pentagrammamagazine.it
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sabato 13 gennaio 2018
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recensione: benedetta follia
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Benedetta Follia è il nuovo film di Carlo Verdone nel quale il sig. Guglielmo Pantalei, proprietario di un negozio di articoli religiosi, rimane spiazzato dalla confessione della moglie che, dopo 25 anni di matrimonio, lo informa di avere una relazione con una donna, la commessa del negozio.
Guglielmo così entra in in una sorta di depressione ma per fortuna nella sua malinconia, nella sua frustrazione per la non accettazione di questa separazione irrompe Luna, giovane borgatara romana che si propone come nuova commessa; dal carattere intraprendente ed esuberante, diametralmente opposto a quello rassegnato e bacchettone di Guglielmo, Luna decide di iscriverlo in un sito per incontri per farlo uscire dalla malinconia e dalla tristezza quotidiana.
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Benedetta Follia è il nuovo film di Carlo Verdone nel quale il sig. Guglielmo Pantalei, proprietario di un negozio di articoli religiosi, rimane spiazzato dalla confessione della moglie che, dopo 25 anni di matrimonio, lo informa di avere una relazione con una donna, la commessa del negozio.
Guglielmo così entra in in una sorta di depressione ma per fortuna nella sua malinconia, nella sua frustrazione per la non accettazione di questa separazione irrompe Luna, giovane borgatara romana che si propone come nuova commessa; dal carattere intraprendente ed esuberante, diametralmente opposto a quello rassegnato e bacchettone di Guglielmo, Luna decide di iscriverlo in un sito per incontri per farlo uscire dalla malinconia e dalla tristezza quotidiana.
Inizialmente reticente e abbastanza diffidente, Guglielmo comincerà così a conoscere donne tra le più disparate: dalla ninfomane, all'ipocondriaca e in questo turbinio di donne che lo circondano emerge la figura di un sessantenne fragile e infelice, conscio della sua età che ad un certo punto però decide di reagire alla situazione spiacevole che sta vivendo e di rimettersi nonostante tutto ancora in gioco, sebbene mai pienamente convinto di quello che sta facendo.
Il film è molto simpatico: alterna fasi di risate e sorrisi a momenti di dolce malinconia e riflessione.
Le due figure Luna e Guglielmo proprio perchè così diverse caratterialmente daranno vita a dialoghi divertenti facendo, in modo alternato e intelligente, l'uno la spalla dell'altro.
Figure molto importanti per la buona riuscita della commedia anche le donne che incontra Guglielmo. In questo film infatti spicca la bravura di valide attrici oltre a Ilenia Pastorelli che interpreta Luna inizialmente ricordando Micaela Ramazzotti ma trovando man mano la propria personale interpretazione, nel film troviamo la partecipazione di Lucrezia Lante della Rovere che interpreta la ex moglie di Guglielmo, Maria Pia Calzone nei panni di Ornella e Paola Minaccioni una possibile pretendente del protagonista.
Verdone in questo film finalmente torna protagonista ma con una veste nuova. Le gag e le situazioni esilaranti e surreali che si vengono a creare tra i personaggi rendono questa volta la storia la trama più simile allo stile delle commedie francesi che alternano certi tipi di ironie anche un pò più spinte ma comunque esilaranti senza trascendere nel volgare, come la scena del telefonino della ninfomane al ristorante.
Il questo lavoro si nota come Verdone si sia rivisto nelle sue capacità di regista, sceneggiatore e interprete dei film, ritornando sul grande schermo in una veste un pò più attuale, meno legato a quello che era la sua struttura cinematografica che negli ultimi tempi non lo ha visto proprio al top. In questo film si ritrova invece un Verdone più fresco, capace di mettersi in gioco pur rimanendo se stesso e continuando ad interpretare i suoi personaggi tra malinconia, insicurezza, ironia disarmante; questo lavoro di rinnovamento lo porta a diventare così un autore attuale: non è più il Verdone degli anni del grande successo ma un altro di altrettanto successo ma forse più al passo con i tempi.
Anche la trama, a tratti certamente eccessiva e molto ricercata nelle situazioni richiama il cinema francese e, in generale, risulta molto originale. Forse solo il finale è un pò forzato ma nel complesso il film non ne risente.
Infine, Verdone ritorna al centro della scena e ritorna bene, con uno smalto nuovo, lucido, brillante, non banale si ride di gusto e si guarda il film con piacere e per questo si guadagna meritatamente, a pochi giorni dall'uscita, il primo posto al Box office.
