Middle of Nowhere

Film 2012 | Drammatico 107 min.

Titolo originaleMiddle of Nowhere
Anno2012
GenereDrammatico
ProduzioneUSA
Durata107 minuti
Regia diAva DuVernay
AttoriDavid Oyelowo, Edwina Findley Dickerson, Claude Bragg, Alexandria Tyson, Andy Spencer, William 'Bill' Connor, Samba Schutte, Sancho Martin, Maya Gilbert, Sharon Lawrence Yvette Cason, Omari Hardwick, Bruce Katzman, Emayatzy Corinealdi, Lorraine Toussaint, Dondre Whitfield.
MYmonetro 2,67 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Ava DuVernay. Un film con David Oyelowo, Edwina Findley Dickerson, Claude Bragg, Alexandria Tyson, Andy Spencer, William 'Bill' Connor, Samba Schutte, Sancho Martin, Maya Gilbert, Sharon Lawrence. Cast completo Titolo originale: Middle of Nowhere. Genere Drammatico - USA, 2012, durata 107 minuti. - MYmonetro 2,67 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 16 febbraio 2015

Quando il marito, Derek, viene condannato a otto anni in una prigione della California, Ruby abbandona la scuola di medicina per concentrarsi sulla sopravvivenza di Derek. Al Box Office Usa Middle of Nowhere ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 193 mila dollari e 78 mila dollari nel primo weekend.

Consigliato nì!
2,67/5
MYMOVIES 2,50
CRITICA
PUBBLICO 2,83
CONSIGLIATO NÌ
Nonostante alcuni colpi di scena prendano la direzione del melodramma, la regista sta ben attenta a evitare questa deriva, preferendo la strada della misura e della delicatezza.
Recensione di Annalice Furfari
Recensione di Annalice Furfari

Studentessa di medicina con un futuro brillante davanti a sé, Ruby decide di interrompere gli studi quando il marito, Derek, viene condannato a otto anni di carcere per l'appartenenza a una gang criminale. Nonostante la contrarietà del marito stesso, Ruby si assume la responsabilità di abbandonare la scuola per poter raggiungere il suo uomo ogni weekend, facendogli visita nella prigione della California in cui è detenuto. Certa che la sua pena possa accorciarsi per buona condotta, Ruby si occupa pazientemente di lui, dei suoi bisogni economici e affettivi. Ma le vie del carcere sono strette e tortuose, e mettono duramente alla prova la loro relazione.
Vincitrice del premio per la migliore regia all'edizione 2012 del Sundance Film Festival, l'afroamericana Ava DuVernay, alla sua seconda prova con il cinema di finzione, sceglie di raccontare una particolare condizione femminile, troppo spesso ignorata. Quella della donna di un carcerato è una vita invisibile, che scorre in un limbo di rassegnazione mista a speranza. Divisa tra il senso di colpa (per non aver voluto o saputo vedere) e l'amore, lotta per anni contro la vergogna, lo stigma sociale, le difficoltà economiche, la solitudine. Figura spesso di contorno al cinema, questa donna invoca attenzione. La regista gliela concede pedinando la sua protagonista e infilandosi tra le pieghe del suo cuore, sino al punto di rendersi quasi invisibile. Non sono, infatti, le scelte estetiche che catturano l'occhio dello spettatore di fronte a questo film. Alla strada artistica la DuVernay predilige quella narrativa.
Il racconto scaturisce direttamente dagli sguardi e dalle espressioni della protagonista (incarnata dall'ottima Emayatzy E. Corinealdi), dalle sue giornate monotone, trascorse in attesa di una lettera o un incontro fugace, piene di lavoro per far quadrare i conti che non tornano mai. Il senso di solitudine e di vuoto che sovrasta la vita questa giovane donna è tangibile, sottolineato dalla regista - in maniera un po' troppo didascalica - con l'inserto di ricordi della felice vita di coppia e con la materializzazione immaginaria della figura del marito accanto a questa donna sola, che deve anche fare i conti con la delusione della madre, che da questa figlia si aspettava di più.
Nonostante alcuni colpi di scena della sceneggiatura e un paio di commenti musicali da fiction prendano la direzione del melodramma, la regista sta ben attenta a evitare questa deriva, preferendo la strada della misura e della delicatezza. Questo è, senza dubbio, un pregio, ma il risvolto della medaglia è l'attutirsi delle emozioni, in una storia che sulla carta avrebbe potuto fare il pieno di emozioni. Come se la rassegnazione all'attesa della protagonista avesse travolto anche la messa in scena. Persino quando la trama offre una svolta inaspettata, il battito del cuore risuona ovattato.

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