Non così vicino

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Un film di Marc Forster. Con Tom Hanks, Mariana Treviño, Rachel Keller, Manuel Garcia-Rulfo.
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Titolo originale A Man Called Otto. Commedia, Ratings: Kids+13, durata 126 min. - Svezia, USA 2023. - Warner Bros Italia uscita giovedì 16 febbraio 2023. MYMONETRO Non così vicino * * * - - valutazione media: 3,23 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Il vicino che non vorresti (o forse sì)

di Lupo67


Feedback: 1314 | altri commenti e recensioni di Lupo67
domenica 26 febbraio 2023

Lui è Otto Anderson, pensionato di sessantatre anni. Vedovo da non molto. È scorbutico. Malmostoso. Intrattabile. Fa la ronda tutte le mattine nel vialetto. Si accerta che tutti i vicini abbiano il tagliando del parcheggio, e che nessuno lasci aperte le sbarre di accesso. Acquista centosessantacinque centimetri precisi di corda (anche se si vende al metro), perché è la misura che gli serve. Partecipa da festeggiato all’ipocrita festa di (pre)pensionamento anche se lo hanno demansionato, mettendogli sopra un ragazzino al quale lui ha insegnato tutto. Ed è a questo punto, dopo circa cinque minuti di film, che la sala del cinema esce progressivamente dal campo visivo, lo spettatore ha già deciso con chi stare, si immerge dentro la storia e la magia comincia.
Non così vicino (A man called Otto) è il remake di En man som heter Ove (Un uomo chiamato Ove), film svedese del 2015, tratto dall’omonimo romanzo di Fredrik Backman, adattato per lo schermo da David Magee (Miss Pettigrew, Vita di Pi) e diretto da Marc Forster (Il cacciatore di aquiloni, Quantum of Solace, World War Z).
La storia di Otto è quella classica dello scorbutico dal cuore grande, nel suo caso letteralmente troppo grande, vista la patologia di cui soffre. Solo che non egli ha a che fare con una bellissima ragazza come ne Il Bisbetico Domato, oppure con il ragazzetto fracassone di Up, ma con dei vicini (“idioti”, direbbe Otto) che non fanno correttamente la differenziata o che parcheggiano l’auto sul marciapiede. Com'è prevedibile, la vita ordinaria e senza scosse di Otto viene sconvolta dall’arrivo di Marisol e della sua famiglia.
Interpretato da Tom Hanks, il personaggio di Otto non ha mai molto da dire, così l’attore recita con le sole espressioni corporali. Eravamo già abituati all’Hanks di poche parole, ma lui è un fuoriclasse e riesce sempre a sorprendere. Quando Otto è solo sulla scena, la regia gli riserva campi stretti, strettissimi, perché lo spettatore colga l’emozioni non espresse. Il montaggio all’inizio è asciutto, quasi arido. Si passa da una situazione a quella successiva bruscamente. Infatti brusco è il momento in cui, in primo piano, al posto di Otto troviamo il cappio confezionato con la corda di cui sopra, e cominciamo a capire il perché della sua rabbia. Ma morire per Otto non sarà facile, non con i vicini che si ritrova.
Durante i tentativi di suicidio, Otto ricorda i momenti più intensi passati con la moglie Sonja (Rachel Keller), perduta l’anno prima. La tecnica del flashback è usata con grande saggezza e il racconto del perduto amore è tutt’altro che stucchevole. Mano a mano che la storia procede capiamo sempre meglio Otto e tifiamo perché Marisol ammorbidisca il suo cuore indurito. Il grande pregio di questo film è l’equilibrio perfetto tra il comico e il drammatico, tra le scene gigione - tante - e i momenti strappalacrime - tanti. Regista e sceneggiatore attuano il piccolo miracolo di trasformare una trama non originale in un piccolo gioiello senza pretese, un momento di Cinema, che è poi quello che al cinema chiediamo.
Otto da giovane è interpretato dal figlio di Tom Hanks, Truman, che non sfigura affatto vicino al padre. E’ grazie al suo Otto un po’ imbambolato, così diverso da quello anziano, che anche noi ci innamoriamo un pochino si Sonja. È grazie a Marisol (interpretata dall’ottima Mariana Treviño, la migliore sul set; Hanks, scansate) che scopriamo che il cuore di Otto è tenero, anzi, tenerissimo. Piccola ma doverosa nota, Marisol è doppiata splendidamente dalla nostra Marta Filippi.
Non così vicino, a parte lo sgorbio di titolo italiano, è un film riuscito. Non importa che sia bello o brutto, è come un incontro con la persona ideale: senti di conoscerla da sempre. E’ un racconto senza forzature, che ti acchiappa dai primi fotogrammi e che non vuoi più mollare, come quei libri pericolosi da iniziare prima di addormentarsi. Le lacrime che arriveranno (perché arriveranno) insieme alle risate (anch’esse garantite) sono il risultato di un prodotto ottimamente confezionato, di cui io ambisco a illustrare il semilavorato, ma che puoi assemblare solo se ti siedi in sala e ti lasci portare via.

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