Film assolutamente consigliato, da vedere.
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[+] verdone allo specchio con il proprio sé
(di tom87)
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boyracer
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giovedì 11 gennaio 2018
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verdone torna a far "ridere sul serio"
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Finalmente Verdone è tornato! Finalmente si ride, di nuovo, in Italia! Non era facile, per l'ultimo baluardo della comicità italiana, l'impresa di ritornare ai livelli, alti, che gli sono più consoni, dopo una serie di film meno brillanti e l’inspiegabile passo falso del precedente lavoro con Antonio Albanese. Invece l'impresa c'è stata. Il nuovo film, prodotto ancora una volta da Aurelio De Laurentis con il figlio Luigi (quest’ultimo ha degnamente introdotto il regista alla presentazione della prima a Milano) è stato congegnato con una nuova squadra di produzione, a partire dai 2 sceneggiatori che Verdone ha tenuto a citare: Nicola Guaglianone e Menotti (pseudonimo di Roberto Marchionni), e cioè i 2 autori del grande successo della scorsa stagione “Lo Chiamavano Jeeg Robot”, film che ha messo in evidenza proprio quella Ilenia Pastorelli (vincitrice al debutto del David di Donatello) protagonista femminile anche di "Benedetta Follia".
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Finalmente Verdone è tornato! Finalmente si ride, di nuovo, in Italia! Non era facile, per l'ultimo baluardo della comicità italiana, l'impresa di ritornare ai livelli, alti, che gli sono più consoni, dopo una serie di film meno brillanti e l’inspiegabile passo falso del precedente lavoro con Antonio Albanese. Invece l'impresa c'è stata. Il nuovo film, prodotto ancora una volta da Aurelio De Laurentis con il figlio Luigi (quest’ultimo ha degnamente introdotto il regista alla presentazione della prima a Milano) è stato congegnato con una nuova squadra di produzione, a partire dai 2 sceneggiatori che Verdone ha tenuto a citare: Nicola Guaglianone e Menotti (pseudonimo di Roberto Marchionni), e cioè i 2 autori del grande successo della scorsa stagione “Lo Chiamavano Jeeg Robot”, film che ha messo in evidenza proprio quella Ilenia Pastorelli (vincitrice al debutto del David di Donatello) protagonista femminile anche di "Benedetta Follia". I nuovi sceneggiatori sono probabilmente i veri responsabili della riuscita del film, un sospiro di sollievo per il cinema italiano, per la commedia all'italiana, e soprattutto per la comicità italiana, questa grande assente dagli schemi ormai da diversi anni. Per la rinascita Carlo Verdone e De Laurentiis hanno cambiato squadra per dare aria fresca e nuova energia (come lui stesso ha riconosciuto, sempre alla presentazione milanese) alla sua ispirazione che si era forse un po’ “impigrita”.
In questo film lui attore torna di nuovo al centro della scena e della storia (cosa che per i suoi temi abituali e la sua non più giovanissima età poteva essere un grosso rischio), come invece non aveva fatto negli ultimi film dove lasciava più spazio ai coprotagonisti. Si è attorniato di tante donne a fare da spalla, tutte con grande bravura e tempismo nelle scene comiche, queste ultime azzeccate e pungenti come non si vedeva da tempo (non solo con Verdone ma nel cinema italiano in generale). Oltre alla Pastorelli, partner principale e co-protagonista, ci sono Lucrezia Lante della Rovere, Maria Pia Calzone e Paola Minaccioni, per citare le principali, che hanno chi il ruolo di (ex)moglie, chi quello di aspiranti nuove amanti/compagne, e che lo coinvolgeranno, causa incontri organizzati dalla Pastorelli tramite un’app di appuntamenti, in situazioni tanto imbarazzanti quanto improbabili e persino sconvenienti, fino al limite dell’indecente. Allo stesso tempo Guglielmo, ormai attempato titolare di un seriosissimo e imbalsamatissimo negozio di articoli per religiosi, assumendola temporaneamente come commessa (più che improbabile, decisamente inadeguata) darà una mano a Luna, questo il nome del personaggio interpretato dalla Pastorelli, a risolvere in qualche modo alcune situazioni critiche in cui si era cacciata. Insomma, l’amicizia di un timorato di Dio abituato a pie frequentazioni di alti prelati, con una vera coatta romana in mini di pelle o short pants e zeppe da cubista, con problemi economici, famigliari e altro.
