Paolo D'Agostini
La Repubblica
La giovane rivoluzione cubana minacciata dal tentativo di sbarco Usa del ‘61 si era appena alleata con, I’Urss. Sbarcò sull’isola il famoso. regista Mikhail Kalatozov, celeberrimo per il simbolo del “disgel” Quando volano le cicogne. Accompagnato dal poeta Evtushenko e in collaborazione con il neonato Istituto del cinema cubano realizzò uno smisurato poema epico dalle ambizioni grandiose: propagandare la superiore civiltà rivoluzionaria da opporre agli avversari della guerra fredda, raccontando il passaggio dal regime di Batista alla liberazione di Fidel. Ma il film è tutt’altro che didascalico e realsocialista: virtuosistiche soluzioni di ripresa e illuminazione provano un formalismo esasperato che riecheggia la grande scuola sovietica e richiama l’audacia di Welles. Scontentò tutti e sparì subito. I russi avevano dato prova di un ingenuo insieme di “imperialismo” e generosità. Avevano tentato, pieni di slancio, di capire Cuba senza riuscirci. L’avevano idealizzata, stretta in una gabbia retorica infedele al suo vero carattere. Dopo trent’anni di oblio Soy Cuba è stato scoperto da Coppola e Scorsese («se lo avessi visto all’inizio della mia carriera sarei diventato un regista diverso») e da lì è rinata la sua leggenda, ora sui nostri schermi accompagnata da un documentario del brasiliano Vicente Ferraz. Uno degli intervistati, il fondatore del cinema cubano Alfredo Guevara, dice però: tutta questa fama ci sarebbe stata d’aiuto allora, oggi è so1o archeologia.
Da La Repubblica, 7 ottobre 2005
di Paolo D'Agostini, 7 ottobre 2005