Un film di Fleisher del ’59 in cui si incrociano e si sovrappongono storie vere e finte, passate e future, il caso Leopold e Loeb del 1924 e quello di Scattone e Ferrario del 1997, il romanzo Compulsion di Levin del ’56, da cui è tratto Frenesia del delitto, ed il lavoro teatrale Rope’s End di Hamilton del 1929 che ispirò Hitchcock per Nodo alla gola. Storie che si rincorrono nel tempo e che ripropongono il mistero del delitto senza movente, ovvero del male privo di giustificazioni, come se quello messo in atto per interessi abietti fosse meno grave ed inquietante. Il racconto di Fleisher procede per balzi temporali mettendo lo spettatore davanti al fatto compiuto, presupposto in un dialogo che ne preannunciava la realizzazione.
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Un film di Fleisher del ’59 in cui si incrociano e si sovrappongono storie vere e finte, passate e future, il caso Leopold e Loeb del 1924 e quello di Scattone e Ferrario del 1997, il romanzo Compulsion di Levin del ’56, da cui è tratto Frenesia del delitto, ed il lavoro teatrale Rope’s End di Hamilton del 1929 che ispirò Hitchcock per Nodo alla gola. Storie che si rincorrono nel tempo e che ripropongono il mistero del delitto senza movente, ovvero del male privo di giustificazioni, come se quello messo in atto per interessi abietti fosse meno grave ed inquietante. Il racconto di Fleisher procede per balzi temporali mettendo lo spettatore davanti al fatto compiuto, presupposto in un dialogo che ne preannunciava la realizzazione. Nel cast, formato da ottimi attori professionisti, spicca Orson Welles, che compare a metà pellicola, nel ruolo del carismatico avvocato difensore, per declamare un’arringa che prende spunto dal caso concreto, in cui i due colpevoli rischiano l’impiccagione, per scagliarsi contro la pena di morte in generale e che segna l’inizio di un movimento d’opinione per abolire la pena capitale in America che fu sospesa soltanto un decennio dopo. Poco approfondito è il rapporto morboso tra i protagonisti, i due giovani studenti universitari dal quoziente intellettivo eccezionale, uno, psicotico delirante, l’altro, un nevrotico succube dell’amico, che pianificano il delitto perfetto ed interpretati da Dillman e Stockwell. Fleisher non si sofferma sul dramma introspettivo e sulla relazione ambigua tra i due preferendo la narrazione corale degli avvenimenti in cui diversi personaggi assurgono di volta in volta al ruolo di protagonisti, così come il giovane reporter a caccia di scoop che scoprirà per caso la chiave per risolvere il caso, ossia il paio di occhiali sul cadavere della vittima o la ragazza compassionevole che testimonierà al processo in favore di uno dei due assassini, fino a capovolgere nel finale, tipico di un legal thriller, i ruoli e a trasformare i due protagonisti in comparse al cospetto dell’istrionico Welles e del suo antagonista, l’impacabile e freddo accusatore, il procuratore generale interpretato da E.G. Marshall.
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