Il primo solido componente, su cui poggiano stabilmente tutti gli altri, è quindi proprio la sceneggiatura, quadrata, credibile, semplice ma non approssimativa, con solo qualche fronzolo nella seconda parte, ma che fondamentalmente dà corpo ad una storia coinvolgente, dove ben si inseriscono diverse situazioni e battute che strappano sorrisi convinti (e applausi a scena aperta durante la prima a Milano). Sulla buona sceneggiatura (questo vero convitato di pietra per il cinema italiano degli ultimi anni) trovano spazio anche dialoghi azzeccati per naturalezza e sintesi, temi tutto sommato leggeri ma sentiti e attualissimi (gli amori ai tempi dei social e delle app per incontri, la seconda e terza età che vengono sempre più vissute come “code di forzata giovinezza”, le difficoltà dei giovani nel farsi largo nella società della crisi), un buon finale con colpo di scena inaspettato ma funzionale, e che spiega anche alcuni dubbi accumulati durante la narrazione, il tutto veicolato da interpretazioni convincenti seppur mai sopra le righe o fuori tono.
Una nota positiva anche per la colonna sonora e per l’inserto “onirico-danzesco” (coreografato dal pluri-osannato Marco Tommassini di X-Factor) presente per la prima volta nei 40 anni di cinema da poco festeggiati da Verdone come attore, regista e sceneggiatore (e scusate se è poco).
Va bene, non possiamo parlare di “capolavoro” (come dicevamo c’è qualche “giro” superfluo nel secondo tempo, e anche la scena del “telefono erotico” è forse un po’ eccessiva) ma certamente di un onesto buon “film commedia” come da un po’ non se ne vedeva. Vera aria fresca per la commedia italiana, aria nuova per Carlo Verdone, che fa ben sperare anche per il futuro, e aria di sane risate per un pubblico in crisi di astinenza da parecchio tempo.
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achab50
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giovedì 18 gennaio 2018
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quando il mestiere supera le (poche) idee
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Non si può vedere questo film senza provare una sensibile delusione; Verdone ha imparato da Alberto Angela che prepara i suoi programmi facendo un mosaico dei filmati in archivio. Qui troviamo il solito menage famigliare che salta, la solita sfilata di aspiranti più o meno fuori di testa, la solita pastiglia assassina, il solito passaggio in discoteca. Ci sono davvero poche occasioni umoristiche anzi quella dello smarphone con vibratore, molto insistita, è particolarmente greve e ci poteva essere risparmiata. I personaggi come al solito sono ben delineati e gli attori stanno bene e credibilmente nella parte; per tutto il film si ha l'impressione del deja-vu e si capisce che Verdone ha fatto leva sul suo mestiere essendo, speriamo solo in questa occasione, decisamente a corto di idee nuove.
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Non si può vedere questo film senza provare una sensibile delusione; Verdone ha imparato da Alberto Angela che prepara i suoi programmi facendo un mosaico dei filmati in archivio. Qui troviamo il solito menage famigliare che salta, la solita sfilata di aspiranti più o meno fuori di testa, la solita pastiglia assassina, il solito passaggio in discoteca. Ci sono davvero poche occasioni umoristiche anzi quella dello smarphone con vibratore, molto insistita, è particolarmente greve e ci poteva essere risparmiata. I personaggi come al solito sono ben delineati e gli attori stanno bene e credibilmente nella parte; per tutto il film si ha l'impressione del deja-vu e si capisce che Verdone ha fatto leva sul suo mestiere essendo, speriamo solo in questa occasione, decisamente a corto di idee nuove. E' ora di cambiare, film come questo giustificano la crisi profonda del cinema italiano. Ottima Ilenia Pastorelli nella parte non facile della coatta di buon cuore.
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muttley72
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sabato 20 gennaio 2018
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commedia divertente, ma niente di eccezionale
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Verdone in questo film utilizza Ilenia Pastorelli, una garanzia almeno quando si tratta di fare la "borgatara" (...come ha già in passato ben dimostrato), che poi è l'unica cosa che deve fare in questo film.
Il film, invece, (e il trailer rende bene l'idea) affronta il tema della "solitudine di mezza età", in questo caso di un uomo che non ha problemi lavorativi, ma che perde dopo 25 anni la moglie (scopertasi improvvisamente lesbica).
Non avendo un giro di conoscenze utile per farsi presentare donne interessanti (lavora nelle forniture liturgiche e frequenta solo alti prelati) accetta l'idea della nuova commessa, cioè quella di usare i "social" funzionali alla conoscenza di donne.
