gabriella
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martedì 18 luglio 2023
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a man called otto
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I burberi al cinema hanno sempre suscitato simpatia, basti pensare al Walter Matthau in "Fiore di Cactus" ad esempio, oppure con il collega e amico Jack Lemmon , o al Walt Kowalski di Clint Eastwood in " Gran Torino" ( film che oltretutto ha delle similitudini con quello di Forster), perchè è abbastanza scontato che sotto una ruvida corazza si nasconda un cuore tenero. Otto Andersen ( un ottimo Tom Hanks) è un vedovo inconsolabile, nulla ha più senso dopo la scomparsa della sua amata Sonya, il suo obiettivo è raggiungerla al più presto, nel frattempo fa le ronde nel suo abitato, mette in riga chi parcheggia fuori dalle strisce, chi non rispetta la raccolta differenziata o non mette la bicicletta nell’apposita rastrelliera, inimicandosi tutto il vicinato con i suoi modi scontrosi e bruschi.
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I burberi al cinema hanno sempre suscitato simpatia, basti pensare al Walter Matthau in "Fiore di Cactus" ad esempio, oppure con il collega e amico Jack Lemmon , o al Walt Kowalski di Clint Eastwood in " Gran Torino" ( film che oltretutto ha delle similitudini con quello di Forster), perchè è abbastanza scontato che sotto una ruvida corazza si nasconda un cuore tenero. Otto Andersen ( un ottimo Tom Hanks) è un vedovo inconsolabile, nulla ha più senso dopo la scomparsa della sua amata Sonya, il suo obiettivo è raggiungerla al più presto, nel frattempo fa le ronde nel suo abitato, mette in riga chi parcheggia fuori dalle strisce, chi non rispetta la raccolta differenziata o non mette la bicicletta nell’apposita rastrelliera, inimicandosi tutto il vicinato con i suoi modi scontrosi e bruschi. A scompigliare le carte ci pensa una nuova famiglia messicana , in particolar modo Marisol, moglie e madre di due bambine, un terzo in arrivo, esuberante, effervescente, sempre di buon umore che non si lascia scoraggiare dalla ritrosia di Otto, ma gli prepara cibi “interessanti”, lo coinvolge pian piano nella sua vita. Sarà l’opportunità per Otto di mettere il naso fuori casa e fuori dalle sue fissazioni e scoprire che può rendersi utile a qualcuno che ha bisogno di lui, di realizzare che si può andare avanti nonostante tutto, perché può contare sull’amicizia e sull’affetto degli altri. Nei vari flashback , vediamo un Otto giovane, interpretato dal figlio di Hanks ( Truman ) e non si può non notare nel giovane goffo e impacciato una certa somiglianza con il marito pasticcione di Marisol, mentre l’esuberanza di Sonya si avvicina molto a quella della vicina messicana, anche per questo molla le sue difese e si apre nuovamente alla vita. Da dire che Otto, malgrado la sua rigidità sull’ordine delle cose, è un uomo di apertura mentale e larghe vedute, infatti non ha nessuna difficoltà a ospitare in casa un giovane transgender, così come non ha mai dimostrato pregiudizio alcuno riguardo la nuova famiglia messicana, aveva solo bisogno di ritrovare il suo cuore, rimasto imprigionato nel dolore e riaffacciarsi alla vita. Tratto dal best seller svedese “ L’uomo che metteva in ordine il mondo”di”di Fredrik Backma , il film di Forster è un ritratto empatico e gentile di una persona che riesce ad oltrepassare le sue paure e le sue idiosincrasie offrendosi agli altri, accudire una sera due sorelline e leggere loro una fiaba, riparare un elettrodomestico alla vicina in difficoltà, salvare un uomo sui binari di una metropolitana, e sopratutto mettersi in ascolto e arrendersi alla vita e alla sua imprevedibilità. IL volto rassicurante di Tom Hanks è sicuramente la carta vincente , un’ altra interpretazione in cui è facile immedesimarsi e commuoverci, non è l’idilliaco e zuccheroso personaggio di una favola, ma un uomo pieno di difetti, come tutti, ma decisamente onesto e affidabile, al quale affideresti senza problemi i tuoi figli e le chiavi di casa, e tanto basta.
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lupo67
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domenica 26 febbraio 2023
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il vicino che non vorresti (o forse sì)
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Lui è Otto Anderson, pensionato di sessantatre anni. Vedovo da non molto. È scorbutico. Malmostoso. Intrattabile. Fa la ronda tutte le mattine nel vialetto. Si accerta che tutti i vicini abbiano il tagliando del parcheggio, e che nessuno lasci aperte le sbarre di accesso. Acquista centosessantacinque centimetri precisi di corda (anche se si vende al metro), perché è la misura che gli serve. Partecipa da festeggiato all’ipocrita festa di (pre)pensionamento anche se lo hanno demansionato, mettendogli sopra un ragazzino al quale lui ha insegnato tutto. Ed è a questo punto, dopo circa cinque minuti di film, che la sala del cinema esce progressivamente dal campo visivo, lo spettatore ha già deciso con chi stare, si immerge dentro la storia e la magia comincia.
