Soy Cuba |
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Un film di Mikhail Kalatozov.
Con Betty Luz María Collazo, José Gallaro, Sergio Corrieri, Mario Gonzales Broche, Raúl García
Titolo originale Soy Cuba: Ya Kuba.
Documentario,
b/n
durata 141 min.
- Cuba, Russia 1964.
uscita venerdì 7 ottobre 2005.
MYMONETRO
Soy Cuba
valutazione media:
3,17
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L' altra Cubadi Charles KaneFeedback: 83 | altri commenti e recensioni di Charles Kane |
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mercoledì 5 maggio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
All’epoca pesantemente vituperato da critica e pubblico, in realtà Soy Cuba è un capolavoro nascosto, che grazie all’intervento di due noti registi come Scorsese e Coppola, ritorna alla luce in tutto il suo splendore. La pellicola, risultato di un’importante coproduzione sovietico-cubana, è divisa in quattro parti, tutte narranti la vita sull’isola negli anni ’50, all’indomani della rivoluzione: la prima rappresenta alcuni turisti statunitensi che a Cuba cercano divertimento sfrenato e in particolare si sofferma sulla figura della fragile Maria, che, per denaro, si intratterrà con uno dei turisti nella sua abitazione presso una baraccopoli, suscitando le ire del proprio ragazzo. La seconda parte del lungometraggio si svolge nei campi di barbabietole, dove un contadino subisce l’esproprio dell’abitazione e del terreno che lavora: dopo aver mandato i figli a divertirsi in città, decide, in preda al delirio, di dare tutto alle fiamme, perendo lui stesso nel rogo. Nel terzo episodio si prendono in esame i moti rivoluzionari dei castristi contro il regime di Batista: anche qui ci si sofferma su di una persona in particolare, in questo caso uno studente, Enrique, che perirà tragicamente in uno scontro con le forze dell’ordine. L’ultimo episodio, infine, prende in esame la vita di una famiglia montanara: anche qui c’è un protagonista, Mariano, che, venuto a contatto con uno dei guerriglieri castristi, ne critica aspramente il ricorso alle armi; dopo aver subito un bombardamento nel quale perirà uno dei tre figli, decide però di arruolarsi lui stesso nel corpo dei militanti rivoluzionari. Quello che traspare sin dal prologo del film, è la cura ossessiva della fotografia (a cura di Sergej Uruševskij, fido collaboratore del regista), tramite uno strepitoso utilizzo del bianco e nero e delle inquadrature per l’epoca decisamente all’avanguardia. Il film è colmo di poesia e dolore, sentimenti che si compenetrano l’uno nell’altro dando vita, assieme alle splendide immagini, a indimenticabili sequenze. Se i primi tre episodi si concludono in modo tragico, il quarto è l’unico che si avvale di un finale quanto meno di rivalsa, dove il protagonista Mariano viene rappresentato mentre marcia fiero e sorridente col fucile in spalla, simbolo della rivoluzione che di lì a poco rovescerà il regime dittatoriale. Soy Cuba è un film che stupisce ancor oggi, senza risultare troppo anacronistico, grazie soprattutto agli elevati livelli tecnici con cui è stato girato. Se ne consiglia la visione dopo quella del documentario “Soy Cuba - Il Mammuth Siberiano” del giovane regista Vicente Ferraz, che ne mette a nudo i retroscena tramite interviste ad alcuni degli attori protagonisti. Ottime le musiche di Carlos Fariñas.
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