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Verdone in questo film utilizza Ilenia Pastorelli, una garanzia almeno quando si tratta di fare la "borgatara" (...come ha già in passato ben dimostrato), che poi è l'unica cosa che deve fare in questo film.
Il film, invece, (e il trailer rende bene l'idea) affronta il tema della "solitudine di mezza età", in questo caso di un uomo che non ha problemi lavorativi, ma che perde dopo 25 anni la moglie (scopertasi improvvisamente lesbica).
Non avendo un giro di conoscenze utile per farsi presentare donne interessanti (lavora nelle forniture liturgiche e frequenta solo alti prelati) accetta l'idea della nuova commessa, cioè quella di usare i "social" funzionali alla conoscenza di donne. Parte una serie di incontri con le donne conosciute, incontri che sanno un pò di "deja vu" (...ricordo ad es. li film di Nuti o era Pieraccioni? in cui si passano in rassegna donne/persone ognuna con qualche difetto, tanto per ridere di ogni situazione che si crea).
C'è anche una parentesi "para-felliniana" e un pò visionaria (...quando a Verdone viene propinata di nascosto una pasticca di exstasi).
Nel finale che non svelo la conclusione della vicenda e del problema
Un film (commedia) vedibile ed a tratti divertente, ma non innovativo, non indimenticabile, e non molto "profondo" nè "impegnato", come invece altre commedie (con qualche nota amara) di Verdone in passato apparivano. Sarà comunque un film con buoni incassi.
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eugenio
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domenica 21 gennaio 2018
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l’amore sacro e l’amor profano
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C’è stato (e per fortuna c’è ancora) nel cinema di Carlo Verdone un retrogusto amaro di ipocondria e idiosincrasia che lo avvicina alla filmografia di Woody Allen, clichè di un personaggio mutevole dalla incerta sfumatura psicologica incapace di affrontare la vita e il destino con serenità.
Il leitmotiv accompagna un pò tutte la produzione del regista-attore romano: da Borotalco, Bianco Rosso e Verdone, Compagni di scuola, Viaggi di Nozze, sino a Ma che colpa abbiamo noi, Io,Loro e Lara per proseguire nel 2018 con Benedetta follia, il nuovo film nelle sale dall’11 gennaio.
La storia è quella di Guglielmo (Carlo Verdone), proprietario di un negozio - ereditato dal padre- di articoli ecclesiastici e sacri, che lasciato dalla moglie (Lucrezia Lante dalla Rovere) per un’altra donna l’anniversario del venticinquesimo anno -vedi Manhattan di Woody Allen del 1979- per la commessa del negozio (sic!), dopo la conseguente crisi, si trova totalmente solo e frustrato dai mali della nostalgia e della solitudine.
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C’è stato (e per fortuna c’è ancora) nel cinema di Carlo Verdone un retrogusto amaro di ipocondria e idiosincrasia che lo avvicina alla filmografia di Woody Allen, clichè di un personaggio mutevole dalla incerta sfumatura psicologica incapace di affrontare la vita e il destino con serenità.
Il leitmotiv accompagna un pò tutte la produzione del regista-attore romano: da Borotalco, Bianco Rosso e Verdone, Compagni di scuola, Viaggi di Nozze, sino a Ma che colpa abbiamo noi, Io,Loro e Lara per proseguire nel 2018 con Benedetta follia, il nuovo film nelle sale dall’11 gennaio.
La storia è quella di Guglielmo (Carlo Verdone), proprietario di un negozio - ereditato dal padre- di articoli ecclesiastici e sacri, che lasciato dalla moglie (Lucrezia Lante dalla Rovere) per un’altra donna l’anniversario del venticinquesimo anno -vedi Manhattan di Woody Allen del 1979- per la commessa del negozio (sic!), dopo la conseguente crisi, si trova totalmente solo e frustrato dai mali della nostalgia e della solitudine.
Ci penserà Luna (una convincente Ilenia Pastorelli, ex GF, ex modella ed ex ragazza di Jeeg Robot), la borgatara coatta assai poco colta ma dalla grande umanità (oltre che dal pesante debito) a salvare “le sorti” della reprimenda di Guglielmo, tingendo d’arcobaleno il colore grigio di un’esistenza votata al ruffianesimo del clero. E, cosa più importante, permettendo all’ipocondriaco protagonista di tornare a mettere in moto la sua “vecchia” ma funzionante moto, feticcio di un incidente e di un trauma risalente al lontano 1992 con cui si apre la pellicola.
Io voglio vivere, non esistere!
