|
"The woman who left" è un film da guardare e da vivere fino all'ultima scena. La trama in sè reca un tema classico, la vendetta per un'ingiustizia subita, ma essa è solo lo spunto per un'esplorazione quanto mai profonda e intensa nella desolazione degli ultimi del mondo. Gobbi, zoppi, baraccati, invasati, travestiti, povera gente tra altra povera gente, tutti con la loro parte di umanità e le loro debolezze. Il venditore di uova è forse il personaggio più coreografico di tutti, poi c'è la senzatetto che vede ovunque il Demonio, il travestito in fuga dalla sua vita, la raccoglitrice di cianfrusaglie e le famigliole numerose che vivono in fatiscenti baracche. Più in là, quasi mai in primo piano ed appena studiati, ci sono i "ricchi", quelli che stanno bene.
I ritmi e i dialoghi fanno di questo film una perla del neorealismo moderno dell'estremo Oriente.
Peccato davvero per la sceta del bianco e nero, ingiustificabile. Ci sono volti e corpi umani, c'è la natura, ci sono le strade sporche e desolate, le architetture strampalate. Tutto ciò ha dei colori, che non vengono mostrati per questa scelta nefasta. I colori sono una parte dell'anima di un film. Togliere i colori è come togliere il suono, le voci, è una sottrazione assoluta che non viene compensata da altre qualità.
[+] lascia un commento a ennio »
[ - ] lascia un commento a ennio »
|
twitter
diventa fan