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Lui è Otto Anderson, pensionato di sessantatre anni. Vedovo da non molto. È scorbutico. Malmostoso. Intrattabile. Fa la ronda tutte le mattine nel vialetto. Si accerta che tutti i vicini abbiano il tagliando del parcheggio, e che nessuno lasci aperte le sbarre di accesso. Acquista centosessantacinque centimetri precisi di corda (anche se si vende al metro), perché è la misura che gli serve. Partecipa da festeggiato all’ipocrita festa di (pre)pensionamento anche se lo hanno demansionato, mettendogli sopra un ragazzino al quale lui ha insegnato tutto. Ed è a questo punto, dopo circa cinque minuti di film, che la sala del cinema esce progressivamente dal campo visivo, lo spettatore ha già deciso con chi stare, si immerge dentro la storia e la magia comincia. Non così vicino (A man called Otto) è il remake di En man som heter Ove (Un uomo chiamato Ove), film svedese del 2015, tratto dall’omonimo romanzo di Fredrik Backman, adattato per lo schermo da David Magee (Miss Pettigrew, Vita di Pi) e diretto da Marc Forster (Il cacciatore di aquiloni, Quantum of Solace, World War Z). La storia di Otto è quella classica dello scorbutico dal cuore grande, nel suo caso letteralmente troppo grande, vista la patologia di cui soffre. Solo che non egli ha a che fare con una bellissima ragazza come ne Il Bisbetico Domato, oppure con il ragazzetto fracassone di Up, ma con dei vicini (“idioti”, direbbe Otto) che non fanno correttamente la differenziata o che parcheggiano l’auto sul marciapiede. Com'è prevedibile, la vita ordinaria e senza scosse di Otto viene sconvolta dall’arrivo di Marisol e della sua famiglia. Interpretato da Tom Hanks, il personaggio di Otto non ha mai molto da dire, così l’attore recita con le sole espressioni corporali. Eravamo già abituati all’Hanks di poche parole, ma lui è un fuoriclasse e riesce sempre a sorprendere. Quando Otto è solo sulla scena, la regia gli riserva campi stretti, strettissimi, perché lo spettatore colga l’emozioni non espresse. Il montaggio all’inizio è asciutto, quasi arido. Si passa da una situazione a quella successiva bruscamente. Infatti brusco è il momento in cui, in primo piano, al posto di Otto troviamo il cappio confezionato con la corda di cui sopra, e cominciamo a capire il perché della sua rabbia. Ma morire per Otto non sarà facile, non con i vicini che si ritrova. Durante i tentativi di suicidio, Otto ricorda i momenti più intensi passati con la moglie Sonja (Rachel Keller), perduta l’anno prima. La tecnica del flashback è usata con grande saggezza e il racconto del perduto amore è tutt’altro che stucchevole. Mano a mano che la storia procede capiamo sempre meglio Otto e tifiamo perché Marisol ammorbidisca il suo cuore indurito. Il grande pregio di questo film è l’equilibrio perfetto tra il comico e il drammatico, tra le scene gigione - tante - e i momenti strappalacrime - tanti. Regista e sceneggiatore attuano il piccolo miracolo di trasformare una trama non originale in un piccolo gioiello senza pretese, un momento di Cinema, che è poi quello che al cinema chiediamo. Otto da giovane è interpretato dal figlio di Tom Hanks, Truman, che non sfigura affatto vicino al padre. E’ grazie al suo Otto un po’ imbambolato, così diverso da quello anziano, che anche noi ci innamoriamo un pochino si Sonja. È grazie a Marisol (interpretata dall’ottima Mariana Treviño, la migliore sul set; Hanks, scansate) che scopriamo che il cuore di Otto è tenero, anzi, tenerissimo. Piccola ma doverosa nota, Marisol è doppiata splendidamente dalla nostra Marta Filippi. Non così vicino, a parte lo sgorbio di titolo italiano, è un film riuscito. Non importa che sia bello o brutto, è come un incontro con la persona ideale: senti di conoscerla da sempre. E’ un racconto senza forzature, che ti acchiappa dai primi fotogrammi e che non vuoi più mollare, come quei libri pericolosi da iniziare prima di addormentarsi. Le lacrime che arriveranno (perché arriveranno) insieme alle risate (anch’esse garantite) sono il risultato di un prodotto ottimamente confezionato, di cui io ambisco a illustrare il semilavorato, ma che puoi assemblare solo se ti siedi in sala e ti lasci portare via.
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the moon
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domenica 26 febbraio 2023
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tenero e commovente
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Un bel film , una storia dove ci si può anche ritrovare e commuoversi , una verità trascinata da un bravissimo Tom Hanks sempre straordinario a comunicare emozioni profonde. Forse troppo semplice e palese nel concludere la storia , ma resta un ottimo film ,piacevole per una domenica di pioggia o un pomerigio nostalgico.