Così urla in una delle scene -meglio riuscite del film- il personaggio di Carlo Verdone, sancendo la sua dignità perduta in discoteca dopo una pasticca di ecstacy che le diaboliche amiche di Luna in macchina gli hanno dato spacciandolo per analgesico. Nel delirio da trip con un altro sé stesso, quello di un Guglielmo gagliardo, pronto a conquistare il mondo nei ruggenti anni ’80, si legge il patema generazionale di chi da quel mondo è stato respinto per adattarsi a un quieto vivere affogato nell’accidia e nel rimpianto d’amor perduto, sulle note struggenti de “La stagione dell’amore” di Franco Battiato.
Eppure chi conosce le pellicole del Carletto nazionale, sa che rimpianto e nostalgia fanno il paio con ironia e grottesco le armi di cui l’animo umano si dota (per scelta o per necessità) al fine di resistere agli urti della vita. E così, un po’ come il Servillo di Lasciati andare, Gugliemo si affida alla svampita Luna per rinnovare la sua vita, o almeno per ritrovare lo smalto del passato.
E se il secolo scorso viveva l’arte del corteggiar con fiori e dediche a parole e in casi estremi con serenata alla Giulietta e Romeo, nel mondo dei social, tutto vive di incontri virtuali, di applicazioni sullo Smartphone, di amicizie spesso non propriamente trasparenti.
Così se i tentativi di approccio di un Guglielmo “poco incline alla tecnologia” con nuove (im)probabili fidanzate alternano l’increscioso e il ridicolo da cinepattone (con un apice nel cameo di un’assatanata Adriana che in un gioco erotico col telefono iniziato al ristorante termina la sua esperienza in ospedale), dall’altro il risalto a un film scucito e frammentato è fornito dalla vena satirica di Verdone, in alcune sue classiche ipocondrie e soprattutto nel rapporto, contrastato, con la sua “alter-ego” Pastorelli in cui si legge lo spasamento di un uomo borghese e “vintage” nei confronti di una cultura giovanilistica e spavalda.
Guglielmo, malinconico e depresso, finisce per abbracciare la benedetta follia, ed è proprio questo il limite del film. La ricerca a tutti i costi di un happy-ending frettoloso, il bascular continuamente tra due stadi, quello della ricerca di una nuova vita e l’esilio faticosamente rimandato (il legame perduto con la moglie), non graffiano, non incidono la pelle dello spettatore. Fanno ridere ma non riflettere.
Ed è un peccato. Un conto è uscir dalla sala dimenticandosi il film dopo mezz’ora, liquidandolo come prodotto appena corretto, contentino di due ore di relax da week-end, un altro è riuscire a mostrare come la nostra vita di ipocondriaci quotidiani possa essere presa in giro, bistrattata e sardonicamente ritratta, lasciandoci immergere con empatia nel sinistrato personaggio verdoniano di turno.
Cosa che Benedetta follia raramente fa.
Resta comunque Verdone. E tanto ci basta.
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zim
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martedì 23 gennaio 2018
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l'eterno e il transitorio
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Il cortocircuito tra l'eterno e il transitorio nell'invenzione comica funziona sempre. Lo sapeva Fellini che metteva in scena le sfilate di moda ecclesiastica, lo segue nel suo ultimo film Verdone che ambienta la fine del rapporto matrimoniale del protagonista, Guglielmo, proprietario di un negozio di arte sacra, in una lussuosa mensa dell'alta gerarchia vaticana. La moglie di punto in bianco tra uno starnuto e uno scambio di piatti si dichiara insofferente al mellifluo ambiente del consorte, gli rivela la sua relazione con una amica e lo lascia in asso ai devoti merletti del suo mondo.
