SPOILER
La guerra civile americana, la prima guerra totale della storia dell'uomo, si è finalmente conclusa. Nei campi di battaglia rimangono inermi a marcire più di 500.000 americani, uccisi da altri americani, e da questo massacro sorgerà una nuova grande America.
Pochi anni dopo, si radunano tutti insieme sotto lo stesso tetto il peggio della feccia partorita da tale nazione nel corso di tutta la sua storia: un cacciatore di taglie, una fuorilegge, un nordista, un sudista, un disertore, un boia, un cowboy ed un messicano. Anche se alcune di queste etichette potrebbero non rappresentare almeno di per sè un qualcosa di negativo, in realtà ci troviamo di fronte alle peggiori carogne con le quali si potrebbe avere a che fare. Ciascuno di loro diffida dell'altro e mira soltanto a raggiungere il proprio obiettivo, qualunque esso sia, nel modo più vantaggioso per sè stesso; ciascuno di loro ha già ucciso altri uomini, in quantità più o meno maggiori, e non esiterebbe un solo istante a far saltare la testa anche al suo migliore amico se venisse a sapere che lui lo sta tradendo; ciascuno di loro non prova il benchè minimo rimorso per le orribili azioni da lui commesse ed è pronto a compierne di peggiori in qualsiasi momento, a patto di ricavarne una qualche utilità. Ad essi si aggiunge il cocchiere di una delle due diligenze con le quali gli otto odiosi personaggi sono arrivati all'emporio di Minnie, location principale del film. Un elemento esterno che non ha nulla a che vedere con gli altri, sta solo facendo il proprio lavoro con solerzia, ma si ritroverà suo malgrado dentro alla spirale autodistruttiva innescata dagli otto ricolmi d'odio. Nessuno di loro è infatti destinato ad uscire vivo dall'emporio: esso sarà infatti la destinazione finale di ognuno di loro, ma anche quando ciò apparirà inevitabile agli ultimi due sopravvissuti entrambi accetteranno la fine quasi con distacco ed indifferenza. Il film finisce con l'anima della nazione americana, rappresentata dalla lettera scritta da Lincoln (forse falsa, forse vera), che finisce appallottala e schiacciata da uno dei mostri che lei stessa ha creato.
Si può dire che si parla di storia americana e di Abraham Lincoln quasi più in questo film che nell'omonimo diretto da Spielberg alcuni anni fa. Tarantino si diverte a gettare nello stesso pentolone il mondo dell' Ombre Rosse di John Ford, la claustrofobia ed il protagonista de La Cosa di John Carpenter e la diffidenza tra i vari personaggi tipica di un giallo di Agatha Christie, in particolare mi ha ricordato molto l'atmosfera che si respirava nel suo Trappola per topi, una pièce teatrale del 1952 in cui otto personaggi (ma che coincidenza) rimangono bloccati in una pensione da una bufera di neve (ma che coincidenza) in compagnia di un omicida e sono costretti a passarvi la notte; ciascuno di loro è misterioso e sembra avere qualcosa da nascondere, ma sarà costretto a rapportarsi con gli altri (ma che coincidenza). L'idea di base a mio avviso è quella, ma Tarantino si diverte a giocarvi con fare gigione, ambienta la sua opera teatrale in miniatura in un emporio sperduto e vi infila dentro le peggiori identità mai assunte dal popolo americano. Qui non vi è un vero detective, non vi è un vero eroe, non vi è un solo personaggio positivo. Sono tutti equamente disgustosi nella loro odiosa essenza. Il bagno di sangue è inevitabile nel momento stesso in cui gli otto si trovano tutti insieme dentro al negozio, perchè l'essere umano è fatto così: violento, sanguinario e soprattutto bugiardo per natura; anche e soprattutto quello che vive in quella che sarebbe poi diventata la potenza economica e militare più grande del mondo. Anzi, proprio perchè si parla degli Stati Uniti ci troviamo di fronte ai peggiori esemplari di uomini che si possano incontrare, perchè ogni nazione nasce dal sangue delle battaglie e dall'odio degli uomini e quella che si riesce ad imporre su tutte ha soltanto sparso più sangue e disseminato più odio delle altre.
Il film nel complesso è buono, forse non il miglior Tarantino ma ciò non significa che non vi abbia messo tutto sè stesso e tutto il proprio maniacale amore per il cinema, a cominciare dai nomi dei personaggi (Marquis Warren, nome del personaggio interpretato da Samuel Lee Jackson è anche il nome di un regista americano scomparso da oltre ventanni che dirigeva, ma che coincidenza, film western e d'azione) fino alle numerose citazioni sparpagliate qua e là. Non ho idea di quanto tempo vi abbia dedicato, ma la sceneggiatura è come al solito pazzesca, forse anche più imponente di quella di Django a livello di realizzazione se si pensa che i dialoghi e le varie scene del film hanno dovuto coprire ben tre ore di pellicola, ma in certi punti diventa quasi troppo grottesca o surreale per risultare davvero incisiva. L'elemento degno di maggior lode in tal senso è l'improvvisa comparsa di un elemento estraneo alla vicenda ma che riveste un ruolo determinate ai fini della storia; anzi di fatto è colui che accende la miccia e dà il via ogni cosa, ma che paradossalmente non fa parte nè degli otto nè della locandina, perciò impossibile da prevedere. Parlo ovviamente del fratello di Daisy Domergue che dopo essere rimasto sotto alle assi del pavimento per un'infinità di tempo, al momento giusto colpisce e spara alle palle di Warren. Nessuno se lo aspettava, nessuno poteva anche solo minimamente sospettare la sua presenza, eppure è colui che dà il via alla deflagrazione finale. Semplicemente geniale. La colonna sonora di Morricone dona al film quel tocco di classe in più, ma non sò se al maestro basterà per vincere l'Oscar; a mio avviso in passato ha composto melodie ben superiori a questa, ma considerando tutte quelle che gli hanno ingiustamente negato una statuetta sarebbe cosa assai gradita. Tra le varie superbe interpretazioni spicca quella di Jennifer Jason Leigh, nominata agli Oscar per la prima volta nella sua carriera, che oltre a portare molto bene i suoi 50 anni e spingi con questa pellicola si è lanciata prepotentemente verso l'Olimpo delle migliori attrici al mondo.
A mio avviso un film da tre stelle che, come ogni lavoro di Tarantino, sa bene come intrattenere ed allietare lo spettatore, dandogli alla fine anche molto a cui pensare.
P.S. Il fatto che The Hateful Eight sia stato candidato a tre premi oscar, mentre Star Wars: il risveglio della forza A.K.A. Schizzo Di Diarrea di J. J. Abrams a cinque, cinematograficamente parlando è un'eresia. Saluti.
[+] lascia un commento a paolo salvaro »
[ - ] lascia un commento a paolo salvaro »
|