
La prestigiosa statuetta gli è stata assegnata per la sua interpretazione in Everything Everywhere All at Once. Ripercorriamo la sua carriera.
di Emanuele Sacchi
Sarebbe stato impossibile per chiunque prevedere, negli scorsi decenni, che la strada di Ke Huy Quan potesse condurre alla notte degli Oscar 2023 e conquistare la statuetta per il Miglior Attore Non Protagonista. Il suo è un percorso peculiare, lontano anche dal cliché legato agli enfant prodige cotti e mangiati da Hollywood in men che non si dica. Nel 1984 il dodicenne ragazzo vietnamita, naturalizzato statunitense dopo la caduta di Saigon, assomiglia molto a una star. Indiana Jones e il tempio maledetto, sequel di un blockbuster epocale, è il film del momento e Short Round, piccolo aiutante tuttofare di Indy, conquista il pubblico di mezzo mondo ogni volta che preme il piede dell’acceleratore tra le grida impaurite di Kate Capshaw, futura signora Spielberg.
Quan arriva a Hollywood dopo un percorso di vita tutt’altro che semplice, con la fuga dal Vietnam nel 1978 e un anno trascorso in un campo profughi a Hong Kong, dove ha modo di imparare il cantonese e di stabilire un legame con la città-stato, che tornerà nel prosieguo della carriera. Approdato negli Stati Uniti, sfrutta al massimo un provino svolto dallo staff di Steven Spielberg in una scuola elementare e diventa Short Round, cambiando la sua vita per sempre. Per l’occasione impara vari stili di arti marziali e cambia nome in Ke Huy Quan.
L’anno successivo è alle prese con un altro ruolo iconico: quello di Data, il genietto inventore di Goonies, altro cult transgenerazionale che proietta il volto di Quan verso l’immortalità. La strada sembrerebbe lastricata d’oro, ma – dopo alcune comparsate televisive e partecipazioni a produzioni teen in Giappone, Quan sembra subire il destino del baby attore, che, crescendo, smarrisce appeal e proposte di ruoli allettanti.
Nei Novanta, dopo qualche particina accanto a Brendan Fraser (Encino Man) e in film di arti marziali a basso budget, torna a Oriente per girare nel 1997 Red Pirate, una coproduzione action Hong Kong/Taiwan, coreografata dal team di Jackie Chan. È il primo ruolo da protagonista e Quan si trova a dover affrontare scene d’azione, montate con il consueto stile ipercinetico del cinema cantonese, per tutto il film. Ma siamo in piena crisi da handover per il cinema di Hong Kong e il film è un flop.
Quan rinuncia dolorosamente alla recitazione e riprende gli studi di cinema in California, finché l’amico Corey Yuen non gli trova lavoro come coreografo di arti marziali nella produzione del primo X-Men, a cui seguirà quella di The One con Jet Li. Ma la voglia di tornare davanti alla macchina da presa è troppa e nel 2002 Quan risponde al richiamo di Jeff Lau, storico sodale di Wong Kar-wai, che lo vuole per uno dei ruoli principali di Second Time Around, sottovalutato romance su viaggi nel tempo e conseguenti paradossi, in stile Ritorno al futuro. È qui che per la prima volta Quan rivela le sue doti di attore drammatico, lontano da ruoli da baby prodigio o da lottatore di taekwondo. Nonostante il cast di star locali (Ekin Cheng e Cecilia Cheung) e la produzione di Johnnie To il film non sfonda al botteghino e la possibile carriera hongkonghese di Quan - che ha una coda come assistente alla regia per 2046 di Wong Kar-wai - muore sul nascere.
Ma i paradossi temporali e gli universi paralleli sono destinati a recitare un ruolo fondamentale per il nostro, esattamente venti anni dopo. Per un’inesplicabile congiunzione astrale, quando nel 2018 Quan si convince a tentare di nuovo la via della recitazione e assume un agente, arriva la chiamata per il ruolo di Waymond Wang: imbattutosi in Quan via Twitter, Daniel Kwan ha l’illuminazione sul fatto che possa essere perfetto come Waymond. Il risultato è quello che tutti conosciamo in Everything Everywhere All at Once e non sarebbe tale senza il mix inconfondibile di disillusione, malinconia e disincanto, ma anche azione e desiderio di riscatto, che accompagna il personaggio interpretato da Quan. Mentre assistiamo alle gesta di Waymond e lo conosciamo meglio, è come se si potesse intuire il suo background: da qualunque multiverso lo si osservi, assomiglia molto a quello della vita di Ke Huy Quan. E il lieto fine non manca, in una notte losangelina di metà marzo 2023.