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Il cortocircuito tra l'eterno e il transitorio nell'invenzione comica funziona sempre. Lo sapeva Fellini che metteva in scena le sfilate di moda ecclesiastica, lo segue nel suo ultimo film Verdone che ambienta la fine del rapporto matrimoniale del protagonista, Guglielmo, proprietario di un negozio di arte sacra, in una lussuosa mensa dell'alta gerarchia vaticana. La moglie di punto in bianco tra uno starnuto e uno scambio di piatti si dichiara insofferente al mellifluo ambiente del consorte, gli rivela la sua relazione con una amica e lo lascia in asso ai devoti merletti del suo mondo. "L'amore è eterno finché dura" recitava il titolo di un altro film di Verdone. Il contegno e sante frequentazioni di Guglielmo persistono nella rassegnata solitudine post matrimoniale ma saranno messi a dura prova da Luna, una ragazza dai modi immediati e dall'abbigliamento fuori contesto. Luna riesce a farsi assumere come commessa a dispetto di altre più misurate e competenti aspiranti. La ragazza inaspettatamente gestisce negozio e principale con profitto e buon senso. Da angelo naïf riesce a reinventare il quotidiano del protagonista nonostante le trappole e gli equivoci dei disincanti contemporanei che culminano nella surreale telefonata tra Guglielmo e le alte sfere vaticane ascoltata direttamente dall'origine del mondo di una eccentrica vogliosa quanto imprudente signora. Verdone si conferma abile nell'orchestrare personaggi e situazioni. Più che brava Ilenia Pastorelli con la sua grazia selvaggia metropolitana a tratti quasi commovente. Qualche lungaggine d'effetti nella sequenza post pasticca ma veramente bella la ripresa dall'alto di Guglielmo e Luna a mare. Perfetta nel suo ruolo Maria Pia Calzone nella parte di Ornella dalla bella faccia paciosa. Lucrezia della Rovere legnosa quanto basta. Alla fine sorprese e lieto fine non mancano.
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mauro2067
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venerdì 2 febbraio 2018
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superare i cinquant'anni....
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Purtroppo per Verdone, questi suoi di film cominiciano a diventare ripetitivi, prevedibili, scontati e cosa più grave patetici. La figura dell'uomo di mezz'età in cirsi esistenziale, sfigato, imbranato, in continue situazioni imbarazzanti, lasciato dalla moglie con un lavoro deprimente, comincia ad annoiare e, almeno per me, a non far più ridere. Si prenda una pausa.
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lucascialo
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domenica 13 maggio 2018
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il solito verdone con qualche intuizione nuova
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Carlo Verdone somiglia sempre più a Woody Allen. Al quale, come ormai noto, si ispira. E non solo per la presenza nei suoi film di un protagonista ansioso con i suoi disastrosi problemi relazionali con le donne e una società incasinata, che in genere egli stesso interpreta, ma anche per il fatto che ormai i suoi film riprendono i canovacci dei tempi migliori aggiungendoci giusto qualche nuova intuizione. Nonché un adeguamento contemporanei. In questa pellicola, il protagonista sventurato di turno è Guglielmo Pantalei, che ha ereditato dal padre un negozio di articoli religiosi. Avendo quindi a che fare con le autorità clericali e mantenendo sempre una vita mite, composta, conformista. Al punto che la moglie, Irene, interpretata da Lucrezia Lante della Rovere, decide di mollarlo dopo 25 anni di matrimonio.
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Carlo Verdone somiglia sempre più a Woody Allen. Al quale, come ormai noto, si ispira. E non solo per la presenza nei suoi film di un protagonista ansioso con i suoi disastrosi problemi relazionali con le donne e una società incasinata, che in genere egli stesso interpreta, ma anche per il fatto che ormai i suoi film riprendono i canovacci dei tempi migliori aggiungendoci giusto qualche nuova intuizione. Nonché un adeguamento contemporanei. In questa pellicola, il protagonista sventurato di turno è Guglielmo Pantalei, che ha ereditato dal padre un negozio di articoli religiosi. Avendo quindi a che fare con le autorità clericali e mantenendo sempre una vita mite, composta, conformista. Al punto che la moglie, Irene, interpretata da Lucrezia Lante della Rovere, decide di mollarlo dopo 25 anni di matrimonio. Il mondo sicuro e composto di Guglielmo così si sgretola, ma nella sua vita irrompe una ragazza, Luna, classica romanaccia volgare e senza cultura completamente disconnessa con lo stile di vita di Guglielmo, interpretata dalla vulcanica Ilenia Pastorelli. Ma soprattutto, col suo negozio, per il quale si è candidata come commessa. Ma alla fine riesce a strappare miracolosamente una prova di due mesi. Come noto, però, gli opposti si attraggono e i due mondi, tra vari imprevisti e immancabili equivoci, finiranno per fondersi e darsi una mano a vicenda per i propri rispettivi guai. Il film è gradevole, simpatico, a tratti divertente, con alcune intuizioni geniali che fortunatamente Verdone riesce ancora a proporre. Certo, nei primi 5 minuti già avviene l'evento centrale del film, come se Verdone avesse trasmesso la sua proverbiale ansia alla trama. Poi una buona oretta e passa scorrevole, almeno fino alla scena più divertente del film: l'episodio della ragazza e dello smartphone. Da questo punto in poi il film cala fino al finale alquanto scontato. Insomma, un Verdone che cambia gli strumenti (attori e sketch) mentre la musica è più o meno sempre la stessa. Quella che piace da quasi quarant'anni, ben collaudata, ma che a tratti ormai annoia.
