La rivoluzione rumena del 1989 detta messaggi che non vanno persi. Al cinema dal 4 dicembre. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti
L’anno nuovo che non arriva è il titolo, firmato da Bogdan Muresanu premiato come miglior film nella sezione Orizzonti a Venezia nel 2024. Il riconoscimento riguarda certi contenuti che trasmettono impegno e conoscenza con una chiave profetica che spesso ha colto nel segno. Nel panorama delle offerte di questa epoca, che privilegiano registri di evasione codificati, dove prevalgono divi e investimenti miliardari, a volte ci si imbatte in qualcosa di diverso, un’istantanea di conoscenza della storia e dei rapporti fra le persone, spesso all’oscuro di ciò che succede sopra le loro teste, nel paese. L’anno nuovo che non arriva racconta la rivoluzione rumena del 1989, ma il suo messaggio non si ferma lì, può essere esteso in certe chiavi al momento storico, difficile, non a fuoco, pericoloso, che vive adesso la parte orientale dell’Europa.
Nel film si racconta quella rivoluzione, quando il paese fu al centro di proteste e movimenti, contro il governo di orientamento comunista di Nicolao Ceausescu. Il centro della rivolta si svolse a Timisoara. Scesero in piazza operai, studenti, religiosi, militari, intellettuali, sostenuti dai media. Le proteste culminarono nel dicembre del 1989, un mese dopo la caduta del muro di Berlino, che aveva innescato il passaggio alla democrazia negli altri paesi del blocco comunista dell’Europa orientale. La rivoluzione fu violenta, si distinse dalle transizioni più pacifiche di altre nazioni del Patto di Varsavia.
Ceausescu ormai isolato, odiato dalla sua gente, tentò la fuga ma venne catturato, velocemente processato e fucilato con la moglie Elena. Il mondo intero espresse solidarietà alla Romania. L’anno dopo nel paese venne eletto un governo democratico guidato da Ion Iliescu.
La vicenda della rivoluzione che abbatterà Ceausescu è già in corso, è raccontata nel film attraverso personaggi esemplari. Esemplare è che nessuno in quel momento, parli di ciò che sta accadendo.
Laurentiu è un regista della televisione nazionale che vive in perenne ansia perché sospettato di sentimenti antirivoluzionari. Studia una soluzione strana, impraticabile, raggiungere la Jugoslavia nuotando nel Danubio.
Ionut è un poliziotto segreto della famigerata Securitate rumena. Ma è indeciso se
rispettare quel ruolo o ascoltare la propria coscienza di essere umano.
Florina è un’attrice chiamata all’ultimo momento per una sostituzione. Ha un problema per lei pesante, non riesce a mettersi in contato col suo ex.
Gelu è un operaio che involontariamente ha danneggiato un cartello a favore di Ceausescu. Ha paura delle conseguenze, non si dà pace.
Gelu ha un bambino creativo, vivace, racconta al padre di aver spedito una lettera dove augura la morte di “zio Nicu” soprannome per Ceausescu. Nella casa scende il panico. E se la lettera arriva nelle mani della Securitate?
Queste storie si intrecciano fra ironia e dramma: il regista ha pensato che se ogni tanto la vicenda strappa un sorriso è cosa buona. Ci sono maestri assoluti in questo senso, come Allen e Wilder. I personaggi del film, sotto la cappa pesante dell’insicurezza, della paura e della percezione dello sgretolarsi della società, sfiorano tutti la paranoia. A chiudere l’autore Moresanu realizza una scena piena di epica e di simboli: un petardo in mano a un rivoluzionario inconsapevole può far cadere un regime.
E’ naturale, quasi automatico rilevare un ricorso che riguarda la Romania. E’ stata oggetto di spionaggio da parte di droni che arrivavano dalla Russia. Dunque una nuova paura per quella gente, una nuova insicurezza sul futuro. Ma l’attenzione di Mosca, come sappiamo, è andata oltre, riguarda i paesi confinanti con la Russia. Georgia, Moldavia, Stati Baltici, con attacchi ibridi, inclusi gli informatici. Mosca ha occupato l’Ucraina, si fermerà lì o proseguirà? E’ il grande dilemma. Anche l’Ue si sta organizzando per affrontare le minacce, investendo sulla riorganizzazione degli eserciti.
L’anno nuovo che non arriva, esplorando la paura della gente comune, attraverso modelli forti, offre molte spiegazioni del sentimento generale. Una visione che non va perduta, utile a tutti soprattutto all’Europa.
L’autore. Bogdan Muresanu, scrittore e regista rumeno pluripremiato, ha lasciato la letteratura e la pubblicità per dedicarsi al cinema. Ha lavorato su animazione, documentari, film di finzione e serie TV.
Il cast. Alcuni nomi vanno fatti: Adrian V?ncic?, Nicoleta Hâncu, Mihai C?lin, Emilia Dobrin, Iulian Postelnicu.
Non è gente da tappeto rosso, ma sono attori veri, trasmettono e fanno capire i messaggi.
Il film sarà nelle sale dal 4 dicembre.