustificazioni, come se quello messo in atto per interessi abietti fosse meno grave ed inquietante. Il racconto di Fleisher procede per balzi temporali mettendo lo spettatore davanti al fatto compiuto, presupposto in un dialogo che ne preannunciava la realizzazione.
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Un film di Fleisher del ’59 in cui si incrociano e si sovrappongono storie vere e finte, passate e future, il caso Leopold e Loeb del 1924 e quello di Scattone e Ferrario del 1997, il romanzo Compulsion di Levin del ’56, da cui è tratto Frenesia del delitto, ed il lavoro teatrale Rope’s End di Hamilton del 1929 che ispirò Hitchcock per Nodo alla gola. Storie che si rincorrono nel tempo e che ripropongono il mistero del delitto senza movente, ovvero del male privo di giustificazioni, come se quello messo in atto per interessi abietti fosse meno grave ed inquietante. Il racconto di Fleisher procede per balzi temporali mettendo lo spettatore davanti al fatto compiuto, presupposto in un dialogo che ne preannunciava la realizzazione. Nel cast, formato da ottimi attori professionisti, spicca Orson Welles, che compare a metà pellicola, nel ruolo del carismatico avvocato difensore, per declamare un’arringa che prende spunto dal caso concreto, in cui i due colpevoli rischiano l’impiccagione, per scagliarsi contro la pena di morte in generale e che segna l’inizio di un movimento d’opinione per abolire la pena capitale in America che fu sospesa soltanto un decennio dopo. Poco approfondito è il rapporto morboso tra i protagonisti, i due giovani studenti universitari dal quoziente intellettivo eccezionale, uno, psicotico delirante, l’altro, un nevrotico succube dell’amico, che pianificano il delitto perfetto ed interpretati da Dillman e Stockwell. Fleisher non si sofferma sul dramma introspettivo e sulla relazione ambigua tra i due preferendo la narrazione corale degli avvenimenti in cui diversi personaggi assurgono di volta in volta al ruolo di protagonisti, così come il giovane reporter a caccia di scoop che scoprirà per caso la chiave per risolvere il caso, ossia il paio di occhiali sul cadavere della vittima o la ragazza compassionevole che testimonierà al processo in favore di uno dei due assassini, fino a capovolgere nel finale, tipico di un legal thriller, i ruoli e a trasformare i due protagonisti in comparse al cospetto dell’istrionico Welles e del suo antagonista, l’impacabile e freddo accusatore, il procuratore generale interpretato da E.G. Marshall.
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ralphscott
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domenica 29 giugno 2014
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il fascino del male
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Film seduttivo. La nitida fotografia contrasta con la psiche dei due protagonisti,molto meno chiara. Nella sbilanciata relazione omosessuale tra Arthur e Judd quest'ultimo,paranoico,é in balìa dell'amico schizofrenico. I primi piani sui bellissimi protagonisti,Dean Stockwell e Diane Varsi,dai visi angelici perpetrano il turbinio di sentimenti che la vicenda suscita:condanna,distacco,ma anche pena e solidarietà. Judd ha l'inquietante passione per la tassidermia ornitologica,ma altre ossessioni emergono dalla messa in scena. Gli occhiali,infatti,sono la prova che schiaccerà la coppia di nichilisti amici,ma anche ciò che il regista ci proporrà ogni volta che avrà voce l'accusa,con un severo sguardo incorniciato da occhialini tondeggianti.
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Film seduttivo. La nitida fotografia contrasta con la psiche dei due protagonisti,molto meno chiara. Nella sbilanciata relazione omosessuale tra Arthur e Judd quest'ultimo,paranoico,é in balìa dell'amico schizofrenico. I primi piani sui bellissimi protagonisti,Dean Stockwell e Diane Varsi,dai visi angelici perpetrano il turbinio di sentimenti che la vicenda suscita:condanna,distacco,ma anche pena e solidarietà. Judd ha l'inquietante passione per la tassidermia ornitologica,ma altre ossessioni emergono dalla messa in scena. Gli occhiali,infatti,sono la prova che schiaccerà la coppia di nichilisti amici,ma anche ciò che il regista ci proporrà ogni volta che avrà voce l'accusa,con un severo sguardo incorniciato da occhialini tondeggianti. Il grandissimo Welles irrompe a difesa dei ragazzi quasi per pura sfida,senza ricco compenso. Sebbene contattato dalla ricca famiglia di Arthur per la sua nota abilità,l'avvocato Wilk dichiara un intento prioritario:difendere i due rampolli affinché non siano condannati alla corda per colpa della loro agiatezza. Le disparità sociali,come in molto cinema dei '50,sono in questo giallo un tema strutturale: studenti agiati ed annoiati vs studenti umili e volenterosi. Ed i genitori non sono dipinti come partecipi e sensibili,tutt'altro.