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rob8
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martedì 17 luglio 2018
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un’opera della maturità
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Un’opera della maturità, che a dispetto del titolo, finisce per celebrare la normalità, degli affetti e dei rapporti umani, di contro alla follia dei tempi contemporanei (dallo sballo alla degradazione sessuale, dall’usura allo sradicamento giovanile) indagati con la consueta capacità analitica.
Verdone recupera temi e soluzioni narrative delle sue prove migliori e li distilla in un bilancio esistenziale, dai toni autobiografici. Non mancano esilaranti momenti comici, pur con qualche eccesso evitabile, ma il nerbo del film è appunto nella riflessione di un uomo sui propri anni e sul suo stare al mondo; riflessione che non casualmente ha il suo momento significativo nel dialogo con un alter-ego giovane evocato in uno specchio.
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Un’opera della maturità, che a dispetto del titolo, finisce per celebrare la normalità, degli affetti e dei rapporti umani, di contro alla follia dei tempi contemporanei (dallo sballo alla degradazione sessuale, dall’usura allo sradicamento giovanile) indagati con la consueta capacità analitica.
Verdone recupera temi e soluzioni narrative delle sue prove migliori e li distilla in un bilancio esistenziale, dai toni autobiografici. Non mancano esilaranti momenti comici, pur con qualche eccesso evitabile, ma il nerbo del film è appunto nella riflessione di un uomo sui propri anni e sul suo stare al mondo; riflessione che non casualmente ha il suo momento significativo nel dialogo con un alter-ego giovane evocato in uno specchio.
Qualche taglio in montaggio avrebbe giovato ulteriormente alla riuscita finale di un film comunque più che apprezzabile.
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greatsteven
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martedì 20 novembre 2018
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cercasi commessa e compagna sui generis.
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BENEDETTA FOLLIA (IT, 2018) diretto da CARLO VERDONE. Interpretato da CARLO VERDONE, ILENIA PASTORELLI, LUCREZIA LANTE DELLA ROVERE, MARIA PIA CALZONE, PAOLA MINACCIONI
Guglielmo Pantalei è proprietario di un negozio nel centro storico di Roma che vende articoli religiosi per cardinali e personalità ecclesiastiche fra le più alte sfere della Chiesa cattolica. Sposato da venticinque anni con Lidia, proprio il giorno delle nozze d’argento la moglie gli rivela che da qualche tempo frequenta la loro governante Silvana, ammettendo così la propria omosessualità, e lo pianta in asso. Uomo dai ferrei principi morali e di provata fede cristiana, Guglielmo rimane sconvolto dalla notizia e quasi cade in depressione, senonché gli urge trovare una nuova commessa per il negozio e pertanto assume, inizialmente senza la minima convinzione, la giovane Luna, ragazza scriteriata, senza peli sulla lingua e pronta a qualunque sguaiataggine che, con i suoi problemi sentimentali da psicolabile e la sua ossessione nel voler risolvere l’umore mortificato del proprio principale, stravolge le sue giornate, cominciando col renderlo al corrente di un’applicazione online che permette agli uomini di conoscere donne chattando per favorire congressi carnali.
