Arriva su MYmovies ONE Ritratto di famiglia, passato in concorso alla 79ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, sesto film da regista dell’attore-autore di origine marocchina Roschdy Zem, nome tra i più apprezzati nell’attuale panorama cinematografico francese.

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Il titolo originale, Les miens, “i miei”, è l’espressione usata per indicare la famiglia in modo immediato, senza bisogno di dover aggiungere o specificare altro. Il vincolo familiare esiste in quanto tale, esiste nel bene e nel male, e tanto basta.

Così è anche per la famiglia del protagonista Moussa, che viene però messa in crisi da un evento imprevedibile. Moussa è un dirigente rispettabile di una società finanziaria, un padre che si dedica con costanza ai suoi due figli, separato dalla moglie che lo ha lasciato senza apparenti spiegazioni.

È un uomo gentile e altruista, sempre pronto ad aiutare o difendere i membri della sua numerosa famiglia, tra cui anche il fratello Ryad (interpretato dallo stesso Roschdy Zem), noto presentatore di successo di una rubrica sportiva televisiva talmente preso da sé stesso da trascurare gli altri e spesso rimproverato da chi lo circonda per il suo egoismo.

Una sera, però, Moussa va ad una festa in discoteca, si ubriaca, prende qualche pasticca, e mentre balla cade e batte la testa. Il trauma cerebrale gli provoca una sonnolenza cronica e soprattutto un cambiamento di personalità: da figura conciliatrice, Moussa diventa schietto e aggressivo verbalmente, inizia a parlare senza filtri, a spiattellare scomode verità agli altri, a dire in malo modo a parenti e amici ciò che non va in loro, causando uno scombussolamento familiare e l’esplosione di tensioni rimaste fin lì nascoste.

Ispirato in parte a una vicenda personale, Roschdy Zem scrive la sceneggiatura a quattro mani con Maïwenn (pure lei interprete nel film), costruendo un mix ben calibrato tra commedia e dramma, farsa sociale e ritratto familiare.
 

Il regista evita i cliché sull'integrazione culturale, ponendo lo sguardo su di una famiglia francese di origine magrebina borghese e benestante, per la quale l’inserimento nella comunità non è assolutamente una questione problematica da risolvere ma un dato già acquisito.

L’attenzione è dunque tutta rivolta alle dinamiche psicologiche e relazionali, ai conflitti, alle nevrosi, ai dolori e alle gioie dei personaggi, ed è alimentata dalla fluidità di scrittura e dalla naturalezza recitativa di un cast capace di esprimersi al meglio sotto la direzione di Zem.

Il risultato finale è un esempio riuscito di quel cinema francese di medio respiro che continua a raccontare con intelligenza e sensibilità la complessità dell’essere umani nella società e nel mondo di oggi.