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RomaFictionFest: Apertura con Marc Wootton e Michael Vartan

La festa della fiction taglia il nastro con Gabriel Garko.
di Edoardo Becattini

Omaggi e progetti

lunedì 5 luglio 2010 - Televisione

Omaggi e progetti
Ogni festa comincia dai ringraziamenti di coloro che formalmente e informalmente ne hanno reso possibile l'organizzazione. La quarta festa dedicata alla narrazione televisiva comincia con un ricordo a Pietro Taricone. Prima ancora di rendere omaggio a enti e sponsor ufficiali, il direttore artistico Steve Della Casa ci ha tenuto sobriamente a salutare l'ex concorrente del Grande Fratello e a dedicare "idealmente e non formalmente", come ha tenuto a precisare, la quarta edizione del RomaFictionFest a "un attore amico della fiction e di questo festival anno dopo anno". Il ruolo più istituzionale lo ricopre invece Francesco Gesualdi, presidente della Fondazione Roberto Rossellini che organizza il festival, riconoscendo con orgoglio la continua evoluzione di una kermesse che "in pochi anni è riuscita ad acquisire un prestigio internazionale e a catturare un pubblico sempre più ampio". È sempre lui ad annunciare il rafforzamento della sezione Industry diretta da Antony Root ("la miglior risposta alla minaccia dei tagli è quella della coproduzione internazionale e la creazione di prodotti che abbiano la forza e le qualità per superare i confini"), e la novità del "Villaggio della fiction" situato nei giardini di Castel Sant'Angelo, "dove sarà possibile incontrare i beniamini delle serie e curiosare nel mondo che sta dietro la macchina da presa". Interrogato sull'ipotesi paventata dal Comune di Roma di accorpare il festival del cinema e quella della fiction in un unico grande progetto, Gesualdi l'ha definita una proposta "di assoluta ragionevolezza, a patto che ad ogni mezzo venga garantita la propria specificità".

I primi ospiti stranieri
Dopo aver presentato il cortometraggio vincitore del premio MyRome, il racconto di Leonardo Cinieri Lombroso sulla Roma multietnica "La città di Asterix", il direttore artistico ha poi introdotto i protagonisti di alcune delle serie che verranno presentate durante la settimana: Marc Wootton e Michael Vartan. Wootton è un comico britannico venuto a Roma per presentare la prima serie integrale di La La Land, nella quale interpreta ben tre ruoli, tre diversi personaggi che arrivano a Hollywood in cerca di fortuna. Michael Vartan, oltre ad essere il nipote della celebre cantante Sylvie Vartan, è noto al grande pubblico per essere stato partner di Jennifer Garner in una delle fiction che più hanno contribuito alla proliferazione dei serial americani: Alias.
Marc Wootton: La La Land è un esperimento anomalo per il panorama televisivo, un incrocio fra la fiction e la candid camera. Ogni volta scrivevamo solo una parte dello show e poi lavoravo di improvvisazione in base alle persone con cui mi confrontavo per strada. Il mondo della televisione è molto strano, è pieno di personaggi indefinibili, quasi asessuati!
Michael Vartan: È un onore essere qua per presentare uno dei lavori cui ho contribuito con più entusiasmo. Hawthorne è molto diverso dagli altri medical, ha un'altra sensibilità. Anziché partire dal punto di vista dei medici, è una serie che osserva la vita degli ospedali dal punto di vista di un'infermiera, interpretata da Jada Pinkett Smith, quindi attraverso gli occhi di qualcuno che si confronta più da vicino coi problemi dei pazienti e che ha un altro tipo di approccio, molto più umano. In Alias potevo divertirmi a sparare e rincorrere i cattivi, adesso che sono un po' più vecchio preferisco indossare un camicie e usare uno stetoscopio. Ho avuto la fortuna di lavorare con due grandi attrici come Jennifer Garner e Jada Pinkett. Sono entrambe persone molto carismatiche e piene di talento. Spesso mi chedono come si forma la chimica fra un attore e un'attrice su un set, ma quando hai a che fare con ragazze come loro, devi solo imparare le battute e lasciarti andare.
Spesso sento parlare dell'ipotesi di un reboot di Alias, ma sinceramente non penso che sia realmente possibile. Abbiamo tutti intrapreso un percorso differente e non credo che nessuno di noi potrebbe facilmente tornare agli impegni di una volta. Ma magari potrebbero farne un film...

Garko, il cattivo
L'ultima parola è spettata invece a Gabriel Garko, chiamato a tagliare ufficialmente il nastro della kermesse che ogni anno lo vede fra i protagonisti e a parlare, con discrezione, dell'inedito ruolo di cattivo che presenterà con l'anteprima di Il peccato e la vergogna.
Gabriel Garko: È stata un'esperienza preoccupante interpretare un ruolo da cattivo e raccontare un periodo cupo come quello delle Leggi razziali dell'Italia fascista. Nel cercare documenti per il mio ruolo, quel che mi ha realmente impressionato è come in quel periodo una vita umana arrivasse a non valere più nulla. Non posso rivelare molto di più, solo dire che per un po' di tempo, credo sarà meglio non espormi troppo in pubblico dopo questo ruolo.

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