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BENEDETTA FOLLIA (IT, 2018) diretto da CARLO VERDONE. Interpretato da CARLO VERDONE, ILENIA PASTORELLI, LUCREZIA LANTE DELLA ROVERE, MARIA PIA CALZONE, PAOLA MINACCIONI
Guglielmo Pantalei è proprietario di un negozio nel centro storico di Roma che vende articoli religiosi per cardinali e personalità ecclesiastiche fra le più alte sfere della Chiesa cattolica. Sposato da venticinque anni con Lidia, proprio il giorno delle nozze d’argento la moglie gli rivela che da qualche tempo frequenta la loro governante Silvana, ammettendo così la propria omosessualità, e lo pianta in asso. Uomo dai ferrei principi morali e di provata fede cristiana, Guglielmo rimane sconvolto dalla notizia e quasi cade in depressione, senonché gli urge trovare una nuova commessa per il negozio e pertanto assume, inizialmente senza la minima convinzione, la giovane Luna, ragazza scriteriata, senza peli sulla lingua e pronta a qualunque sguaiataggine che, con i suoi problemi sentimentali da psicolabile e la sua ossessione nel voler risolvere l’umore mortificato del proprio principale, stravolge le sue giornate, cominciando col renderlo al corrente di un’applicazione online che permette agli uomini di conoscere donne chattando per favorire congressi carnali. Al termine di uno di questi tentativi, Guglielmo dev’essere portato al pronto soccorso, e Luna viene a prenderlo in automobile, ma una delle di lei amiche gli somministra una pastiglia di ecstasy spacciandogliela per paracetamolo, e il povero negoziante, dopo un’allucinazione in cui si rende conto di voler vivere e non semplicemente esistere, conosce in ospedale una paziente infermiera di nome Ornella, che gli sta subito simpatica, ma alla quale lui dà l’aria di essere un depravato tossicodipendente. Nel frattempo Luna viene minacciata più volte da due tizi impiegati nella discoteca in cui la ragazza, prima di lavorare da Guglielmo, faceva la lap-dancer perché deve loro restituire 10.000 euro che non ha. In questo il suo capo tenta di aiutarla, rivolgendosi al padre di lei che è presidente, per altro con un passato poco raccomandabile a livello legale, di un’associazione, ma la cosa non funziona. Costretta a tornare ad esibirsi nel locale notturno il giorno del suo compleanno, Luna è anche obbligata la sera prima ad inscenare una commedia in casa di Guglielmo quando Lidia ritorna e sembra pentita di aver abbandonato il marito e sta molto male per aver litigato con Silvana, tuttavia la sceneggiata si conclude male perché la ragazza sopraggiunge in abiti succinti proprio nel momento in cui i due ex coniugi paiono sulla via della rappacificazione, col risultato che Lidia se ne va arrabbiata e Guglielmo licenzia Luna. Affranto anche per il fatto che quella stessa sera aveva lasciato da sola ad un ristorante Ornella, con la quale, dopo una serie di equivoci fortunatamente chiariti, aveva fatto amicizia, l’uomo porta con sé 3.000 euro come anticipo ai discotecari per pagare il debito della dipendente che poco dopo riassume, ma è costretto a vendere loro anche una preziosa croce e la propria motocicletta originale degli anni ’90 a cui era molto affezionato, sebbene non la usasse più dal giorno che aveva conosciuto sua moglie, giorno in cui aveva pure subito un sinistro stradale. Sconvolto da un’improvvisa emicrania, Guglielmo si risveglia la mattina dopo in casa di Ornella, che scopre essere nientedimeno che la madre di Luna, e la donna gli rivela di avergli taciuto il grado di parentela perché non voleva che la figlia perdesse il posto. Tutto si sistema e Guglielmo, fidanzato con Ornella e riconciliato con Luna che adesso è assunta a tempo indeterminato, può finalmente trovare un angolo di felicità. Ormai Verdone è in visibile calo. Non c’è più nelle sue commedie quel senso agrodolce di amarezza di fondo che le aveva caratterizzate dai tempi di Io e mia sorella: eppure l’attore-regista romano, nonostante continui a dirigere e recitare con impeccabile perizia, non ritorna neppure ai fasti iniziali di Un sacco bello e degli altri primi film nei quali la sua comicità scanzonata e dissacrante riusciva a far ridere senza forzature né macchinazioni. In Benedetta follia, con un cast prevalentemente al femminile, si torna a battere il chiodo sul tarlo che ossessiona le sceneggiature verdoniane ormai da troppo tempo, ovvero il tradimento coniugale, e inoltre l’andamento della vicenda è illanguidito da gag scontate e battute banali, al limite della caciara. Qualche sequenza azzeccata galleggia sopra un mare di rimasticature vecchie come il pan del cucco che fanno rimpiangere il Verdone in formissima di Maledetto il giorno che t’ho incontrato o di Viaggi di nozze (come testimonia la scena in cui Guglielmo rivede sé stesso allo specchio, sotto l’effetto degli stupefacenti, e capisce come si sia malamente ridotto). Nemmeno le interpretazioni di Lante Della Rovere, Calzone o della stessa Pastorelli – voluta dall’autore per l’ottimo piglio recitativo dimostrato ultimamente in Lo chiamavano Jeeg Robot – riescono a sollevare l’asticella, e la pellicola si mantiene su un piano di stanchezza stilistica e morbosi agganci all’attualità dei costumi giovanili attaccati con la saliva dei peggiori stereotipi. In conclusione, l’opera comunica che è troppo tardi per un insperato rinnovamento e che la strada per il tramonto è già stata imboccata.
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