Anno | 2007 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Israele, Germania, Canada, Francia, Belgio |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Amos Kollek |
Attori | Moshe Ivgy, Ran Danker, Karen Young, Phyllis Somerville . |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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La relazione dolorosa tra un padre e suo figlio: il primo si è trasferito in Canada alla nascita del figlio per fare fortuna, il secondo cerca di riprendere contatto con questo padre assente.
CONSIGLIATO SÌ
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Moshe una ventina di anni fa ha lasciato Israele, la moglie e il figlio che lei portava in grembo. Non ha voluto più sapere nulla di loro e ha raggiunto gli Stati Uniti. Ora sopravvive facendo lavori saltuari e proponendo le sue ciniche composizioni poetiche in un bar di Manhattan. Il figlio Tzach è intanto diventato un soldato molto apprezzato che opera in Libano. Fino a quando un giorno si verifica una grave incidente proprio mentre sta parlando al cellulare con il padre che era riuscito a rintracciare. Il destino sembra ormai voler mettere i due uomini su un percorso che li obbligherà a incontrarsi.
Amos Kollek dichiara: "Il film tratta del rapporto tra un padre e un figlio -due generazioni di israeliani - e dei mutamenti di tempi e di valori in Israele e nel mondo occidentale verificatisi negli ultimi decenni. Gli Ebrei ormai hanno una loro nazione ma restano comunque degli 'ebrei erranti'".
Kollek conosce la materia di cui parla essendo a sua volta ebreo. Mette così in scena la rabbia profonda di uomo sradicato come Moshe il quale è fuggito da tutto per cercare di fuggire da se stesso senza ovviamente riuscire nell'intento.
Dall'altra parte il figlio con un fortissimo desiderio di appartenenza alla propria terra (anche per reazione alla fuga dello sconosciuto padre). Grazie alla bravura di Moshe Ivgy che interpreta il padre e alla tenera e materna presenza della barista Yolanda (Karen Young) in cui l'uomo cerca una sorta di sostituzione della moglie abbandonata, il film assume una sua ruvida consistenza che riesce a parlare sia al cuore che alla testa dello spettatore proponendogli il tema della difficoltà (e al contempo del bisogno) di riconciliarsi con il passato e, soprattutto nello specifico, con le proprie ineludibili radici culturali.