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rosalinda gaudiano
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sabato 25 marzo 2023
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quando il cinema racconta l''umanità sola
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Lui è Otto, Otto Anderson, uomo burbero, scontroso con il mondo intero. Il fatto è che Otto, uomo ormai solo, ha talmente un vuoto affettivo dilaniante, che non riesce a cogliere l’umanità che lo circonda nella normale quotidianità, anzi è come se la rifiutasse. La sua abitazione è in un comune residence, dove i vicini si conoscono anche da tempo.
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Lui è Otto, Otto Anderson, uomo burbero, scontroso con il mondo intero. Il fatto è che Otto, uomo ormai solo, ha talmente un vuoto affettivo dilaniante, che non riesce a cogliere l’umanità che lo circonda nella normale quotidianità, anzi è come se la rifiutasse. La sua abitazione è in un comune residence, dove i vicini si conoscono anche da tempo. Ma se qualcuno non rispetta le normali regole di convivenza Otto lo fa subito notare ed anche con maniere molto aggressive. La verità è che Otto si sente solo ed inutile da quando sua moglie Sonya è morta. La perdita della compagna di vita per Otto è incolmabile, insostenibile, tanto che più di una volta tenta il suicidio, senza però portare mai a buon fine il suo intento. Un giorno bussa alla sua porta una forza della natura, la giovane Marisol, madre di due bambine e in attesa del terzo. Marisol con suo marito hanno preso in affitto un appartamento proprio difronte a quello di Otto. Diretto da Marc Forster, “Non così vicino” dipana lungo tutta la storia la condizione moralmente frustrante dell’uomo Otto, a cui non sono rimasti che i ricordi, unici ed indimenticabili momenti di una vita passati con la sua Sonya. Ed è come se in Otto si fosse dissolta quell’energia vitale, quella forza interiore che serve ad ognuno per accettare di continuare a vivere anche nell’assenza della persona con cui si è condivisa una fetta di esistenza. Ma ecco che accade qualcosa di molto importante. Otto viene quasi travolto dal tornado Marisol, giovane donna messicana che con la sua autenticità umana restituisce ad Otto un sentimento di vicinanza e di vera amicizia. Qualcosa di forte ed unico, che giorno dopo giorno fa rientrare Otto nei canoni di una vita che rappresenta l’oggi, con i dolori e con piccole schiarite di vicinanza umana . Sceneggiato a più mani, “Non così vicino”, tratto dal bestseller “L’uomo che metteva in ordine il mondo” di Fredrick Backman, è un film delizioso per come racconta l’avventura interiore di Otto Anderson, caratterizzato magistralmente dalla bravura di Tom Hanks. Un’avventura che Marc Forster gioca in un gradevole equilibrio filmico tra commedia e dramma. La commedia, espressa in figure dapprima solo accennate, come i vicini di casa e la ragazza transgender, e poi ben definite come persone artefici di un’umanità che esiste e che comunica solidarietà. Il dramma, che comunque resta nella vita dell’uomo Otto, ma che ad un certo punto riesce a riappropriarsi della sua vita così com’è, e portare i fiori rosa sulla tomba della sua Sonya non più da solo, ma in compagnia di chi ora condivide con lui una sorta di quotidianità, standogli semplicemente vicino. E sapete chi è l’attore che interpreta Otto Anderson da giovane? E’ Truman Hanks, il figlio di Tom Hanks.
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stefano73
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sabato 18 febbraio 2023
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l''importanza del vicinato e del quartiere
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Film "Non così vicino". Tom Hanks interpreta Otto, un anziano signorotto di un quartiere periferico negli Stati Uniti del nord. È da poco vedovo ed è anche per questo scontroso, burbero e polemico con il vicinato e la comunità. Vicenda incentrata sul protagonista, sul suo passato complesso e le relazioni difficili al quale deve per forza interagire nel quartiere e confrontarsi. Film godibile e spassoso... ma anche triste, con molti spunti sulla società di oggi, la solitudine, la vecchiaia e l'importanza di chi ci vive "vicino". Voto:7
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figliounico
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giovedì 5 ottobre 2023
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commediola pacchiana e strappalacrime
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Un cumulo di luoghi comuni all’insegna del politicamente corretto, dall’inserimento artificioso nella storia principale del tema lgbt, attraverso il racconto aneddotico del ragazzo transgender cacciato di casa dal padre, alla vicenda compassionevole della coppia di anziani di colore perseguitata dall’imprenditore bianco, si somma ad una serie infinita di tragedie che colpisce il protagonista, ovvero sua moglie, poveretta, in questa commedia sentimentale e dichiaratamente strappalacrime diretta da Forster in cui Hanks celebrando a suo modo la famiglia fa lavorare il figlio Truman, con una pensata geniale, nella parte del suo stesso personaggio da giovane. Tratto da un romanzo già trasposto in celluloide dallo svedese Holm nel 2015 è un remake, di cui non si sentiva il bisogno, in perfetto stile hollywoodiano melenso e pacchiano con il nome della grande star in locandina come richiamo per le allodole ossia per il pubblico di bocca buona amante delle commediole dei buoni sentimenti tracimanti bontà e banalità.
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