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heiko h. caimi
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domenica 24 febbraio 2008
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un inquietante parallelo con la nostra realtà più
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Due studenti universitari, influenzati da un’interpretazione deviata dei testi nietzchiani, uccidono un compagno di scuola per dimostrare la loro superiorità, convinti che si possa commettere il delitto perfetto.
Tratto dal testo teatrale di Meyer Levin, a sua volta ispirato ad un caso reale, quello del celebre delitto di Nathan Leopold e Richard Loeb (che già era stato alla base della strepitosa pellicola di Alfred Hitchcock “Nodo alla gola” e che è stato riciclato da Barbet Schroeder in “Formula per un delitto”), questo film di Richard Fleischer prova ad indagare nella mente dei due criminali, ed a trovare delle ragioni al di là dell’irragionevolezza delle loro azioni.
L’impostazione differisce sostanzialmente da quella del film di Hitchcock, che era basato su un unico, lunghissimo piano-sequenza, che si svolgeva interamente in un appartamento, in tempo reale e che privilegiava l’indagine e la simpatia dell’investigatore (interpretato da James Stewart) rispetto all’analisi delle due menti deviate: Fleischer, come in altre sue pellicole, preferisce avvicinarsi alle menti dei suoi protagonisti, mostrarci tutta l’umanità della loro disumanità, turbandoci con la comprensione di due menti contorte e deviate in deliri di megalomania.
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Due studenti universitari, influenzati da un’interpretazione deviata dei testi nietzchiani, uccidono un compagno di scuola per dimostrare la loro superiorità, convinti che si possa commettere il delitto perfetto.
Tratto dal testo teatrale di Meyer Levin, a sua volta ispirato ad un caso reale, quello del celebre delitto di Nathan Leopold e Richard Loeb (che già era stato alla base della strepitosa pellicola di Alfred Hitchcock “Nodo alla gola” e che è stato riciclato da Barbet Schroeder in “Formula per un delitto”), questo film di Richard Fleischer prova ad indagare nella mente dei due criminali, ed a trovare delle ragioni al di là dell’irragionevolezza delle loro azioni.
L’impostazione differisce sostanzialmente da quella del film di Hitchcock, che era basato su un unico, lunghissimo piano-sequenza, che si svolgeva interamente in un appartamento, in tempo reale e che privilegiava l’indagine e la simpatia dell’investigatore (interpretato da James Stewart) rispetto all’analisi delle due menti deviate: Fleischer, come in altre sue pellicole, preferisce avvicinarsi alle menti dei suoi protagonisti, mostrarci tutta l’umanità della loro disumanità, turbandoci con la comprensione di due menti contorte e deviate in deliri di megalomania.
Tutt’altro che spettacolare nell’impostazione, questa pellicola tesa e fredda ci mostra l’agire e l’interagire dei due protagonisti, dei quali uno trascina l’altro nel compimento dell’impresa delittuosa. E, come in altre occasioni (“Lo strangolatore di Boston” e “L'assassino di Rillington Place n°10”), per Fleischer sembra molto più importante l’analisi comportamentale dei criminali, il dramma psicologico, rispetto all’investigazione poliziesca. Nell’arringa finale del loro difensore (interpretato da uno straordinario Orson Welles, nella parte dell’avvocato Clarence Darrow: un monologo che da solo già vale la visione), addirittura, si arriva ad una pretesa d’innocenza tanto più inquietante quanto ragionevole: ragionevole nell’interpretazione che ne dà il personaggio interpretato da Welles, in un estremo appello alla ragione.
Non certo la migliore pellicola di Fleischer, e complessivamente inferiore a “Nodo alla gola”, ma comunque un film che vale la pena di vedere: soprattutto perché ci fa riflettere.
Non mi risulta esista, attualmente, una versione DVD in italiano.
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(di ralphscott)
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