Mario Gromo
La Stampa
Uno dei due film lasciati incompiuti dal povero D'Errico; e fra le recenti riduzioni salgariane è certo, fino a oggi, la migliore. Perché ha il franco piglio di chi manipola questi fatti quasi sempre come l'avventura per l'avventura e questi uomini come burattini scaraventati ora a destra ora a sinistra dal volere di quell'avventura. Perché il racconto prosegue serrato senza concedersi mezzi toni; perché a un bel gesto di generosità fa puntualmente da controfigura il bieco fellone di turno, a una speranza che risorge capita puntualmente la mazzata di una novella angoscia; e così l'altalena delle fughe, dei tradimenti, dei duelli sempre all'ultimo sangue, dei trepidi incontri e delle crudelissime separazioni continua il suo pendolo, fino alla schiarita finale. [...]
di Mario Gromo, articolo completo (1565 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 5 febbraio 1942
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